Un giullare scomodo

di Valerio Cuccaroni
Intervista a Paolo Rossi

Una delle tante prove concrete che l’Italia è ancora dominata, per molti aspetti, da un regime feudale e cortigiano, è rappresentata dal ruolo decisivo svolto dai giullari nella nostra società. Prendiamo, ad esempio, il movimento dei meet up. Nato dalle “predicazioni” satiriche di Beppe Grillo piano piano si è trasformato in un progetto politico, che durante le elezioni del 2008 ha intimorito non poco le tradizionali forze politiche, compreso il neonato Partito Democratico. Non è un caso che il fenomeno Grillo si sia affermato all’indomani della crisi del sistema partitico, tanto da essere additato come emblema dell’anti-politica. Il giullare infatti è tor¬nato protagonista della vita intellettuale come nel medioevo, riempiendo un vuoto di rappresentanza e assumendo il ruolo dialettico svolto, fino a qualche decennio fa, dai partiti e dai loro militanti, compresi gli intellettuali organici, capaci di coagulare l’attenzione delle masse attorno alle grandi problematiche del periodo: l’etica in politica ai tempi di Tangentopoli o l’antiberlusconismo ai tempi dell’Ulivo.
Il potere persuasivo acquisito dal giullare nel nostro paese è dimostrato dalla censura subita dai comici Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi e Dario Fo durante il secondo governo Berlusconi.
Ed è proprio all’attore e autore comico Paolo Rossi, che siamo andati a chiedere lumi sulla situazione italiana. Lo abbiamo incontrato al termine della serata finale di Cabaret Amoremio 2008, un concorso per cabaret¬tisti emergenti che da oltre vent’anni va in scena a Grottammare, piccolo paese in provincia di Ascoli Piceno, salito alla ribalta per gli esperimenti di democrazia partecipativa condotti nei primi del 2000 dall’allora sindaco Massimo Zamboni.

Iniziamo con una domanda sulla televisione, a cui sei approdato con tanto successo da apparire pericoloso e subire la censura del cele¬bre monologo di Pericle che avresti voluto recitare a Domenica In («Qui ad Atene noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è detto democrazia…»). Che cosa si prova a essere censurati?
Mah, ci son delle cose peggiori che possono succedere nella vita. Per restare nell’ambiente dello spettacolo, quando sei censurato e hai già conquistato un microfono, un riflettore, a volte è anche una fortuna, non bisogna essere ipocriti, nel senso che riempi i teatri, i giornali ne parlano. La censura più grossa e più tragica è quella delle ultime generazioni: cioè, a me viene impedito di esprimermi, però mi son già espresso e possono continuare a esprimermi, le ultime generazioni invece non possono nemmeno cominciare ad esprimersi. E questo non solo in televisione, anche in teatro, con i tagli alla cultura, le sovvenzioni. E quella è una censura molto più tragica e a quel che si prova lì non voglio neanche pensarci.

Sempre a proposito della televisione: come ti sembra quella italiana?
Io non sarei preoccupato della televisione, perché tanto è una cosa che è destinata a finire fra un po’ e già adesso è in grande crisi, perché ci sono Internet, le tv satellitari, i dvd, i telefonini, per cui la fruizione video non credo ce la darà più solo la Rai o Italia 1 o Canale 5. Sono sempre più in ribasso, a partire dalla quantità di spettatori…

Però sulla “massaia” e gran parte dell’elettorato influisce ancora…
Questo sì, però sempre di meno, secondo me. Se tu parli a livello politico, il lavoro è già stato fatto vent’anni fa: è da vent’anni che hanno già cominciato a lavorare il cervello. La massaia fra vent’anni sarà molto diversa dalla massaia degli ultimi venti.

E secondo te sarà più libera avendo più mezzi a disposizione per informarsi?
Ci sarà più caos e, quando c’è più caos, se sei bravo puoi ritagliarti uno spazio di libertà.

A proposito di libertà: perché a Fabio Fazio, il conduttore della popolare trasmissione Che tempo che fa, concedono quella libertà che ad altri viene negata?
Perché lui è molto furbo, perché lui si prende la parte e il ruolo di quello che si scandalizza, non le dice lui, attirandosi anche delle antipatie e dei giudizi a volte non veritieri, perché il lavoro che fa – di chi si scandalizza, di chi si dissocia, di chi non parteggia per ciò che il partner, il comico o l’ospite dice – permette, fa sì che si possa continuare a dirlo.

