Beatificazioni franchiste
[Segnalo questa notizia, e alcuni link di approfondimento che ho tratto dal sito www.facciamobreccia.org / A. I.]
IL VATICANO MARCIA SU ROMA
498 franchisti beatificati nell’anniversario della marcia su Roma
Domenica 28 ottobre 2007, anniversario della marcia su Roma, saranno beatificati in San Pietro 498 franchisti, tra appartenenti al clero e laici, saranno beatificati perché, secondo i prelati spagnoli, sono “martiri della Repubblica”. Sarà la più numerosa delle beatificazioni mai realizzate, è prevista una folla di fedeli (filofranchisti) dalla Spagna e il battage pubblicitario delle grandi occasioni sui media italiani. La gerarchia vaticana con questa azione di massa entra violentemente nel dibattito politico spagnolo: il governo Zapatero sta per varare una legge sulla memoria che condanni il franchismo e la chiesa cattolica spagnola, supportata da Ratzinger, prende posizione in questo modo.
(Continua a leggere qui).
Articoli in Italiano
Il corriere della sera:
archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2007/10/co_9_071006026.xml
Siti di estrema destra che ne parlano
qui (Giovane destra)
qui (Il templare)
MA CHE ORRENDA VERGOGNA! MARCIAMO NOI SU ROMA, PERDIO.
Marce e marcette, son come le marchette.
sarà uno scambio di favori(e prebende).Prende sempre più valore l’affermazione di Houellebecq in Lanzarote relativa al fatto che i missionari dei secoli scorsi erano famosi per la bravura nel compilare schede relative ai dati salienti di una popolazione indigena delle terre poco conosciute,prima di offrire la propria benedizione al massacro della stessa
La storia scritta e riscritta a fumetti dalla propaganda cattolica o anticlericale speravamo di non vederla più. E invece, ognuno qui da il suo piccolo contributo.
“beati” belati, ma quei 498 eran lupi, no?
fem
Beati gli umili, sempre!
[…] giorno della marcia su Roma, il Papa fa beati un po’ di fascisti. San Pietro si riempirà di nostalgici del franchismo. Informazioni e […]
http://www.elplural.com/macrovida/detail.php?id=11801
Spagna è un paese marcato dalla chiesa cattolica (come Italia). Mi sembra una puzza del passato tornando con questa marcia. L’ombra della morte coprirà questa marcia, primo il grido di Federico garcia Lorca, e si verrà la lungha marcia (nel ricordo) dei esiliati, delle donne morte di fame all’orlo del Mediterraneo, un dolore mai dimenticato. e’ un argomento che mi tocca molto, perché ho condiviso giochi con bambini da cui genitori erano partiti da Spagna. L’estate, a volte, tornavano al paese del cuore: Bianca, Pepito, Mercedes dove sono oggi? Ho avuto balie con delizioso accento e ho sempre sognato Spagna, e un po’ di sangue scorre nel mio corpo.
Mi fa pensare a corpi fucilati senza sepoltura. Leggete Michel de Castillo.
minimizza il nazismo, difende i sostenitori dell’ex dittatura argentina, beatifica i franchisti, provoca una crisi di governo sui Dico, tollera la pedofilia dei suoi sottoposti, sogna il ritorno alle crociate… egregio signor dio, se per caso esisti, prenditelo al più presto con te, fa danni anche alla tua immagine, peraltro già un po’ deteriorata.
Per la serie come favorire la riconciliazione.
La riconciliazione è un tuo problema, non è ad esempio il mio. Quanto alla chiesa non mi pare che si sia molto riconciliata con le vittime dei regimi che in Sudamerica o in Spagna ha appoggiato. Beatifica di un colore solo la chiesa, il nero.
Ok, tecnicamente come funziona la cosa, il processo di beatificazione? Il “martirio” rende superfluo l’obbligo di miracolo per chi viene beatificato. Quindi, qual è il titolo richiesto per essere beatificato in questi casi? E’ uguale se mi fucilano da prigioniero, se piglio piombo in un regolare scontro a fuoco tra milizie o mi sparano alla schiena in un’imboscata? Oppure devo, che ne so, farmi bruciare vivo in una chiesa? Se bestemmio mentre mi torturano vale lo stesso? E se sono morto senza confessarmi? E se il prete mi ha assolto ma io non mi sono riconciliato con il mio prossimo come Gesù raccomanda?
Insomma, 498: non staranno (o staremo) facendo di tutt’erba un fascio?
Letto i link – non sapevo esistesse un sito chiamato Il templare e avrei preferito non saperlo mai. Detto ciò: queste sono solo parole disquisite in rete; una volta scritte resto/restiamo lì con le parole e tutto va avanti come apparentemente deve, tuttavia mi vengono da fare tre osservazioni.
La prima generica, senza riferimenti al credo religioso dei coinvolti, riprendendo quello che dice Paolo S – se per caso in termini di innocenza delle vittime le strage di Sant’Anna tanto per citarne una famosa nella cronaca degli ultimi anni, non sia stata che un incidente di percorso.
