Immaginate di essere un giornalista freelance
Immaginate di essere un giornalista freelance. Immaginate di essere parte di una piccola realtà che da quindici anni, nel mare tempestoso della stampa italiana, cerca di parlare e raccontare di esteri e cultura con serietà. Convinto che l’unica linea che un giornalista deve seguire è quella ferroviaria, magari cercando di andare un po’ più in là degli stereotipi in voga. Immaginatevi poi un sabato sera di un inizio ottobre quasi estivo, ritornare a casa dopo un pomeriggio di piazza, gli occhi e le orecchie ancora carichi delle voci, dei visi, dei colori, delle parole di 300mila persone, colleghi e semplici cittadini, anziani e famiglie con bambini, accorsi a manifestare per ricordare l’importanza di un articolo della Costituzione.
Entrate in casa, stanchi ma felici, e accendete la televisione. Un po’ per abitudine, un po’ per curiosità, per sentire come il pomeriggio di piazza, un pomeriggio che sentite a pieno titolo anche vostro, sarà raccontato. Una frase vi colpisce allo stomaco: Lettera22, associazione di giornalisti, non ha aderito alla manifestazione. Ve la ripetete nella mente increduli. E questa da dove è saltata fuori? Altro canale, altro tg, stessa notizia. Che si siano sbagliati? Ma perché tirarci in mezzo dicendo una colossale panzana? Noi in piazza c’eravamo tutti, compatti e convinti. Poi, l’illuminazione. Da un anno o poco più, vi ricordate, esiste un’altra Lettera22, che con voi non ha nulla a che fare. Che ha preso lo stesso nome e si definisce nello stesso modo, ma che è composta da giornalisti con interessi e orientamenti diversi. Soprattutto, che non scrive per giornali e periodici come fa l’associazione di cui fate parte, ma pare abbia più che altro un’intenzione lobbistica. E molti contatti, evidentemente. Tanto che la sua non-adesione è diventata notizia da tg delle 20. Il giorno dopo, le mail dei lettori. Sorpresi, preoccupati, sapete che ci sono ‘altri’ che si spacciano per voi?, a tratti amareggiati da un atteggiamento che non comprendono e non pensavano potesse essere vostro. E infatti non lo è. La linea ferroviaria non lo permetterebbe. Poi la sveglia suona. E mentre lentamente riaprite gli occhi, la bocca impastata e il timore che in fondo non fosse solo un brutto sogno, nella testa vi ronza un monito: diffidare sempre dalle imitazioni! Noi siamo qui.
cacchio! io c’ero cascato.
meglio così!