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Gli auto ritratti di Anna Maria Papi

I giardini di Tamerlano
( hommage ai dandies oltre il giardino )
di
Anna Maria Papi

Se in quel giardino non ci fosse stato il pitosforo poteva sembrare una vigliaccata. Un esibizionismo. Ma con quella pianta rotonda di pitosforo accanto alla macchina—una fiat berlina della Hertz, bianchicchia—allora le tensioni si smorzarono.
Poveraccio, è pieno di complessi. Sai che ti dico,sarà bravo ma è un coglione. Il solito ebreo gigione, è più forte di loro. Ma lasciatelo fare, che ti frega? Se li mangia in macchina, Miranda, se gli portiamo gli spaghetti?
Miranda è inglese belloccia simpatica buffa e nostra amica da anni. Se lo è sposato, ci è abituata, a lei preme di stare con noi, da brava inglese non batte ciglio.”
Too many flys on his shoulder….as ever” dice.
Fino a sera, accanto al pitosforo rotondo, lui starà seduto in macchina, sempre zitto. Ha mangiato gli spaghetti, bevuto il vino. Forse ha fatto pipì dietro il pitosforo, quatto quatto. Nessuno se lo fila, ne abbiamo visti di tipi strani…..
Alla fine, lei decide di ripartire. Lui non si è mai mosso, non ha mai parlato. Amen.
E vabbè, ciao Miranda, torna presto, se volete restare a dormire….E se ne ripartono.
Lui è Peter Sellers. Che lì fermo a sedere, per ore, arroventato in macchina sul vialetto, è una presenza pesante, diciamo pure sgradevole. Perché se scendeva era lui, uno come tutti, uno più uno meno. Ma li dentro, chiuso nella macchina, lui fa la parte di qualcuno che noi non si sa chi sia e ci disturba non sapere che parte fa, ci disturba non capire…..e lui sa che ci disturba e così la parte gli viene meglio…D’altra parte, senza noi da scansare non gli veniva la parte…Be, abbiamo cooperato ad una produzione segreta di P.S., come social background in un asocial backstage. Hurrà!
Fortedeimarmi 1972 luglio

Era stato a Samarcanda nei giardini di Tamerlano per tre mesi a curarne le rose ammalate,il giardiniere privato della regina,

il baronetto Sir Archibald Sweetney, ed adesso, il suo ritorno, è stato festeggiato con un “Wilde Dandies Party” sotto i glicini fioriti dei Bloomsbury Gardens……. Erano presenti tra gli altri i Duchi di Windermere, Lady Stockton, Sir Harry Nuttall,………. e Miss Doriana Gray, nipote del festeggiato…

Londra 15 Giugno 2010
Magari questo Archibald Sweetney è lo stesso Sellers redivivo. Chi se non lui potrebbe curare per tre mesi i ceppi malati delle rose di Tamerlano e poi venire ricompensato da un Wilde Dandies Party? È proprio in questi trasformismi interiori e simultanei che si vorrebbe—alla faccia dei compagneros de la realidad—assomigliare al reci -divismo multiplo sellerista in nuce che sotto ogni brava uniforme di dandy, più o meno scompaginata, alligna e traligna.