L’altra – come mai processi riconcilianti di beatificazione o di “riabilitazione” (che brutta parola), non includono in genere quei religiosi, pochi, ma ce ne furono e qualcuno eclatante, che si opposero ai fascismi, pagandone lo scotto in vario modo. Anzi se qualcuno ne ha notizia, mi piacerebbe saperlo – magari è una mancanza mia.
L’ultima – è un pensiero di Simone Weil sulla sua esperienza in Spagna negli anni trenta con Durruti, riportato in una lettera. La Weil racconta come la ferocia della guerra, invada tutti, anche coloro che dovrebbero essere nel giusto. Descrive la condanna sommaria di contadini e povera gente che per ignoranza si dichiara franchista e viene giustiziata dagli anarchici. Nei conflitti nelle lotte di liberazione (perché fu questo la guerra di Spagna), anche il buono non può essere interamente tale (se mai lo è) mentre spesso, chi si ritrova dalla parte dell’oppressore lo fa senza consapevolezza, senza colpa, come il tedesco ferito, ospitato in un paese italiano del nord, in un racconto di Fenoglio. Un ragazzo come qualsiasi altro. Ciò che ci aiuta nei distinguo, specialmente quando si entra nella zona del potere, di chi la storia la cambia, e la Chiesa è potere, dovrebbe essere la motivazione originaria.
Mi chiedo quanto la motivazione originaria valga in questa nuova propaganda clericale.
@Andrea Inglese
“La riconciliazione è un tuo problema, non è ad esempio il mio. (…) Beatifica di un colore solo la chiesa, il nero.”
Il tuo problema è che gli altri vedono la Storia, tu una partita a scacchi.
Bianco o nero, ecco una classica scacchiera savianesca.
la chiesa beatifica i suoi, che scandalo è?
Tra le cose che mi sorprendono di più pensando alla guerra civile spagnola, oltre all’idea di un paese dotato di un governo culturalmente dei più avanzati dell’europa occidentale (prima della guerra ovviamente) è la figura di Garcia Lorca.
La sua morte.
Lorca Stava a Madrid al momento dell’insurrezione franchista, lontano dall’Alziamento, e lui che ti fa? Pensa di essere più al sicuro tornando a Granada, proprio una delle prime città a cadere nelle mani della falange.
Un errore di valutazione? Lì Lorca crede comunque di poter contare sulla protezione di alcuni amici, personaggi della destra, in particolare Miguel e Luis Rosales (quest’ultimo anch’egli poeta). Invero questi amici rischiarono quasi la pelle per averlo ospitato e nascosto.
Lorca aveva lasciato la Huerta (la casa di famiglia) perché non si sentiva sicuro, già erano venuti; ma si dice che Choncita, la sorella, alla quale i franchisti avevano appena fucilato il marito (sindaco di Granada), fosse stata lei, forse per paura, a indicare a Ruiz Alonso che il fratello si era rifugiato dai Rosales.
Le protezioni non gli varlsero a niente.
Fu arrestato e ucciso da un losco figuro criminale, Juan Luis Trescastro de Medina, che si vantò di essere l’autore materiale del delitto sparando ‘due proiettili nel culo a quel maricón’ (si veda Ian Gibson ‘La morte di F.G.Lorca’). Bene questi aveva sposato una Roldan, parenti dei García Lorca, ed è sepolto nella loro tomba di famiglia.
Mistero della morte di un Poeta Andaluso a Granada.
‘Siviglia per ferire.
Cordoba per morire.’
Il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos domattina presenzierà la cerimonia organizzata in Piazza San Pietro per beatificare i religiosi uccisi durante la guerra civile. Il ministro Moratinos del governo Zapatero, quello della Legge sulla Memoria Storica. Proprio lui. In piazza a protestar e al Vaticano a presenziar. Fulgido esempio di marketing extraelettorale: usare la storia in modo politico, senza rinunciare alle strette di mano buoniste e alla diplomazia papista. Nunca mas.
Grazie Beppe: è magnifico il brano scritto da te.
Federico Garcia Lorca è un poeta che ha il senso della terra e muore nella natura, con il grido dell’acqua mescolato al grido della morte, allo sparo. Un assassino vigliacco.
Grazie Véronique.
Binaghi, di cosa stai parlando? Di CHE storia stai parlando? Il clero spagnolo firma un patto ufficiale con Franco nel luglio del 37 e da quel momento appoggia definitivamente il regime, e tutti i crimini che ne conseguiranno. Concepire la storia, vorrebbe dire per la Chiesa CRITICARE innanzitutto quella posizione. Non solo. Ma per la Chiesa spagnola, con il benestare papale, riconciliazione significa perseguire l’obiettivo di 10.000 beatificazioni, tutti “martiri” della Guerra di Spagna, ma guarda un po’, TUTTI del campo franchista. Julian Casanova, storico della guerra di Spagna, scrive cois oggi su “Libération”:
“Certamente, il loro diritto (della Chiesa cattolica) a santificare i martiri assassinati è del tutto legittima. Il problema è che questa Chiesa difende la memoria dei vincitori contro quella dei vinti. Da un lato, si celebra la gloria di alcuni in Vaticano. Dall’altro, le migliaia di discendenti dei repubblicani si sforzano ancora di localizzare i loro morti nelle fosse comuni. Dopo tutto questo tempo, mai la chiesa ha condannato il colpo di stato militare. Mai ha chiesto scusa per avere sostenuto e benedetto la violenza franchista durante e dopo la guerra. Mai ha detto una sola parola in favore delle centinaia di migliaia di repubblicani ammazzati, incarcerati, perseguitati e costretti all’esilio da Franco.”
