Hai firmato l’appello per Battisti? Che si brucino i tuoi libri…

Lello Voce

I fatti credo siano ormai conosciuti da tutti: dall’invito a escludere dalle biblioteche veneziane i libri degli autori firmatari – nel 2004 – di un appello per la liberazione di Cesare Battisti, scrittore ed ex membro della formazione terroristica PAC, partito da un Consigliere comunale del PDL di Martellago, sino all’entusiastica adesione dell’Assessore Provinciale veneziano, il Signor Speranzon, ex MSI confluito nel PDL, che ha rincarato la dose, dichiarandoci persone ‘non gradite’ in Provincia di Venezia e invitando, con fare minaccioso, tutti i Comuni a comportarsi così, o a prendersene la responsabilità ( e dunque ad accettarne le conseguenze… quali, viene da chiedersi…).
All’Indice siamo finiti in tanti, autori con posizioni letterarie e politiche molto diverse, accomunati dal solo fatto di avere osato dire una parola in difesa del diabolico terrorista rosso, di aver sollevato qualche dubbio sulla versione ufficiale dei fatti.

Intanto vale la pena di precisare che il sottoscritto non ha firmato quell’appello perché condivida, o abbia mai condiviso, le scelte politiche di Battisti e dei PAC. In quegli anni facevo tutt’altro, sono figlio della ‘generazione chimica’, un ex indiano metropolitano, innamorato di Radio Alice e di Gregory Corso, di Laing, Benjamin, Danilo Dolci e dei poeti-cantanti brasiliani, che non ha mai avuto nessun tipo di vicinanza, né alle Brigate Rosse, né a qualsivoglia gruppo, o gruppuscolo che abbia creduto di risolvere per via armata le contraddizioni stridenti della nostra nazione. A loro, anzi, ascrivo parte rilevante delle responsabilità per aver trasformato la mia giovinezza in una sorta di triste e sgradevole altalena tra bombe, posti di blocco, cecchini appostati sui tetti e gambizzazioni. Di aver contribuito, insomma a limitare la mia libertà e la mia felicità….
I PAC e Battisti non fanno eccezione.
Ma sono abituato a ragionare con la mia testa, ad informarmi, a cercare di capire…

Sono giunto così alla conclusione che buona parte delle accuse che pendono sul capo di Battisti siano infondate, che sia in atto – nei suoi confronti – un accanimento abbastanza evidente, soprattutto mi sono convinto che sia giunto il momento per cercare una soluzione ‘politica’ che faccia i conti con quegli anni, una soluzione che coincida con una comprensione approfondita, coraggiosa e senza infingimenti di ciò che furono i ’70, per raggiungere la quale, tutti, Battisti compreso, ma anche Moretti, Faranda, Zorzi, Freda, Delle Chiaie, Fioravanti, Mambro, Mori e tutti i suoi colleghi Alti Gradi, i politici, i magistrati, i componenti degli apparati segreti dello stato sopravvissuti a quell’epoca, dovrebbero avere infine il coraggio di dire a questa nazione verità che le vengono negate da troppo tempo.

Per questo ho firmato quell’appello: perché credo che sia ora di fare chiarezza, di sollevare i veli, di rifiutare scorciatoie, di smascherare ciò che va smascherato, chiunque si celi sotto la maschera..
Solo così, a mio parere, saremo al sicuro dal ripetersi di certe tragedie, che attendono sempre, acquattate dietro l’angolo della Storia.

In seconda battuta va detto con estrema chiarezza, così che ciò che segue non sembri puro ‘ideologismo’, che il caso Battisti ha la maligna capacità di far perdere la bussola anche a ‘teste’ ben più pensanti e democratiche di quelle dell’Inclito Speranzon.

Mi riferisco al recente, e abbastanza stupefacente, intervento di un intellettuale del valore di Tabucchi su Le Monde, in cui lo scrittore si scaglia contro alcuni intellettuali francesi come Levy, Sollers, Vargas, colpevoli di aver difeso lo scrittore ‘armato’, sulla base dell’assunto che in Italia i magistrati siano una categoria al di sopra di ogni sospetto, che ciò che stabiliscono loro sia, senza ombra di dubbio, la verità. Caso Battisti compreso, ovviamente.

Se persino Tabucchi si lascia irretire dalle generalizzazioni, dalla facilità di un falso sillogismo, grazie al quale, in base ai meriti che una parte di questi magistrati ha acquisito nella lotta alla Mafia, o contro la corruzione politica, ma dimenticando le responsabilità che molti di questi stessi magistrati hanno avuto nell’alzarsi della nebbia che copre tanti snodi tragici di questo paese, da Piazza Fontana a Genova 2001, se ne conclude che qualsiasi magistrato sia, per preconcetto, (a prescindere, come avrebbe detto Totò) un magistrato giusto, non siamo semplicemente alla frutta, siamo andati ben oltre, siamo ormai, letteralmente, all’amaro.