Mercoledì ore 12 Giardini di Handbury. Ventimiglia.
Qui c’è il fantasma del Corsaro Nero, Signore di Ventimiglia e Conte di Roccabruna. Qui ci sono le più belle piante fiorite del mondo. L’inglese sir Thomas Hanbury importatore di tè da Shang – gay, amico intimo del Generale Yen e di Antonio Sparzani, ed amante del bello e della flora,ha impiantato cinquanta ettari di giardino degradanti au bord de la mer, con una civetteria perfezionista da sballo. Suo fratello,il giovane dandy Daniel Hanbury ha vagato tra fiore e fiore declamando poemetti. 52 giardinieri si occupano solerti di mantenere lo splendore dei famosi Giardini Hanbury.
Ne parla anche il fantastico anglo-becero sir Harold Acton nelle sue “Memorie di un Esteta.” Harold Acton,è un superdandy illuminato, colto e straordinariamente spiritoso nella conversazione come nei silenzi. Il suo fascino decadente multiplo ha tutte le nove intelligenze scoperte da Mr. Howard Gardner.( psicologo sociologo statunitense ). Il giardino di Harold sulle colline di Firenze è stato disegnato dall’architetto Carlo Fontana nel 1700. Otto vasche a rimbalzo di marmo rosato contornate da statue di Veneri, Cereri , Apolli e Cupidi. Sir Harold è un esperto di avori cinesi della prima dinastia Ming, su cui, negli anni 7o-8o ha scritto numerosi testi. Il suo capo giardiniere- è un musicologo ( italiano ) diplomato a Santa Cecilia.

Washington D.C. sabato 19 ora locale
Mr. Howard Gardner si è fatto togliere dal nome la e, per non essere scambiato per il giardiniere saccente e furbastro che nel 1964,subito dopo l’assassinio di J,F. Kennedy, ottenne l’appalto per curare i giardini della Casa Bianca. Aveva creato -dopo vari incesti encausti ed innesti—la famosa rosa “Oswald”, vincitrice del “Roses and Roses Pride “di Philadelfia, di cui Jacqueline era la Presidentessa.
Il giardiniere della Casa Bianca è stato archiviato in un fascicolo dell’ Fbi per stalking e mobbing nei confronti dei daffodilli e delle bugmausie.
Ogni anno, alla seconda luna di marzo, dal faldone secretato nei sotterranei del Federal Bureau, fioriscono e sfioriscono- sconosciuti e soli – boccioli clandestini della rosa “Oswald”.

Non c’è giardino senza dandy, non c’è dandy senza giardino, non ci sono giardinieri che vanno oltre le siepi a meno che non siano giardinieri-dandy con le nove intelligenze di Mr Gardener.
Dopo i giardini pensili di Babilonia, che come tutti sanno emanavano 237 differenti effluvi profumati, ( riportati nome per nome nelle pergamene apocrife Marduk), oggi l’etica giardinica -per insolvenza catastale-è puramente virtuale.
Ogni dandy di oggi ha il suo giardino segreto nelle pieghe del computer e nell’onda lunga della sua voce attraverso i ripetitori del cellulare.
Attraverso i ripetitori dei campi eterei, la voce dei dandies di oggi al cellulare ha i cali e le morbidezze delle aiuole rugiadose di primo mattino.
Ha la grattosità delle siepi di alloro nel mezzogiorno e l’aroma sottile del gelsomino verso le sette di sera, dopo il tramonto.
Di notte, quando i fiori si sono richiusi ed è più forte il profumo del tiglio, la voce delicata del dandy sussurra anatemi alla menta piperita e scongiuri balsamici nei cori di lucciole e nel canto inusuale di cicale insonni.
Nei giardini virtuali dei dandies, dove i calycantus di febbraio sconfiggono la brina col penetrante aroma sconvolto, ed i melograni assopiti meditano i loro turgori imminenti, le siepi di bosso a forma di colibrì e di farfalla dettano al dandy le parole assolute dei suoi propositi.
Quando le zigne ed i gerani si fondono nell’odore corale dell’erba pestata, il dandy verifica l’aplomb della sua voce floreale dalle risposte omega del suo interlocutore.
Ed è in quest’attimo che decide di andare oltre il giardino, di scavalcare l’odoroso pitosforo di bordura e di saltare con la disinvoltura di una brezza nel reparto sine roses della sua avventura.
Il dandy Gardener dalle sette intelligenze è un prudente. Ne ha lasciate quattro sotto una pianta ornamentale di limoni. Con il suo giardino in una tasca e l’astuccio di tre inteligenze nell’altra, comincia la sua performance, o meglio, la sua tourneè.

