Pensieri neri/2: Agli americani
di Antonio Moresco
Lo so che è sempre sbagliato generalizzare, come sto facendo anch’io adesso rivolgendomi a voi in quanto americani. Io stesso non accetterei di venire associato, in quanto italiano, alla vergogna del nostro attuale governo, dal momento che non l’ho votato.
Come so che solo una piccolissima parte di voi ha votato per la banda attualmente al potere nel vostro paese. Mi rivolgo a voi in quanto americani solo nell’assurda speranza di far arrivare al maggior numero possibile di persone la mia preoccupazione, la mia indignazione e il mio allarme.
So bene di non essere niente, di non contare niente, di essere solo uno scrittore a voi sconosciuto che vive in un luogo periferico del vostro impero e che scrive in una lingua periferica del vostro impero. Ma mi permetto lo stesso di rivolgermi a voi che siete i cittadini del paese in questo momento più potente del mondo e di farvi molte, molte, molte domande.
Io non sono antiamericano. C’è bisogno che vi dica che, come tanti altri, fin da ragazzo mi sono nutrito anch’io dei vostri miti e dei vostri spazi, dei vostri scrittori e delle vostre canzoni e dei vostri film e ho respirato i vostri stessi orizzonti? Anche se sapevo bene anche allora che nella vostra storia c’era nello stesso tempo il genocidio dei pellerossa, la sopraffazione, gli assassini politici, il maccartismo, il razzismo… Inoltre mi sono guadagnato sul campo e senza ombra di dubbio questa qualifica di non antiamericano quando, non più di un anno fa, sono stato aggredito su alcuni giornali del mio paese per avere espresso in un mio scritto questo rifiuto dell’antiamericanismo automatico all’indomani dell’attentato alle torri gemelle, e avere cercato di comprendere tutte le ragioni della vita, persino, in alcuni momenti, quelle della forza.
Eppure quello che vedo adesso non mi piace per niente, mi fa orrore. L’immagine che state dando al resto del mondo, a chi non si accontenta delle vostre campagne pubblicitarie di copertura, fa orrore. Che cosa state combinando? Cosa state diventando? A quali logiche terminali vi state consegnando? Ma ve la bevete davvero questa farsa degli americani buoni e altruisti che vanno alla guerra per la libertà altrui? E, se non ve la bevete, perché la prendete per buona? Perché pretendete che la prendano per buona anche gli altri, e vi incazzate persino quando questo non succede? Certo, lo so anch’io come funzionano da sempre le cose, fin dai tempi di Omero e anche prima. Le popolazioni i cui capi mandano truppe sono consenzienti finché hanno l’impressione che il gioco valga la candela, di ricavarci qualcosa, di avere anche loro una piccola parte di briciole nella spartizione futura del bottino. Fino ad allora, finché gli sembrerà che il rapporto perdite-ricavi sia positivo, chiudono gli occhi su tutto il resto, agitano le bandierine. Ma guardate che, su questa strada, non è detto che, anche per voi, il gioco varrà la candela ancora per molto.
Il vostro paese sta mostrando il volto ottuso e truce di chi si sente invulnerabile e impunito dentro il bozzolo della sua potenza tecnologica e del suo strapotere. Un volto odioso, protervo, arrogante, del tutto simile a quello di altri imperi che si sentivano al massimo della loro potenza. Ma su questa strada alla fine, state certi, cadrete! Non so come, non so a che prezzo, non so in quanto tempo, ma, seguendo questa logica cieca, sicuramente cadrete, come è successo a quel capitano privo di una gamba inventato dal più grande e profondo dei vostri scrittori, che vi conosceva bene e vedeva lontano. La caduta e il susseguirsi degli imperi non è cosa nuova. La cosa nuova è che ora, con i mezzi di distruzione di massa e di specie infinitamente più devastanti di cui disponete, il prezzo sarà tremendo per tutti, perché a quel punto, prima di andare incontro alla vostra sicura rovina, voi impiegherete ciò che di più orribile avete immaginato, fabbricato e immagazzinato in questi decenni, e allora sarà un disastro per tutti e per l’intero pianeta. Cosa diventerà il mondo, a quel punto? A quali rovine lo ridurrete?
