Da “Posti a sedere”
di Luciano Mazziotta
[Quattro testi da Posti a sedere, Valigie Rosse, 2019. ]
perché si odiano diluiscono le colpe nel caffè
miscelano antefatti girando il cucchiaino
prima in senso orario a consistere decenni
dopo li riavvolgono
come se fosse spago
incatenato alla scogliera e sembra riva.
e prima in senso orario a sbattere sui lati della tazza
e dopo alla rovescia a cancellarne i segni
finché dal fondo affiora una scusa sulla schiuma
o spesso una domanda che almeno uno dei due
si pone a mente alzando lo sguardo all’orologio.
sono istanti in cui ci ritiriamo dalla scena
frazioni di secondo che infrangono paralisi
quando l’edificio è sul punto di crollare
se viene pronunciata la parola del mattino.
*
a volte è un pomeriggio e non si odiano a vicenda
frequentano piuttosto il disagio faccia a faccia
si danno delle regole instaurando una distanza
tra l’uno e l’altro e in mezzo
il cellulare silenziato
che vibra in superficie alla penisola
ai lati della quale faccia a faccia non si odiano
del tutto.
non rispondono al telefono
lo ignorano vibrare sulla patina di marmo
non saprebbero reagire alle richieste di conferma
di essere felici o sopraffatti dalla calma
narrativa del momento che per caso non si odiano.
e un graffio si produce sulla patina di marmo
un buco una frattura che si vede il pianoterra:
una camera da letto gli inquilini in prospettiva
la domanda di un supporto cui almeno uno dei due
preannuncia una catastrofe in forma di sospiro.
*
da che si odiano assumono l’invidia come presupposto
per invitare a cena. inducono sospetti
una conversazione. discutono a priori
di ciò che li riguarda e il loculo è inagibile
la sala che comprendono è il posto dove stare.
si scrivono nel libro le frasi inopportune
distinguono tra vere vere in parte e le più vere
a rintracciare il pungolo allo sgarbo l’accesso
alla ferita di almeno uno dei due. tolgono
il disturbo. fingendo si rintanano
in stanze raccontate dal chiodo che è sottratto.
discutono:
a provocare il male è stato che
si odiano. impongono si senta che loro due
si odiano. ci lasciano da soli tra scaglie di cornici.
ci fanno andare – sognano alveari in ascensore.
ci aspettano tornare in shock anafilattico.
*
se a volte non si odiano esigono presenzi un testimone
gli chiedono a sproposito di esprimere pareri
sul benessere raggiunto a evitarsi e non ascoltano.
si limitano a riassumere il contesto della notte:
quello che avverrà è una voragine tra loro
un pozzo in cui tuffarsi riepilogando i torti
e non si incrociano a cadere
non si odiano evitandosi.
sorvegliano
con l’occhio semiaperto le dita al testimone
man mano che trascrive i loro fiati e sembra alzarsi
se almeno uno dei due raccoglie le lenzuola
come se fosse un corpo accartocciato
tra le braccia.
gli sfilano le scarpe.
pretendono che resti a cospirare al buio.
.
molto bravo, Luciano, belle belle
Grazie Grazie, Rosaria!