La crisi del mondo binario di Democrazia e Denaro

 di Pino Tripodi

1) La storia non vuol finire. La crisi della doppia D (Democrazia Denaro) che  sta attanagliando l’Europa non è solo un fatto economico e non riguarda solo lo spazio geografico del vecchio continente. Questa crisi è destinata a far deragliare il treno della storia dal binario su cui ha viaggiato negli ultimi secoli. Su quel binario erano accampati a mo’ di argini indiscutibili e insuperabili la democrazia e il denaro. Non è la prima volta del tempo storico né sarà l’ultima:  prima ancora  di completare l’universalizzazione del mondo il medesimo modello di universalizzazione entra in una crisi strutturale. La storia non ne vuol sapere di finire e riparte sempre dal punto in cui ci si prefigura un mondo a forma di omogeinizzato, di polpetta indistinguibile e indifferente governata da un rito infinito, dunque senza storia.

2)      L’universalizzazione delle macerie. I motivi di questa doppia crisi sono molteplici ma tutti ascrivibili proprio all’universalizzazione del mondo binario di democrazia e denaro. Appena una forma universale trionfa, quando tutti gli stolti cantano in sua gloria, quella forma comincia a sgretolarsi. Nei luoghi del trionfo e della gloria presto si vedranno le macerie. La ragione di crisi è intrinseca a ogni modello di universalizzazione di qualsiasi campo della conoscenza e del potere. In ogni forma aurorale esistono aspetti dinamici e progressivi. In ogni forma universale quegli aspetti dinamici e progressivi vengono ritualizzati fino a quando diventano una cancrena della forma originaria.

3)      La democrazia sospesa. La cancrena della democrazia contemporanea è un fatto ancora poco dibattuto ma assodato come dimostrano i casi di sospensione della democrazia che dall’Algeria 1992 si sono diffusi fino alla Grecia e all’Italia 2011. Il paradosso del tempo a venire – per continuare a vigere la democrazia deve essere progressivamente sospesa – è già intuibile in questi giorni.

4)        Il simulacro vuoto della democrazia. Posto che la democrazia sia stata (nell’antico come nel moderno) la forma più giusta di potere, occorre prendere atto che nel suo funzionamento contemporaneo, la democrazia è diventata un simulacro vuoto, un rito di potere nel quale la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e tanti altri valori che solitamente vengono ad essa ascritti sono totalmente inagiti e controvertiti. Anche in questo caso le ragioni risultano intrinseche: il consenso è sì necessario a qualsiasi forma di potere, ma alla democrazia è così consustanziale che anche ogni ignominia deve essere commessa attraverso il consenso diffuso e certificato nel simulacro del voto. Nella sua forma-cancrena la democrazia è diventata  ricerca ossessiva del consenso. Inoltre, diversamente dai poteri plebiscitari dove il consenso si dimostra più nel rumore, nella democrazia si esercita più nel silenzio. Da democrazia, ovvero potere di tutti, ad apparato di potere per gravitare il consenso a registro dell’indifferenza ovvero del silenzio-assenso.  Nel compimento di questa parabola si modificano strutturalmente le forme della democrazia. L’interesse generale non diviene altro che squilibrata somma degli interessi particolari. Gli interessi particolari si cristallizzano in apparati di potere che si combattono l’un l’altro. Chi vince di volta in volta  lima gli interessi degli antagonisti distruggendo – col loro aiuto –  via via l’interesse generale. Quando l’interesse generale  viene distrutto tanto da mettere in discussione anche gli interessi particolari prevalenti, allora la democrazia  deve essere sospesa. I governi Monti divengono necessari per evitare che la democrazia si riveli pienamente una farsa.

5)      Crisi della democrazia è crisi del denaro. Non si comprende la crisi della democrazia se non si analizza quella del denaro. Le democrazie si sviluppano proporzianalmente alla massa di denaro che muovono. Molte guerre che si combattono devono la loro natura più a problemi di consenso spicciolo (come vincere le prossime elezioni) piuttosto che a interessi economici strategici. Sull’altare del potere, il bisogno del consenso è sovrano, muove masse gigantesche di denaro in barba a ogni principio monetarista. Pure il keynesismo, da magnifica teoria economica in grado di contemperare debito e crescita, è divenuto mirabile strumento per la ricerca del consenso e per la stabilizzazione degli apparati di potere. Ciò che  abbiamo notato nella democrazia – la necessità che venga sospesa per evitarne la farsa – è ancor più evidente nel governo del denaro.  Le teorie economiche pure vengono sospese; è una miscela esplosiva e terribile di keynesismo e monetarismo quella con cui si governa il mondo.

