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Bienvenue Italie: Mario Ferrara

Questa mia nota sulle fotografie di Mario Ferrara conclude il dossier  da me curato e pubblicato in Francia sulla rivista Focus-in, diretta da Patrizia Molteni.  Igiaba Scego, somala, Ornela Vorpsi, albanese, Helena Janeczeck nata in Germania da una famiglia polacca, Jamila Mascat, italo-somala si interrogano sul tema dell’identità. A illustrare il tutto v’era  il fotoracconto del fotografo Mario Ferrara. dedicato al tema dell’Arcipelago, paradigma da noi scelto per superare d’un balzo un concetto e una visione del mondo, quella isolazionista tanto in voga di questi tempi (effeffe) ps qui è possibile leggere gli interventi precedenti   I, II, III,IV

Elogio del confine incerto

di Francesco Forlani

 

L’Europe s’archipélise.

Les régions linguistiques, les régions culturelles

par delà les barrières, des nations sont des îles,

mais des îles ouvertes

c’est leur principale condition de survie.
E. Glissant, Introduction à une poétique du divers,

Paris, Gallimard

 

Quando abbiamo pensato al tema delle isole l’idea che ne avevamo era di luoghi aperti in uno spazio aperto, alla loro naturale con gurazione in arcipelago. La solitudine delle isole l’isolatitudine non è mai assoluta, infatti, era, e lo è, impensabile senza il suo essere in relazione costante e in movimento con altre isole e con il mare aperto. Quando abbiamo scoperto il lavoro di Mario Ferrara sugli scogli, sulle pietre greche, la prima cosa che abbiamo colto è stata proprio questa capacità dell’occhio di determinare un luogo attraverso il suo paesaggio, riuscire a raccontare quasi nel dettaglio la sospensione di un’isola nella sua condizione più autentica ovvero quella di terra emersa.

L’essere qui più che mai esiste soltanto grazie alla presenza dell’essere altrove. – scrive Glissant, fondatore con Chamoiseau del Tuttomondo, che richiama all’idea di “con ne come transizione” tema di uno dei percorsi fotogra ci di Mario Ferrara. Per chi avesse avuto come noi la fortuna di frequentare l’opera del fotografo sa quanto sia importante e costitutiva dello sguardo il concetto di transizione, passaggio, attraversamento. Che si tratti dei suoi lavori dedicati all’architettura o di quelli rubati alla vita comunitaria come il magni co tu o degli scugnizzi a Castel dell’Ovo (pubblicata sul numero 32 di Focus) se c’è un tratto stilistico che contraddistingue il lavoro di Mario Ferrara è proprio questo, l’assecondamento della vita; conosco davvero pochi fotogra in grado come lui di muovere l’immagine; si ha come l’impressione che la camera sia alla deriva, entri in completa sinergia con la scena, che anche quando si vorrebbe fissa – penso a certi suoi lavori urbani- in realtà è mutevole, come mutevoli sono le condizioni del paesaggio, la luce per esempio.

La mostra s’ intitola ΝΗΣΙ, isola. C’è una immagine in cui si vedono in successione un ramo secco, uno scoglio e sullo sfondo un’isola vera e propria. Une traversée, come se qualcuno vi avesse posto quegli elementi per tentare un guado. Al pari della scala sospesa che abbiamo scelto come copertina dell’autore, una scala messa lì da chi? ma soprattutto messa lì per cosa? Non può che confortare l’idea che qui si sta raccontando la vita come relazione costante degli elementi, e che nessun viaggio si può veramente fare senza raccogliere un’eredità, appog- giarsi su quanto all’occhio umano è sommerso e invisibile ma in realtà “tiene il tutto”.

Nello Rosselli, concludendo la biografia  di Carlo Pisacane, scriveva: “Il viandante ansioso di varcare il torrente getta pietre una sull’altra, nel profondo dell’acqua, poi posa sicuro il suo piede sulle ultime che a orano, perché sa che quelle scomparse nel gorgo sosterranno il suo peso.” Noi speriamo che la visione di queste foto che arricchi- scono il nostro dossier vi faccia pensare all’immagine che ne abbiamo avuta noi: quella di un’umanità che sa dove poter appoggiare i suoi passi da gigante.

2 COMMENTS

  1. Le foto hanno una bellezza filosofica.
    Parlano di nascita nella pietra emersa e della nostra umanità
    Parlano del presente e anche del viaggio antico.
    Bella la parola di Glissant.
    L’isola è lo spechio dei sogni.
    L’isola è la terra dei poeti, dei orfani, dei bambini, dei viaggiatori senza bagaglio.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017