Non provo particolare simpatia nemmeno per Henry Bernard Levy, ma è superficiale presunzione sperare di risolvere il dibattito, come Tabucchi pur fa, appellandosi ad una, tutta supposta, integrale bontà di una categoria in quanto tale: quella dei magistrati.
Ci sono gli ‘ermellini di lotta’, ma ci sono stati, ed, ahimè, ci sono ancora, anche quelli che negli anni Settanta chiamavamo gli ‘ermellini di guardia’, quelli che credono ai ‘malori attivi’, alle pallottole deviate al volo da sassi volanti, quelli che si sono dedicati per anni all’insabbiamento dei processi scomodi, quelli che al Cavalier B. si sono venduti, ecc.
Tabucchi ha forse dimenticato vicende che pure dovrebbero essergli notissime? Davvero crede che una faccenda triste e tragica come quella della lotta armata possa essere risolta in modo così manicheo, dividendo il mondo in buoni e cattivi? Solo attraverso le sentenze dei tribunali? Non gli pare eccessivamente ‘manzoniano’?
Ha dimenticato che lo stesso Gran Lombardo affermava, in uno dei suoi cantucci scavati nel Romanzo, che chi commette il male non è colpevole solo per il male che commette, ma anche per il turbamento in cui induce l’animo degli offesi?
Che senso ha, dunque, criticare aspramente un intellettuale per il solo fatto di non accettare pedissequamente ciò che questo, o quel giudice italiano hanno affermato nelle loro sentenze? Ha fatto di meglio persino Napolitano, che pure Tabucchi non perde occasione di accusare (spesso a ragione) di pavidità e superficialità istituzionale…
Tabucchi sa bene che qui in Ytaglia, spesso, le verità giuridiche e quelle storico-politiche non coincidono affatto.
Che ciò accada proprio all’indomani del Diktat di Marchionne è poi particolarmente preoccupante, fa temere che, ancora una volta, la Sinistra Parlamentare non sappia interpretare e gestire il disagio acuto di vaste porzioni della popolazione, affidandolo, tutto intero, a questo, o a quell’avventurismo e consegnandosi, mani e piedi, a una metafisica e apodittica idea di ‘legalità’, e penso a Saviano e alla sua malaccorta, tristissima, presuntuosa lettera agli studenti che erano in piazza il 14 dicembre scorso.

Ma infine arriviamo al punto. Al punto nero. A Speranzon: che di questo soprattutto interessa discutere qui ed ora.

Al di là della violenta arroganza che la sua richiesta si porta dietro, e che credo sia evidente a tutti, con i suoi sinistri echi orwelliani, ciò che colpisce di più è l’idea che si possa proibire, o comunque impedire la lettura di questo, o quel libro (o disco, o piece teatrale) sulla base delle posizioni che l’autore esprime su tutt’altre faccende.
Qui cioè, non si chiede di escludere dalle biblioteche venete, dalla presentazioni pubbliche, ecc alcuni libri che parlano del caso Battisti, cosa che, in sé, sarebbe già abbastanza disgustosa. No, si fa di più, si chiede di escludere dei libri che parlano di tutt’altro, sulla base del fatto che a scriverli sono state persone politicamente sgradite al Signor Assessore.
Siamo al di là dell’incubo: siamo al delirio puro…
A quando la proibizione dei libri di tutti coloro che pensano che il Signor B. sia un malversatore, a quando quella di coloro che prendono posizione contro il Federalismo padano, o di ci coloro che si dichiarano gay, o che sono favorevoli a politiche antiproibizioniste nel campo degli stupefacenti? A quando l’esclusione dalle biblioteche comunali di Milano di tutti gli autori che tifano per la Roma, o per il Napoli?
Non fosse tragico, sarebbe, benjaminianamente, farsesco.

Conoscevo i trascorsi neo-fascisti dell’Assessore, ma credevo che lui avesse tutto l’interesse a non farli conoscere ad altri.
Mi sbagliavo: adesso se qualcuno aveva qualche dubbio, si sarà obiettivamente convinto che il lupo (nero) perde il pelo, ma non il vizio, e che se anche il sarto dello Speranzon è nel frattempo cambiato con il suo abito, quello celato dal doppiopetto blu, stile commercialista, è sempre il buon vecchio seguace di Almirante.
L’abito non fa il monaco, né l’assessore democratico.
Non a caso non ricordo di averlo mai sentito prendere posizione a proposito di gente come Zorzi, Izzo (che in Italia è restato, e forse avremmo fatto meglio – a conti fatti – a spedirlo a fare il cameriere in uno dei ristoranti giapponesi di Zorzi), il Fronte Veneto Skinheads, Freda ecc., l’elenco sarebbe davvero tristemente lungo.

Ma c’è di più: a molti potrà sembrare strano, ma il Signor Speranzon è una figura istituzionale, rappresenta, in campo culturale, la volontà di tutti i cittadini della Provincia di Venezia, dunque decidere di escludere dalla fruizione testi comprati con pubblica pecunia mi pare ai limiti del peculato, oltre che smaccatamente illegittimo.
Il sindacato di polizia COISP ha tutto il diritto di invitare al boicottaggio nei nostri confronti, tanto di cappello, anche se mi permetto di suggerire sommessamente che, alla luce di tanti episodi che hanno viste coinvolte le nostre forze dell’ordine, anche recentemente, l’invito di un poliziotto a non leggere libri ha – in sé – qualcosa di sinistro.
Speranzon, invece, in quanto rappresentante di un Istituzione, dovrebbe guardarsi bene dal fare certe dichiarazioni.
Sinistro è, peraltro, anche il ricatto celato tra le righe del comunicato, che fa capire che le misure censorie non saranno prese nei confronti di quegli autori che ritireranno la loro firma dall’appello: non ci fosse nessun’altra ragione, basterebbe questa a indurmi a rifirmarlo, non sono abituato a cedere ai ricatti.
Altra educazione, altro patrimonio genetico, per quanto mi concerne…

Va detto inoltre che, in un territorio come il nostro, dove l’arroganza neofascista è giunta sino all’assassinio per futili motivi, in cui l’intimidazione, la violenza fisica come strumento lecito di lotta politica la fanno da padrone, posizioni di questo genere, che si uniscono al coro di aggressivi, leonini, ruggenti grugniti di molti esponenti leghisti, possono suonare come un invito e un’autorizzazione a fare di più.
Di questo, Speranzon e i suoi sodali, non possono che assumersi tutta la responsabilità.

