Noi siamo i giovani del surf

di Marco Rovelli

Da Renzi c’erano anche degli intellettuali: Baricco, Nesi, Scurati. Ma anche l’ex poliziotto ed ex editore Castelvecchi, che adesso fa parte di VeDrò, una vera e propria lobby trasversale di centrodestra e di centrosinistra (a capo, il pdemocristiano Letta e la finiana Bongiorno), nella cui attività si legge bene quella nefasta trasversalità (che non può che appiattirsi sulla prospettiva generazionale) di cui il progetto renziano è prodotto.
Matteo Renzi è un uomo pericoloso, e così il suo progetto politico. Partiamo dalla persona. Renzi è pericoloso perché di cartapesta. Come quei mostri dei fumetti che li colpisci e si sgonfiano, ché dentro non c’era nulla. E’ proprio questa la sua massima pericolosità: dentro Renzi c’è il nulla. Ma il nulla, se messo bene in scena, risulta simpatico. E’ adattivo. Scivola, si dà la forma che il contesto richiede. Il Renzi, quando parla, recita la parte del furbetto, ma è una parte serena. Non si scompone mai, sorride, ammicca, è un muro di gomma che evita ogni tipo di rappresentazione del conflitto – inscrivendosi così in quella che è la sua vera heimat, quella democristiana. (Ciò che mise clamorosamente in scena con il gesto politico – che poteva suonare come omaggio feudale – dell’andare ad Arcore).
Renzi può risultare simpatico anche per la sua toscanità: che ahimé non richiama quella sanguigna e verace dei vecchi toscani, ma quella ruffiana, morbida e di facile consumo di un Pieraccioni.
Facciamo dei fermo immagine, quando parla: aggrotta la fronte, in un troppo palese sforzo retorico, volto a compiacere l’interlocutore – ma pare un attore da soap. Socchiude gli occhi bogartianamente, a voler ammaliare l’interlocutore – ma la sua faccia non è quella di Bogart, e suona posticcio. Sono trovate da piazzista. Opposte a quelle di Berlusconi (il quale si offre a portata di mano, ma sempre nella sua inattingibile distanza), ché Renzi cerca di instaurare una complicità casalinga, empatica ma con quella leggerezza da amico al tavolo del bar. Ma siamo pur sempre nel campo dei piazzisti. E, inutile negarlo, funziona.
In questo senso, è davvero l’anti-Berlusconi per eccellenza. Come lui, si basa su una serie di tormentoni di cui il consenso che riscuotono è noto dalle indagini di mercato. L’archi-tormentone è quello della logica binaria nuovo contro vecchio. Una ripresentazione dello schema di Berlusconi, prima della sua consunzione: stavolta la retorica del nuovo si commuta in chiave generazionale, e l’utilizzo la logica dell’antipolitica viene piegata alle strategie della politica. I giovani, i giovani – tutto pro domo sua, s’intende, discorso smaccatamente finalizzato alla propria carriera di leader. Questa retorica emerge anche nei discorsi del convegno della Leopolda, tutta un’esaltazione del merito (dove l’esaltazione del merito senza il valore dell’uguaglianza è un tema retorico ben maneggiato a destra, in quanto oggettivamente di destra), tutto un fiorir di temi da new economy all’insegna di più deregulation (tanto che è stato facile per Bersani dire che non è il caso di ripescare l’usato vintage di stampo liberista che ha già fatto troppi danni), manco fossimo negli anni del fiorente clintonismo; e dunque i temi “giovani” come la banda larga, il fotovoltaico, una manciata di spirito anticasta… Ma mai che si vada alle questioni decisive: e infatti si sta con Marchionne senza se e senza ma. L’ovazione tributata a Chiamparino – che oltre a schierarsi con Marchionne è un ultras pro-Tav e ha nel corso degli anni esternato ferocemente contro i “clandestini”, fino a invocare una Ellis Island europea – è in questo senso molto significativa, così come la presenza di Ichino. E, se vogliamo, anche il parallelo con l’era clintoniana ci può far capire una serie di cose, se è vero che fu Clinton ad abolire il Glass-Steagall Act, il quale cancellando la distinzione tra banche d’investimento e banche commerciali diede il via libera al dominio assoluto e letale della finanza: parlare del disastro presente significherebbe parlare di temi (la finanza, i beni comuni…) di cui alla Leopolda non c’è traccia (del resto Renzi, coerentemente, non era un sostenitore del referendum per l’acqua pubblica).
C’è invece il fiorire di un individualismo collettivo, dove la lezione di don Milani (sortire insieme) è totalmente dimenticata. In questo senso, renzismo è dire Io. Il più lurido di tutti i pronomi, scriveva Gadda. Significa, di fatto, rinunciare alla politica. Lo ha ben enunciato Arturo Parisi: “la parola che conta è “io”. Un pronome. C’è un ambito dove questo pronome ci sta stretto: la politica, e in maniera particolare il centrosinistra. Si dice “noi”, si dice “loro”, si dice “si è pensato”.  Così nessuno di assumerà delle responsabilità. Così è successo che a  dire “io” c’è solo Berlusconi. Così è successo che Matteo Renzi risulta antipatico prima ancora di sentire cosa ha da dire, solo perché ha detto “io”. Se tutti torniamo a dire “io” riusciremo a parlare del nostro futuro”.
Un individualismo di massa è quanto si propone: l’Io, realtà monadica e compatta, che viene prima del noi. In che cosa si scarta dal pensiero unico berlusconiano? (Del resto lo schema è questo: Berlusconi dice io, anche noi dobbiamo farlo). Altro è invece parlare di tante storie che s’incrociano, soggettività che interagiscono da sempre, un ecosistema dove ogni singolo è da sempre in relazione con ogni altro singolo. E’ questa l’unica via d’uscita: pensarsi in relazione costante, e pensare la propria salvezza sempre all’interno di questa relazione.
La chiave per uscire da questo vicolo cieco è Renzi stesso a darcela. E’ lui stesso a dire che bisogna superare l’antiberlusconismo. Ne consegue inevitabilmente che bisogna superare anche Renzi. Il quale, in fin dei conti, è rimasto sempre quel diciannovenne che era andato alla Ruota della fortuna di Mike Bongiorno, sperando nel giro giusto della ruota. A diciannove anni si possono fare certi sbagli. A trentasei no. Noi puntiamo sul Passa la mano.

