Dieci nuovi poeti. Quaderno del Nodo Sottile 5
Nodo Sottile nasce dall’impegno e la passione di Daniele Ciullini, responsabile dell’Archivio Giovani Artisti del Comune di Firenze e dei due curatori Vittorio Biagini e Andrea Sirotti, che per ogni edizione non si limitano alla scelta dei testi, ma ricercano la collaborazione di critici e poeti per introdurre gli autori nella realtà del lavoro poetico. Vorrei anche ricordare la prima antologia (Cadmo, 2000), curata da Domenico De Martino e nata da una selezione di testi poetici di giovani autori fiorentini, raccolti presso l’archivio e dalle segnalazioni della poetessa Mariella Bettarini, curatrice insieme alla poetessa e fotografa Gabriella Maleti delle Edizioni Gazebo. (f.m.)
Dalla postfazione:
(…)Dopo le quattro antologie, il premio alla silloge inedita e le numerose iniziative di diffusione e di formazione sulla poesia giovanile nelle edizioni scorse, per questa edizione di Nodo sottile abbiamo pensato una formula che fosse sintesi e arricchimento del lavoro precedente. Un’offerta inedita, almeno in Italia, che combinasse in modo forte l’aspetto dello “scouting” (il rilevamento delle emergenze poetiche giovanili significative) con quello “formativo” (l’offerta di occasioni di maturazione di consapevolezza e di affinamento degli strumenti del mestiere). Ecco la ragione dell’istituzione del primo corso residenziale di Nodo Sottile – “L’officina della poesia”- come momento successivo ad un’ampia selezione di dimensione nazionale.
I dieci giovani, scelti sulla base della qualità dei testi presentati tra i numerosi partecipanti al concorso, e risultati fortunatamente assai ben assortiti (in quanto provenienti da varie realtà italiane, bilanciati tra ragazze e ragazzi, caratterizzati da esperienze formative e da modalità di scrittura assai diversi) si sono raccolti dal 27 al 30 Settembre 2007 nella Villa I Cancelli, sulle colline fiorentine, “a bottega” da due autorevoli poeti: Antonella Anedda e Gian Mario Villalta. Si è trattato di una full-immersion in cui sono stati affrontati tutti i principali aspetti dello scrivere poesia. L’entusiasmo e la qualità dei giovani autori e la competenza e la disponibilità dei maestri, nella continuità di convivenza in un luogo di grande raccoglimento e bellezza, hanno permesso una buona riuscita di questa scommessa. I “risultati” sono già visibili con questo quaderno, che prelude ad una pubblicazione antologica, prevista entro il 2008, che raccoglierà in maniera più organica e completa le opere presentate e successivamente elaborate dai dieci finalisti. Una delle cose che ci sono parse più significative in questa esperienza, a parte la qualità obiettivamente elevata dei testi, è la ricchezza umana dei partecipanti, la loro voglia di dialogare e di mettere in relazione tra loro visioni del mondo e di poetica che trovano raramente (una volta entrata in crisi la stagione d’oro delle riviste) l’occasione di confrontarsi e che i blog poetici e letterari, pur con tutti i loro meriti, riescono difficilmente a compensare. Come curatori ci auguriamo di poter proseguire su questa strada.
Vittorio Biagini
Andrea Sirotti
…
Cristina Babino
Da: SUITE D’INGHILTERRA
II
Paddington Station
Il fruttivendolo accampato nella metro
tra la scala mobile e l’uscita
è un verso rubato a Ferlinghetti.
Un’indiana in sari viola
compra raspberries al sacchetto
e intanto allatta tre bambini
aggrappati alla sottana
tenda abbassata
bacio sul collo del piede.
Mi appoggio a quel che resta
di un lampione vittoriano
valigie a rotelle
tracciano lunghezze di binario
orizzonti frettolosi
paralleli al pavimento.
Mastico il tempo
trascorso vuoto
che rimane
e una barra ai cereali
comprata insieme
ai quotidiani.
Tra due ore avrò di nuovo fame.
***
Giulia Chiacchiella
Entro in me e scompaio
Come un cucchiaio in un bicchiere di sangue.