Infine: Speranzon ci invita ad avere rispetto delle vittime e dei loro parenti. Ha ragione. Questo rispetto io non l’ho fatto mai mancare, per nessuna delle vittime e per nessuno dei loro parenti, quale che fosse il suo credo politico. Sono anni, infatti, che, come tantissimi altri, chiedo che sia loro concesso il rispetto più grande: quello che finalmente toglierà il segreto di stato sui tanti, troppi episodi oscuri che hanno afflitto la storia recente del nostro paese, coinvolgendo centinaia di vite innocenti con e senza divisa.
Né credo di averlo fatto mancare firmando quell’appello. Se la verità ufficiale non mi convince, se chiedo chiarezza, rispetto della legalità nazionale ed internazionale, se pongo dei dubbi, se approfondisco, non credo di stare mancando di rispetto a chicchessia, meno che mai ai parenti delle vittime, a meno che non si pensi che qualsiasi colpevole, fosse pure del tutto innocente, è comunque meglio di nessun colpevole.
Questo non servirebbe, né alle vittime del terrorismo rosso e nero, né ai loro congiunti, meno che mai alla democrazia.
Una cosa così può far comodo solo a chi si trova splendidamente a suo agio al centro del pogrom.
E’ per questa ragione che rifirmerei quell’appello, è per questa ragione che credo che le dichiarazioni e le iniziative di Speranzon non siano solo fasciste, ma sostanzialmente ridicole e latamente pornografiche…

AGGIORNAMENTO 1

Al peggio, scriveva Montale, non c’è mai fine. Quanta ragione aveva…
Così, alla luce di quanto riportato oggi da un quotidiano veneto, mi tocca riintervenire su questa desolante faccenda della censura sui libri dei reprobi (io e qualche decina di altri colleghi di ogni età, sesso e credo politico, tra cui nomi prestigiosi e ‘storici’ della cultura italiana e internazionale, come Agamben, Sollers, o Balestrini) che hanno firmato nel 2004 l’appello per Cesare Battisti…

Le novità, ad oggi, sono queste:

a) L’Assessora all’Istruzione della Regione Veneto, la PDL Donazzan, non paga di aver già messo in serio imbarazzo sin le stesse le Curie venete decidendo, unilateralmente e a loro insaputa, di spendere soldi pubblici per regalare Bibbie a tutti gli alunni delle scuole della Regione, e facendosi beffe di quanto aveva dichiarato la Presidente della Provincia di Venezia, Zaccariotto, sua collega di maggioranza, la quale si era affrettata, cum grano salis, a delegittimare immediatamente l’iniziativa dell’improvvido Assessore Speranzon, oggi dichiara che, con il placet dello stesso Governatore Zaia, scriverà una lettera a tutti i Presidi del Veneto ( e attraverso di loro agli insegnanti), invitandoli a non diffondere tra i giovani le opere degli autori messi al bando. A chi le contesta di operare una censura, risponde, con supposto preventivo acume, che la sua non è un’imposizione (e come potrebbe?), ma un “indirizzo politico”.
Ora dato per scontato quanto ho già detto a proposito di censura di testi che parlano di tutt’altro che della vicenda Battisti e di censura più in generale, sento la necessità di informare l’Assessora che tra i suoi compiti istituzionali non è compreso quello di dare “indirizzi politici” agli insegnanti della scuole della Repubblica, i quali non dipendono da lei, né di diritto né di fatto, e la cui libertà di insegnamento è garantita da uno specifico articolo della nostra Carta Costituzionale.
C’è una tendenza a privatizzare le Istituzioni, qui in Italia, che ha ormai passato ogni segno, come se svolgere un ruolo istituzionale fosse il passe partout per ogni e qualsiasi operazione, come se – amministrando questa, o quella Istituzione – se ne divenisse proprietari.
E ciò è molto triste, oltre che affatto democratico e latamente eversivo.
Per altro verso, essendo io un insegnante, come la Sra. Donazzan può facilmente comprendere, il mio imbarazzo è doppio.
Posto che io non passo il mio tempo a parlare ai miei allievi delle mie mediocrissime opere, ma a spiegar loro Dante, Petrarca, Boccaccio, Leopardi, Foscolo, Pasolini, Fortini, Sanguineti, Gramsci, ecc.. (tutta gente, mi rendo conto, che nell’opinione dell’Assessora andrebbe evidentemente esclusa dai programmi, visto ciò che costoro pensavano della libertà, della censura e della stessa Unità d’Italia), come farò a continuare ad insegnare?
Se i miei libri sono da bruciare, che fare della mia didattica?
Sta forse suggerendo di licenziarmi? E quale sarebbe la ‘giusta ragione’? Quella di aver espresso liberamente un mio parere, un mio giudizio politico, che non coincide con il Suo?
C’è qualcuno che può avvertire l’Assessora che persino Lei vive in una società liberale, democratica, in uno stato di diritto e che non può permettersi di trattare questa Regione come se fosse una dependance di casa sua?
Leggo anche che il Governatore Zaia dichiara di “ non avere difficoltà a confermare che ci sono delle persone [noi firmatari] che non ci rappresentano degnamente”. Stia certo il Governatore che anch’io la penso come lui… ma al suo proposito, evidentemente. Chi nomina certi Assessori non può certamente garantire il governo democratico e liberale di una regione, né rappresentarla con soddisfazione mia e di qualsiasi sincero democratico…