61 COMMENTS

  1. Hai ragione quando dici che occorre osservare attentamente il vecchio video con la partecipazione di Renzi diciannovenne alla Ruota della Fortuna. Vincente, ovviamente. Acclamato dal vecchio Mike e sbaciucchiato da una paffuta Paola Barale. Direi che il personaggio è tutto lì. Interno al sistema, consolatorio, abile risolutore di quiz. Non è una risposta politica o è una risposta politica adatta al metodo in auge. Il mondo della sinistra sbaglia a pensare d’essere rimasto immune dal contagio delle promozioni televisive. Ne sconta le conseguenze poiché non s’è mai visto, dai tempi della Peste del Manzoni, che un morbo aggredisca una classe sociale piuttosto che un’altra.
    In tempi più recenti mi vengono in mente i Morti viventi di Romero che cercano rifugio in un Centro commerciale. Renzi s’è messo alla guida degli zombies. La verità è che se non avesse seguito non avrebbe peso. Il dato reale è che ha peso perché ha seguito. Così la domanda non è chi è veramente Renzi, ma chi sono veramente coloro che gli danno credito. La questione è comprendere 500.000 teste o un milione o due milioni di teste. Lui sembra un grottesco Uomo del destino. Tragico è che acquisti consensi.

  2. [thanx everybody]
    Sono d’accordo, Filippo, bisogna capire chi sono quelli che gli danno credito. Che seguono il pifferaio magico perché è l’unico che gli offre una sponda a fronte dell’immobilismo della casta politica. Bisogna capire chi sono loro, e salvare quelle forze vive che possono esserci, in quel magma confuso. Per farlo, occorre intanto impallinare questo progetto politico, smascherandolo per quella truffa ideologica che è.

  3. un “Io” che poi discende direttamente dalla mitologia jobs-iana, materializzata nell’oggettistica apple in bellavista alla Leopolda. Mito che sta a mio parere intossicando il mondo, se ce ne fosse bisogno.

  4. Renzi è un cattivo politico, uno dei peggio al momento la cui retorica giovanilistica risulta tutta spigoli e sponde di modo che la palla gli torni tra i piedi a lui… e vale la pena ricordare che qualche settimana fa il nostro comico massimo internazionale, Benigni, ne tesseva lodi e sbrodi, indicandolo per il post-berlusconi come presidentissimo del consiglio… mah.. Benigni ormai è quello che è…
    trovo però, Rovelli, che il suo articolo scada quando si mette collo zoom a contare le rughe della faccia di Renzi e quando dice che sembra lo stesso che andava a prendere denari alla Ruota della fortuna… semplicemente perché, data la debolezza delle idee politiche di Renzi di cui lei mette sotto il lentino alcune carie, a dir della faccia e di giralaruota ci guadagna solo lui, Renzi, un bruttissimo ceffo… “certi” personalismi politici bisogna ignorarli hanno fatto passare fin troppo tempo inutilmente.