Ti scrivo queste cose, per mostrarti come tu e altre persone come te siete ormai al di fuori di qualsiasi coerenza e confronto argomentativo. Mi andrebbe di dirti: hai scritto una frase, prenditene la responsabilità. Dimostrami che la Chiesa ha condannato il suo appoggio a Franco, mostrami che ha ricordato e celebrato le vittime innocenti nel campo repubblicano. Mostrami che la Chiesa è interessata a confrontarsi con “la Storia”. Ma non te lo chiedo. Perché è ormai evidente che qualsiasi ragionamento circostanziato non vale più. Che basta buttare li qualche frase come fa O. C., ricca di chissà quali sottintesi. (Ma quali?) E il problema non è la differenza delle opinioni, o il conflitto di idee, che potrebbe esserci tra gente come te e me. Il problema è che non c’è un bel niente. Distruzione del pensiero e grande sventolio di bandiere.
Molti cattolici si sono indignati di fronte a questa operazione politica del Vaticano. Tu certo non sei fra quelli. Puoi esserne orgoglioso.
Julián Casanova es catedrático de Historia Contemporánea en la Universidad de Zaragoza
eia eia allelujàh ?
non credo (spero), proprio perchè “non possiamo non dirci cristiani” (a prescindere dal credere nella trascendenza) ci appare uno studiato atto di intromissione clericale-secolare nelle vicende odierne della Spagna – dove lo “scandaloso” Zapatero osa … istituire l’ora di “Cittadinanza e diritti umani” dimostrando che nessuno ha l’esclusiva dell’etica pubblica…
eppure ci furono tanti spagnoli credenti ( a cominciare dai Paesi Baschi) che si batterono per la Repubblica e furono perseguitati da Franco, ma su di loro è l’oblìo totale…
Mi permetto di ricordare che 1) in tempi non remoti buttavo giù più di qualche frase (sbagliando), e 2) non ho mai usato le MAIUSCOLE che, su internet, sapete, sono fastidiose assai, tipo quel simpaticone che stamattina mi gridava in testa perché l’avevo sorpassato da destra.
Personalmente m’interessa dissodare più che rassodare. Che poi è vero, si ragiona proprio su una bella cippa: credere che la Chiesa Cattolica, OGGI, sia il POTERE, quando al massimo sta combattendo una battaglia di retroguardia, la SUA battaglia di retroguardia, è un po’ come quelli che parlano di conflitto delle civiltà senza mai aver letto Huntington (e sono in molti).
Prendete monsignor Stepinac e il clero croato fondamentalista che benedisse i campi di concentramento Ustascia durante la Seconda Guerra mondiale. Ora, la discussione sui compromessi delle gerarchie cattoliche con il nazifascismo è aperta, ma c’è sempre qualcuno pronto a chiuderla, a dire l’ultima parola su Stepinac, l’ammazzaserbi. Prove storiche alla mano, mi raccomando. Dati e informazioni sempre legittimanti (Liberation come quell’altro, ve lo ricordate Langewiesche? è finita che lo paraculano anche i liberal, leggere Salon per credere. Qui invece sembrava il reporter di Dio). E che è, avete un badge speciale per entrare negli archivi Vaticani?
La “Verità” sarebbe che Stepinac fu un malato di mente al soldo di Pavelic, il ducetto croato. Basta navigare su qualche sito fedele alla propaganda del nazionalismo comunista serbo per trovare decine di conferme a questa tesi, ma che dico tesi, la parola tesi mette già troppi dubbi e noi mica abbiamo dubbi, no? Siamo con Demagistris. Di che altro di dovrebbe discutere, quindi? Guai a guardare dall’altra parte noi fissiamo sempre lo stesso orizzonte. Noi sì che abbiamo le palle per testimoniare storie scomode che si trovano anche nei libri di scuola elementare. Ma non basta, ci vuole anche una legge fatta apposta per difendere la nostra storia patriottica (alla faccia delle Retroguardie…).
A che serve ricordare che il maresciallo Tito dopo la guerra trascinò sul banco degli imputati Stepinac per mettere la mordacchia ai cattolici croati, favorire il loro sbattezzamento versus la maggioranza ortodossa e mandare in sollucchero anche qualche bosgnacco? Ma ora sbucherà quell’altro simpaticone che confonde OC con OT, già lo so. Comunque, il risultato di quel volontarismo ateista fu che la Croazia divenne la prima delle repubbliche secessioniste, finita sotto l’ala protettiva del clero carinziano e tedesco, mamma mia, non ci sarà di mezzo Benedetto anche nella disgregazione della Ex Jugoslavia?
