Schola post: Gigi Spina
Prova la seconda (o la seconda, prova)
di
Gigi Spina
Ho aspettato con ansia la prima telefonata. Mi dicevo: vedrai che qualche importante giornale ti chiamerà, in fin dei conti hai insegnato per anni filologia classica e continui a imperversare sul tema anche sui social. Nulla, la telefonata non arrivava. Allora ho pensato: vuoi vedere che finalmente hanno capito che non ha senso intervistare un professore universitario sulla prova di traduzione della maturità classica, che bisogna intervistare professori/professoresse di liceo, che ne sanno molto di più perché maturandi e maturande li hanno preparati loro. E quindi mi ero rincuorato. Poi arriva la delusione. No, non l’hanno capito. La prima telefonata mi dice che c’è già un’intervista di un professore universitario in rete.
E allora mi sono telefonato da solo, e la seconda telefonata è un’autointervista sulla seconda prova, su Tacito, Galba, Plutarco, la brevitas ecc. ecc. Insomma, una cosa che riguarda solo il 6% circa della popolazione scolastica italiana, e mi viene da ridere per la autopomposità.
D Dunque, professore, secondo lei il testo era facile o difficile?
R Direi che nobody expects the classics inquisition.
D Cioè?
R Che non capisco: che se è difficile, vuol dire che non si capisce nulla e la traducono solo in pochi, invece se è facile la traducono tutti e quindi non vale?
D Perché, non dovrebbe essere così?
R Scusi, ma il liceo classico dovrebbe insegnare a tradurre o a tradurre i testi difficili? Che magari sono difficili perché dicono cose astruse, mentre gli altri parlano di cose della vita, raccontano di fatti storici, insomma cose umane. La cui difficoltà, magari, è capire che si tratta di cose di una cultura diversa dalla nostra anche se, ripeto, umana, come può essere una pagina di storia.
D Dunque, si trattava di un testo facile, mi pare di capire.
R Si trattava di un testo di uno storico che raccontava un momento di una congiura. E quella stessa congiura l’aveva raccontata anche uno scrittore greco, e quindi anche questo testo è stato offerto al maturando/a, in originale e in traduzione.
D Tutto questo, naturalmente, per facilitare e abbassare ancora di più l’asticella.
R Non saprei, so che se lo scopo è quello della comprensione, in sei ore, di un testo e di un inquadramento di alcune caratteristiche dello stesso, forse questa completezza di dati può aiutare a capire come ha lavorato durante cinque anni e come risponde un/una studente. Forse, ma questo potrebbe dirlo meglio chi insegna nella scuola.
D Perché, scusi?
R Perché, in genere, il professore universitario (conosco l’ambiente) di lettere classiche dice, alla prima lezione: ora dimenticate tutto quello che avete imparato a scuola, cambia il metodo, cambia l’approccio, qui si scava, come vecchie talpe (questo lo dicono i professori marxisti, naturalmente). E allora, mi risponda: cosa gliene importa della scuola a chi della scuola vuole cancellare l’esperienza, mentre per paradosso, sta formando proprio chi, forse, andrà a insegnare a scuola? E a costoro, allora, per compensare, dovrebbe dire, alla fine del corso di studi: dimenticate tutto quello che avete appreso qui, i corsi monografici, i testi astrusi, le contese filologiche, perché non dovrete insegnare questo a scuola, ma aiutare a trovare un metodo insieme a docenti di altre materie, aiutare persone in formazione, una formazione a tutto tondo, critica, certo, per carità. Ha mai sentito un professore universitario dire qualche cosa del genere?
D Guardi che qui le domande le faccio io. E vorrei sapere se il testo era facile o difficile da tradurre, se hanno vinto gli antropologi o i filologi, se i nuovi maturi perderanno la capacità logica diventando così succubi della rete e dei social, dei telefonini e di netflix.
R Guardi, per sapere questo dovrà rivolgersi a un professore universitario di lettere classiche in servizio. Io lo fui, a mio modo, ora sono in pensione. Io, pensi, vorrei che la seconda prova fosse così formulata:
Caro/a maturando/a, eccoti un testo, che parla di questo. Prova a tradurre questi quindici righi. Ma non a dare la traduzione, bensì a raccontare come ragioni mentre tenti di tradurre, come consulti il vocabolario, come ti poni le domande, che dubbi hai, cosa ti è venuto in mente ecc. ecc. Pensi che follia!
Ma scusi, perché mai ho pensato a me per questa intervista?
Nota Post (effeffe)
Proponiamo, d’accordo con l’autore dell’intervento, che chiunque avesse voglia di tradurre il brano di Tacito in questione avrà la sua traduzione corretta e commentata dal Professore, ma senza voto.