Post in translation: Régis Jauffret

da Microfictions 1
di
Régis Jauffret

Un volgare cancro da operaio
(traduzione di Francesco Forlani)

Sono arrivato a Roisssy con un quarto d’ora di ritardo. L’aereo era già decollato.
– Per fortuna, visto che si è schiantato al di sopra dell’Atlantico.
Preferivo mancare al mio appuntamento a New York piuttosto che perdere la vita. Mélanie, un’amante di vecchia data, congedata, non aveva perso tempo, quando sono rincasato aveva già svuotato casa con un semi rimorchio noleggiato da Kiloutou. Su questa cosa, crisi cardiaca. Un ospedale in sciopero, un dottore reclutato sul campo che detestava la cardiologia. Rene artificiale, preferiva di gran lunga la nefrologia. Morto, sepoltura ad opera di due imbranati che si sbagliano di tomba. Eternità in compagnia di bare nere, che non fanno altro che affossarmi il morale già basso.

A proposito di al di là, una specie di hangar, di macchine ridotte a relitti. Dio che assomiglia a un meccanico e mi sgrassa con un lubrificante. Mi guardo intorno alla ricerca di angeli e invece pipistrelli. I santi, animaletti troppo brutti per essere mai esistiti su terra. La Vergine Maria che fa del nudismo con un seno piatto e il bambin Gesù che porta nella vulva come una mamma canguro.
Me ne sono risentito e mi pento di non essere rimasto a letto stamattina invece di prendere un taxi per Roissy.
Potete da oggi in poi parlarmi di metafisica, di religione, di medicina. Non ho più fede in nulla. Rimpiango la ditta in cui lavoravo da più di diciassette anni, e dove il capo mi stimava al punto di farmi mandare ogni anno un cartoncino con su Babbo Natale e la firma autografa ad ornamento. Mia moglie mi ammirava, e mi faceva delle foto perfino sulla tazza del gabinetto, dal momento che mi trovava sexy in ogni circostanza. Mia figlia era ai miei piedi, mio figlio mi supplicava di accordargli una sospensione di pena quando rincasando dall’ufficio lo molestavo con la canna della carabina. Facevo la mia vita agiata e gradevole da dirigente. Andavo a cena ogni mese con gli ex compagni di corso alla Scuola Superiore di Commercio. Ragazzi e ragazze, realizzati, con chi ubriacarsi ridendo sottobanco dei nostri superiori di grado e che, sotto sotto, ammiravamo come eroi.
– La gioia di vivere, ecco i miei averi.
Chi non ha conosciuto la vita d’ufficio non saprà mai nulla della felicità. Esercitare un potere, convocare dei poveri cristi per redarguirli e vederli uscire dalla stanza con i pantaloni fradici di piscio per il tanto temuto licenziamento, tanto quanto il nerbo di bue dai condannati alle colonie penali. Partecipare a riunioni in cui sotto i vostri occhi si gioca il destino internazionale dello yogurt. Trascorrere il week end davanti al computer per rifare il mondo con Excell.
– E’ vero che avrei fatto a meno di morire.
Però l’Infarto è un supplizio degno di un presidente di società. Un volgare cancro da operaio mi avrebbe umiliato ancor più di una nota di biasimo della direzione generale.

Nota del traduttore
Del racconto di Régis Jauffret vengono proposte qui due traduzioni. Oltre alla mia esiste l’altra traduzione, dalla lingua scritta a quella parlata, detta in questo caso dall’eccellente Pierre Arditi. Qualora, come spero, vi fossero suggerimenti a tradurre altrimenti dei passaggi nel microracconto, vi prego soltanto di tener conto oltre che delle parole, del tono del testo.

NOTE
  1. ‘Microfictions’ raccoglie 500 micronarrazioni, di una pagina e mezzo, 500 frammenti di vita di gente comune al cui interno si trovano migliaia di personaggi. Nate da una medesima pulsione alla scrittura , in un determinato tempo e tutte in uno stesso formato, identica struttura, queste storie brevi (ognuna dotata di un narrante, molto spesso una narrante) raccontano i loro amori, crimini, vigliaccherie, piccoli fascismi ordinari, qualche momento di felicità o di gioia familiare, il tutto offrendo il proprio punto di vista sull’esistenza, sull’educazione dei figli, ma anche su quella dei vecchi.🡅

20 COMMENTS

  1. certo sparz, però il modo in cui lo interpreta ne fa, a mio parere, una traduzione a sua volta. Come quando aggiunge delle piccole interiezioni, sospensioni, ripetizioni di parole
    effeffe

  2. Ciao effeffe,
    solo un appunto: nel passaggio dove dice “Ragazzi e ragazze, realizzati, con chi ubriacarsi”, credo che sia meglio renderlo con “con cui” (era “avec qui” nella versione originale immagino).
    Ciò detto, mercoledì je me rends sur Paris: consigli di qualche angolino che ancora mi manca e che mi saprai indubbiamente suggerire?
    Un abbraccio,
    F.

    PS: ho portato Guido Catalano alla Loggia de’ Banchi di Spezia! :)
    PPS: hai avuto modo di dare un po’ un’occhiata a quella mia roba?