Ma veniamo all’oggi. Il cattivo di turno è caduto. Non avete ascoltato ragioni, non avete dato retta a nessuno: alleati, amici, organismi internazionali. Voi e i vostri complici e i vostri poveri servi dell’ultima ora. Siete andati avanti a testa bassa per la vostra strada, seguendo logiche geopolitiche e interessi di casta preordinati da tempo, nell’accecamento e nel delirio freddo della vostra tecnologia e della vostra forza. Come se non bastasse, avete preteso anche che tutti gli altri facessero buon viso a cattivo gioco e fingessero di prendere per buone le vostre assicurazioni non dimostrate e le vostre ragioni. Adesso volano giù le ennesime statue degli ennesimi tiranni che, dopo aver mandato i ragazzi al martirio, hanno pensato bene di tagliare la corda. Una parte, piccola o grande, dei poveri iracheni ora festeggiano, non possono che festeggiare il più forte di turno, come d’altronde hanno sempre dovuto fare finora. È una triste festa per tutti, non credete? Vi sentite più tranquilli adesso, perché un po’ di poveri ragazzi iracheni dalle teste rasate e dai piedi scalzi vi fanno questa triste festa? Credete che questo vi dia ragione? Perché non siete andati a farvi festeggiare dai poveri ragazzi cileni ammassati negli stadi, massacrati dagli squadroni della morte, oppure da quelli argentini torturati selvaggiamente dai generali golpisti vostri alleati? Almeno altrettanto miserabili e impresentabili di Saddam ma, si dà il caso, vostri amici, come d’altronde lo erano fino a poco fa anche Bin Laden, Saddam Hussein… Come mai allora andavano bene? Vi sembra bello vivere nell’ipocrisia e nella doppia verità? Certo, allora c’era l’Urss, mi direte, l’Impero del Male! C’è sempre qualche Impero del Male sulla vostra strada e nel vostro gioco, perché voi possiate fare la parte di quello del Bene! Adesso ci sono gli ultimi, piccoli tiranni che si oppongono alla vostra grande tirannide. In passato c’erano l’abominevole Reich nazista, il regime fascista, e noi vi dobbiamo la nostra libertà, anche se capiamo ogni giorno di più quanto in realtà sia vigilata e condizionata. Certo, lo so, non sono così ingenuo da pensare che anche allora abbiate agito per puro altruismo. Ma la vostra azione poteva fare almeno un tutt’uno con una nobile causa. Non era lo stesso di oggi il volto che presentavate al mondo, quando riuscivate ancora a farvi amare. Non credete, anche quelli che vi fanno festa adesso, persino i saltimbanchi che governano il mio paese, col loro servilismo e cinismo, la loro vertiginosa volgarità, insensibilità, pochezza e doppiezza, non vi amano certo. Non credete, è solo identificazione con il più forte, è solo opportunismo e paura. Non lo capite che qualsiasi cosa vi dicano, qualsiasi cerimonia vi facciano quelli che vi ruotano attorno, ormai state sulle palle a tutti? E non solo perché gli europei sono vecchi e codardi, gli arabi infidi ecc… Potete fare ormai quello che volete. Non pretendete anche di farvi amare.
Fino a poco fa c’erano almeno motivazioni evidenti che sorreggevano e occultavano gli scopi reali delle vostre azioni: l’invasione del Kuwait, la pulizia etnica, l’attacco terroristico alle torri gemelle… Ora c’è solo la nuda evidenza di una forza usata selettivamente e secondo i propri puri interessi, che si avvale di operazioni mediatiche e pubblicitarie programmate per “vendere” al meglio il proprio piccolo, sporco prodotto. E bisognerebbe anche applaudire questo spettacolo? E volete oltre tutto che gli altri vi siano grati per questo? Provate a uscire un po’ dalle logiche dell’informazione pilotata e dallo spettacolo che ci è stato costruito attorno. Provate a guardarvi un po’ dal di fuori. Fate almeno lo sforzo! All’equililibrio del terrore si è sostituito lo squilibrio del terrore. Da bambinoni buoni siete diventati bambinoni cattivi, come in un romanzo di Stephen King. Ci sono sempre, anche a scuola, i più prepotenti della classe, quelli che vogliono avere sempre ragione, che vogliono comandare, quelli che prima o poi sbatteranno la testa contro qualcosa di grosso. Provate a guardarvi un po’ con gli occhi del resto del mondo. Mentre andate in giro con le vostre telecamere sui caschetti e le vostre bombe a grappolo in nome della democrazia. Ma vi rendete conto di come vi manda in giro vestiti la vostra mamma? Avete ancora i calzoncini corti e già quelle orribili teste da mosche d’acciaio!