Fa la spalla…
Sì, ma fa la spalla in maniera intelligente, perché non puoi censurarlo: loro, infatti, dicono «ci verrebbe la controparte», ma è proprio lui a farla e il discorso è chiuso.

Viaggiando ed esplorando l’Italia contemporanea, a noi sembra un paese ancora feudale, dominato da un re taumaturgo, da baronìe varie, dalla Chiesa: condividi questa immagine? E se la condividi, quali “feudi” hai incontrato nella tua vita?
Io condivido talmente tanto questa visione dell’Italia, che l’altro giorno ho detto che volevo rimettermi a leggere il Principe, perché a volte bisogna recuperare il passato per capire il presente e decifrare il futuro. Di feudi io ne ho trovati abbastanza, in tutti i campi, in tutti i settori: al di là del mio mestiere, voglio dire, basta che hai a che fare con la Sanità, hai dei figli da mandare a scuola – insomma li trovi li, trovi.

A proposito di feudalesimo, nel medioevo c’era il buffone e c’era il re: il buffone era l’unico che aveva l’autorizzazione di mostrare il re nudo e sbeffeggiarlo. Ma il fatto che l’avanguardia del dissenso sia oggi costituita dai buffoni, senza offesa, non è questo il segnale di una profondissima decadenza?
Credo di sì e personalmente credo di aver detto qualcosa stasera sul palco al riguardo: io non passerò mai dall’altra parte, nel senso di fare la voce del popolo – io faccio il comico, l’attore, racconto quello che voglio raccontare, pago se c’è da pagare. Poi come cittadino mi tengo anche un passo indietro rispetto agli altri, cioè se c’è una manifestazione, non mi metto davanti, mi metto dietro: ci vado, ma mi metto dietro.

E non ti spaventano gli Italiani che chiedono ai buffoni di fare politica?
Sì, a me sì. Ci vorrebbe solo quello: vorrei vedermi, assessore all’urbanistica, cosa cazzo ti combino!

Se dovessi rifare un “sogno all’incontrario” sull’Italia, come sarebbe questo sogno?
Oddio, uguale a quello che ho fatto quindici anni fa. Per molti miei pezzi alcuni dicono che sono stato profetico, io spero di non aver portato sfiga…

Se dovessi dare dei consigli a chi vuole mettersi in viaggio in questa Italia devastata e grottesca, che consigli daresti?
Basta andare sulla strada, leggersi Kerouac e poi partire. Senza una meta precisa. L’importante è andare.

valerio.cuccaroni@argonline.it

NdR Questa intervista appare nell’ultimo numero di Argo, monografico dedicato all’oscenità.
www.argonline.it
argo@argonline.it

52 COMMENTS

  1. L’unica cosa che mi lascia perplessa è la fiducia nella massaia tecnologica e futuribile. E il potere della massaia non è piccolo, la categoria massaia è una vera custode del pensiero fermo.

  2. L’articolo è molto interessante per una francese, perché ignoro molti aspetti della situazione in Italia. Non conosco la televisione italiana, peraltro non ho la televisione.

    Un film che puo ricollegare con l’articole è IL caiman di Nanni Moretti.
    Il buffone fa ridere con la sua maschera, le sue scappate, ma a una figura tremenda, parlo del buffone che ha nelle mani il potere di un paese. La barzellata nasconde la volontà di opprimere un linguaggio
    di libertà.

    Invece la satira è un ridere schietto usando l’intelligenza come mezzo
    di critico. Non è una maschera. Mette a nudo il vero carattere del potere.

  3. dissento dal cuccaroni.
    oggi i comici sono gli unici capaci di analisi politiche serie e approfondite: vedasi Corrado Guzzanti.
    gli unici capaci di acute proiezioni sul futuro.
    gli unici capaci di dire la verità.
    il paragone col buffone, col giullare, eccetera, è deviante.
    la decina di comici di valore di cui disponiamo, Grillo compreso, sono gli unici intellettuali degni di questo nome rimasti, gli unici notisti politici non del tutto asserviti al gioco delle parti (mi correggo: della sola parte).

  4. concordo con F. Pecoraro

    “La dittatura è un sistema per opprimere il popolo. Questa democrazia è un sistema per costringere il popolo ad opprimersi da solo.”
    C. Guzzanti

  5. Siamo sicuri che Grillo sia ancora – e solo – un comico?

    OT, then: sulla strada sarebbe ora di portarci i libri di Burroughs, piuttosto.