  5. No, non mi interessano carie e rughe :) mi interessava solo di analizzare qualche elemento della sua retorica complessiva, del modo di porsi, della sua rappresentazione di sé, così come molti hanno fatto di Berlusconi. Ma era solo un abbozzo, si può far di meglio.
    [Dinamo, darsi del lei sul web implica ostilità nei confronti dell’interlocutore, ne sei cosciente?]

  6. Non credo si tratti di fare del lombrosianesimo spiccio (anche se certe volte mi vien da dire che “Lombroso aveva ragione”!!!) ma di capire – come Belpoliti, per dire, insegna – quanto Berlusca abbia fatto del suo corpo il latore del suo messaggio. Indi per cui Renzi, opposto riflesso, si comporta nel modo analogo.
    D’altronde è impossibile, da sempre non solo da oggi, pensare che il messaggio non passi comunque e in ogni caso anche (e purtroppo spesso o solo) dal corpo di chi lo esprime. Magari anche in modo contraddittorio da quel che si dice.

  7. Grazie per l’articolo e le considerazioni che sono una manna preziosa per un italiano all’estero come me cui possono sfuggire molti dettagli. Una volta precisati e reinterpretati dall’esterno, da lontano, diventano più chiari e inquietanti, tanto da spingere all’azione (o alla scrittura), immediata! Ciao.

  8. Convenendo sul giudzio del personaggio, manca però a mio parere un elemento, che è quello che spiega perchè uno come Renzi sia riuscito a fare tanta strada, ed è la pochezza di tutto il gruppo dirigente del PD, davvero un cimitero degli elefanti, una compagnia di amici, mi verrebbe da dire, che, in assenza di idee forti che abbiano sostituito quelle abbandonate in tutta fretta venti anni fa, trova la propria legittimazione in un autoreferenzialismo illimitato.
    Senza considerare questa debolezza, questa inconsistenza dell’intera dirigenza PD, il successo di Renzi rimarrebbe un mistero inspiegabile.

  9. Quindi, fammi capire; ti vuoi tenere bersani e l’inutile pd? apprezzo le acrobazie citazionistiche (denotano sempre una certa cultura dello scrivente), così come apprezzo la strumentalizzazione delle parole di autori blasonati e indubbiamente importanti; tuttavia mi sembra di respirare un certo stile reazionario di sinistra, di questa vecchia sinistra incapace, istituzionalista e filoburocratica che in definitiva tanto di meglio non ha mai fatto ( vedi riforma del lavoro). O forse ho capito male io?

  10. @Gianni Biondillo e Marco Rovelli
    Il corpo spara sempre messaggi, siamo d’accordo (ce lo insegna tutto il Novecento, mica ni), e forse siamo d’accordo anche nell’interessarci di Lombroso, che mi interessa perché ha spostato il problema sul corpo traduttore estetico; bisogna tenersi aggiornati.
    Su Renzi dicevo solo che è talmente debole e cariato che trovo extra-vaganti le “cure” di Rovelli, cui dico che non ho ostilità nei suoi confronti, e do del lei in ossequio ad antica consuetudine di rispetto e distanza, non ostilità, ci mancherebbe. Ostili solo ai conati di prima persona, anche se nemmeno la terza può dirsi sacra.arrivederci

  11. Il rifiuto, anche “corporale”, di Matteo Renzi è una reazione pienamente legittima. Così anche come la tua analisi. Tuttavia, restano inevase nel campo del Pd alcune questioni che il soggetto da te disprezzato ha sollevato: 1 la necessità di offrire una prospettiva, concreta, positiva, per il futuro (cosa che il gruppo dirigente pd è bel lungi anche solo dall’ipotizzare); 2 il coraggio di trattare alcune questioni cruciali (come il sistema pensionistico contributivo), senza peli sulla lingua; 3 obbligare il partito al rispetto dello statuto per quanto riguarda il limite dei tre mandati parlamentari.
    Insomma, come ha fatto splendidamente il duo Civati-Serracchiani, qui si tratta di rompere lo status quo e porre le basi di un’alternativa vera.
    Renzi diventa un soggetto pericoloso nel momento in cui i suoi temi vengono declassati allo scalciare di un asino.
    Infine, il fatto che Renzi parli in maniera trasversale non lo ritengo di per sé un delitto: bisognerebbe infatti cercare di parlare a tutti quanti, salvaguardando contenuti e priorità. Perché considerare “gli altri” semplicemente il frutto malato delle televisioni Mediaset? Non c’è del razzismo lombrosiano in molte tue considerazioni?