b) Rinfrancato dall’insperato aiuto, l’ex missino Speranzon torna all’attacco, alla faccia della sua Presidente e ora dice di voler organizzare un pubblico dibattito all’Ateneo Veneto (chissà se quelli dell’Ateneo ne sanno qualcosa…) a cui avrebbe già accettato di partecipare quel fulgido esempio di libera intellettualità a nome Stefano Zecchi, a cui noi saremmo, a suo parere, in qualche modo obbligati a partecipare perché ‘dobbiamo’ (imperativo!) spiegare perché difendiamo un criminale.
Mi spiace Assessore: lei organizzi ciò che vuole, ma io a un dibattito così non parteciperò mai…
Intanto perché non ho nulla da dire sul caso Battisti: ho firmato un appello per le ragioni che ho già esposto nel mio precedente intervento, non sono l’avvocato di Battisti, non ho partecipato, né praticamente, né moralmente, alle sue scelte politiche e dunque per questo dibattito deve rivolgersi altrove.
Se vuole possiamo discutere della Legislazione emergenziale dell’Italia di allora, o degli anni di piombo. Ma questa è altra faccenda.
Per altro verso è ben altro ciò di cui voglio discutere: della sua volontà censoria, del suo credere di essere in diritto di decidere cosa si legga in Veneto, cosa si insegni e addirittura – visto che, come Consigliere comunale di Venezia (eh già: è anche Consigliere Comunale di Venezia, il personale politico qua è ridotto al minimo, non si tratta di cumulo di cariche, ma di austerity…) dice di voler impegnare il Comune a dichiararci “ospiti non graditi” – sin chi gira per le calli della città.
E’ questo il problema che interessa davvero discutere in una democrazia. Non altro.
Resta un mistero: come farà il povero Agamben a recarsi al lavoro, visto che insegna Estetica proprio allo IUAV di Venezia?
Sposteranno la facoltà a Chioggia, o anche lui sarà licenziato?

31 COMMENTS

  1. Conformismo: Il termine conformismo indica una tendenza a conformarsi a opinioni, usi e comportamenti già definiti in precedenza e politicamente o socialmente prevalenti.
    L’origine del conformismo risiede molto spesso nella radice animale dell’essere umano che attinge le sue paure dalla solitudine fuori dal branco. È una sorta di comportamento mimetico: l’individuo si nasconde nell’ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti( da Wikipedia)

  2. ma a dire il vero
    [vedi qui:
    http://www.lemonde.fr/idees/article/2011/01/15/cesare-battisti-un-coupable_1466061_3232.html%5D
    Tabucchi argomenta e articola, non si scaglia, o almeno non più di quanto Lello Voce si scagli qui sopra contro Tabucchi il quale tra l’altro, sul vero punto in questione, la proposta demenziale di mettere all’indice i libri degli autori che hanno firmato, la pensa come Voce
    [vedi qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/01/20/da-agamben-tabucchi-un-coro-di-critiche.html : «Vogliono “bruciare” i nostri libri? Beh, è una cosa talmente assurda, enorme, che nessuna persona ragionevole può accettare». Giorgio Agamben, al telefono da Parigi, più che sorpreso sembra preoccupato per «il tracollo politico e culturale del nostro Paese», per «l´irresponsabilità di certe persone». Ma un filosofo della sua statura, oltre a indignarsi, è soprattutto abituato a ragionare. Ed è quel che fa: «Quell´appello del 2004 aveva un preciso significato politico che andava ben al di là del sostegno a Cesare Battisti, un uomo di cui ho sempre dubitato. Si voleva che l´Italia facesse i conti con la stagione del terrorismo: non con i misfatti di un singolo individuo, ma con un passato che non passa. La cosa peggiore è che si confonda un´opinione diffusa con il puro sostegno all´autore di una serie di delitti… Quanto alla ritorsione leghista, cosa dire? Gli assessori che ostacolano la diffusione dei libri andrebbero dimessi d´ufficio».
    «Questa signora Donazzan mette all´indice degli autori? Non sono allarmato, di più: sono costernato. È evidente che dalle biblioteche del Veneto è stata già ritirata la Costituzione». Chi parla, anche lui si trova a Parigi, è Antonio Tabucchi. Delle “motivazioni” – quell´appello di sette anni fa per Battisti – non vuole sentir parlare: nulla, dice, può “motivare” un´iniziativa così grave, intollerabile. Si irrita poi decisamente quando gli si ricorda l´articolo su Le Monde, la sua critica agli intellettuali francesi – in particolare a Bernard Henry-Lévy – per l´atteggiamento compiacente nei confronti di un eroe negativo come Battisti. «Ma cosa c´entra? Non voglio entrare in questa logica», alza un po´ la voce Tabucchi. «Proprio non vedo il nesso tra le opinioni espresse su un giornale e un´iniziativa odiosa che va condannata, punto e basta».]

  3. chiedere una soluzione politica ai fatti che vedono protagonista mi sembra legittimo.
    Avere fondate ragioni (?????) che l’imputato battista gia’ condannato mi sembra possibile e poco probabile.
    Sarebbe faciel rispondere. Chiunque si alza la mattina guarda un programma TV, legge degli articoli e proclama di avere fondati motivi dellìinnocenza o colpevolezza di tizio e di caio
    Anche Berluscon igiura sulla sua famiglia di essere innocente e vittima di giudici eversivi e e persecutori.

    Chi ha queste fondate ragioni dovrebbe:
    chiedere a Battista di consegnarsi alla giustizia
    compiere tutti gli atti politici e giudiziari per sostenere la revisione del processo.