6)      Il generale denaro. Le corazzate che assaltano le cittadelle del demos dell’Occidente, i bombardamenti a tappeto che rischiano di distruggere la civiltà democratica non arrivano dall’Islam o dalla Cina e non sono guidati da un Bin Laden. Sono nient’altro che flussi d’informazione guidati dal generale denaro. Generale nella doppia significanza di comandante supremo e di massa totale di denaro circolante nel mondo.

7)      Le orde barbariche del denaro. Per il mondo contemporaneo, il flusso d’informazioni che ha come sostrato sottostante la circolazione monetaria va divenendo come le orde barbariche per il mondo romano con l’unica differenza che le orde arrivavano dall’esterno,  i flussi d’informazione arrivano dall’interno. Essi non sono dunque un fenomeno extra sistemico ma ipersistemico. È il monumento della globalizzazione, cioè la liberalizzazione dei capitali, a dar forma al suo contraltare, cioè ai fenomeni detti speculativi da tutti gli speculatori.

8)      L’impero romano non poteva tornare a Remo.  Così, la globalizzazione non può essere interrotta per magia e neanche a suon di guerricciole. Nel disastro che incombe, come vaccino da muffa, occorre trovare una linea di fuga, nuove forme della politica, diverse forme d’economia.

9)      Denaro come pura informazione. Inizio dal denaro. Anch’esso, come la democrazia, è un simulacro di ciò che  è stato. Circola all’impazzata, distribuisce iniquità e appropriazioni ciclopiche oltre che indebite, ma non ha sottostante da 40 anni, non ha cioè un valore di riferimento come lo aveva fino al 1971 con l’oro. Il denaro ormai è pura informazione. In questa sua natura, come qualsiasi informazione, se non è controllabile e verificabile, è sostanziabile in un raggiro.

10)  Virtualizzazione del denaro. Per essere interamente verificabile e controllabile il denaro non deve più apparire come massa circolante. Occorre pervenire alla sua totale e completa virtualizzazione. Una timida virtualizzazione del denaro è già avvenuta per diverse ragioni, non ultima quella fiscale. Lo stesso governo Monti potrebbe limitare le transazioni con denaro contante sulla soglia dei 300-500 euro. Parimenti faranno in successione altri governi. Ma l’utilizzo timido e parziale della moneta virtuale a unico, parziale, molto parziale, scopo fiscale ne limita l’efficacia.

11)  Contante, cioè sporco e nero. Una delle più solide ragioni per le quali i sistemi democratici vanno vieppiù polarizzandosi socialmente ed economicamente deriva dal fatto che la massa monetaria circolante è totalmente trasparente per alcune fasce sociali, parzialmente o totalmente opaca per altre. L’opacità della circolazione monetaria – con l’evasione e l’iniquità fiscale che ne derivano –  rende impossibile qualsiasi ragionamento o atto di equità sociale. Per eliminare l’evasione fiscale non ci vogliono sofisticati apparati di controllo o eserciti di finanzieri. Basta virtualizzare totalmente il denaro. La totale eliminazione del contante su scala globale e la conseguente eliminazione dell’evasione fiscale sono la base minima fondamentale per intraprendere di nuovo un cammino di equità sociale.

12)  La tracciabilità della virtualità. La tracciabilità totale dei movimenti di denaro – possibile con la totale virtualizzazione della moneta – è condizione certo insufficiente, ma necessaria per inibire il processo di appropriazione indebita che avviene a livello globale. Per attuarla non occorrono grandi operazioni di ingegneria finanziaria. Basta che ogni persona abbia un conto sul quale, come di prassi, sia registrato ogni dare e ogni avere e che qualunque transazione, anche quella di valore centesimale, avvenga per semplice passaggio d’informazione da una carta di credito o bancomat o postamat o phonemat (questi ultimi, che associano una carta di credito al telefonino non mi risultano esistere ancora ma credo verranno presto alla luce).

13)  Il fantasma dell’incubo. La totale virtualizzazione del denaro, la sua scomparsa come moneta circolante fa venire legittime paure per esempio legate alla privacy. Tutto vero non fosse che in quell’incubo siamo cacciati già da tempo. Non c’è atto o momento della nostra vita che non sia controllabile e già controllato. Tra tutte le libertà che abbiamo ceduto alle sovranità supreme dello Stato e del mercato quella finanziaria è certo la meno preoccupante anzi è un’angheria che permette e sostanzia una quantità intollerabile di soprusi.