Riconciliare a casa mia significa studiare. Studiare vuol dire mettere in saccoccia quello che già sappiamo, o crediamo di sapere, per battere strade nuove. Ma le ragioni profonde di un conflitto mal si adattano al marketing politico zapaterista. Il fatto è che la lunga durata non interessa più agli ideologi postmoderni, quelli del revival essenzialista e luogocomunista.
P.S.
A proposito, caro Andrea, te lo ricordi LaRouche? E’ finita che mi hanno letto, pubblicato e PAGATO, qui: http://www.loccidentale.it/node/4721
E pensa un po’, io nemmeno faccio parte della Fondazione Magna Charta! Che strana la vita, eh?
sarà che è notte ed è ora di andare a letto, ma sai, OC, che ho letto due volte il tuo commento e non l’ho proprio capito? E’ evidentemente un mio limite, potresti ripetere con calma e in modo, per me, coerente (evitando sottintesi esoterici)?
Grazie.
Tanti saluti ai nottambuli.
Spagna 1931, il martirio
di Francesco Ognibene
Parla lo storico Vicente Cárcel Ortí: «Un disegno anticattolico dietro le atrocità contro il clero». «La persecuzione iniziò già molto prima della guerra civile e fu scatenata da massoni e comunisti». «La Chiesa non volle lo scontro con la Repubblica».
[Da “Avvenire”, 9 novembre 1999]
Avventurarsi dentro la storia della Seconda Repubblica spagnola – dal 1931 al ’39, guerra civile inclusa – equivale a cacciarsi in un roveto irto di ideologismi furibondi: non si spiega altrimenti che quegli otto anni siano tuttora un buco nero per la storiografia iberica, e non solo per quella. Troppe passioni, troppo dolore, e – fatalmente – troppi teoremi, tra i quali anche quello che liquida gli spaventosi eccidi di uomini di Chiesa e laici cattolici come un episodio della contrapposizione tra “repubblicani” e “nazionali”: quasi che preti, religiose e dirigenti di Azione Cattolica siano stati dapprima carlisti integrali e poi franchisti entusiasti. A prendersi il disturbo di verificare cosa determinò uno dei più crudeli e rimossi “pogrom” della storia di questo secolo è ora monsignor Vicente Cárcel Ortí, 59enne sacerdote valenziano, da trent’anni a Roma (dove lavora presso la Curia vaticana), storico e postulatore nella causa di beatificazione di 74 martiri della sua diocesi, vittime anche loro della “pulizia religiosa” messa scientificamente in atto dai “rojos”, i repubblicani al potere. Vent’anni di studi vengono sintetizzati in un volume (“Buio sull’altare”, Città Nuova, pagine 198 pagine, lire 26.000, prefazione di Giorgio Rumi), che replica a decenni di pregiudizi con un’impressionante rassegna di episodi e documenti, dai quali emerge una tesi centrale: i 13 vescovi, i 4.184 sacerdoti e seminaristi, i 2.365 religiosi, le 283 suore e le migliaia di laici ammazzati dopo processi sommari, crudeli prigionìe o torture atroci furono vittime di un progetto di annientamento della Chiesa e della religione cattolica di chiara matrice ideologica, che se ebbe punte drammatiche durante la guerra civile fu però già chiaramente visibile sin dai primi giorni successivi alla caduta della monarchia. Quattro i corollari: si tratta di veri e propri martiri, uccisi in odio alla fede e non perché “schierati” con una delle parti in lotta; furono vittime della Repubblica, e solo in seconda battuta della guerra civile; il loro sterminio non ha a che fare con l’esproprio dei beni ecclesiastici, trattandosi nella quasi totalità di sacerdoti, laici e religiosi poveri quanto i loro carnefici; se poi la Chiesa cercò rifugio nei territori “liberati” dal Caudillo […] lo fece solo per sfuggire a ulteriori carneficine. Spiega Cárcel Ortí: «La storia della Seconda Repubblica spagnola, longa manus dello stalinismo sovietico, è stata sinora offuscata da quel che è successo dopo: il lungo inverno del franchismo ha come “giustificato” una lettura aprioristica di quegli anni di “democrazia”».
Quando si capì che la Repubblica voleva far piazza pulita della Chiesa?
«Sin dalle prime ore. Dopo la fuga di Alfonso XIII a Roma e la proclamazione della Repubblica il 14 aprile del ’31, si verificarono subito i primi atti di violenza: agli inizi di maggio in tutte le principali città, cattedrali, comunità religiose e parrocchie venivano prese d’assalto, saccheggiate e date alle fiamme. Si volevano cancellare gli stessi segni della tradizione cattolica spagnola. L’odio alla fede va persino oltre gli eccidi, e si esprime in migliaia di atti sacrileghi: si svuotavano tabernacoli sparando sulle ostie consacrate e pasteggiando con le particole, l’Eucaristia veniva sparsa per strada e calpestata, le chiese erano usate come stalle, si sventravano le pietre sacre degli altari, da preti e suore si cercava di estorcere un’abiura sotto la minaccia delle armi. Tutto questo cominciò ben prima della guerra».
Ma come si spiega la massiccia campagna di persecuzioni in un Paese profondamente cattolico?