Che Chance fosse un performer non poteva venire in mente a nessuno. Come poteva non essere lui uno che non poteva essere che lui e in ogni momento solamente lui?

Il dandy che ha saltato la siepe si sistema la sua giacchettina. L’ha comperata ad un asta vintage-cult : è la giacchettina a fiori di Pinocchio.
Già quando arriva sul terzo marciapiede della seconda via dopo la piazza, lui non è più lui, è appunto un altro. Anche la sua giacchettina è un’ altra.
Alza gli occhi sulla vetrina, si fa un autocenno interiore di assenso ed entra. La sua voce sta in pole- position per uscire. Poi dice:
Un biglietto per l’Avana ,solo andata,turistica,fumatori grazie.”
“Quando vuol partire”
“Col primo aereo”
“ Domani ore 8 per Cuba diretto,Ok?
“ Ok”
“ Contanti o carta di credito?”

Questo è un transformer-performer dandy pivello, un novellino, un apprendista. ( aprenti dandy). Uno sbarbatello. Il dandy transformer navigato non necessita di emettere la voce.
Entra nell’Agenzia, si fa un cenno interiore d’assenso e aspetta.
“Un biglietto per l’Avana,turistica, fumatori,vero signore?” dice subito l’impiegato.
Ma il performer perfetto, quello veramente perfetto,non ha nessun bisogno di varcare la soglia dell’Agenzia. Li fuori sul marciapiede, sosta un attimo davanti alla vetrina, il suo sguardo,la postura dei suoi tendini, la sua voce interiore, fa di lui un business man che tratta fagioli con Cuba.
“ Guarda quel signore in partenza per l’Avana e impara! “ dice il passante al suo bambino sul marciapiede di fronte……..

In 10 minuti lui è stanchissimo, ha il jet- lag, il viaggio Roma Cuba sono 13 ore….Tira fuori il suo giardino dalla tasca, si siede sulla prima panchina e chiama un amico. Quando l’ amico, appena sentito il suo nome, esclamerà “Bentornato! ..e com’era il viaggio?” il dandy performer accarezzerà sorridendo le foglie leggere dell’ euphorbia officinalis…
..

Chance e quella stupida frase ad effetto: “La vita è uno stato mentale”, non hanno niente in comune.
Il salto della siepe non è sempre necessario per uscire dai giardini. Ci sono i cancelli, ci sono i prati liberi. I giardini portatili dei dandies. Tascabili. Pocket gardens. Jardins de poche.
Chance non cambia,ne lui ne il suo giardino. Negli ascensori della Casa Bianca lui porta il silenzio lungo dello sboccio di una margherita. Daisy. Per gli altri è una cosa indecifrabile, lo sboccio silenzioso di una margherita. Inquietante..E poichè l’ignoto fa paura gli si da un nome. Tutto qui.

Non si è venduto la sua ombra Chance. Ha lasciato la sua ombra nel giardino.
(Adelbert von Chamisso giardiniere e curatore sommo dei Giardini Botanici di Berlino nel 1817, tra una begonia ed un tronco di agave mediterranea, depone i suoi primi versi di impostore-poeta che venderà la sua ombra per un myosotis).

“Giardiniere dandy poeta transformer performer grande esperienza cerca per subito impiego purchè instabile precario e mal retribuito. Telefonare……”

Anna Maria Papi 23 settembre 2010 ore 20,30

3 COMMENTS

  1. Immagino che Anna-Maria Papi è in un faro sovrastando un giardino di fiori tropicali, di palme, di tamarindi, fino all’orizzonte marino.
    Una dandy al femminile
    Anna-Maria Papi immerge il corpo dandy/amato
    il dandy fa dalla sua anima un luogo corporale giardino
    Parlo d’amore, questo canto celebra il dandy.
    lettura a chiave…

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017