14)  Forme economiche extra-monetarie. La virtualizzazione del denaro avrebbe per eterogenesi dei fini anche effetti su fenomeni inerenti la sicurezza sociale. L’elemosina, la prostituzione, lo spaccio di droga, il lavoro nero e clandestino e tanti altri fenomeni sociali che allignano in condizioni di circolazione monetaria opaca verrebbero impossibilitati o fortemente limitati entro sentieri di totale tracciabilità. Immaginando questa realtà senza denaro circolante cercherò di dettagliare tutta una serie di effetti parossistici, ma anche aurorali tra i quali voglio qui segnalare la nascita e lo sviluppo di forme economiche extramonetarie, di autoproduzione, di autogestione, di scambio, insomma d’altre forme d’esistenza che spero si sviluppino nell’immediato futuro.

 

14 COMMENTS

  1. La tracciabilità del danaro è necessaria e concordo.

    Penso anche che una delle metastasi più invasiva è la corruzione, ergo la corruttibilità delle persone legata all’appropriazione del danaro ed al suo uso. Purtroppo la corruzione come strumento di potere a combustibile danaroso non è solo una prerogativa dei sistemi democratici ma anche di quelli dittatoriali, tanto deve far riflettere sul fatto che la tracciabilità può senz’altro essere una cura preventiva che guarda alla prevenzione dell’effetto ma che forse è inefficace e da sola a curare la causa di tutto: la sete di danaro per l’esercizio del potere.

  2. Pino Tripodi senza fare squilli di tromba, indossare il costumino del guru radicale, ha messo discretamente un po’ di dinamite al cuore di alcune ideologiche convinzioni, talmente radicate da riusultare trasparenti. Certo, se domani un presidente degli USA portasse avanti con decisione un tale programma, dovrebbe girare per il suo paese in un carro armato, tanto scatenerebbe ira e terrore in una quantità di gente molto potente e molto ricca, che sul denaro ci vive.
    Tra dieci anni, se ancora ci saranno governi democratici, è possibile che essi creeranno commissioni per realizzare le condizioni giuridiche e tecnologiche della tracciabilità del denaro.
    Ma intanto questa idea è apparsa. Mentre i santoni dell’economia di mercato continuano i loro rituali per spoliare ancora un po’ i magri salari dei lavoratori, noi abbiamo qualcosa di diverso su cui riflettere.

  3. Grazie Milena e Andrea per i vostri interventi. Segnalo che la proposta di abolizione del denaro come massa circolante (la sua virtualizzazione-tracciabilità a fini fiscali e di equità sociale è a mio parere nel contempo necessità e pretesto) avrebbe molti altri effetti che al momento si possono solo parzialmente immaginare. Ogni grande mutamento nella concezione del denaro (da moneta a carta-moneta a pura informazione) ha significato e significherà un passaggio d’epoca nei sistemi di potere e nelle forme di vita. Eliminato dalla circolazione, cioè sottratto all’ideologia del possesso materiale che ne ha informato la vita, ridotto a pura informazione, cambiato totalmente di forma, il denaro mutarebbe di sostanza. Senza addentrarmi in complicate teorie filosofiche, con ciò intendo dire che ad esempio gli scambi denaro-potere, reddito-denaro e denaro-lavoro non potrebbero rimanere uguali a quelli attuali. Sarebbero minati nei fondamenti ideologici, nelle culture e nelle determinazioni materiali. Sarebbe possibile chiedersi e non solo per assurdo : perché un neonato non guadagna e un adulto sì, perché uno studente non deve avere il reddito di un professore, perché il possesso del denaro è proporzionale al possesso di potere; in pratica, la distruzione del simulacro del denaro minerebbe anche i simulacri del lavoro e dei sistemi di potere costituiti. In questa prospettiva, anziché affannarsi a cercare la forma del politico che procrastinerà in modo sempre più precario quella farsa che continuiamo a chiamare democrazia sarebbe più opportuno aprire un piccolo e discreto laboratorio d’idee per l’epoca a venire. Senza strombazzamenti, ha ragione Andrea, e ricordando come mi sembra alludere Milena che il paradosso di Prometeo (Il potere distruttivo di ogni innovazione è sempre superiore al suo potere costruttivo) incombe sulle umane faccende. Ma con la forza di dire che in un mondo ridotto a vita precaria la cosa più precaria che esiste – che con la sua sicumera va distruggendo il pianeta – è l’universo di idee che regge le sorti dell’economia, della finanza, dei sistemi di potere della contemporaneità, quel mondo binario di democrazia-denaro