  12. Condivido pienamente il discorso di Marco Rovelli sull’abuso e l’ambigua trasversalità di parole come ‘nuovo’, ‘generazionale’, è una cosa che non porta a nulla, fuorchè all’affermazione di gruppi di potere che a sessanta-settant’anni diverranno i nuovi dinosauri di marca democristiano-pd. Il problema del ‘generazionale’ è che attira, anche gente valida e in buona fede che poi si ritrova ad aver facilitato di fatto la carriera di reazionari in erba, così si perdono di vista davvero le idee e si appiattisce tutto sul bisogno frustrato di potere dell’eterno ‘giovane’ e dell’eterno ‘nuovo’, e sul solito stantio richiamo alla concorrenza e al mercato libero come panacea per riaffermare giustizia sociale ed equità. Trovo infine assurdo che i principali giornali italiani cavalchino gente come Renzi, in parallelo allo stantio gruppo dei gerontocrati pd. Un saluto.

  13. E’ vero, “restano inevase nel campo del Pd alcune questioni”. Ma non ponendomi nel campo del pd, non mi riguardano… per me sarebbe importante convogliare invece certe istanze che cercano, legittimamente e giustamente, rappresentanza – quella rappresentanza che non hanno – in un progetto che a mio giudizio non potrà che pervertirle, cambiandole di segno.
    Quanto agli “altri”: non è per me questione di coloro ai quali si vuole parlare, non è una questione che ho sollevato. E’, semplicemente, questione di ciò che si dice.

  14. Direi che qui c’è tutto, un’analisi perfetta, bravo Marco. E non credo affatto che , come scrive Dinamo, “a dir della faccia e di giralaruota ci guadagna solo lui, Renzi”, né che la lente d’ingrandimento su postura e mimica tolga peso a quel che viene detto. Perché quella postura, quella mimica (o l’atto di girare la ruota) hanno a che fare precisamente con la questione della posizione, del prendere posizione, del mostrare la costruzione della propria. Se di “io” ahimé si parla, allora calarsi nelle pieghe di quell’io, nelle sue crepe (che non sono rughe, non è questione di rughe) diventa necessario.
    Rispetto alla domanda che pone Fabio Tuena, leggevo tra i commenti lasciati a margine del video di Renzi alla Invasioni barbariche (qui: http://www.youtube.com/watch?v=uGmZzXh_i6Q) tal Taurimenio che scrive: “Renzi. L’unica persona del PD che voterei. E sono di estrema destra”.

  15. ruota della fortuna a parte(sono,in ottima compagnia,per l’altra opportunità persino per i criminali figurati per le cretinate di gioventù),ritengo credibile il tuo un ritratto di un personaggio in cerca di autore.Aspetto sul ponte le altre caricature(l’importante è non operare discriminazioni facendo sconti a qualcuno)

  16. Certo Rovelli, capisco perfettamente la tua posizione. E mi trovo sostanzialmente d’accordo. L’unico appunto che posso muovere alla tua elegante distruzione di Renzi è che rischi di trascurare delle questioni molto sentite e molto reali, dentro e fuori del pd.
    Insomma, si può pensare tutto il male che si vuole di Renzi, ma non che stia svolgendo una funzione importante: quella di sollevare problemi che, fino a ieri, il gruppo dirigente del pd nascondeva sotto il tappeto.
    Vorrei invece sottolineare l’opposta natura e forma dell’iniziativa Civati-Serracchiani, che sotto la dicitura “Il nostro tempo” proponeva invece un ricambio di idee e parole non solamente generazionale.

  17. Renzi non piace neanche a me e, lo dico con bassa statistica personale, mi rendo conto che piace alle persone a cui piace Silvio Berlusconi e che lo votano – ma che non per questo smetterebbero di votare Berlusconi in favore di Renzi.

    Però il ritratto di Rovelli ha un tono troppo demolitivo per potersi dire esauriente.