    La giustizia non è come la nazionale di calcio dove tutti hanno fondati motivi che l’allenatore di turno non capisce un cazzo e che loro sanno qual è la formazione giusta.

    L’episodio dei veneti è patetico e nello stesso tempo emblematico del fondo che ha ormai toccato questa italietta da 4 soldi.

    sentirsi eroi per essere stati oggetto di simile idiozia non m isembra esaltante.
    mi meraviglio che la procura non sia intervenuta d’ufficio per indagare su un’ipotesi di reato grave che viola la costituzione

    Mi meraviglio soprattutto che ormai questo paese preda del basso ventre riesca a ingoiare altra merda

  4. Ero abbastanza sconcertato dal silenzio di Nazione Indiana sulle gravi iniziative anticostituzionali di Speranzon/Donazzon. Il fatto che il silenzio sia stato rotto solo da Lello Voce, che si era già espresso abbondantemente anche altrove, non attenua il mio stupore, francamente.

  5. Insomma, Battisti, non si sa come, ruba ancora la scena, mentre il tentativo censorio mi sembra trattato con un filo di retorica di troppo. Non voglio minimizzare quella che è senza tante perifrasi un’idea FASCISTA, ricordo però che la Costituzione non è ancora uscita dalle biblioteche venete (e nessuno toccherà Agamben qui a Venezia – idea piuttosto ridicola). Esistono ancora comportamenti apertamente incostituzionali, esiste il reato di abuso d’ufficio e procure alle quali segnarlarlo. Certo, occorre avere una minima fiducia nella giustizia e forse chi ha firmato l’appello pro-battisti, legittimamente, questa fiducia non ce l’ha. E’ auspicabile che ce l’abbiano almeno gli ignavi bibliotecari che hanno subito le pressioni di questi piccoli filistei di provincia. Altrimenti sì, ci sarebbe da preoccuparsi.

  6. la signora lipperini mi ha censurato decine di volte sul suo blog. e non m’ha censurato per effrazioni da trolls, ma semplicemente per dissenso. così fa solitamente anche con altri commentatori e blogger. la stessa cosa m’è successa anche a NI.
    Ora la questione veneziana mi sembra una cagatina nel mare che per quanto poco democratica giova di gran lunga a questi personaggi in proiezione di ritorno d’immagine. dall’assessore alla lipperini, wu ming ecc.

    mi sembra chiaro che nessuno può alzare il dito contro la censura qui, perché accogliere le idee divergenti, senza schiacciarle col dissenticidio, dovrebbe essere permesso a chiunque, vipps e non vipps, in qualsiasi canale, blog, internet, libri, librerie, biblioteche.
    ma non c’è da scandalizzarsi. alla fine la lipperini esporrà le sue cosine senza problemi assieme alla figliolanza minghiana. e i commentatori diversamente pensanti da lei scriveranno altrove, o se ne fotteranno di queste cosucce.
    altri VERI artisti e intellettuali hanno INVECE pagato il prezzo per la loro VERA libertà

    qualche esempio su tanti che se ne potrebbero fare:

    Pound fu rinchiuso in un manicomio!
    Céline relegato prima al carcere poi in una capanna sprovvista d’ogni riscaldamento davanti al Baltico!
    Joyce tacciato di pornografia in ogni paese anglofono e in tutti i macelli letterari!
    Dostoevskij fu tirato via dalla forca un minuto prima d’essere giustiziato…

  7. Questa professione di benaltrismo mi scioglie gli intestini.
    Tutto pur di non prendere atto del fatto che qui ed ora ci sono iniziative che vanno definite fasciste senza se e senza ma, anche da chi a suo tempo NON ha firmato petizioni pro Battisti e oggi lo vorrebbe estradato. Come me, per esempio.
    E siccome al fascismo si risponde innanzitutto in prima persona, io personalmente ho scritto a Speranzon che mi fa schifo e che bruci pure anche i miei libri in piazza, se vuole. E invito chiunque – scrittore o non scrittore – a manifestare il suo dissenso in modo deciso. Perchè a tutto si poteva pensare in questa repubblica da operetta tra ampolline versate nel Po e zoccolette rovesciate sui sofa di Arcore, meno che si arrivasse a questo.
    E se ci si è arrivati, è anche perchè c’è gente che si sfinisce di pippe e di chiacchiere, e non rischia mai un capello di suo.
    Adesso basta, cazzo!

  8. @Binaghi

    Quando uno è benaltro lo si dice, le sue sono parole al vento, garzoncelle scherzose.
    Queste sono scaramucce con un potere appesantito e assonnato… qualche orecchia strappati ai volantini… un piccolo feudo politico regionale in cerca di cipria e smalto per le rughe. Tempestine in un bicchiere.
    Le censure sono altre.
    Eppoi, le ripeto, arrivati all’ano domini 2011, ogni atto censorio applicato ad ogni canale è da ritenersi tale. La Lipperini mi ha censurato più volte. Non c’erano firme per battisti, né per berlusconi, né per vallanzasca. C’erano solo opinioni difformi. A me non pare una paladina della libertà, poi, fate vobis.

  9. E’ un po’ che lo andiamo dicendo in giro, ma nella sua furia Speranzon ha messo nella lista dei cattivi anche Elia Spallanzani, benchè la sua firma fosse palesemente falsa (il Nostro infatti è morto nel ’97). Un piccolo dettaglio grottesco nella più generale ridicolaggine.