Cosa continuate a riempirvi la bocca con “Dio” e con “Cristo”? Che cosa c’entra Cristo con tutto questo? Gesù Cristo era un condannato a morte cui il vostro attuale presidente avrebbe negato la grazia. Un perdente, secondo i vostri parametri. Certo, lo so, si comportavano così anche i capi di stato e i missionari del Cinquecento, anche allora al seguito delle truppe dei conquistadores! Ma non erano meno orribili anche allora, e vedete poi che fine ha fatto anche il loro impero! La conoscete quella favola della rana che voleva diventare grande come il sole, e che si gonfiava, si gonfiava, si gonfiava, e che alla fine è scoppiata? Guardate che è così che cominciano a crollare gli imperi, la crepa inizia proprio quando si sentono al massimo della loro impunità e potenza e si lasciano accecare dall’immagine di se stessi che vedono dentro lo specchio! State tranquilli. Che siete i più forti salta agli occhi, l’abbiamo capito! È semmai qualcos’altro che dovreste dimostrare al mondo e a voi stessi, se volete durare! Guardate che il fatto di vincere non significa necessariamente avere ragione. Quante volte è successo, nel corso del tempo, che chi vinceva non avesse per niente ragione!
Voi avete accumulato un enorme surplus tecnologico e militare da scaricare sui corpi e sulle menti delle persone del resto del mondo. Ma guardate che quando questa macchina spaventosa avrà annientato ogni altro avversario, o non ce la farà più ad andare avanti, si avventerà su di voi e vi schiaccerà.
C’è un enorme, drammatico problema di democrazia, nel nostro mondo sovrappopolato. Non ce la passiamo bene anche noi nel nostro paese. Ma vi sembra davvero che ci sia democrazia nel vostro? Dove solo una piccola parte della popolazione vota e di quella piccola parte neanche la metà elegge – quando va bene – il candidato vincente. Dove rapaci gruppi economici finanziano uomini e partiti in questo gioco truccato per averne in cambio un apparato di potenza cointeressato e asservito. Vere e proprie gang mafiose, squali multinazionali e pesci siluro che si gonfiano a dismisura acquattati sotto il pelo dell’acqua e nel fango e mangiano tutto quello che incontrano. Vi sembra democrazia questa roba qui? Vi va bene così? È libertà, pari opportunità, gioco uguale per tutti, libero mercato ecc… come blaterano tutte quelle figure asservite della politica e dei media, ad uso e consumo di chi si ostina a vedere con un occhio solo, quando neppure con quello? Vi va bene tutta questa informazione-spettacolo manipolata che scatta ogni volta al comando di un’oligarchia e dei suoi fini? Pensate che su questa strada andrete lontano o invece verso la generale rovina? Pensate, per esempio, che ve ne verrà del bene a pretendere di essere superiori agli altri e a non assumervi le vostre responsabilità nella salvaguardia dell’ambiente, per l’ingordigia dei vostri padroni e dei loro servi politici? A ritenervi al di fuori e al di sopra delle leggi e dei tribunali e delle organizzazioni internazionali, che vi vanno bene solo quando obbediscono senza fiatare ai vostri diktat? Cosa diavolo volete che, in questa situazione, pensino di voi gli altri abitanti del pianeta? Io, per esempio, vivo in un paese dove, nei decenni che sono seguiti alla Seconda Guerra Mondiale, avete fatto il bello e il cattivo tempo, manipolato, ingannato, operato attraverso omicidi politici e stragi di civili per condizionare il corso degli avvenimenti nella nazione da voi stessi liberata. A cui si aggiungono altre forme, palesi e occulte, di colonialismo e servitù politiche, economiche, militari e culturali di ogni genere e tipo. Vi piacerebbe se qualche altra nazione riservasse questo trattamento a voi stessi?