    Renzi non è la soluzione dei dissesti della sinistra ma a quei dissesti sta dando un nome e un volto pubblico che non ha paura di discuterli al di là delle solite macumbe al buio delle sezioni degli iscritti.

    Gli manca la statura politica e gioca troppo grazie alle contraddizioni – critica il PD stando ben attento a non uscire dall’orbita del PD, perché fuori dal suo partito sparirebbe in un secondo -, ciò non toglie che Renzi mostra delle doti che non devono essere forzatamente demonizzate, quali una comunicatività non astrusa e che, salvo sorda stroncatura, non si può giudicare vana: ha dei contenuti, non originali, ma che almeno riescono a scrostarsi di dosso la patina di vecchiume che ricopre tutto ciò che riguarda il Partito Democratico.

    D’accordo non abbandonarsi a un giovanilismo inconsistente, però ingrigire in nome di una tradizione tra l’altro del tutto sputtanata e fuori tempo massimo mi sembra un’operazione ulteriormente reazionaria.

    Quindi ben venga Renzi, se aprirà la strada a qualcuno che meglio di lui saprà rappresentare non “il nuovo”, categoria commerciale, ma il cambiamento, che è una esigenza politica.

    Un saluto!,
    Antonio Coda

  18. Antonio, lo scritto è sicuramente demolitivo, e capisco che possa non piacere. Non capisco però a cosa ti riferisci con “tradizione tra l’altro del tutto sputtanata e fuori tempo massimo”.

  19. D’accordo con Laserta. Anch’io, come Marco, mi pongo fuori dal campo di questo PD (che da quando esiste non ho votato mai), ma se fossi “dentro” guardarei a Civati con interesse. Lo seguo da anni (l’ho conosciuto in tempi non sospetti, eravamo “vicini di ufficio” e nulla sapevo della sua attività politica) e gli riconosco sensibilità e coerenza. Forse gli manca solo un atto di coraggio in più, non dico più cattiveria o aggressività (che palle ‘sta menata della cattiveria), ma di certo dovrebbe trovare la modalità di sapersi imporre meglio nella visibilità pubblica (un politico è uomo pubblico) e nel partito, evitando di fare coppia fissa, ogni volta, con qualcuno che poi non gli rende un buon servizio.
    Per dire: lo scorso anno, a Firenze la Leopolda la organizzarono in due, Civati e Renzi. Poi il legame si sciolse per questioni di natura politica (non antipatie o personalismi: posizioni inconciliabili, tipo il nucleare, Marchionne, etc.). Di questo nessuno quasi sa nulla. Ne ho avuto la prova oggi, bevendo un caffé con un giornalista del Corriere (non ho detto della Gazzetta di Poggibonsi). Si parlava di Renzi e il mantra era sempre lo stesso:
    “In fondo cosa esprime di nuovo il PD? Quali sono i giovani? Renzi diciamolo è l’unica novità.”
    E io: “Ma scusa, e Civati?”
    E lui: “Chi?”
    Siam messi bene, ho pensato.
    Perché, non ostante l’iperattivismo di Civati (in rete e sul mitico “territorio”) e il buon riscontro “dal basso”, la carta stampata quasi non lo calcola? Ribaltiamo la domanda (rendiamola più retorica): perché Renzi ha così tanta fortuna mediatica? A “Prossima Italia”, la settimana precedente, la “novità” ggiovane del PD Civati-Serracchiani NON ha avuto la copertura mediatica che la novità ggiovane del PD Renzi ha avuto su tutte le tv nazionali.
    Non voglio fare il dietrologico, ma certe volte a pensar male… (quanto meno del giornalismo nazionale)

  20. Marco, per “tradizione sputtanata” intendo la cosiddetta “diversità antropologica” della sinistra, che è un mito che ha fatto il suo tempo.

    L’autorità dei politici credo debba provenire dal contenuto delle loro proposte e non dalle forme stantie di auto-rappresentazione che si tramandano da anni.

    La comunicazione non è gioco-forza una questione da vanesi o da cialtroni: preoccuparsi di parlare un linguaggio connesso a una Italia già profondamente mutata è un atto doveroso, non una resa alle mode plebee del momento.

    Renzi che al ragionamento sensato e sintetico preferisce il motto di spirito è certo un passo del gambero, però alle sue spalle altri non trova se non cariatidi che da venti anni e più riciclano lo stesso monologo.