  10. A differenza di come ha fatto Battisti con le sue Vittime a lui è stato riservato un trattamento democratico, rispettoso dei principi costituzionali, Battisti non è stato processato al mercato o in strada da un giudice monocratico armato di p38. Battisti non era un giudice eppure ha emesso quattro sentenze di morte, senza contraddittorio ne diritto di difesa per gli imputati, giustiziati da un assassino nella fase delle indagini preliminari. Battisti, se ritiene di essere innocente e può provarlo, ha diritto alla revisione del processo, le sue Vittime non hanno più nessun diritto.
    Ognuno legge ciò che gli pare, chiunque l’abbia scritto. Le Vittime di Battisti non possono più leggere.
    Perché le accuse che pendono contro Battisti, che accuse più non sono ma fatti accertati processualmente, sono infondate ? Le proprie convinzioni vanno sostenute con fatti concreti, se poi si tratta di intime sensazioni personali derivanti da occulti poteri esoterici allora taccio.
    All’assassinio è giunta sia l’arroganza di estrema destra che quella di estrema sinistra. Qualsiasi sia il colore l’arroganza assassina è sempre arroganza.
    Gli interventi di chi ha un pensiero diverso dal nostro sono sempre “sinistri”. Si può dire che è “sinistro” un pensiero che giustifica l’assassinio di cittadini inermi ?
    Mi permetto, citazioni a parte, l’articolo è privo di contenuto, un bel minestrone senza sale.
    E’ gradita la pubblicazione.
    Giuseppe

  11. In Italia si usano troppi sillogismi, forme verbali a portata di tutti, anche di chi parla senza pensare. Così, mi sembra, che da strumenti utili per intavolare ragionamenti, stiano per diventare degli slogan: semplici scappatoie per imboccare strade molto pericolose e, purtroppo, già percorse.

  12. A Lello Voce la verità giudiziaria non va bene, vuole la verità vera… mah! E cosa c’entra la magistratura con la verità vera? I magistrati, in democrazia, applicano le leggi, diciamo dovrebbero… sia quelle che piacciono a Lello Voce sia quelle che non gli piacciono. Secondo le leggi vigenti Battisti è stato condannato e fa bene il Presidente Napolitano a lamentarsi, in modo istituzionale, con presidente e governo brasiliani. La verità vera la cercano le religioni e le grandi ideologie, che per fortuna sono state superate dalle democrazie liberali (che pure tanto ci fanno penare…)

    Quello che è stupefacente è che Voce non si accorge che le sue idee sulla magistratura coincidono perfettamente con quelle di B. e dei legali di B. Secondo lui, infatti, i magistrati orientano le sentenze per interesse politico.

    Per il resto, voglio dire riguardo al deficiente di assessore, c’è poco da commentare. Però, permettetemi lo scherzo sulla lista di proscrizione, tutte le fortune capitano a voi…

  13. Ecco Larry: al deficiente di assessore, anzi di assessori, occorre reagire. Semplicemente. Non assuefarsi, che è l’eredità peggiore di questo tempo.

  14. povverino Ming, ha firmaiolato per un delinquente giudicato dalle leggi dello Stato, allora Silvio, riconoscendosi nelle sue idee, lo ha pubblicato in Einaudi, anche se ogni tanto ne sparla (ma questo fa parte del gioco della tombola); gli hanno dato da tradurre Stefano Re King e con l’aiuto di Lipperini volevano farlo passare per il nuovo Shakespeare… ora lo fanno fuori Ming nelle biblioteche e intanto incrementa le vendite in libreria. povvero Ming. povvero, davvero, povvero. e pensare che lui è venuto dalla cina per noi, per salvare gli italiani dalla letteratura commerciale… mi ricorda qualcuno.

  15. @viola

    sono così assue fatto che mi batto da lustri e lustri per l’abolizione della cultura, almeno (ALMENO!) nel senso delle politiche culturali di Stato, che possono essere solo repressive e contrarie alla libertà degli artisti. quando dicevo e scrivevo che bisognava abolire gli assessorati alla cultura, che possono fare solo danni alla cultura e all’arte, forse lei non era ancora nata. confermo che l’idiozia degli assessori può arrivare al punto di essere presa, dalle loro bencapitate ” vittime “, come manna provvidenzialmente caduta dal cielo. che infatti… non se l’abbia con me, viola. tutto ciò dimostra solo che né l’idiozia né la provvidenza hanno limiti.

  16. @larry

    tu hai scritto d’esserti battuto lustramente per abolire (almeno) le politiche culturali irradiate dallo Stato. Io di lustri ne ho cinque, quindi… ma leggendo alcune controantologie (che fan sorridere) e girovagando fisicamente e no per la vecchia europa scrutando alcuni micro o macro circoletti culturali mi è sembrato di capire che la Cultura d’opposizione sia anche peggiore di quella di Stato (che andrebbe abolita comunque).

    La cultura statale è scafata ormai, è furbacchiona e raramente mette su rappresentazioni così ottuse come questa in Veneto (anche se nel merito mi sembra simile a quando nel monopolino finisci in gattabuia e devi saltare un turno; niente più che censura pubblicitaria); oppure è dell’ultim’ora la notizia del ritiro del nome di Céline dall’archivio delle celebrazioni 2011 franzose…
    Solitamente sanno fare meno rumore e utilizzare tecniche più raffinate.
    La cultura statale, in quanto (statica e) irremovibile, teme meno il diverso e lo contempla, nel suo procedere dicotomico, e spesso qualcosa dalle grinfie le sfugge. Ovviamente è un ‘diverso’ tollerabile, come appunto la cultura d’opposizione.
    La cultura d’opposizione è declinata in parrocchie che si farebbero volentieri la pelle e spessissimo, divenendo militanza, né contemplano in quanto clan, né tollerano minimamente, il diverso. Anzi si autoproclamano tali e fanno da selezione all’ingresso per chi volesse aspirarvi. ed è dura passare l’esame d’ammissione…
    La sua unica preoccupazione è formare un corporativismo di rottura coll’establishment, e nella lotta mi pare che ci sia una corsa a controllare e ridurre, anche violentemente, la concorrenza degli amici…

    Insomma, c’è poco da salvare e difendere.

