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Juke box (Françoise Hardy vs Adriano Celentano)

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La maison où j’ai grandi

Quand je me tourne vers mes souvenirs,
je revois la maison où j’ai grandi.

Il me revient des tas de choses:
je vois des roses dans un jardin.
Là où vivaient des arbres, maintenant
la ville est là,
et la maison, les fleurs que j’aimais tant,
n’existent plus.

Il ragazzo della via Gluck

Questa e’ la storia
di uno di noi
anche lui nato per caso in via Gluck
in una casa fuori città
gente tranquilla che lavorava.
Là dove c’era l’erba ora c’e
una città
e quella casa in mezzo al verde ormai
dove sarà

Ils savaient rire, tous mes amis,
ils savaient si bien partager mes jeux,
mais tout doit finir pourtant dans la vie,
et j’ai dû partir, les larmes aux yeux.
Mes amis me demandaient: “Pourquoi pleurer?”
et “Couvrir le monde vaut mieux que rester.
Tu trouveras toutes les choses qu’ici
on ne voit pas,
toute une ville qui s’endort la nuit
dans la lumière.”

questo ragazzo della via Gluck
si divertiva a giocare con me
ma un giorno disse: “vado in città”
e lo diceva mentre piangeva
io gli domando: “amico non sei contento?
vai finalmente a stare in città
là troverai le cose che non hai avuto qui.
Potrai lavarti in casa senza andar
giù nel cortile”.

Quand j’ai quitté ce coin de mon enfance,
je savais déjà que j’y laissais mon cœur.
Tous mes amis, oui, enviaient ma chance,
mais moi, je pense encore à leur bonheur.,
à l’insouciance qui les faisait rire,
et il me semble que je m’entends leur dire:
“Je reviendrai un jour, un beau matin
parmi vos rires,
oui, je prendrai un jour le premier train
du souvenir.”

“Mio caro amico” disse “qui sono nato
e in questa strada ora lascio il mio cuore
ma come fai a non capire
che e’ una fortuna per voi che restate
a piedi nudi a giocare nei prati
mentre là in centro io respiro il cemento
ma verrà un giorno che ritornerò
ancora qui
e sentirò l’amico treno che
fischia così…. ua ua”.

La temps a passé et me revoilà
cherchant en vain la maison que j’aimais.
Où sont les pierres et où sont les roses,
toutes les choses auxquelles je tenais?
D’elles et de mes amis plus une trace,
d’autres gens, d’autres maisons ont volé leurs places.
Là où vivaient des arbres, maintenant
la ville est là,
et la maison , où est-elle, la maison
où j’ai grandi?
Je ne sais pas où est ma maison,
la maison où j’ai grandi.
Où est ma maison?
Qui sait où est ma maison?
Ma maison, où est ma maison?
Qui sait où est ma maison? …

passano gli anni ma otto son lunghi
però quel ragazzo ne ha fatta di strada
ma non si scorda la sua prima casa
ora coi soldi lui può comperarla
torna e non trova gli amici che aveva
solo case su case catrame e cemento
là dove c’era l’erba ora c’e
una città
e quella casa in mezzo al verde ormai
dove sarà
non so no so perché continuano
a costruire le case
e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba
non lasciano l’erba
e non se andiamo avanti così
chissà come si farà
chissà chissà come si farà.

16 COMMENTS

  1. Qualche tempo fa ci trovammo a scrivere della traduzione della coheniana “Suzanne”.
    Ecco qui un esempio di traduzione o di due testi che pur nella loro autonomia trasmettono le stesse cose ed in questo senso sono entrambi validi e godibili.
    Certo che impressiona il fatto che una canzone così possa essere cantata dalla roca e sgarbata (non per forza in senso negativo) voce di Celentano e da quella sottile e sussurrante e virginale quasi della Hardy.
    O forse sono davvero “due” canzoni…

  2. @ hag reijk
    Escuse moi! Se non li conosci già mi permetto di segnalarti i pezzi degli Offlaga disco pax, vi si ritrovano larghe tracce de la canzone d’autore francese ed italiana senza per forza dover andare a pescare nel secolo scorso.
    I testi delle canzoni sono recitati – non cantati – dal “cantante” e paroliere del gruppo Max Collini.
    http://www.offlagadiscopax.splinder.com
    Au revoir

  3. @ lady lazarus

    Non cognosco. Sto approfondendo. Grazie per la dritta. Ovvio che puoi permetterti di segnalare la mia ignoranza ;-)
    Auf Wiedersehen.