    Un saluto

  6. beato il popolo che non ha bisogno dei buffoni.
    mai piaciuti i balconi e gli aizzapopolobue!
    altro è la satira che dissacra…

  7. @ alcor
    concordo: anche se quel che voleva dire rossi è forse + tragico di ciò che sembra: grosso modo, “la telezombizzazione è già avvenuta”. la massaia sarà diversa, ma non dice come sarà. guarda avanti. e resta sulla legge darwiniana: il + abile ce la farà. io dissentivo anche sulla fine della tv, ma ripensando a un discorso analogo fattomi da bifo, mi sono fermato a riflettere: la recente battaglia fra il demone taccuto, sua emittenza testa sintetica, e murdoc, il re di sky, dimostra che il terreno di scontro sta diventando davvero un altro. sempre mediatico, ma non + quello televisivo tradizionale, bensì satellitare / digitale.

    @anfiosso, “prototipo” di tutti i cordati
    che schifo, davvero. tanto + che, secondo gipi, ora il re ha l’aids (v. penultimo internazionale)…

    @vergé
    enchanté! in effetti, si sono ormai definitivamente invertiti i ruoli: il re ha indossato a tempo pieno il cappello del buffone (da pompiere, ferroviere e chi + ne ha + ne metta). ormai anche i giornali stranieri se ne sono accorti: il times, per esempio: [ http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-11/ras-2/ras-2.html ]
    sul potere della satira (in italia), vedi l’intervista a guzzanti pubblicata su repubblica il 4 novembre 2008, che cito di seguito.

    @pecoraro + filosofipercaso
    magari fosse come dite voi! corrado guzzanti, in un articolo davvero molto interessante, dichiarò: «I comici non devono avere scopi politici, rischiano l’ ambiguità» [ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/04/corrado-guzzanti-torna-in-tv-con-la.html ]

    @teti
    sulla strada dovremmo tornarci in tanti, sì, magari con i libri di burroughs, per dare il cambio a jack. quando siamo tanti e arriviamo sotto le finestre del potere e con le urla scuotiamo i vetri, allora sì che il potere si preoccupa e manda i manganellatori. in autunno ne vedremo proprio delle belle.

    intanto, il 9 agosto tornerò sul luogo del delitto, dove lo scorso anno ho realizzato questa intervista, nella splendida grottammare, e cercherò di intervistare l’ospite d’onore 2009: sabina guzzanti. un’altra che su satira buffoni politica e potere ne ha da dire di cose, eccome!

  8. ciao valerio, bella intervista. anche a me ha colpito molto questo ottimismo nella massaia e, in fondo, nei media del futuro.

    in fondo, noi, “tecnologicamente alfabetizzati”, tendiamo ad avere una visione distorta dell’influenza che Internet e i nuovi media hanno sulla vita reale.

  9. «I comici non devono avere scopi politici, rischiano l’ ambiguità»
    è vero.
    il loro è un discorso meta-politico, per questo quando ci coglie è così micidiale.

  10. i comici fanno i comici, non spostano nulla. ancora una volta pecoraro fa una bella sparata (o brutta, secondo me.)

    i comici sono quasi tutti delle bestie immonde. la guzzanti ha dimostrato di che pasta marcia è. suo fratello ha vera intelligenza, ma non cambia nulla. i comici sono sempre stati asserviti al potere. sempre.

    e non venitemi a dire che a sinistra non c’è il potere. il potere di non fare nulla, di aver consegnato il potere a berlusconi, che lavora.

    la nostra salvezza a questo punto – sparata per sparata – è nicolazzi. votiamo nicolazzi. nicolazzi.

  11. … così perbene che la sua storia di artista io non la paragonerei a quella dei comici romani, e nemmeno a quella di quel luttazzi, che ha infangato il nome del grande lelio, entertainer dell’era bernabei, l’unico periodo decente della rai, peraltro.

  12. @alezzandro
    ripeto: non so se sia ottimismo, quello di paolo rossi. semplicemente, constata che fra 20 anni la massaia sarà diversa (magari sarà un robot). che noi abbiamo una visione distorta, cmq, è sicuro. grazie infine per l’apprezzamento: hai avuto modo di leggere oscenità?

    @stalker
    concordo su tutto

    @fabio teti
    se sarà rosso non lo so, di sicuro sarà caldo. ci saranno molti disoccupati e cassintegrati che non avranno + niente da raschiare sul fondo, il mondo della scuola alla frutta… + che augurarselo, bisognerà contribuire! grazie per i complimenti: lo chiedo anche a te, hai avuto modo di leggere oscenità?