  4. E’ forse opportuno ricordare che la maggior parte del denaro è già «virtuale», per adoperare il termine di Pino. Secondo la Banca Centrale Europea [1] a fine settembre, il totale del circolante (monete e banconote) ammonta a 832,3 miliardi di Euro. Il denaro in conti correnti ammonta invece a 3948,3 miliardi, quello in depositi con durata a termine inferiore a due anni 1865,2 e quello in conti risparmio con disponibilità a tre mesi di preavviso è di 1959.2 miliardi. In altre parole cioè, la quantità di denaro virtuale è 9 volte e mezzo la quantità del circolante, ossia il circolante è pari al 9.58% del totale.

    Quindi il circolante non è scomparso, ma già adesso più del 90% del denaro esiste solo come bit nei computer delle banche. Insomma, non sarei così fiduciosa in un cambio epocale della società, dovesse venire informatizzato l’ultimo 9.58%.

    [1] http://sdw.ecb.europa.eu/reports.do?node=100000141

  5. Grazie jan per le tue segnalazioni. Quella di tassare il contante è un’idea complicata, ma ho scritto alla Gabbanelli per segnalare la nostra discussione avviata un mese fa. Sarebbe interessante se nazione indiana e report dialogassero. Grazie anche a Pensieri Oziosi: il denaro al di là della mia proposta di abolirlo come massa circolante ha una sua essenza virtuale che è ciò che lo ha fatto trionfare rispetto a tutti gli altri equivalenti generali utilizzati. Il fatto che il circolante sia solo una parte di quello depositato (per dirla in termini platoniani, che sia virtualità minima di una virtualità massima) va da sé. Quello che giace nei depositi è una montagna di informazione che se tutti ritirassero franerebbe sulla materia viva delle nostre economie. Il problema è che prima di essere depositato quel denaro è circolato ed è su quella percentuale sempre più scarsa di circolante che si fondano tuti i neri, le evasioni, le tangenti e quant’altre angherie con le quali si cumula la ricchezza. Il deposito è una cristallizzazione del circolato, denaro che può apparire pulito a chi lo detiene ma che è in buona parte maledettamente sporco per chi ne ha pagato i costi sociali e umani di accumulazione.

  6. in qualsiasi manuale di economia si puo’ apprendere che
    ” L’offerta di moneta, intesa come quantità di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico, è pari alla moneta legale in circolazione (il circolante), detenuta dal pubblico e dalle banche, più i depositi del pubblico presso le banche ” (wikipedia)
    un po’ quello che dice pensieri oziosi che giustamente riporta i dati relativi alla base monetaria.
    e che
    che l’offerta di moneta, oltre che dalla base monetaria, creata dalla banca centrale, è costituita dalla cosiddetta moneta bancaria, creata dalle banche raccogliendo depositi e concedendo prestiti o acquistando titoli (prestiti e titoli che, nel loro complesso, costituiscono il credito bancario).

    Dal punto di vista di un’economia di mercato, minore è la quantità di cartamoneta (il contante) maggiore è l’efficienza del sistema sistesso, in grado di aumentare la massa monetaria e quindi gli scambi

    Insomma non capisco cosa tu intenda quando dici denaro, ma ti assicuro che quando paghi con una carta di credito tu stai utilizzando del denaro (che ti verrà prelevato a fine mese) prima ancora di possederlo.

    Il problema della tracciabilità delle transazioni riducendo il limite entro il quale si possono fare pagamenti in contanti è uno strumento di lotta all’evasione fiscale (laddove le transazioni non sono contabilizzate)
    ma non certo il modo di eliminare il denaro, anzi ne provoca un aumento attraverso il meccanismo moltiplicatore della moneta bancaria.

    Voglio dire che tu confondi la costante diminuzione di denaro contante (le banconote) con la sua sostituzione in denaro bancario ed elettronico (assegni di c/c, carte di credito carte di debito etc…) processo già in atto da decenni (per alcuni versi risale al rinascimento) in linea con lo sviluppo delle economie di mercato.

