Occhi sul pianeta Terra ( Bagatella dell’invidia)
di Giorgio Mascitelli
Qualche volta Guido della Veloira va a trovare il fratello Corrado della Veloira, che ha messo su famiglia senza troppi calcoli. Guido invidia e allo stesso tempo è atterrito dalla vita di Corrado, ma resterebbe sorpreso se sapesse che tale ambivalenza di sentimenti è nutrita anche dal fratello. E invero ci sarebbe da sorprendersi della sua sorpresa perché questa legge, secondo la quale bisogna desiderare tutto se no si fallisce, è legge generale che riguarda coniugati e non coniugati ed è legge costitutiva del pianeta Terra ( in questa fase storica naturalmente). Dunque quasi tutti invidiano quasi tutto, spesso senza potersi permettere di ammetterlo o addirittura senza avvedersene, e l’invidia è la principale manifestazione psicologica di una coscienza acquiescente a quella legge. Quello dell’invidia come vizio o peccato è un falso problema, quasi una trascrizione in termini di morale religiosa di una raccomandazione sanitaria come lo sono certi precetti alimentari, perché in verità liberarsi dall’invidia serve a tutelare quel minimo di libertà interiore senza la quale ogni nostra iniziativa è solo la sclerotica ripetizione di uno schema dettato dall’esterno, anche se perfettamente interiorizzato.
Guido chiede a Corrado come vanno le cose e come sta il nipotino Ferruccio della Veloira che va alle elementari. Ferruccio va bene ed è andato a una festa di compleanno dell’amichetto Devid Trimboliti. La festa si tiene in una ludoteca con grandi gonfiabili a forma di castello e di vascello, del resto anche la festa di Ferruccio si è tenuta in un luogo simile, anche se, come gli ha fatto notare Devid, i gonfiabili di quella ludoteca sono più grandi e colorati di quelli della festa di Ferruccio. Ferruccio o sua madre, questo Corrado non lo sa con certezza, hanno ricordato a Devid o sua madre che lo stesso Ferruccio ha 10 in matematica e scienze a differenza di Devid che ha solo 9. Ma secondo la madre di Devid questo non è importante perché loro vogliono far crescere il bambino in un ambiente sano senza troppe pressioni perché arrivi giustamente carico allo sprint decisivo dell’adolescenza e infatti pratica solo due sport, un corso di inglese e uno di musica. E poi Devid gioca già in una squadretta di pallacanestro, mentre Ferruccio frequenta solo i corsi di minibasket del doposcuola. Nel nuoto eccelle però Ferruccio, mentre Devid a quanto pare annaspa, anche se il suo inglese ha già raggiunto un certo livello di fluency al contrario di Ferruccio, che sta ancora compitando a fatica i colori e i nomi degli animali. Entrambi studiano sintetizzatore elettronico, che Devid sembra suonare meglio, ma Ferruccio segue un metodo più difficile che usano in Conservatorio. A parere di una selezionata giuria di mamme di compagne di classe dei due, Devid è più bello, ma Ferruccio è più simpatico.
A queste parole Guido, che ha fatto quasi un principio del non pensare mai alla sua infanzia, si ferma e cerca di ricordarsi se anche loro fossero così e poi lo domanda, senza pensarci troppo, a Corrado. Si tratta di una domanda imbarazzante e infatti lo stesso Corrado ribatte, a sua volta troppo spontaneamente, con un “così come?”, ma poi si avvede che un’ulteriore risposta del fratello aumenterebbe il vicendevole imbarazzo, che potrebbe concretarsi in un increscioso incidente verbale e sospirando aggiunge che ai loro tempi i genitori erano meno assidui, meno attenti, non avevano tempo per queste finezze. Anche loro da piccoli avevano delle occupazioni e degli obblighi, subivano delle aspettative, ma la loro tirannia non era sistematica. Ed è probabile che sia così, che la tanto decantata libertà della loro infanzia, il mare assoluto del tempo libero che poteva temere poco oltre alla risacca del tempo scolastico, non fosse altro che un prodotto di un’organizzazione ancora arretrata, ancora non scientifica della giornata, insomma dipendente da un deficit tecnico più che da una diversa impostazione. Guido vorrebbe aggiungere che, però, lui non si ricorda affatto di questa spirale di invidie incrociate, ma si censura per timore di compromettere il bel rapporto con il fratello. Essi sono entrambi senza parole e non per la sorpresa o per l’incapacità di dire, ma perché ogni parola potrebbe uscire dal perimetro dello spazio riservato all’espressione delle proprie idee non suscettibile di scatenare reazioni.
Certo, anche Corrado si rende conto di qualcosa, non di tutto ma di qualcosa sì, e vorrebbe dire che la colpa è della mamma, ma si trattiene perché non c’è nessuna colpa, al contrario si tratta di offrire opportunità alla propria prole. Così le opportunità crescono, ma purtroppo aumentano anche quelle degli altri ed è ovvio allora mettersi a cercare sempre quell’opportunità in più che fa la differenza. In un simile contesto possono venire alla mente immagini balzane, come quella da Vita agra di impiegati che cercando si accaparrarsi gli uffici migliori nella nuova sede dopo il trasloco della ditta, solo che la scena si svolge in una scuola dove i bambini competono per i banchi migliori ( la prima fila in una classe tradizionale, i posti del cerchio meglio visibili dal maestro in una classe rovesciata).
Si è fatto tardi ormai, Guido della Veloira saluta Corrado ed esce. Sulla strada s’imbatte in una pubblicità dove sono rappresentati un bambino e una bambina che sono vestiti, gesticolano e sorridono come adulti.
Mi colpisce scoprire come un tema trattato recentemente a Kadamà in un seminario di formazione – l’adultizzazione precoce dei bambini – trovi in te Giorgio un così sottile interprete letterario… Sarà perché è proprio uno stramaledetto dilagante problema!
Grazie, Marina, purtroppo neanche i bambini sfuggono ad alcune regole della nostra società
Bene! Il tema è di assoluto interesse perché è, o meglio si auspicherebbe che fosse, IL tema politico della nostra contemporaneità e di come questa determinerà la società del dopo di noi. Ma la cosa ancora più interessante, a mio avviso, è come Giorgio, in questo caso come in altri precedenti, sperimenta modi letterari peculiari di alcuni autori: qui è il caso di Saramago, dove la voce dello scrittore si sostituisce ai processi mentali che sovraintendono le azioni e i dialoghi dei personaggi delle vicende raccontate (Saramago riesce a farlo persino per i ragionamenti dei lettori).