«Fu un’istintiva reazione popolare al clericalismo da cui la Spagna era affetta da due secoli, con la sua “monarchia cattolica” che, per esempio, godeva del privilegio di nomina dei vescovi. Ma la colpa non fu tutta di quelle parti della Chiesa che con la monarchia avevano stretto un patto di conservazione reciproca. Ad armare la mano di molti fu la propaganda comunista e massonica: squagliatosi il regime monarchico, la Chiesa fu dipinta come il nemico del Paese, responsabile di povertà e ingiustizie. Il governo lasciò fare e non cercò mai i responsabili delle prime efferatezze, avvalorando la tesi di una responsabilità diretta nel clima di odio che si era scatenato in tutta la nazione. Tra gli agitatori c’era un po’ di tutto: anarchici e socialisti, ma anche liberali e massoni. La Repubblica cadde ostaggio dei più faziosi. E in Spagna si finì per vietare ogni espressione pubblica di culto, provvedimento che suscitò la reazione persino di un repubblicano come il ministro basco Manuel de Irujo: questi vi scorse il segno della deriva fascista di un regime che già era oggetto di orrore in Vaticano. E per la sua presa di posizione Irujo ci rimise il posto».
Quale fu il calcolo che portò a voler spezzare la società spagnola, creando le condizioni per la guerra civile?
«[…] La Repubblica intendeva recuperare il terreno perduto saldando il Paese con la rivoluzione sovietica. Ma il sentimento religioso degli spagnoli era assai radicato: e dopo aver toccato con mano gli inauditi eccessi dell’ateismo repubblicano la gente reagì. Solo questa “resistenza”, combinata con la sollevazione dei militari, ha impedito che la Spagna diventasse un’altra Albania […]».
Perché la Santa Sede non riuscì a fermare il massacro dei cattolici durante la Repubblica?
«Il Vaticano diede prova di prudenza, accettando il governo di fatto finché, nel ’38, non fu chiaro che gli spagnoli l’avevano ricusato, e resistendo intanto anche a episodi di aperta ostilità come il cannoneggiamento della nunziatura a Madrid. Intanto Pio XI inviava note di protesta, i vescovi prendevano posizioni pubbliche e si incoraggiavano in ogni modo le forze moderate, che in effetti riuscirono a spuntarla per la breve parentesi 1934-36 fatta passare poi, non a caso, come “biennio nero”. Nonostante gli sforzi di Franco, il riconoscimento della legittimità del suo governo arrivò solo due anni dopo l’inizio della guerra: dunque la Chiesa non cercò mai lo scontro con i repubblicani, ed è falso che gli eccidi avvennero perché si sarebbe schierata con i nazionali. Lo sterminio sistematico riesplose nel luglio ’36, e l’indignata lettera dell’episcopato, datata agosto ’37, rallentò la furia degli aguzzini anziché riattizzare la persecuzione, come invece si sostiene. La verità è che si volle sradicare il cattolicesimo dalla Spagna. E così si fecero almeno 6.500 martiri. Altro che democrazia».
Lei sa che a dire queste cose si passa per revisionisti?
«Sempre meglio del lavaggio del cervello imposto ai giovani da schiere di storici».
@Andrea Inglese
Distruzione di pensiero e grande sventolio di bandiere li ho praticati in gioventù, quando mi beavo di una falsificazione fumettistica della storia di cui risento gli echi. Ma ti capuisco, non puoi sparare sui nuovi padroni perchè stanno tutti al centro sinistra, non puoi sottrarre i Brambilla a Bossi e Berlusconi (cui li ha regalati il vostro giacobinismo suicida), ti rimane la leggenda nera.
roberto (O. C.), di tutto il tuo intervento, l’unica idea intelligibile e che avrebbe realmente senso discutere assieme, è questa:
“Personalmente m’interessa dissodare più che rassodare. Che poi è vero, si ragiona proprio su una bella cippa: credere che la Chiesa Cattolica, OGGI, sia il POTERE, quando al massimo sta combattendo una battaglia di retroguardia, la SUA battaglia di retroguardia, è un po’ come quelli che parlano di conflitto delle civiltà senza mai aver letto Huntington (e sono in molti).”
Per il resto, confesso come Biondillo, di non riuscire a seguirti. Dipende senz’altro dai miei limiti. Ma forse non hai scelto il giusto contesto e gli interlocutori sufficientemente esperti.
Quanto al tuo articolo, che ci proponesti per NI, sono ben contento di non averlo pubblicato. Ma lo devi essere anche tu che le cose siano andate cosi, sta bene li dove sta ora, a “L’Occidentale”, e in più sei stato anche pagato. Hai finalmente trovato la tua famiglia, no?
Binaghi, come prevedevo non mi hai risposto. In compenso mi attribuisci opinioni politiche che qui non sono in questione. A che giova?
L’intervista pubblicata sull’Avvenire del sacerdote Vincente Carcel Orti.
Vicente Cárcel Ortí, es uno de los más destacados y prolíficos historiadores de nuestra Iglesia. Es doctor en Historia Eclesiástica y en Historia Civil y en Derecho Canónico. Es autor de una treintena de libros y de más de doscientos artículos científicos.