  17. A me il punto centrale sembra questo: che accettare un precedente del genere significherebbe autorizzare in futuro altri tipi di liste, compilate per ragioni politiche di qualsiasi tipo.

  18. ma non ce l’ho con te larry: è che il “risentimento” – spesso presente in numerosi commenti, non tuoi, e non limitati solo a questo post – se testimonia un giustificato disagio non mi sembra molto efficace per fermare il degrado e l’ascesa di tristi figuri come i due “assessori” veneti, c’est tout

  19. sorry, il commento supra è il mio, sto utilizzando il pc di un amico ed è partito il suo account…-)); Viola

  20. Accettare un precedente del genere, come si dice qua sopra, sarebbe gravissimo. Discorsi su autoreferenzialità e chiusura delle varie “parrocchie” sono sciocchi e fuori luogo. In una biblioteca pubblica io vorrei trovare tutto, dai neri ai rossi ai gialli, vorrei poter scegliere io cosa leggere ed approfondire. Non voglio che siano burocrati peraltro ignoranti a farlo. E poi che facciamo, quando c’è la destra togliamo tutti i libri di sinistra e quando c’è la sinistra togliamo quelli di destra? E’ una vergogna. Qui si tratta di libertà. Non servono altri fronzoli e palliativi.

  21. Dovreste rilanciare, caro Voce.
    Se si tolgono i libri degli “amici” di Battisti solo perché amici di Battisti, indipendentemente dal contenuto dei libri, ciò significa che sono delle persone pericolose per la società, da boicottare in toto, tali figuri.
    Ma allora occorre essere coerenti: queste persone pericolose da chi vengono fiancheggiate, chi permette loro di prosperare come scrittori? I loro editori, che sono complici di Battisti tanto quanto gli autori.

    Chiedete quindi, in nome della coerenza di togliere tutti i libri degli editori che pubblicano gli amici di Battisti.

    Questa è la strategia di comunicazione da tenere in casi come questo – ed è sempre questo il genere dei casi che si propongono sulla scena pubblica da quando c’è B.

    La solita strategia del Al lupo al lupo, quanto è grave questo fatto, è perdente da quasi 20 anni, cosa aspettiamo ad abbandonarla?

  22. @galbiati: non so, da un certo punto di vista il discorso regge: Ma poi è la realtà che fa i discorsi e non i discorsi che fanno la realtà..
    Per altro verso non so che dirle, i miei editori sono così piccoli che B nemmeno li vede, rischierei di far boicottare o censurare della gente che che con tutto ciò niente ha a che fare… O pensa, posto che sia un problema, che tutti quelli che si oppongono a questa immonda gazzarra minacciosa e arrogante pubblichino da B.? Non le pare di avere una visione un po’ schematica della situazione. della serie: il dito, la luna, ecc.?
    cordialmente
    lv

  23. Guardi Voce che io mica credevo che pubblicaste tutti per Mondadori.
    Più editori grandi vi pubblicano e più risalta la falsa coerenza di quegli imbecilli. E del resto sa bene che loro non possono boicottarli tutti, quindi i suoi editori non corrono pericolo.

    Dico solo che mi sembra inutile lanciare allarmi di continuo, occorre rilanciare per mettere in risalto le contraddizioni. Ma si può farlo solo rinunciando a ogni collaborazione.

    A lei sembra normale che Marina B. ha detto oggi che le fa “letteralmente orrore” che Saviano rinneghi la sua storia di difensore delle libertà personali solo perché ha solidarizzato con i pm milanesi?
    Chi le dà il potere di dirlo? Il fatto di essere il suo editore.

    Ora, cosa sentiremo domani dal popolo e dagli intellettuali di sinistra (e dai politici, loro dovrebbero essere i primi a non lagnarsi e a darci una speranza di alternativa ma va be’, da quel pippaiolo (Vauro insegna) di Bersani che ci possiamo attendere)?
    Il solito coro sdegnato verso le parole di Marina B.
    Ma quando sarà l’ora di smetterla con le lagne e di alzare i tacchi? O di alzare la voce per rilanciare?
    Siamo in una guerra civile dove una parte uccide (metaforicamente… ma forse…), ferisce e ci priva di tutto, e l’altra parte (noi) che fa? Dice che non va bene, che è molto grave quel che sta succedendo e di conseguenza… se ne sta lì ferma a continuare a prenderle.