    @pecoraro
    uno spettacolo di alessandro bergonzoni s’intitola “predisporsi al micidiale”…

    @krauspenhaar
    non riesco ad afferrare in pieno le ragioni del tuo astio verso i comici (bestie immonde; asserviti al potere). il problema, secondo me, non sono loro. come giustamente noti, loro fanno il proprio mestiere. il problema sta nell’importanza che hanno assunto certi comici, perché, secondo me, è il sintomo di un vuoto, come ho scritto, e della condizione ancora feudale dell’Italia. l’accostamento dei vari giullari si colloca in questa prospettiva: i giullari italiani di oggi – da grillo a rossi (il suo spettacolo didattico sulla costituzione avrebbe senso in un società in cui la costituzione viene insegnata?) alla guzzanti – hanno assunto la stessa importanza dei giullari e dei buffoni delle corti feudali. che quel dato giullare sia diverso da un altro è un problema diverso.

  13. Mi piacerebbe condividire la visione di Paolo Rossi sul futuro del pubblico/dei pubblici televisivi, ma non ci riesco. Siamo un paese esageratamente esposto alla tv, sia negli aspetti informativi più espliciti sia nei messaggi culturali e di costume. Credo che l’evoluzione di questo medium negli ultimi trent’anni abbia contribuito non poco a creare l’Italia di oggi; qualcosa si sta muovendo nelle modalità di fruizione, ma non riesco ad immaginare ancora un movimento profondo, strutturale, che porti ad una rivoluzione.
    I comici che potrebbero/vorrebbero diventare politici ? Personalmente ne diffido. Amo la satira, la provocazione, lo sberleffo anche cattivo, ma penso che insieme a questo, oltre a questo, occorra un’analisi “seria” e un progetto “serio”, per un’Italia che non sia soltanto buffonate e cronaca di buffonate.

  14. è vero che la telezombizzazione è datata a vent’anni fa, ma mai come nel nuovo millennio la televisione made in italy è diventata la politica e viceversa.
    Dall’intrattenimento, e quell’antica funzione educativa…, si è passati alla propaganda. la quantità di pseudo contenuti politici nei palinsesti è aumentata in modo esponenziale, spropositato. le sere televisive italiane sono totalmente a servizio della ciaccola-politica che pare informare ma che in realtà è quanto di più sterile si possa pensare. questo per me è vergognoso e naturalmente questo lo dobbiamo a silvio e alla rai che gli è andata dietro.
    I comici engage fanno più male che bene, tanto chi vuole sapere sa già.
    Preferisco il buffone ad arte, il travestimento, la messa in scena, il filtro creativo. Voglio essere stupito, voglio non capire.

  15. valerio, ti sembra degno di un paese civile una guzzanti che fa “le osterie” sulla carfagna amante del capo?

    si puo’ graffiare il potere, si deve, ma con altro.

    perchè lenny bruce era americano e non è mai stato – appunto – italiano.

    il mio astio nasce dal fatto che questi veri e proprio buffoni si fanno portatori di idee “contro”. non lo accetto.

    non accetto la guzzanti che pubblica con einaudi. la coerenza che minchia è in questo paese di merda? e vi sembra strano uno come me che spara a zero?

  16. “il mio astio nasce dal fatto che questi veri e proprio buffoni si fanno portatori di idee “contro”. non lo accetto.

    non accetto la guzzanti che pubblica con einaudi. la coerenza che minchia è in questo paese di merda? e vi sembra strano uno come me che spara a zero?”

    accade lo stesso in letteratura, fra quella letteratura che vorrebbe addirittura darsi un tono, e questo fa ancora piu’ ridere

  17. Ciò che dice Rossi è scontato e banale. Concordo con Valerio quando afferma che il vero dramma sta nel fatto che oggi questi comici riempiono il vuoto lasciato dagli intellettuali. Sono la Littizzetto e Grillo a dire le cose come stanno, mentre Benigni sparge la cosiddetta cultura. Il discorso di Krauspenhaar sulla coerenza è giusto in linea di principio, ma bisogna guardare la realtà: o si decide di sparire (alla Ettore Majorana e non alla Mina, per intendersi), oppure, se si vuol provare a dire la propria, è inevitabile scendere a compromessi. Il potere, in Italia, è tutto nelle mani di pochissimi; e non c’è modo alcuno di bypassarlo riuscendo al contempo a godere di una ragguardevole visibilità che ti consenta di controbatterlo, quel potere. L’alternativa che si pone è: ritirarsi oppure “giocare” con furbizia.
    ps: a proposito di furbizia: Fazio, è vero, è l’unico in rai a proporre qualche voce fuori dal coro, ma anch’egli sembra inseritissimo nel sistema, le ospitate sono più o meno quelle, e il suo è un salotto. A volte lo seguo, è abile ma mi sta antipatico perchè, in fondo, è allineato ben più di quanto voglia far credere. La “tecnica” che utilizza, descritta da Rossi, è innocua e pilatesca. Forse lui, che un certo “potere” oramai ce l’ha, potrebbe osare di più.

