Zappin’g
Zapping
di
Eliana Petrizzi
Un pomeriggio immenso e vuoto.
Potrei approfittarne per risolvere faccende rinviate da tempo, ma le intenzioni sfuggono nell’inconcludente.
Quando capitavano queste giornate, si andava in chiesa a recitare il rosario o al cimitero dai propri morti. Ora esistono altre cattedrali, più chiassose e con pilastri così friabili che non appena vi si entra se ne resta coperti dalle macerie: sono i centri commerciali quando si esce, la televisione quando si resta in casa. Verosimilmente, il Mondo si sgretolerebbe come un meteorite che impatta l’atmosfera senza queste due potenti barriere contro la noia, contro il niente da cercare e il più niente da dire.
Resto immobile sull’orlo di uno sgomento familiare.
Guardare oltre il bordo della pelle, apre un baratro pieno di vento nero da cui è bene allontanarsi per non precipitarvi in una caduta senza fondo.
E’ il grazioso tintinnio che ti richiama al villaggio se ti sei spinto troppo nel bosco, la voce potente del dittatore che ti convince che tu, popolo, obbedisci perché l’hai deciso tu.
La stupidità di massa è un ordito impossibile da districare.
E poiché tutte le cose sembrano buone nella comune distanza dalla perfezione, mi lascio guidare dalla robusta debolezza di queste ore.
In tutti i programmi e spot pubblicitari l’unico tema portante è il corpo, carne nuda che recita un eros continuo senza pathos e senza orgasmo. Ma si tratta, paradossalmente, di un corpo che rappresenta la materializzazione di un desiderio, di qualcosa che non ci sarà mai, e quindi di un’assenza: corpo fermo in un tempo non attraversato dall’esperienza, levigato come una lapide senza cadavere.
La modella che pubblicizza un’auto, un telefono, un profumo, in realtà non è bella, non è interessante. E’ semplicemente giovane. Negli anni, cercheremo invano di negare la vecchiaia. Ci cureremo, avremo viaggi amici ed amici come viaggi. Saremo pieni, gradevoli ed interessanti. Faremo tutto quello che prima non avevamo potuto, e non saremo soli. Ma non sarà lo stesso. Avendo perso il sole e l’aria viva, ci riscalderemo con le luci di una balera, mentre fuori è buio e piove.
Le cose migliori le danno a tarda ora; devi potertele permettere, devi faticare oltre l’usura del giorno che ti ha fiaccato, devi resistere se vuoi raggiungere la vetta e da lì, finalmente, assistere a qualcosa che ti mostri la realtà del Mondo come la si vede non da basso – distratti dai cerimoniali sguaiati dei voli a bassa quota – ma dall’alto del panorama miracoloso ed infermo delle nostre cose umane.
E allora vedi cos’è la Guerra, che abbiamo dimenticato solo perché i nostri nonni, morti, hanno smesso di raccontarcela ogni giorno. Vedi che sono passati millenni, ma che gratta e gratta, sotto la crosta dell’uomo cresciuto trovi sempre la solita bestia deviata che piscia per segnare il territorio, che vuole sempre di più e tutto per sé.
I corpi degli innocenti e quelli dei colpevoli, tornati uguali, vengono avvolti in lenzuoli e depositati per terra dalla folla, come grosse masse di pane crudo andato a male. Una giovane donna trasportata su un camion si tiene il viso con una mano, il figlio tra le braccia che traballa appena per la strada sconnessa, gli occhi come i morti: le pupille aperte nel fermo silenzio universale.
Non sono passati nemmeno sei minuti e già comincio a desiderare altro; di muovere una gamba, di mangiare qualcosa, di chiamare qualcuno.
Peggio ancora, m’illudo che cambiando canale andrà meglio.
Manuela Arcuri ha festeggiato 32 anni. Ha organizzato una festa per i familiari a Latina il giorno del suo compleanno ed un’altra a Roma per i colleghi una settimana dopo, in un nuovo locale per vip dall’inedito nome di “Jet Set”. Musica da discoteca, scollature come banchi di macellai all’ingrosso, uomini con le sopracciglia sfoltite, un via-vai di flash e di giornalisti accreditati. Quando ci sono molte formiche intorno ad un grande insetto, quell’insetto è certamente morto.
Un’intervista ad un ex agente della CIA rivela che molti disordini e guerriglie al tempo della Guerra Fredda furono in realtà accuratamente pianificati e fomentati per dare alla CIA ragione di esistere e lavoro da svolgere. Così come fanno le società che spengono gli incendi nei boschi dopo averli esse stesse appiccati, o la Mafia che ti dice “Pagami, così ti proteggo da me stessa”.