Come fonte disinteressata, tendenzialmente oggettiva, e affidabile, potevi cercare di meglio dell’organo di stampa cattolico e del sacerdote, intelletuale organico alla Chiesa di Spagna.
Certo, lo storico cattolico è parte in causa.
Come te del resto, no?
Non hai una memoria storica, una scelta di classe da difendere accanitamente?
E allora, provare a presumere la buona fede altrui oltre alla propria e rinunciare alla storia a colpi d’accetta, non sarebbe ora?
Caro carissimo Andrea, ricordi?, ni dieu, ni maître.
E poi, proprio perché sia chiaro, la mia famiglia è questa: http://www.mezzanotteavita.com/
Le altre sono incursioni divertenti, mooolto divertenti, tanto per sperimentare un po’ quant’è vario quant’è bello lo spettro della blogsfera.
a Binaghi
Prima scrivi: “Il tuo problema è che gli altri vedono la Storia, tu una partita a scacchi.” Il che significa tu ti schieri a difendere la tua parte. Il che implica, quindi sei fazioso, e non t’interessa di leggere la “Storia”.
Io ti ho detto qual è il punto, e lo scandalo. E rincollo quanto già scritto:Dimostrami che la Chiesa ha condannato il suo appoggio a Franco, mostrami che ha ricordato e celebrato le vittime innocenti nel campo repubblicano. Mostrami che la Chiesa è interessata a confrontarsi con “la Storia”.
O mi convinci che tra le vittime del regime franchista, durante e dopo la guerra civile, non ci fossero né innocenti (anche cristiani) sui cui spendere da parte della Chiesa qualche parola ufficiale, oppure vai a rafforzare le file dei cattolici che si sono indignati, ben prima dei libertari senza dio come il sottoscritto.
Però per favore basta, adesso, ti prometto che non rispondo più, ok? Arrivedooorci.
Semplicemente, il clero spagnolo era tanto detestato dalla povera gente perché non era dalla parte della povera gente come avrebbe dovuto. Come si sarebbe aspettata la povera gente che fosse, nel nome di Cristo.
L’errore dei repubblicani fu invece quello di non contenere quell’odio, per dimostrare che non c’era motivo che la religione dovesse temere.
Tuttavia gli atti di ostilità del clero (alto) nei confronti della repubblica non cessarono mai e la Chiesa non dette l’opportunità, né gli argomenti, né il tempo per promuovere un atteggiamento diverso.
“Il 7 maggio 1931 l’arcivescovo di Toledo, il cardinale Pedro Segura, dichiarò guerra alla Repubblica con una pastorale con la quale invitava i cattolici a imbracciare le armi contro i nemici della religione. Fu un’iniziativa che di certo non contribuì ad attenuare la convinzione dei repubblicani che la chiesa fosse il baluardo della reazione più estrema”.
Paul Preston – La guerra civile spagnola
La Chiesa non è interessata a confrontarsi con la Storia nel modo in cui tu pretendi, perchè significherebbe uno schieramente politico che non è nella sua missione, e sulla posizione di allora l’intervista che ho riportato è chiara. Oggi la Chiesa beatifica persone in quanto martiri in difesa della fede, non in quanto combattenti. L’innocenza e la buona fede di chi ha combattuto da una parte e dall’altra non è in discussione. Se non capisci questo sei come quei Romani che non capivano la differenza tra Cristo e uno Zelote. La Chiesa giudica la Storia non da destra o da sinistra, ma dall’alto di una croce, anche se a volte è un’altezza che dà le vertigini a qualche cardinale. Ma da quando esiste, i principati di questo mondo la premono prima perchè si schieri, per poi poterla rimproverare di essersi schierata dalla parte sbagliata. Quanto a me io non difendo cardinali di ieri o di oggi, ma la trascendenza della fede.
a Beppe,
“Semplicemente, il clero spagnolo era tanto detestato dalla povera gente perché non era dalla parte della povera gente come avrebbe dovuto.” Non si puo’ dire più chiaramente.
Grazie Binaghi. Ho capito meglio. A volte non è chiara quanta distanza esiste tra due posizioni. Ora l’ho capito e non ha senso per me discutere con chi afferma l’infallibilità della Chiesa, il suo porsi al di sopra della storia, come istituzione apolitica (nonostante qualche mela marcia di cardinale.) E’ una posizione di fede la tua. E quindi indiscutibile.
@valter binaghi
mi dispiace, non sei banale, ma ti contraddici da solo. E’ proprio il contrario di ciò che affermi: in Spagna la chiesa era storicamente e secolaristicamente schierata. Di trascendenza poca (almeno in quel frangente).
E quando dico che la chiesa deve stare dalla parte degli umili, dalla parte degli ultimi, non ho detto che deve far politica, ma semplicemente seguire il vangelo che è al tempo stesso trascendenza, fede, ma anche amore per gli uomini, …anche quelli poveri.
E se il clero invece si pone (come si pose) dalla parte dei proprietari terrieri, e della difesa dei loro privilegi (assolutamente non trascendentali) i contadini affamati pensano (come pensarono) che la chiesa non difende la fede, la trascendenza, ma fa politica e di quella propriamente reazionaria e feudale.