  18. se fazio propone voci fuori dal coro io sono il coro.

    ma per favore.

    io credo che in ogni settore, se fai il portavoce del pd su base comica, non dovresti pubblicare con berlusconi.

    diverso è il caso di pecoraro (uscito con mondadori): lui non va a fare il buffone per le piazze e a peso d’oro. è contro il nano d’acciaio, ma come una buona fetta d’italiani. io non avrei alcun problema a pubblicare con un editore del suo gruppo. io non sono grillo, non sono la dandini, non sono la guzzanti. cioè io credo di essere una persona seria.

  19. franz, quindi tu pubblicheresti con mondadori ed enaudi? non ho ben capito.

    non ti conosco e non so se te lo hanno chiesto e hai rifiutato o se non te lo hanno mai chiesto o se non hai mai inviato niente e se…
    insomma, che volevi dire

    F.to una casilinga non ancora informatizzata a dovere

  20. Ma Franz,
    te l’ho premesso: O sparisci O fai compromessi. E se tu ce l’hai col nano, però poi pubblichi con Einaudi o Mondadori, un minimo di compromesso, come spiegavo nel mio precedente post, lo fai. Il nano è ovunque, e ti sovrasta dall’alto della sua nanaggine. Io da Fazio QUALCHE VOLTA ho visto ospiti d’un certo interesse: penso a Auster piuttosto che Ceronetti. Ma QUALCHE VOLTA, appunto.

  21. Il compromesso è un accordo tra le parti in cui ognuna delle due concede qc per arrivare a qualcosa d’altro.
    Se uno non modifica nulla di quello che scrive mi dovete spiegare di quale compromesso parlate.
    A meno che voi vi rifiutiate di guardare un film sulle reti di B. o vi rifiutiate di guardare film prodotti dalle sue produzioni, o vi rifiutiate di leggere libri prodotti dalle sue case editrici e scegliate ogni prodotto in base alla proprietà.
    In questo caso siete davvero duri e puri e mi inchino.

  22. stavo per. forse. senza nessun problema. però trovo ridicoli quelli che raccontano di pubblicare con le major di berlusconi perchè così “combattono dall’interno il nemico.” ecco, basta con i comici volontari e involontari.

    io ce l’ho con berlusconi ma anche con quelli dell’altra parte. in certo senso detesto ancor più quegli altri. che non hanno soprattutto voluto opporsi efficacemente allo strapotere. ma questo è sotto gli occhi di tutti. pubblicare con einaudi è credo un bel punto. pubblicare con uno qualsiasi dei vari editori di sinistra che di sinistra in realtà non sono (perchè per me uno di sinistra non tratta le sue “maestranze” a pesci marci in faccia e non se ne va ogni due per tre alle barbados o dove cazzo gli pare a spendere e spandere) non ha un senso politico. un senso politico diverso da quello di pubblicare con berlusconi. gomorra è stato pubblicato da mondadori. e allora? e allora non fosse stato nelle mani di ferro della corazzata arcoriana il giro lungo lungo il libro temo non l’avrebbe fatto.

    non c’è alcun compromesso da fare: gli editori sono tutti uguali, grosso modo, quello che vale davvero è quello che non te lo mette nel culo, ma ti aiuta a venderlo e diffonderlo dopo averlo stampato.