Vi faccio un esempio, solo un piccolo esempio, il primo che mi viene in mente. Pochi anni fa un vostro aereo militare, partito da una delle vostre basi (si chiamano “servitù”) disseminate nel mio come in molti altri paesi del mondo, in uno delle sue irresponsabili acrobazie a bassa quota, ha tranciato il cavo di una funicolare e ha ammazzato venti persone in una località sciistica di nome Cermis (3 italiani, 2 austriaci, 7 tedeschi, 2 polacchi, 5 belgi, 1 olandese). L’unica preoccupazione del pilota e del secondo è stata quella di distruggere il nastro di una telecamera con la quale avevano ripreso tutte le pazzesche evoluzioni del loro aereo. Le autorità del vostro paese, con un gesto di arroganza e disprezzo, hanno preteso di sottrarre i colpevoli di questa strage alla giustizia del paese dove è stata commessa e che vi ospita. Non solo. Il processo militare, celebrato nel vostro paese, si è concluso con semplici sanzioni disciplinari, assoluzioni, patteggiamenti, due radiazioni. Uno solo, su quattro degli imputati, è stato punito con una pena detentiva (di soli sei mesi, ridotti poi a cinque per buona condotta!). Per una strage di 20 persone! Il tutto in un paese che si mostra in altri casi così inflessibile di fronte a singoli omicidi compiuti anche prima della maggiore età e dove vige la pena di morte! Fatti analoghi sono successi anche in altri paesi del mondo, in Corea, per esempio, e anche là non sono stati presi bene. Ora vi domando: cosa sarebbe successo se queste venti persone fossero state ammazzate negli Stati Uniti e fossero state del voltro paese? Se una cosa simile fosse successa a voi sul vostro territorio e il paese il cui aereo fosse stato responsabile della strage avesse imposto d’imperio il trasferimento del processo e una simile conclusione dello stesso, cosa avreste pensato, che sentimenti avreste provato nei suoi confronti? Perché trattate gli altri paesi e le altre vite come inferiori, e voi stessi come una razza superiore cui tutto è permesso? Pretendete con questo di farvi amare? E poi perché non potete neppure giudicare voi stessi e condannare i vostri militari quando commettono così palesi e gravi reati? Vi sembra di essere ancora un paese libero, solo perché fate pagare agli altri un prezzo più pesante per la libertà di quello che per il momento vi sembra di pagare voi stessi? Chi secondo voi comanda, adesso, veramente, nel vostro paese? Perché non potete più processare e condannare in modo proporzionato i vostri militari, anche quando commettono così gravi reati all’estero? Ve lo siete chiesto? Non è una domanda di poco conto. Dovreste farvela, per il bene vostro e di tutti. Cosa succederà se e quando gli ultimi rivestimenti democratici cadranno ed emergeranno nella loro nudità le strutture e le figure che comandano veramente, senza neppure più labili diaframmi politici, in un paese per di più dotato di una potenza tecnologica senza eguali nella storia e senza ritorno?
La democrazia non c’è più, se mai c’è stata. Non solo. La democrazia non basta! Anche se veramente ci fosse, non basterebbe più, a questo punto, nella nuova situazione che sta vivendo il nostro mondo e la nostra specie. Qualcosa di nuovo deve essere assolutamente inventato, se no sarà un disastro per tutti, come hanno capito ormai molti gruppi umani che si muovono verso qualcosa che ancora non c’è, che non si sa ancora che cosa sarà.
Sono molte, gravi e tremende le prove che ci attendono tutti quanti. Ma sarà tutto infinitamente più difficile e disperato se non ci si potrà liberare di strutture mentali e logiche di potere introiettate che tendono a riformarsi e a consolidarsi continuamente utilizzando e inglobando precedenti strutture nella loro folle corsa verso la potenza orizzontale e il guscio vuoto di quella cosa che un tempo era percepita come pienezza e potere.
Come si potrà, in queste condizioni, senza prima aver reso almeno possibile una riapertura reale del gioco, affrontare il tremendo futuro che ci aspetta?
Se mi sono permesso di dirvi con franchezza queste scomode cose e di farvi queste domande è perché anch’io evidentemente mi aspetto ancora qualcosa da voi e dal vostro senso di libertà. Perché dentro le forme viventi c’è anche e sempre qualcosa che non si arrende e che non si piega e perché c’è ancora e sempre nelle loro possibilità e potenzialità anche quella di inventare e sognare qualcosa di imprevedibile e di inaspettato, di reinventare persino se stesse all’interno della faglia di questo movimento sognato.