  3. non so, per cui chi. ma ci penso
    so, per parigi. le baron Rouge (bouge) al marchè d’aligre a pranzo o per l’aperitivo
    effeffe
    ps
    not yet!

  4. E’ una belle sorpresa: ammiro lo stile di Régis Jauffret dal primo romanzo che ho letto Clémence Picot.
    L’universo di Régis Jauffret è cupo, crudela, angosciante; e solo la scrittura poetica permette un respiro di vita, di offrire una parole magica, metaforica.
    C’è sempre un vacillamento della mente, una tensione tra la follia e la brama di salvarsi con l’immaginazione.
    C’è anche una ironia nella scrittura di Régis Jauffert che è svelata nella traduzione di Effeffe, una fantasia che non fa scappare della realtà, ma invece la mostra in un personaggio mediocre che non si fa illusione, un personaggio alla kafka, ma che accepta la sua condizione,
    trae dalal sua condizione un piacere amaro, crudele.

  5. Grazie dello spunto: “Microfictions”, lo cercherò nelle librerie.

    “Là-dessus, crise cardiaque”: l’avrei tradotto più con “a questo punto, crisi cardiaca”; anche se probabilmente la tua scelta di confermare il più letterale “su questa cosa” é attinente alla volontà di far risaltare il registro familiare del testo.

    @ Filippo Lubrano: a Parigi, la piazzetta davanti alla chiesa di Notre Dame de la Croix, in cima alla Rue de Menimoltant (20° arrondissement); angolino suggestivo, non turistico.

  6. @simona, infatti inizialmente era andata così. il libro vale (1000 pagine!)
    effeffe
    menilmontant è le soleil (chez Said) di fronte alla metropolitana. suggestivo e di movimento di tavoli e idee.
    effeffe

  7. In realtà la difficoltà di traduzione è trovare la voce.
    C’è la voce ironica dell ‘autore dietro la mediocrità del personaggio.
    Ma la scrittura non è di registro familiare, (forse mi sbaglio), invece lo stile corrisponde alla voce interiore, come lo sottolinea la sintassi.
    Nella traduzione si deve sentire la voce del personaggio
    e anche quella del autore.

  8. Il libro è davvero bello, come altri di Jauffret… tra le altre cose si può trovare su Dailymotion una lettura divertentissima dello stesso Jauffret: la consiglio a tutti vivamente!!! e grazie

  9. @andrea
    all’inizio ero indeciso su quale mettere come video. l’interpretazione che da jauffret di una delle microfictions è esilarante, serve sicuramente a capire la sana folie dello scrittore ma a mio parere se ne sacrificava l’aspetto tragico.
    in questo momento sto traducendo dandy, per esempio, che è un vero pugno allo stomaco.
    effeffe

  10. Sto traducendo anch’io qualcosa di Régis Jauffret, dieci racconti esattamente, per esporli alla mia laurea.
    Sapete per caso se è stato scritto qualche piccolo saggio su di lui? Ne ho un bisogno estremo per la mia tesi. Oltre a Microfictions ci sono anche Asiles de fous, L’enfance est un reve d’enfant che sono formidabili, senza parlare dell’ultimo, Lacrimosa, dove lo scritore mette quasi in ridicolo se stesso attraverso un personaggio del romanzo. Mette in discussione la propria qualità di scrittore e quella del romanzo stesso.
    Alessandro Raddato

  11. …sono d’accordo, certo… Dandy non l’ho letto, mentre mi è molto piaciuto Asiles de fous… bello che ci sia una tesi su di lui, ne sono felice, e complimenti.

    A proposito di traduzioni: Dandy uscirà in italia, spero…

  12. @ andrea
    dandy è una delle microfictions. forse riuscirò a farlo pubblicare in italia, sempre che qualcuno non mi abbia preceduto per i diritti
    @alessandro
    in settimana vedrò qui a parigi il direttore dell’atelier du roman ( a cui collaborano anche l’inglese e Rizzante) e visto che lo avevo incrociato, jauffret ad uno degli incontri della rivista chiederò lumi anche per te.
    effeffe

  13. Bene, speriamo!!! in bocca al lupo… se non trovi niente fatti sentire che magari potremmo trovare il modo… ciao!

  14. ciao ragazzi e grazie a tutti. a quanto pare qui in Italia non sono ancora stati pubblicati saggi su Jauffret, e mi sembra normale visto che fra tutti i suoi libri, finora qui è uscito solo Giochi di spiaggia. io ormai sto prendendo tutte le informazioni che mi servono su internet.
    molto bella l’idea di pubblicare alcune microfictions in italiano, Dandy purtroppo non l’ho ancora letta.
    vorrei pubblicare qualche microfictions anch’io, dopo la laurea. ma non saprei da dove iniziare, visto che sarebbe il mio primo lavoro di traduzione.
    A. Raddato

  15. andrea se troviamo l’editore te lo traduco tutto :-)
    alessandro su jauffret ha scritto un illuminante articolo Lakis proguidis per il numero 15 dell’atelir du roman. gli ho detto di spedirmelo. appena mi arriva lo traduco e lo leggi qui.
    effeffe

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017