  23. Ma,
    io avevo premesso e ripremesso che i duri e puri sono pochi, e avevo portato come esempio estremo Majorana. Tornando a noi: caro Franz, perchè se fai il comico non dovresti pubblicare con Berlusconi e se scrivi un libro contro Berlusconi invece sì? Dove sta la differenza? E poi, oggi, ha ancora qualche significato parlare di “senso politico”? A mio avviso ce l’ha individualmente, secondo coscienza propria, e allora torniamo daccapo: se il sistema mi fa schifo, come faccio a non farne parte? Chi dice di combattere il sistema dall’interno è ridicolo, naturalmente. Io credo invece che uno possa fare a patti con se stesso nel momento in cui stabilisce che no, il sistema non gli piace, ma se lo pubblicano si fa pubblicare, perchè comunque desidera esistere e farsi sentire, nei limiti del possibile.
    Alcor, anche se non modifichi nulla di ciò che scrivi, pubblicando con B. ti rimetti a B.: è questo il compromesso. Ed è un compromesso che, moralmente, può raggiungere una sottigliezza tale da far male, da tagliare. Peraltro sono storie vecchie, che non nascono e muoiono con B.. Con B., però, si è verificata una concentrazione di poteri, occulti e non, che ha pochi riscontri nel panorama attuale. Questo sì. Secondo me, comunque, una svolta è relativamente vicina. Credo quia absurdum.

  24. franz, quindi, per il fatto che tu ce l’hai con (?) in modo bipartisan e non sei un comico/buffone che sputa nel piatto dove magna, ti potresti far pubblicare (amesso che te se pijassero) da chiunque, e chi ce l’ha con (!), a binario unico, no?

    ho capito bene?

  25. non seguo la deriva “duri e puri”: quando parliamo di colui che controlla mondadori – einaudi (ma anche panorama – giornale – libero – mediaset – ecc. ecc.) e ci scandaliziamo perché wu ming e guzzanti pubblicano con einaudi, evangelisti e moresco con mondadori, parliamo della stessa persona, ci scandaliziamo per la stessa ragione? parliamo di sua emittenza il trismegisto? della tessera 1816 della p2, dell’ospite dello stalliere della mafia, del capitalista monopolista, sua onnipotenza il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI? è scandaloso che un autore pubblichi con le più grandi case editrici italiane oppure è scandaloso che un epigono di bonifacio viii le controlli in blocco?

    la sua potenza di fuoco, testimoniata dal trentennio di invasione catodica commerciale, richiederebbe un lessico e una sintassi diversa. il principe, dopo i re e i duci e le eminenze grige, controlla tutto, siamo tutti alla sua corte, tutti cortigiani. c’è chi è più simile ad ariosto, chi assomiglia di più a poliziano, ma tutti serviamo. la rai non è andata dietro: la rai è stata portata dentro. dentro la corte di diabolon de diaboloni.

    il principe ha i sudditi che merita. i sudditi hanno il principe che meritano. salvatore borsellino, l’altra sera, diceva bene: “noi italiani siamo schiavi, ci piace servire, godiamo a farci calpestare”. tutti siamo colpevoli. perché tutti accettiamo chi non ci fa lo scontrino al bar, tutti se possiamo non ci facciamo fare la fattura perché così non paghiamo il 20% di iva. siamo italiani.

    per questo le parole dei buffoni ci rincuorano: prendendo per il culo chi ci costringe a tenere la faccia nel fango, facendoci sogghignare con la bocca piena di merda, ci fanno sentire meno in colpa.

    ma la merda non è fazio: fazio è un presentatore televisivo, mica un missionario, né che guevara. personalmente, a me fazio fa pena. ha introiettato il complesso di inferiorità dell’intellettualoide.

    la merda è il tg1 di minzolin, la merda sono i servizi di tommaso ricci sul tg2.

    PERCHÉ NAZIONE INDIANA, ILPRIMOAMORE, ARGO E ALTRI ORGANI D’INFORMAZIONE CULTURALE NON CHIEDONO UFFICIALMENTE LE DIMISSIONI DI QUESTI INCOMPETENTI?

    perché non si avvia su nazione indiana un osservatorio permanente dei media? è più comodo lamentarsi, sparare a zero, piuttosto che faticare a raccogliere, archiviare, documentare, analizzare. questo dobbiamo fare per lavare le nostre colpe, le colpe di chi ha avuto il privilegio di acquisire gli strumenti per capire e non li usa abbastanza, non li usa a dovere, ma soprattutto non sa diffonderli.

  26. Va bene, bisogna diffondere, NI può essere un ottimo strumento per farlo, ma…come raggiungere chi non frequenta NI, tipo la massaia, qui molto citata, che si destreggerà meglio su facebook, badoo, etc., a raccontare cosa prepara per cena o commentare il colpo gobbo della Canalis per il Clooney, o altre minchiate del genere? Come raggiungere i giovani, che certo sono più svegli (della massaia, almeno spero!!) , cosa racconti loro a scuola Valerio, come li schiodi da Mtv o peggio?
    Il boicottaggio verso tutto ciò che in qualche modo arricchisce B. mi affascina, ma credo che i confini del suo impero economico siano talmente estesi da farci correre il rischio di doverci trasferire, come diceva tanti anni fa un mio amico, nella Foresta nera!! (Oggi è dirigente in Fiat, ma questo è un altro discorso…..)