Io non interesso a me stessa
Delego questo impegno al mondo
Col mio incedere da regina
Che ogni volta mi ricopre di stracci.
Sola nell’angolo carico
Celebro il mio funerale
Con velette nere e vecchie streghe in lutto
Debitamente importate.
Ampie aspettative
E risultati secchi come un ramo.
Ma io sono il carnefice.
Io coperta da un dito di latte
Io con le mani piene di lamponi
Io dall’occhio cristallino.
Per non cogliermi
Mi abbandono
Per non deludermi
Mi offro.
I miei specchi distorti annuiscono.
La mia mente è cinetica
La mia bocca dissonante.
Domani comprerò un lupo per farmi squarciare
***
Alessandro De Francesco
tre eventi
I. (dilatazione)
certo inconsapevole ondeggia dal marciapiede alla strada emettendo versi quasi subito lo travolge una bicicletta resta a dibattersi nello stesso punto dell'urto per il collo spezzato non può spostarsi le ali che frullano bruscamente nel sangue private di funzione dalla fermata dell'autobus esattamente di fronte un uomo si getta lo zaino ondeggia gli è sopra lo finisce calpestandolo in modo ritmico tacendo si gira torna sul marciapiede allargando le braccia è sudato respira affannosamente resta la dilatazione del corpo deformato sui rumori della città II. tentando di premere l'icona desiderata la freccia si agita sbattendo ai lati dello schermo quasi incontrollata cerco senza esito un motivo nel pannello di controllo raggiunto a stento pestando sul sensore riavvio poi spengo quando riaccendo la macchina è immemore dell'accaduto III. (aderenza) inutile tentare di avvertirlo nel piazzale degli autobus la corriera in retromarcia non sa di lui dietro la ruota e lui senza esserci nella coscienza del movimento all'indietro non pensando all'azione degli oggetti anche se nel continuo e non voluto ondeggiamento pare uscirne come quando noi proviamo a liberare i fatti dalle cause alla fine è uno scoppio d'ossa sul rumore del diesel restano aderenti al pneumatico le ali
***
Pasquale Pietro Del Giudice
Traduzioni.
ad Ande.
Gli scricchiolii sottopelle
i rami, le rigature
di ciò che scorre e tutto così
perché tremino un po’ le linee
si scoprano i volti, le trame
di un cordone ombelicale
e la corrente rifluisca, cresca di conca
in conca l’acqua, da catino
a catino il formicolio dei canti;
non un filo non un’umile corda
che oscillando non moltiplichi amore
a nuovo amore
più remoto il richiamo più rischiosa
la tensione dei sensi, più sottile
il filamento che ci tiene in vita
i nuclei si squassano, le membrane
si contraggono dilatano al limite
i tessuti, rilanciano le linfe
verso telai intatti – foce
e trapasso delle acque -.
Un palpitio di baci, minuscoli abbracci
e noi qui l’anello duro d’un’infinita
catena di trasalimenti
socchiudiamo le palpebre, il libro
nella cura del cosmo,
per un battito di presenza, vita sincrona
espansa.
***
Gaia Gubbini
Su un polittico di Carlo Crivelli a Brera
La crepa nell'argine: è la crepa che dolora, flagrante crepitìo che divora. La frazione in cui, fragile, mi frango. È crepa nel polittico, nel suo marmo artefatto: artifizio. Vulnerario delle mie rarefatte crepe, screpolature: piaghe della passione, crivelli amari, cristalli salsi, melograni riarsi. Smalti scheggiati, scalfiti, sconfitti.
***
Franca Mancinelli
se oggi avessimo la febbre insieme
staremmo come due cucchiai riposti
asciutti nel cassetto,
c’inventeremmo i piedi
avanti e indietro come stracci
per le carezze ai pavimenti,
o resteremmo nudi come chiodi
dimenticati in mezzo alla parete.
***
Natalia Mazzilli
Pesci di legno
Due pesci di legno appesi al collo
mi darebbero più sicurezza
ma li devo ancora rubare.
