Andrea è dai pesci

di Giacomo Sartori

Katia (fermandosi e guardando la corrente, e con voce cantilenante di bambina, quasi una filastrocca)

Andrea è dai pesci

parla con i pesci

apre la bocca come i pesci

per questo non si capisce tanto

cosa dice

i pesci fanno discorsi da pesce

se uno conosce poco la lingua dei pesci

vede solo la bocca che si apre e si chiude

pensa che giochino

a fare il pesce

quando invece le loro

sono frasi da pesci

domande da pesci

risposte da pesci

confidenze

e pettegolezzi da pesci

seriose disquisizioni

e perfino proverbi da pesci

poi quando si salutano

si dicono ciao-ciao

con la boccuccia rotonda e muta

come fanno i pesci

come adesso fa Andrea

e scivolano via

nell’acqua trasparente

 

(sullo sfondo si sente il coro di cui faceva parte Diego che canta una triste canzone della montagna, e lei per un lungo momento sta ad ascoltare; poi riprende a camminare)

 

Katia Andrea è andato dai pesci

i pescetti che nuotano dritti

muovendo solo la coda

e gli occhietti da pesce

gli piacevano troppo i pesci

andava sempre a trovarli

si alzava presto la mattina

e camminava sulle pietre viscide

con gli stivaloni fin qui

e il cappello floscio da americano

strisciava senza fare rumore

senza sparare le sue solite battute

zitto anzi come un pesce

avanzava nell’acqua gelida

l’acqua grigia e arrabbiata

vomitata dal ghiacciaio

conosceva a menadito

i vizietti e le manie dei pesci

sentiva quand’erano vicini

bisognava vederlo

quando si appostava a una pozza:

i tendini del collo tirati

le narici palpitanti

gli occhi fissi da pantera

poi ripartiva

con la canna eretta

un esile cazzetto (lo mima)

con la sua bavettina d’argento

 

(ancora il coro, ma si sente appena)

 

Katia (parlando più piano)

Quando una persona

è morta

si parla al passato

e si abbassa la voce

senza mai ridere

così tutti capiscono l’antifona

i defunti hanno le orecchie delicate

come filetti d’erba

non bisogna gridare

non bisogna svegliarli

(si mette l’indice davanti alle labbra)

 

(si sentono di nuovo le campane, e lei si stringe i palmi delle mani contro le guance, tenendo la bocca aperta, come potrebbe fare un bambino che gioca da solo; il cielo è ormai infuocato, e la luce si è abbassata)

 

Katia (sussurrando, e apparentemente più commossa)

Oggi i pesci sono tristi

tanto tristi

piangono

Andrea è andato a trovarli

canta le canzoni della montagna

e loro ascoltano

con il groppo alla gola

e gli occhioni sgranati

nessuno se ne accorge

quando i pesci piangono

le lacrime dei pesci

scivolano nell’acqua

solo i pescatori più esperti sanno

che sono salate

come quelle degli uomini

 

(questo testo è l’inizio di una trasposizione teatrale, ma forse farei meglio a dire di un tentativo di, del mio “Sacrificio“; con le solite eterne interrogazioni: “cos’è il teatro?”, “che senso ha oggi?” …; insomma, come sempre sperimentando e imparando sul campo; GS)

10 COMMENTS

  1. Le “seriose disquisizioni” dei pesci, come non immaginarle? Si annuncia uno spettacolo teatrale denso, nuovo, commovente. Sì, perché anche se al centro del discorso ci sono i pesci – che possono sembrare tra gli animali meno “emotivi”, almeno per il fatto che non li si sente miagolare, non li si vede scodinzolare e non ci stiamo a stretto contatto, come quando andiamo a cavallo, anche se al centro ci sono loro – dicevo – poi arriva pesante quel discorso sulla morte, che fa Katia. Frasi che sanno descrivere quanto c’è di più pesante rendendolo leggero. Bravo.

  2. Giacomo Sartori, da lettrice curiosa: questa…cosa mi ha definitivamente convinto a leggere qualcosa di più (è un pò che lo vado pensando, devo leggere qualcosa d Sartori).

    • no, no ti prego; credo che mi scombussolerebbe, e forse anche scombussolerebbe i miei editori (non a caso sempre diversi), passare da 10 a 11 lettori!; leggi i racconti di Asor Rosa (io non li ho letti), leggi tutta la cinquina dello Strega …

      • Interno, giorno, in una libreria Coop (nello stesso pomeriggio del post)
        LETTORE N°11
        – Vorrei sapere se avete qualcosa di Giacomo Sartori-
        COMMESSA (facendo correre le dita sulla tastiera del computer)
        – Sì, certo!
        (Silenzio, trenta secondi)
        COMMESSA (con sguardo compassionevole per l’avventore incolto)
        – GIOVANNI Sartori!
        LETTRICE N° 11
        – No, no, GIACOMO Sartori. Ha scritto per Pequod, Saggiatore…e altri editori diversi…-
        COMMESSA (chiedendo supporto ad una collega nei paraggi, che arriva rapidamente alla postazione e incolla gli occhi allo schermo)
        – Ah, sì, eccolo…”Sacrificio”, “Autismi”…mi spiace, sono tutti da ordinare…-
        LETTRICE N° 11
        – Ok, allora non importa, posso dare un’occhiata in giro?-

        Per stavolta ho comprato una bella edizione Adelphi della Szymborska in sconto del 25%, ma ho già trovato “Autismi” e almeno altri quattro titoli usati online. Aspetto solo la conferma dei venditori. Asor Rosa può aspettare.

  3. con il groppo in gola e il parlare muto dei pesci, mi sono commossa.
    orami non so più dire cosa sia la poesia, lo sanno tutti, io ho smesso di chiedermelo; però mi sono commossa e non so se questo può avere ancora un valore letterariamente e umanamente parlando.
    complimenti, i miei.

  4. tutta colpa delle librerie Coop!
    questi vogliono rovinarmi!
    (e poi si lamentano che sono in crisi!)

    (molti commessi di catene librarie più serie, non faccio nomi, avrebbero risposto, alla faccia di quello che appariva sul monitor: “no, non c’è niente di disponibile”)

    (quanto a Giovanni Sartori una volta ci siamo trovati invitati a una stessa trasmissione radiofonica di una radio francese: mi guardava dall’alto della sua sartoriarità: non poteva crederci che volessi (quasi) usurpargli il nome)

    insomma, sono molto afflitto

    • Non ti affliggere Giac, pensa ai pesci che sono più tristi di te e di tutti noi.

      Gran bel testo, come il libro da cui parte.

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