  27. Non si puo’ giocare con le vite degli uomini, ne’ giudicare, e se di letteratura vuoi vivere, la pubblicazione in major si crede sarebbe un bel passo, almeno di status. E’ una illusione (sostanzialmente perche’ la medaglia non fa il medagliato), ma capisco che per chi sia del mestiere, sia una illusione allettante.

    Pero’ la serieta’ rimane, senza per questo essere duri e puri. Serieta’ vuole che se buona parte della tua piccola fama e’ dovuta ai mezzi di qualcuno che dici a mari e monti di combattere aspramente, sei almeno in contraddizione.

    La chiamata a correo del tutti colpevoli, tengo famiglia, e’ ridicola come la pretesa di giudicare, ma assolutamente legittima e’ la pretesa di giudicare se stessi. Ci sono vari livelli di trasparenza, ognuno decide il proprio; nel momento in cui assumi voce e postura pubbliche, il tuo livello di trasparenza parla a voce alta, speaks volumes and haunts you.

    Ora, in questo giochino di societa’ che e’ lo stare a galla, allo stesso modo in cui si sceglie l’illusione, si puo’ anche scegliere lo stare con le orecchie aperte. E se sei abituato ai concerti per violini e orchestra di mozart, gli strilletti dei dulcamara appaiono quello che sono: rumore.

  28. ragazzi, io non faccio il masaniello parabolico miliardario. non c’azzecco niente con questi qui. questi qui fanno i professionisti dell’antiberlusconismo, compreso travaglio, che ci ha fatto una carriera e ci fa la tournéé. io scrivo romanzi, non faccio di berlusconi il mio spauracchio/salvadanaio d’oro. avete capito?

  29. FK non mi riferivo a te… in verita’ cercavo solo di riferirmi a me stesso. Venti anni fa, i giovani con ambizione di scrittura venivano introdotti a giornali, riviste e salottini a forza di “compagno” X, “compagno” Y, almeno nella mia provincia e a livello regionale. Alla terza volta che mi hanno dato del compagno, ho levato le tende. Dopo vent’anni non e’ cambiato nulla, solo il padrone. Moralismi e giudizi etici, sull’etica delle persone, non sono nelle mie intenzioni.

  30. Valerio ha ragione, il quadro è quello. I duri e puri? Se ci sono non li conosciamo, proprio perchè tali sono. Confermo che un’analisi con se stessi ciascuno la può fare, ciascuno può farsi le proprie domande e darsi le proprie risposte. La consapevolezza è preferibile all’appecoronamento passivo. Confermo di credere quia absurdum che le cose, in tempi relativamente brevi, cambieranno per esplosione, per raggiunto punto di scissione.

  31. In questi “Tempi Moderni”, una delle poche trasmissione televisive che guardo con interesse e mi distoglie dai miei problemi personali è “Che tempo che fa”condotta da Fazio , mi piacerebbe moltissimo vederla dal vivo e asssistere a qualche puntata come pubblico…nel prossimo autunno; forse rimarrà un sogno….mi permetto di inviare una mia poesia…scrivo da pochissimo, spero di non essere invadente.
    Un caro saluto a tutti voi…

    Noi…testimoni della Storia

    Siamo testimoni inconsapevoli della Storia.
    Ogni giorno calpestiamo i marciapiedi
    e annulliamo i nostri pensieri
    cantiamo di gioia o gridiamo di dolore.
    Ogni notte sogniamo l’irreale
    confondendo realtà e illusione.
    Ogni giorno lottiamo con passione
    e sventoliamo la bandiera per la pace e per la libertà.
    Dalla Sardegna alla Sicilia
    da Lampedusa a Pantelleria,Isole minori comprese
    esamini,aggrappati alla nostra Penisola italica
    ci uniamo ai cori di vergogna,appendiamo lenzuola candide alle finestre
    e a gran voce invochiamo giustizia per tutti i diritti negati.
    …..Ecco perché ogni giorno siamo testimoni della Storia..

  32. Siamo immersi nel presente, per cui è difficile capire e distinguere, ma facendo un passo indietro, alla Resistenza, forse possiamo fare qualche passo in avanti: quando c’era il Fascismo, gli Italiani si potevano dividere, grosso modo, in fascisti (con sottocategorie infinite: fascisti ortodossi, attisti, oltranzisti, integralisti, opportunisti, ecc.), antifascisti (con altrettante sottocategorie), indifferenti, qualunquisti.