Intanto tagliami con attenzione
perché nottetempo arriverà la bassa marea
dovremo camminare per ore.
E se la luna ci risucchierà
sciogli le spalle
le caviglie saranno già bagnate,
caviglie di zampe e non di gambe,
otto e non più quattro,
sottobosco fresco.
Dagli alberi ai lampioni,
da lupi a pipistrelli
e poi ancora: lucertole.
Squame antiche di incontri lussuriosi,
la follia da canicola ci può spezzare in due,
code senza corpi che si dimenano.
E se i bambini rideranno
sciogli le spalle
il tuo corpo si unirà alla mia coda,
la tua coda al mio corpo
e ci mangiamo il sole
i muri leccalecca.
Due pesci di legno appesi al collo
e il limone per i ricci,
che ti desideravo già prima di saperti.
Pesci di livido.
***
Luigi Nacci
Da: del prima e del dopo te
Avrai poche cose ma quelle le avrai:
la forfora nei vasetti, i ciuffetti
di sebo, il pelo perso a primavera.
L’urna che mi conterrà non la mettere
nell’atrio: scoperchiala presto, riempila
di bora, fanne una fioriera
di cicloni. Stappali i vini,
versali a terra, allaga il corridoio:
chiama alla festa il condominio
[…]
Avrai poche cose:
i soldatini di latta affamati
diretti in dispensa a marcia forzata.
Ti saranno alleati gli orsacchiotti
di pezza, i dizionari dei sinonimi
e contrari, la carta da parati
a fiori, mezza scatola di sigari
fumati. Le guerre le perderai
tutte. Consolerai gli ammutinati.
Avrai poche
mappamondi smagriti dalle diete,
cartine stradali scadute.
Abiterai nei treni arrugginiti,
fra le reti dei pescherecci,
sulle ali degli aeroplani.
Ti chiederanno dov’è casa tua.
Risponderai facendo spallucce.
Passerà un attimo e mi penserai
Avrai
le zanzariere da disincastrare,
le colonie di tarme negli armadi.
Abbevera i ragni in cantina.
Nutri le rondini in inverno.
Apri ai colombi la cucina.
Parla in balcone ai girasoli.
Se deve venire, verrà col vento
la vocazione.
il buio, i fantasmi fosforescenti.
Ad occhi chiusi t’incamminerai.
Vivrai sotto i ponti di giorno.
La gente al volo afferrerai.
Chiamerai la luna dai tetti.
Ridurrai in nuvole il fumo.
Tra i gatti sarai solo, come un dio.
Avrai poche cose, tra quelle cose
ci sarò io.
***
Michele Porsia
Un monaco solo legge una pietra incisa nel vento invernale. La strada è apparsa sulla pagina come l'unico segno di vita, ma sulla neve, sindone di carta, si vede in filigrana anche il profilo disabitato dei luoghi che attraverso. Seguo la macchina spargi-sale, la scia scura e rumorosa che mi lascia viaggiare, e che mi trascina cieco nel paesaggio cancellato dal freddo.
***
Aldo Riboni
Lo spazio non è rigido.
Non è un sistema astratto
o una scatola assoluta.
Non è un’illusione
che si possa svelare sfidando tartarughe.
Lo spazio è relativo a chi lo riempie.
Non è una scatola
ma un budino.
Non illude ma contiene miraggi.
La prova è che se appari
all’improvviso in una stanza
lo spazio si racchiude ad abbracciarti.
Dal tuo orizzonte degli eventi
non si sfugge.
Natalia Mazzilli sa l’ oscenita di quesi cieli, i soli. dai quali le nostre schiene, a nostra insaputa, si fanno guardare
Luigi Nacci ha l’ educazione sentimentale con la quale si dovrebbe
dare pace ai morti (ù
Franca Mancinelli, rabdomante, sa trovare l’acqua dei muri, le vene delle ombre, l’ amore che sigilla gli stati emotivi universali
parole da lettura dei testi, a mio sentire.
mi scuso del tempo lasciato che trovano con i citati mi scuso
ma, venute. così. come venute, appunto.
un saluto
paola