    Io non sogno il politico pop, ma pretendo che il politico che deve affrontare le sfide della contemporaneità non mi dia l’impressione di essere nato quando si andava ancora a letto con Carosello.

    Quindi ben venga Renzi se farà da apripista a un ricambio generazionale, che non è, non deve essere, una banale ritinteggiatura: vogliamo davvero dirci che dei sessanta-settantenni possono interpretare la contemporaneità meglio dei trenta-quarantenni? Vogliamo lasciare un’altra generazione in panchina?

    Sento dire: i Giovani del PD sono più vecchi dei Vecchi del PD.

    Se è così, tanto meglio Renzi, che almeno l’apparenza del ricambio la dà, se non la sostanza che lo stesso non può garantire nessuno.

    Tanto al meno peggio io c’ho fatto il callo dal ’94.

    Un saluto!,
    Antonio Coda

  21. Antonio, insisto, non c’è solo Renzi nei TQ del PD. Mi sembra una lettura un po’ offuscata, altrimenti.

  22. e poi troppi che difendono rendite di posizione, o ne cercano una, sparpagliati ovunque, senza dignità……

  23. “”””””””””L’autorità dei politici credo debba provenire dal contenuto delle loro proposte e non dalle forme stantie di auto-rappresentazione che si tramandano da anni.”””””””””
    trovo illuminante l’affermazione di Coda.
    Se nella competizione politica si vince attarverso la costruzione di un’immagine il problema (e il bersaglio) non è e no dovrebbe essere tanto chi utilizza questi espedienti (Berlusconi grande maestro) , ma i cittadini che lo votano. e che probabilmente si specchiano (o nesono specchiati) nel politico in questione.
    Se è vero che la proposta di Renzi è inconsistente è anche vero che Renzi esprime ( utilizza se volete) il disagio, un forte disagio del popolo della sinsitra.
    ultima osservazione:
    d’accordo con Rovelli sulla questione dell’io fermo restando che nel nostro paese questo pronome viene eliminato in riferimento al principio di responsabilità. In questo caso dovrebbe essere uyn obbligo l’uso pieno dell’IO.

  24. Amen, sull’ultimo e sul penultimo intervento di Coda, che sottoscrivo entrambi.
    Premetto che Renzi non mi convince, che appena l’ho visto parlare mi ha dato la stessa impressione che descrive Rovelli, che i 100 punti mi sembrano confusi e aleatori, e infine che non ho mai amato particolarmente la toscanità, né quella sanguigna né quella morbida. Tuttavia, come ha detto qualcuno nei commenti, ha sèguito; come del resto ha avuto e ha tuttora sèguito Berlusconi (il rovescio archetipico di Renzi, mi pare sostenga Rovelli). Quindi meglio non prenderlo sottogamba, almeno non con argomenti che lo ridicolizzino superficialmente (secondo il mio modesto parere), tipo quello della ruota della fortuna. A 19 anni fai come ti pare, mi sembra un peccato veramente veniale (ammesso che di peccato si tratti) partecipare a un quiz televisivo. Poi, noi Italiani, su questi argomenti non abbiamo credibilità perché siamo notoriamente di mentalità aperta sui trascorsi cabarettistici e giudiziari dei nostri politici (uomini e donne): perdoniamola, quindi, questa ruotafortunata di Renzi, e non consideriamola indicativa di alcunché circa la vera natura dell’uomo. Infine, sull’età: ma non si era detto che siamo in una gerontocrazia? E appena si fa avanti un under 40 lo stronchiamo: “I giovani, i giovani – tutto pro domo sua, s’intende, discorso smaccatamente finalizzato alla propria carriera di leader.” Ma di che dovrebbe parlare? Del futuro dei pensionati? Anche se ne avesse 60, di anni, sempre ai giovani dovrebbe essere indirizzato il suo discorso, almeno quello apertis verbis della campagna elettorale.
    Quel che voglio dire è che in questo post, come in molti altri luoghi virtuali e non, si può osservare in nuce il motivo della sconfitta della Sinistra: non si cerca un programma alternativo, non si propone un leader. Si sta lì ad aspettare che qualcuno, più sveglio e veloce (come Renzi, appunto) e di un diverso schieramento, salti su e dica adesso ghe penso mi; per poi muoversi con le critiche, demolirlo dall’alto della propria preparazione culturale e intellettuale, ma alla fine tornarsene tutti a casa.
    Un minimo di (auto)critica – sul perché gli Italiani, da più di 60 anni, si “buttano” al centro o a destra, quando si tratta di decidere – va fatta in prima istanza. Dopo, dedicarsi al resto.