  4. Mi sono presa un pò di confidenza perché ho come la sensazione che tu sia aperto a novità musicali e la mia è stima ed affetto. Per te e per tutta NI. Grazie.
    Beste Gruesse.
    LL

  5. Caro lady lazarus, mi permetto per una volta di dissentire – gli o.d.p. mi sembrano una stanca, sfibrata ripetizione dei Cccp prima maniera, senza neppure quella ieraticità da cantore del vecchio Ferretti. So che mi faccio dei nemici, essendo anch’io un musicista, ma a mio parere ci sono cose assai migliori in giro. Con immutata stima…

  6. @ Marco Roverlli
    Ma quali nemici, sei una fonte di arricchimento a mio parere.
    Da addetto ai lavori mi piacerebbe avere consigli sulle cose migliori in giro, giusto per continuare a crescere.
    Gli echi dei CCCP – e questo non mi dispiace visto che considero i loro testi geniali ed ancora in parte inarrivabili – sono indubbi ma le influenze sono comunque molteplici e non stò qui ad elencarle. Io ho un rapporto piuttosto viscerale con la musica, in genere ed un soun o mi piace, o non mi piace. Tout court. Questa è palesemente canzone politica certo ma non sono mica quei parrucconi – con tutto il rispetto – dei Modena City Rumblers. Questi qui in tempi globalizzati e delle multinazionali, in tempi in cui persino la Cina sta delocalizzando in Africa tanto per capirci in quale merda siamo, questi qui sanno fare i conti con la sconfitta della storia, stoicamente ma anche in chiave ironica. Lo stile declamatorio dei testi e la tipicità che mantengono con l’uso ostentato del forte accento emiliano mi hanno conquistato. I loro testi sono meglio degli antidepressivi di FK e lo dico io col nomignolo che mi sono scelta che vorrà pur dire qualcosa. E non dimentichiamoci che sono solo canzonette.
    llullu

  7. @ lady lazarus

    grazie a te. con stima ed affetto.

    @ marco rovelli

    dissento in parte su ciò che dici. e gli odp pur non essendo nulla di “nuovo” (ma -chiedo perdono per l’esagerazione di quello che ovviamente non è un paragone- potremmo chiederci quanto ci sia o ci sia stato di “nuovo” nei Rolling Stones?) mi paiono cmq provvisti di uno stile e di una certa raffinatezza. e poi a volte… repetita juvant ;-))
    è vero che ci sono cose migliori in giro, ma tutto sommato sono purtroppo laghetti o oasi in confronto agli oceani di mediocrità o di inascoltabilità di gran parte della musica contemporanea.

    @ sitting targets

    anche il buon Johann Sebastian però ci fa ancora un bel figurone ;-)

  8. ho capito, ne avete le palle piene delle solite cazzate all’italiana, dei soliti tre quattro nomi che ormai non fanno altro che ripetere se stessi da vent’anni, dei cloni e dei cloni dei cloni (anche quando sembrano la quintessenza della ricerca e dell’off-off). bene sono qui per voi. tre proposte, per oggi. poi mi saprete dire, non vorrei sprecare il mio tempo a gettare, invano, le famose perle. orsù, prendete nota e, se rimarrete delusi, sono pronto a rifondervi: per ogni disco, tra quelli degli autori che vi propongo, che mi riporterete (in libreria), perché non vi piace punto, un libro a scelta (della collezione harmony):

    Gianmaria Testa (qualunque disco)
    Pippo Pollina (qualunque disco)
    Mariano Deidda (“M.D. interpreta Pessoa” e “Nel mio spazio interiore”).

    Buon ascolto.

  9. Lady, anch’io sono totalmente viscerale. Davvero, non so parlare della musica. So solo ascoltarla, godere, e/o cantarla (e se ho/avevo un po’ d’alcool in corpo, ballarla). diomio, Adorno mi esacrerebbe per questo, ma che devo farci? Amen. E così, io gli odp li ho sentiti dal vivo, dopo una canzone volevo uscirmene, però ho resistito – un’altra mezza canzone. Sono finito al bar a bermi qualche cuba libre con un ex dei Gang. (ma personalmente gli odp sono pure simpatici, anche se diessini). Mi fermo qui, non propongo nulla. Uno perché non c’è nulla che io ami particolarmente (in macchina ascolto Syd Barrett, Robert Wyatt – di italiano c’è Faust’O), ma se dovessi dire gente brava che ho sentito ultimamente in concerto, direi Zu, Uzeda, Ardecore (il disco però è deludente), Carmen Consoli acustica, Apua Mater, Peppe Voltarelli (ex Parto Nuvole Pesanti) – questi ultimi due sono amici miei, lo dico perché magari sono parziale. Pollina ha fatto qualche canzone davvero bella. (lo conosco ed è una bella persona). Poi c’è Ettore Petrolini, dove lo mettiamo?

  10. e c’è il commendator de angelis. quello de la crisi. ma cos’è questa crisi, ecc.

  11. Non sottovaluterei Adorno, probabilmente sarebbe stato con te a bere. Sono una inguaribile profanatrice, non li ho ancora sentiti dal vivo ed a questo punto penso di non farlo. Grazie dei suggerimenti e tanto di cappello per le frequentazioni ed i gusti musicali; Petrolini lo metterei tra gli istrioni – bestie in via di estinzione – insieme ad Ascanio Celestini.
    “Ma, vedi, in momenti come questi
    ci vuole metodo perfino per la rabbia
    ché i ricordi, siano allegri o siano mesti,
    più li stringi e più scivolano via come la sabbia.”
    Au revoir

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017