Oggi gli agenti della CIA vanno a tenere conferenze nelle scuole. Hanno anche messo sul mercato un videogioco con le loro azioni passate, così per fare un po’ di soldi e perché nessuno si dimentichi di loro. Tanto alla Guerra c’è chi pensa.
Striscia quotidiana del Grande Fratello. Poi discussione accesa a Uomini e Donne. Mi sono sempre chiesta come sia possibile parlare per ore senza dire assolutamente niente.
Ci vuole un talento particolare a non averne alcuno.
Si parla del processo di Perugia. Anche qui dicono che Amanda, la presunta assassina, è soprattutto bellissima, una pericolosa mangiatrice di uomini.
In realtà, è una ragazza che non ti gireresti due volte a guardare per strada, piena di tutte le impazienze, le impossibilità e i disastri di una giovinezza fatta di aerei lanciati in volo all’impazzata, senza piste né per il decollo né per l’atterraggio.
Sbadigliando, mi sale dalla gola il calore della carne cruda.
L’aria che si sposta mi rinfaccia il tanfo del corpo fermo nelle ore della noia.
Da fuori mi giunge una luce che mi libera dal terrore di cambiamenti improvvisi nelle cose e nel tempo.
Mi lavo velocemente e mi vesto. Lascio la stanza con una di quelle occhiate che si lanciano per strada a qualcuno che ci rassomiglia.
Mi viene voglia di essere pietra, terreno, pianta sottoposta al cerchio del sole.
Guardo le mie mani e non le riconosco.
Capisco con chiarezza che la vita non esiste.
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pezzo a mio parere assai interessante e ben costruito, dissento soltanto sulla conclusione, che la vita non esiste; io credo invece ancora esista sotto traccia, negli angoli meno illuminati, fuori dai centri commerciali, dai grandi fratelli e dalle feste jet set. Credo che ancora fiorisca in molti luoghi un eros che non sia “continuo senza pathos e senza orgasmo”, ma che anzi costituisca una specie di nocciolo duro di umanità. Di umanità.
La noia è un sentimento di solitudine: un grigio di plenne che si stende all’orrizzonte. Il testo mostra come l’oggetto da sognare non è magico.
Gente che va nel centro commerciale, forse per sentire movimento, carne, sembianza di condivire la stessa noia del pomeriggio del sabato.
E’ strano, il centro commerciale mi da una noia immensa: ho l’impressione di essere un topo sotto luce, vagante, tra reparti di colori, di edulcoranti per fare dimenticare che fuori, c’è la casa vuota, una vita grigia, un tempo lungo fino al lunedi. Andra al centro commerciale è per una battiglia contro la soffocazione, l’invasione delle cose. Non è la promessa della felicità, è il testo mostra benissimo la trappola: non si puo sognare un oggetto magico, perché la magia è nella vita e gli incontri.
Ma perché un racconto sullo zapping televisivo e sulla desolazione dei centri commerciali quando i libri sono una delle ultime forme di fuga dalla stupida dipendenza da un elettrodomestico?
Se si deve parlare di televisione e centri commerciali poi, argomenti molto sfruttati per rappresentare l’alienazione contemporanea, forse bisognerebbe farlo cercando di non cadere in facili stereotipi come quello di una televisione che propone “carne nuda che recita un eros continuo senza pathos e senza orgasmo” o di “scollature come banchi di macellai all’ingrosso”.
Lo stile linguistico del racconto invece è interessante e davvero apprezzabile in tutta la prima parte che non affronta l’argomento televisivo e nella parte sulla guerra descritta davvero in modo interessante e vivo.
il talento di eliana non si manifesta solo nella scrittura. sarebbe bello che su nazione indiana apparissero anche i suoi dipinti.
la parola talento (telento) mi angoscia quanto l’espressione,” sarebbe bello”
effeffe
hai ragione ff
ho messo un commentino un pò banale….
amo e ammiro eliana, una delle creature per me più misteriose incontrate sul “marciapiede del mondo”
dopo Roberto Donatelli,
https://www.nazioneindiana.com/2008/11/22/vulcano-manifesto-roberto-donatelli/
pittore puro e poi scriba, ecco giungere nei nostri lidi una pittrice pura, Eliana Petrizzi. in entrambi i casi come delatori informatori dell’esistenza di NI (e dello furlen) troviamo due eccellenti poeti, michele sovente e franco arminio. Se dovessi immaginare un assalto al castello, in questi giorni lo vedrei così. Poeti in retrovia e pittori nelle avanguardie (letterarie). Come del resto la nostra storia e non solo nostra ci ha sempre raccontato. Una storia in cui le avanguardie pittoriche avevano una decina d’anni di vantaggio sulla creazione letteraria.
effeffe