  25. – Renzi non nasce dalla ruota della fortuna. Quella, direbbe anche lui, è stata una bischerata. Renzi è un vero e proprio risultato del PD, un PD che già dalla nascita ha cercato di imitare il suo avversario nei metodi e nei contenuti. Non è facile analizzare o smontare Renzi, senza analizzare o smontare il PD. (vi ricordate Veltroni? lo seguii in campagna elettorale: era contento di stare solo sul palco. Mi spaventano tutti gli uomini contenti di essere soli a rappresentare milioni)
    – Renzi prima di fare il sindaco di Firenze, ha fatto il Presidente della Provincia in cui vivo. L’ha fatto perchè si è servito di tutto ciò che ora vuole rottamare nel partito e di tutto quel vecchio che lo fa raccapricciare. Ha accelerato tutti i processi di privatizzazione dei servizi e si è servito di un ente che lui stesso considera inutile, per poi cavalcare l’onda e sedersi sul cavallo più alto del Comune. Quando parla di lavoro e di riforme bisognerebbe chiedergli cosa ha fatto lui, visto che una delle deleghe degli enti provinciali sono proprio le politiche sul lavoro e sulla formazione. Perchè lì non ha tirato fuori le idee? Agenzie formative, centri, enti parassiti che non funzionano: perchè lì non ha rottamato?
    – Su tutti gli scadali urbanistici a Firenze, non ho sentito da lui una parola contro Verdini o Ligresti.
    sì, bisogna preoccuparci di smontare e smascherare le bugie, di far venire fuori le vere idee di Renzi e anche di chi lo sostiene. Castelvecchi che salta e balla e vuole dare il tempo all’Italia, lo vogliamo dire che non paga gli autori? Che è o è stato un editore disonesto come ce ne sono tanti altri che stanno a sinistra?
    Poi sì, bisogna anche chiedersi perchè fa breccia su molti intellettuali. Tanti che non apertamente lo sostengono, neanche così tanto apertamente lo criticano. Sono tutti attenti a capire che aria tirerà. Perchè il carro dei vincitori fa sempre gola. Ed è questo il pericolo più grosso, anche a sinistra.

  26. No, Fiorella, io non voglio un leader. Non m’importa di un leader. Il teatrino istituzionale lo lascio a chi gli interessa. Io voglio un movimento – che c’è, sta nascendo, e voglio che le forze sociali vive si sottraggano al teatrino del pensiero unico. Renzi li porterà lì, convogliati e sottomessi al pensiero unico che adora la bce e che riesce a pensare solo misure placebo. Dire “ah ma arriva uno e lo si stronca” è un discorso vuoto. Su cosa dovrebbe parlare, l’ho accennato, e in questo luogo, come in altri, se ne parla ampiamente. Basta aprire gli occhi e sottrarsi all’illusione totalizzante del teatrino.

  27. Gianni Biondillo, lo credo, lo spero…, che nel PD l’unico trenta-quarantenne di valore e di qualche spessore non sia Renzi e solo lui.
    Civati, durante l’arco di tempo in cui tenne la ribalta, dimostrò di avere sia lo spirito innovatore sia l’umiltà del voler fare.
    C’è bisogno che una nuova classe politica sostituisca quella presente: magari non con uno spodestamento brutale, però il fisiologico passaggio di testimone sembra che in questo paese si sia atrofizzato da decenni, quindi qualche forzatura ci vuole.

    Non so se Renzi sia riuscito a fagocitare Civati grazie al suo istrionismo o perché spalleggiato più o meno dichiaratamente dai soliti che amano dedicarsi ai giochi di potere per poter incassare all’oscuro di tutti.
    Però se basta un Renzi-burletta per tacitarlo significa che Civati deve lavorare molto sul carattere, e renderlo squillante quanto le sue qualità.

    Ribadisco: saper comunicare non significa saper fregare gli altri, saperli incantare, ma saper farsi comprendere.

    Marco Rovelli, scusami, non avevo inteso che il tuo unico scopo fosse quello di fare pollice verso a Renzi e poi chi s’è visto s’è visto.