Capito valter, non è politica, (quella spesso la fa la chiesa che dice di difendere la fede).
La beatificazione va bene se sei convinto che quei sacerdoti fossero davvero difensori della fede.
Ma sinceramente, lo chiedo a te, sinceramente pensi che la Chiesa lo pensi senz’altro?, o c’è dell’altro, dell’altro in questo gesto? Magari a guardare bene, fino in fondo, sì, proprio della politica, magari di uno schieramento contro un’altro o roba del genere…, e se così fosse, anche minimamente, non sarebbe stato meglio recitare parole di pace?
Dillo sinceramente.
perdono per ‘un altro’ con l’apostrofo.
@Beppe e Andrea
In queste discussioni sembra che io voglia difendere un istituto vaticano (la beatificazione per esempio) che spesso non capisco e di cui in realtà m’importa poco. Quello che m’importa invece è far capire (a persone che per altri versi sento vicine) che la chiesa assolve la sua missione quando dice con Cristo “il mio regno non è di questo mondo”, e difende non proprietà terriere ma nemmeno il furore degli affamati, a costo di apparire incomprensibile. Difende la libertà interiore della fede, quando è messa in pericolo, perchè essa è il più importante testimone della spiritualità dell’uomo, che il mondo minaccia continuamente riducendolo alla tirannia dell’economico e ai calcoli del potere. Il martirio, cioè l’estrema testimonianza di fede, è la ragione per cui molti che non avevano conosciuto Cristo credettero. Per la Chiesa è il bene più prezioso. Non pretendo che si condivida, ma almeno si capisca.
http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=38505
BEATI FRANCHISTI: RATZINGER CONCEDE
GLI ONORI DELL’ALTARE A 500 “MARTIRI” DELLA GUERRA CIVILE
34092. MADRID-ADISTA. Sempre più sul piede di guerra la Chiesa spagnola, alla vigilia della beatificazione di ben 498 nuovi martiri della guerra civile. La cerimonia si terrà il prossimo 28 ottobre a Roma, in piazza San Pietro, dove, per l’occasione, stando a quanto annunciato dai vescovi spagnoli, confluirà oltre un milione di pellegrini: una prova di forza che dovrebbe lanciare un forte segnale al governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero.
La maggioranza di centro-sinistra che sostiene il primo ministro spagnolo sta infatti per approvare la legge della memoria storica, che riconosce le vittime del regime franchista e dichiara “illegittime” le sentenze pronunciate durante la dittatura. La proposta, fieramente avversata dall’opposizione del Partito Popolare, che teme possa riaprire “vecchie ferite”, costringerà, tra le altre disposizioni, tutte le istituzioni pubbliche e private a rimuovere i simboli e le decorazioni risalenti al periodo della dittatura, sotto la pena di vedersi sospese sovvenzioni e aiuti pubblici. Il portavoce della Conferenza episcopale spagnola, mons. Juan Antonio Martinez Camino, ha negato recisamente che la coincidenza della beatificazione di massa con il dibattito sulla legge della memoria storica sia stata voluta: “La Chiesa – ha dichiarato – lavora secondo il suo proprio calendario, che non è dettato da nessuno, tanto meno dal calendario politico”. La beatificazione, ha aggiunto, “non è un gesto contro nessuno, non si cercano colpevoli, né si vogliono discutere questioni storiche o politiche”. Tuttavia, malgrado le sue rassicurazioni, non è passato inosservato che il 28 ottobre cadrà il 25.esimo anniversario della storica vittoria che consegnò nel 1982 ai socialisti di Felipe González il governo della Spagna.
La Conferenza episcopale spagnola ha precettato la quasi totalità dei vescovi per la kermesse di piazza San Pietro – per il momento, già in 72 hanno annunciato la loro presenza, e ciascuno di loro è stato incaricato di assicurare una significativa partecipazione da parte della propria diocesi. La cerimonia sarà presieduta dal prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il card. José Saraiva Martins e si svolgerà alla presenza di Benedetto XVI, che ha promesso un messaggio di ringraziamento e sostegno per i presenti. Presentando l’evento, i vescovi spagnoli hanno voluto sottolineare che si tratta della proclamazione del numero più alto di beati della storia: un “avvenimento straordinario”, spiega ancora mons. Camino, dal punto di vista “quantitativo” e “organizzativo”, oltre che “pastorale”, ma, ha aggiunto, in nessun modo pensato “per coltivare alcuna megalomania”. Con la cerimonia del 28 ottobre, saranno quasi mille i martiri della guerra civile spagnola riconosciuti dalla Chiesa (977, per la precisione, di cui 11 santi), ma la Conferenza episcopale spagnola non si vuole fermare qui: sarebbero circa 10.000 le richieste di beatificazione arrivate dalla Spagna, praticamente i quattro quinti di tutte le circa 12.700 cause di beatificazione attualmente pendenti in Vaticano.