  7. grazie a Carmelo per averci ricordato che quando si paga con una carta di credito il denaro ci viene trattenuto. Ricordo a mia volta che non mi sono mai sognato di dire che abolendo il denaro circolante si abolisce il denaro. Tutt’altro, l’abolizione del denaro circolante è l’apoteosi del denaro, il compimento di un processo che come tu dici è stato avviato con l’esistenza stessa della forma-denaro. Ciò su cui insisto è che la formalizzazione di questo processo (la totale virtualizzazione del denaro, il suo carattere di pura informazione che non vuol dire non-denaro, ma al contrario denaro puro) modifica anche la sostanza del denaro. Il fatto semplice semplice che l’eliminazione del denaro circolante renderebbe possibile (ma certo non la garantirebbe) una maggiore equità fiscale non è cosa di poco conto e non sarebbe probabilmente né il solo né l’unico effetto. Ne sarebbero possibili (possibili, non certi) altri inerenti la critica della forma-denaro come elemento di appropriazione, gerarchizzazione e polarizzazione sociale. Su queste possibilità, non si tratta di avere ragione ma di iniziare una discussione collettiva. Che ritengo fondamentale intrecciare in modo binario su Democrazia-Denaro chiedendosi: dopo l’apoteosi che avviene delle due principali essenze della modernità ( e dei sistemi di potere derivanti) cosa ne sarà del loro declino-mutamento di sostanza?
    Noto che già la discussione va modificando di sostanza: idee che sembravano follie o stravaganze filosofiche fino a poco tempo va ora che sono diventate di dominio pubblico risultano banali.

  8. interessante articolo.

    mi permetto di lasciare due link auspico interessanti e che forse Voi conoscete gia

    http://www.youtube.com/watch?v=olBU01q7MxU

    e il secondo che è un adattamento “riassunto” del precedente
    Autore originale: Peter Joseph
    Adattameto italiano: Christian Ice
    Revisione testo: Alessandro Bono
    Voce narrante: Marco Benevento
    Musiche: Luca Bellanova

    http://www.youtube.com/watch?v=btSnUmKGcgk&feature=related

    un saluto
    paola

  9. Mah, non vedo proprio alcun motivo di compiacimento intellettuale. Su ComeDonChisciotte, il giornalista Paolo Barnard sta sottoponendo a critica serrata, riga per riga, gli articoli di Giulietto Chiesa, che ancora non ha risposto. Barnard ha fatto delle scelte di campo, sposando le tesi di certi keynesiani USA, e le ha drammaticamente radicalizzate nel suo “Il più grande crimine”. Le questioni che pone sarebbero intellettualmente affascinanti se non fossero anche così tragicamente urgenti. Perché invece di rivolgersi a uditori generici Tripodi non si confronta seriamente con Barnard? Ci sono fatti storici, meccanismi reali, da comprendere e districare. Su una sola cosa concordo pienamente con Barnard: siamo malmessi. Altroché.

  10. Scrive Pino: Noto che già la discussione va modificando di sostanza: idee che sembravano follie o stravaganze filosofiche fino a poco tempo va ora che sono diventate di dominio pubblico risultano banali.

    Apprezzo molto la tua ammissione Pino. Mal comune mezzo gaudio, comunque: e’ la stragrande maggioranza delle pensate che si leggono in giro che si rivelano essere delle banalita’, non solo le tue. Coraggio pero’: in quello che hai scritto qualche spunto d’interesse c’e’.

  11. Scusa Pensieri oziosi, ma evidentemente c’è un problema linguistico. Con quella frase, come si evince dal contesto, intendevo semplicemente dire che una serie di idee (tra cui quella della virtualizzazione del denaro) pensate in solitudine e ritenute stravaganze filosofiche per lunghi anni quando diventano di dominio pubblico a un certo punto risultano (nota che scrivo RISULTANO e non SONO come tu interpreti) banali. Spiego ancora a campane più chiare: tutti quelli che ritenevano balzane e stravaganti alcune idee quando le medesime idee sono discusse nei grandi media (e ciò sta avvenendo per la virtualizzazione del denaro nella discussione sulla TRACCIBILITà) le ritengono non più balzane e stravaganti ma evidenze, processi già chiari da tempo. Se ciò non bastasse faccio un estremo tentativo: non sono le idee banali, ma sono stolti coloro che non comprendendo le idee prima le trattano come follie poi quando i più iniziano a comprenderle per non essere tra i meno sono talmente stolti da dire: banale, ovvio, scontato.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.