    Prendiamo tre letterati e misuriamo il loro rapporto con il Fascismo: Gramsci, Croce e Battaglia. Il primo fu incarcerato per il suo antifascismo; il secondo scrisse il manifesto degli Intellettuali antifascisti; il terzo collaborò con Gentile per l’Enciclopedia italiana. Tutti e tre sono stati grandi critici letterari, ma solo i primi due, con la loro scelta, hanno contribuito all’evoluzione sostanziale della cultura italiana (combattendo il Fascismo).

    Fra gli scrittori, c’erano quelli come Pirandello che, nonostante le sue opere fossero implicitamente contro la retorica fascista, firmarono il Manifesto degli Intellettuali fascisti. Montale firmò l’altro. Franz, che cosa avresti detto di Gramsci, Croce e Battaglia? E di Pirandello e Montale?

    Una volta ho letto che Wu Ming, per quello che scrive, deve vergognarsi a pubblicare con Einaudi. Intravedo una troppo facile analogia tra valore artistico e impegno politico. Anch’io preferisco l’opzione di Gramsci (ho fatto mia la sua massima “odio gli indifferenti, bisogna essere partigiani”), ma non smetto di leggere e lodare Pirandello.

    Come raggiungere la massaia? I livelli di resistenza devono essere molteplici: un appello promosso dagli intellettuali per le dimissioni di due giornalisti del servizio pubblico palesemente filo-governativi sta su un piano che non esclude di dover “attaccare bottone” con la massaia, per esempio, al supermercato, mentre si sta in coda alle casse, per sondare le sue opinioni politiche ed eventualmente iniziare un’opera di dissuasione e controinformazione.

    Ho letto che Grillo vuole trasformare il movimento dei meet up (costituzionalmente e strutturalmente “locali”) in un movimento politico nazionale dal titolo assai significativo: Movimento di Liberazione Nazionale.

    In un comunicato diffuso il 1° agosto si legge: «In autunno nascerà un nuovo Movimento di Liberazione Nazionale, un soggetto politico a Cinque Stelle espressione dei cittadini. Un esempio di democrazia diretta. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.»
    http://www.beppegrillo.it/2009/08/comunicato_poli_16.html

    Sono i grillini, dunque, i neo-partigiani? Io penso che sia davvero necessario ricostituire dei gruppi “partigiani”, di persone cioè che hanno deciso di schierarsi contro questo regime (non solo berlusconiano, ma neofascista-leghista-forzaitaliota). L’idea di ricostituire il Movimento di Liberazione Nazionale mi sembra grandiosa. Ma tutto ciò che viene da Grillo mi appare viziato dalla sua natura di buffone di corte e continua a preoccuparmi.

    Tuttavia la domanda di Fabio Teti non è peregrina: «Siamo sicuri che Grillo sia ancora – e solo – un comico?»
    Forse, davvero, Grillo rappresenta una nuova forma di intellettuale, una sorta di nuovo Giovanni Amendola di questo nostro mondo pop.

  33. Ciò che del commento di Valerio mi sembra più significativo è il richiamo a un lavoro per gruppi, a un’associazionismo, all’unione che pur sempre fa la forza. Siamo monadi perse in questo mondo pop e l’individualismo è, oltre che un desiderio inculcatoci inconsciamente dal “regime”, una condizione sempre più dolorosamente universale. Grillo ha intuito una cosa: il potere del web, il quale se da un lato può isolare e alienare, dall’altro rappresenta un mezzo di comunicazione senza precedenti e senza rivali. Sul Grillo “politico” non mi pronuncio: gli altri, quelli “veri”, sarebbero politici? Certo che se emergesse all’orizzonte qualche figura realmente credibile e dotata d’autorità morale, sarebbe una manna dal cielo.

  34. Valerio, provo a tornare seria, seppur sintetica vista l’ora.

    “Sono i grillini, dunque, i neo-partigiani?”

    temo proprio di si, questo è il risultato di anni di zapping compulsivo, spettacoli circensi e bulimia webbatica.

    per quanti sforzi si faccia
    il nulla
    ahimè

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franco buffoni
franco buffonihttp://www.francobuffoni.it/
Franco Buffoni ha pubblicato raccolte di poesia per Guanda, Mondadori e Donzelli. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). L’ultimo suo romanzo è Zamel (Marcos y Marcos 2009). Sito personale: www.francobuffoni.it