La particolare interpretazione della storia spagnola è ben spiegata dalla scelta dell’espressione “martiri del XX secolo” per identificare i 498 nuovi beati, “vittime dei totalitarismi” che dominarono l’Europa nel ‘900: “La persecuzione religiosa che la Spagna soffrì nel ventesimo secolo”, spiegano i vescovi, si riflette ancora oggi nel “fondamentalismo laicista” del governo socialista. La preghiera che verrà recitata durante la cerimonia invocherà la liberazione “dai nuovi totalitarismi, come quelli che, sotto diversi segni ideologici, trascinarono nella tragedia interi popoli nel secolo passato”. D’altra parte, la Chiesa spagnola era già stata accusata di memoria selettiva lo scorso agosto, quando l’arcivescovo di Valencia, mons. Agustin Garcia Gasco, aveva annunciato piani per costruire un “megasantuario” dedicato – ancora una volta – ai “martiri del ’36”. Le organizzazioni per la memoria storica, naturalmente, hanno sottolineato come la Chiesa non abbia mai pensato di rendere onore alle vittime di quel regime franchista che aveva apertamente sostenuto. (a. s.)
tanto per mettere per esteso “il regno della chiesa, che non è di questo mondo”:). Data la piattaforma di discussione che riporta tra i presupposti anche la posizione di adista, è del tutto sintomatico che si proceda, ancora una volta inutilmente, polarizzando, in perfetto stile “porta a porta”. Sono i limiti del mainstream (contenta comunque di aver visto faccamobreccia in home su NI).
gina,
adista (incluso l’articolo che incolli) era già tra i link segnalati (tra l’altro da fare breccia); suggerisci tu come impostare in modo mainstream e meno “porta a porta” la questione.
ai
lo so, adista era tra i presupposti della discussione, come ho detto, certo la si può anche ignorare poi la discussione si svolge come si svolge, fino magari a ipotizzare magari tra le righe, magari conciliando, una “attualissima” persecuzione dei cattolici per causa di fede. per quanto mi riguarda questo pezzo ha fatto giustamente breccia nel silenzio e/o nella manipolazione mainstream, non è avvenuto lo stesso a livello di discussione. punto (mio, neh:).
ai
(aggiungo ma solo perché me lo hai chiesto e per esempio e poi basta che c’è un hotlink, magari tra le righe:) e magari non troppo evidente:), anche con la questione delle agevolazioni fiscali ( che qualcuno guarda caso considera come “condizioni d’esercizio”:) che lo Stato italiano concede a una Chiesa che non è di questo mondo)
“Un ragazzo dei centri sociali ha bloccato il traffico versando vernice rossa sulla strada: ‘per simboleggiare il sangue versato in nome dell’antifascismo”. Rosso Trevi?
Mi sembra di capire che la posizione della chiesa, come viene qui interpretata dai suoi difensori, sia una specie di “non buttiamo il bambino, ma nemmeno l’acqua sporca”. Si può fare di meglio?
…si potrebbe fare di meglio sì, si potrebbe buttare l’acqua sporca ed il mostro travestito da bambino.
il discorso che fa andrea inglese mi pare molto onesto.
ai cattolici come il signor binaghi che sostengono che la chiesa assolve il suo compito quando dice “il mio regno non è di questo mondo” puoi solo chiedere: quando, quando, questa vostra chiesa Ideale ha assolto questo compito, quando?
vedere nel martirio l’etrema testimonianza di fede mi pare aberrante.
di quale fede stiamo parlando?
questa operazione di beatificazione è un insulto alle parole di quel povero cristo: perdona loro perchè non sanno quello che fanno.
l’esistenza stessa della Chiesa come potere temporale è un insulto a quel Giusto tradito nel momento stesso che si è proclamata la sua resurrezione.
vi e mi dedico questa,, di padre turoldo,oltre la foresta
fratello ateo, nobilmente pensoso
alla ricerca di un Dio che io non so darti,
attraversiamo insieme il deserto.
di deserto in deserto andiamo
oltre la foresta delle fedi
liberi e nudi verso
il nudo Essere
e là
dove la Parola muore
abbia fine il nostro cammino.
baci fraterni
la funambola
http://valterbinaghi.wordpress.com/2007/10/29/my-personal-vaffa-di-valter-binaghi/
vista l’ottima compagnia (panda, varani di komodo, cavolfiori e petunie della groenlandia): meglio affanculo che beati:)
(oc: anche il ragazzo dei centri sociali è una bella vaccata mainstream. trattavasi comunque di Rosso Mestruo. Caso ha voluto che l’improvvido gocciolìo, trasformatosi come per miracolo in un’onda di piena, abbia colto una fiera femmina antifascista proprio davanti alla farmacia di un obiettore, che per fatto di coscienza si è rifiutato di venderle i tampax. Il violento tsunami Rosso Mestruo che si è sprigionato dal ferale infracoscia ha quindi travolto, nella sua folle corsa assassina, anche i pellegrini che accorrevano numerosi per le beatificazioni in piazza sanpietro, suscitando non solo le ire dell’opus day, ma anche la sacrosanta formalizzazione delle accuse di terrorismo, devastazione, saccheggio e aborto a fini eversivi. informati meglio e hasta la breccia:)
Grande gina: un red stream di tutto rispetto: non so poi se esoterico o essoterico; ma vale un kotekino