  24. che gli scrittori italiani la più parte in questi anni non abbia mosso un dito contro l’andazzo in corso, ritenendo poco elegante qualsiasi intervento che non fosse l’espressione di uno scontato sopracciò verso il porcello brianzolo, l’ho personalmente rilevato più volte – i nostri Piperno si crogiolavano anni fa con le immagini dei monaci buddisti in Birmania: soavi, silenziosi e cool nelle loro proteste contro il regime militare. Lui ovviamente in Veneto non corre rischi a parte quello di non esser letto perché non sapendo rinunciare alle sue legittime ambizioni di scrittore di qualità, si ostina a infilare periodi lunghi sei o sette righe, e le subordinate concessive abbondano: fuori della portata degli assessori leghisti e della stragrande maggioranza dei loro elettori

  25. Credo che l’intervento di Voce sia equilibrato e sostanzialmente esatto.
    Però non si può negare che, curiosamente, sulla magistratura tiri fuori idee molto simili a quelle di B. Questo succede semplicemente perché è VERO che in Italia la magistratura è politicizzata. E’ vero sia per il corrotto e corruttore B. che per l’ex terrorista Battisti.
    L’Italia è il paese in cui Tutti hanno ragione: è VERO che B. è perseguitato dai magistrati, ma è anche VERO che B: è colpevole,
    è VERO che la cosiddetta cultura in Italia è in mano alla sinistra, ma è anche VERO che la destra ha cambiato molto il sentire di questo paese.
    La priorità di questo paese è quella di riuscire a fare i conti con il proprio passato. Questo processo è ostacolato (e forse lo sarà per molto moltissimo tempo) dal fatto che i tempi sono cambiati e che i mezzi che formano la cosiddetta opinione pubblica sono in mano alla grande borghesia capitalista (di cui B. è solo una delle punte di un duopolio o tripolio).
    La grande borghesia capitalista ha informato di sé tutto l’esistente.
    Il pensiero unico del potere, per dirla con Dalla, non è disposto a fare distinzioni poetiche.
    Il potere, in Italia, non è solo B.
    Battisti è una pedina da giocare a livello internazionale, perché l’Italia possa continuare a fare finta di essere un paese serio.
    Le puttanate da Strapaese del deputato leghista vanno prese alla lettera: si ritirino dalla provincia di Venezia tutti i libri incriminati e anzi, si chiudano proprio le biblioteche. Se i cittadini non protestano è perché non sentono il bisogno di queste cose e allora meglio abbandonarli al loro destino. Vuol dire che se farò una gita a Venezia mi procurerò qualche sacchetto di noccioline da dare alla scimmie cittadine perché mi lascino stare.

  26. @ Massimo… al volo tra scuola e scrutini. Intanto grazie per la lettura attenta. Ciò che dici è vero a patto che non lo si storicizzi. Il ruolo ‘storicamente’ svolto dalla magistratura è stato quello di ‘ermellino da guardia’ del potere, con qualche sparuta eccezione. Questo riguarda anche magistratio poi confluiti nella sinistra: il dittico D’Ambrosio/Pinelli la dice lunga. A partire da Mani Pulite la situazione è cambiata. Dire il perchè, a mio parere ciò è accaduto, è cosa troppo impegnativa per la mia attuale fretta da scrutimio impellente. la metamorfosi è stata completa, nell’opinione pubblica almeno, tanto da ingenerare sosetti di un’analisi piuttosto superficiale. la parola ‘legalità’ in Italia ha avuto molti significati diversi. Le legislazioni speciali degli anni di piombo, che non evitarono l’assassinio di aldo Moro la dicono lunga. Certo i processi successivi a Genova G8 2001, ma anche quelli su Ilaria Alpi, ci dicono che uno zoccolo duro è rimasto. La Cassazione, nell’opinjone politica di ‘massa’ ha mutato le sue attribuzioni in modo tanto radicale da lasciare basiti. Che questo abbia a che fare con ciò che Massimo la borghesia capitalista credo sia incontrovertibile e chiaro a molti. Ma, attenzione, dire che la Magistratura non è TUTTA buona, significa cose ben diverse se a dirlo è B, o i genitori di Ilaria Alpi, o quelli di Carlo Giuliani, o Federico Aldrovandi, Giorgiana Masi, Lorusso eccetera.
    Ecco, ciò che ci manca, avolte, credo sia questa visone storica. Siamo appiattiti sul presente e la dinamica della società si trasforma in un sandwich di luoghi comuni…

  27. @ Massimo… al volo tra scuola e scrutini.

    Intanto grazie per la lettura attenta. Ciò che dici è vero a patto che non lo si storicizzi. Il ruolo ‘storicamente’ svolto dalla magistratura è stato quello di ‘ermellino da guardia’ del potere, con qualche sparuta eccezione.
    Questo riguarda anche magistrati poi confluiti nella Sinistra: il dittico D’Ambrosio/Pinelli la dice lunga.
    A partire da Mani Pulite la situazione è cambiata. Dire il perchè, a mio parere, ciò è accaduto, è cosa troppo impegnativa per la mia attuale fretta da scrutinio impellente.
    La metamorfosi è stata completa, nell’opinione pubblica almeno, tanto da ingenerare sospetti di un’analisi piuttosto superficiale.
    La parola ‘legalità’ in Italia ha avuto molti significati diversi. Le legislazioni speciali degli anni di piombo, che non evitarono l’assassinio di aldo Moro la dicono lunga.
    Certo i processi successivi a Genova G8 2001, ma anche quelli su Ilaria Alpi, ci dicono che uno zoccolo duro è rimasto.
    La Cassazione, nell’opinione politica di ‘massa’ ha mutato le sue attribuzioni in modo tanto radicale da lasciare basiti.
    Che questo abbia a che fare con ciò che Massimo definisce correttamente la borghesia capitalista credo sia incontrovertibile e chiaro a molti.
    Ma, attenzione, dire che la Magistratura non è TUTTA buona, significa cose ben diverse, se a dirlo è B, o i genitori di Ilaria Alpi, o quelli di Carlo Giuliani, o Federico Aldrovandi, Giorgiana Masi, Lorusso eccetera.
    Ecco, ciò che ci manca, avolte, credo sia questa visone storica. Siamo appiattiti sul presente e la dinamica della società si trasforma in un sandwich di luoghi comuni…

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.