Al centro dell’inverno
di Biagio Cepollaro
Da Al centro dell’inverno (2013-2017)
*
il corpo nell’occhio del crollo d’Occidente imbandisce
con scrupolo la cena: vino rosso che conta i suoi anni
e pesce che ha risalito la corrente. il nutrimento comune
è una festa e a cantare l’inno di gloria è il desiderio
di mescolarsi alla luce che radente si stende sul tavolo
*
il corpo non sa se o da dove si avvisterà
il primo tratto della speranza: l’Occidente
avvitato su se stesso inizia la sua implosione
dividendosi all’interno. la forma che nel tempo
si è data per lo scambio ha portato l’intera
specie all’estinzione. ma invece di frenare
sull’orlo del precipizio sembra accelerare
*
il corpo ai margini del crollo d’Occidente misura a spanne
la distanza dalla sua fine e conta di cogliere gli ultimi
bagliori dell’epoca che è stata: fantasie distopiche fioriscono
al cinema e nei sogni un’ansia collettiva che non può
essere detta fa tenere il capo chino e trattenere il fiato
*
il corpo ora sa che in suo potere vi è solo
la parola da formulare: nella sua bocca
prende forma rotonda un concentrato di pensiero
e passione l’uno nell’altra fusi
in una posizione. il dire è significare il mondo
non descriverlo né raccontarlo: che il senso
si dice e si misura nell’ascolto di chi resta
*
il corpo attende l’autunno come la scossa che smuove
la smemoratezza. il caldo ha fatto dei pensieri vapore
e l’acqua ha dominato come l’ombra il campo dei desideri
ora è un tornare lento a sé un riprendere forma dell’espressione
e del moto. l’azione qual sia ha il sapore buono dei risvegli
*
il corpo nell’afa fatica a respirare: l’aria mossa
dai ventilatori è solo aria che si sposta. resta
la stessa la condizione come quella d’Occidente
preso dalla favola della “crescita” senza fine
e senza senso e dal controllo di massa sul dissenso
*
il corpo ai margini del crollo d’Occidente desidera
mettere in salvo i manufatti di parole da cui un giorno
forse l’umanità potrà ripartire. così fu per l’antico
Medio Evo così è per questo nuovo: in salvo le parole
ancora potranno risuonare alla fine della prossima notte
*
il corpo ai margini della speranza d’Occidente si chiede
come accade che d’improvviso la folla dei corpi sottomessi
possa ribellarsi e riscattare le attuali vittime della forza
come si diffonde il virus benefico che renda intollerabile
il comando spingendo corpi inerti a prodigiosi moti
*
il corpo ora vede come tutte le espressioni che scorrono
sugli schermi si mescolano con bocche eguali
anche se diversi sono i palati e diversi i denti: nessuno
vieta di parlare anzi a tutti l’incoraggiamento a dire
è il modo questo per sgretolare l’Occidente che s’infutura
in uno stagno sempre presente da cui non si può uscire
*
il corpo ai margini della fine della speranza d’Occidente
ha poche parole da mettere in salvo nel palmo di una mano
la luce che contagia alla giusta distanza del sole dal pianeta
l’euforia animale che si diffonde sulle scale della metropolitana
il centro di una festa che risuona di voci dalla casa di fronte
e il fervore della notte che sale lentamente fino a sfociare
*
il corpo ha fatto del dire il sogno del suo ritmo: il nero
sullo sfondo e intorno da sempre ha richiesto un raggio
di piacere e presenza un antidoto buono a fare di poco
un mondo: la forma dell’arte è niente senza questo
discernimento: la lotta sulla terra è fare del giorno cielo
Nota
Al centro dell’inverno è in corso di pubblicazione presso L’arcolaio. E’ il terzo libro della trilogia Il poema delle qualità , dopo Le qualità (La camera verde, Roma, 2012) e La curva del giorno (L’arcolaio,Forlì,2014). Per una video registrazione del Prologo e di altri versi si può cliccare qui .e qui Pagine dedicate alla trilogia si possono trovare qui e qui L’immagine è Kun, 2008, una stampa digitale con intervento a mano successivo.