    Un saluto!,
    Antonio Coda

  28. Non ho detto che arriva uno – generico – e lo si stronca, ma che si stronca uno perché da giovane parla dei giovani: credo andrebbe trovata un’argomentazione – per lo stroncamento – più pregnante. E lo dico per il bene di quella causa alternativa di cui tu stesso parli, nella gentile risposta che mi hai dato.
    Ovvio che chiunque abbia gli occhi aperti veda di cosa avrebbe bisogno la Nazione in questo momento; e infatti ho anticipato che il programma renziano non mi sembra soddisfacente, da questo punto di vista.
    Sul non volere un leader: il nostro sistema costituzionale prevede che un leader ci sia, alla fine di tutti i conti. Voler stare fuori dalle istituzioni, secondo me, significa poi subire le scelte di altri, e le loro conseguenze nefaste che tutti vediamo.
    Grazie a NI per questo spazio.

  29. Dopodiché Fiorella, il nostro sistema costituzionale non prevede un leader da nessuna parte. Ma proprio nessuna. E’ un peccato che la Costituzione italiana sia così bella e così poco conosciuta.
    (Detto questo, anche all’interno del teatrino un “leader” comunque meglio di Renzi ci sarebbe, ed è Vendola. Per dire. Anche con tutto quello che a me non piace).

  30. Come, non è previsto un leader? E chi sarebbe il presidente del consiglio, se non un leader (nel senso di guida, ovviamente rappresentativa della volontà popolare, ecc.)? Mah. Comunque, lascio un link ad un brevissimo post di Lerner, anche lui non entusiasta di Renzi, ma anche lui consapevole che c’è bisogno di qualcosa che (ci) salvi la Sinistra. Ciao! (e grazie dello scambio)

    http://www.gadlerner.it/2011/11/02/parisi-e-renzi.html

  31. Bene, amici,
    e la faccia di pasqua di Prodi venuto dal nulla, espresso per il nulla purchè si facesse l’Olivo, l’olivastro, e poi il disastro con la rifondazione di un nuovo partito denominato PD che si è rivelato rutellianamente e e veltronianamente come il partito del Parto Dopo finchè vedremo il peggio – aggiungo io – dove la e li mettiamo?
    Con chi ce la prendiamo se poi il popolo sceglie un fanfarone, se poi i cosiddetti politici politicati di lungo corso hanno permesso che fossimo governati anche da retrivi e secessionisti che non conoscono la storia nè la geografia poichè per essere “onorevoli” basterà che siano ogni sera in tivvù a maggiordomeria addomesticata, vespata, lasettata – sempre a notte fonda – mentre si distruggono i sogni di gran parte di noi italiani senza futuro anzi col futuro superipotecato in capo ai nostri figli?
    Li vogliamo fare i conti o no con questo fecciume quasi quarantennale, con queste responsabilità commiste ai privilegi e alla casta? Di cosa vogliamo parlare? Diciamo con parole dirette quello che non ci va più a genio in questo pandemonio tutto italiano che non smette di perseguire accordi craxiati per squallidi interessi scilipotati e marchionnati e tentiamo di non farci prendere per fessi dai vecchi di ieri e dai nuovi dèi di oggi. Parliamo per problemi, per realtà e riduciamo le finzioni nella nostra testa perchè sono evidenti a tutti gli squilibri voluti dalla modernità incivile e non lasciamoci sfuggire un’altra generazione di giovani. Un saluto sconfortato, Gaetano

  32. bell’articolo Marco, condivido totalmente. A me Renzi impressiona, nell’accezione più paurosa del termine

  33. Ero appunto intervenuto precedentemente perchè mi sembrava che criticare Renzi senza tenere conto del contesto, cioè del PD nel suo complesso, potesse dare luogo ad un effetto, non voluto, di difesa del gruppo dirigente esistente.
    Apprezzo senza dubbio Civati, anche non condividendone tutte le posizioni, ma soprattutto ritengo che egli e tutti coloro che come lui operano dall’interno tentando di salvare il PD, sbagliano proprio nell’obiettivo.
    La mia schietta opinione è che l’unica cosa buona che il PD può fare è sciogliersi, sarebbe rimettere aria fresca all’opposizione (non oso dire sinistra…), sarebbe a mio parere togliere il tappo che blocca la politica italiana. Fare la guerra al duo Berlusvconi-Bossi non può voler dire stare col PD, che però non perde occasione per rivendicare il centro dell’opposizione. In altre parole, ritiene di disporre di una quota di maggioranza delle opinioni anti-governo, così determinando un’opacità nella situazione politica, come insomma se ogni colpo inferto al centrodestra assuma il significato di un successo del PD, una situazione senza apparente via d’uscita!

  34. letteratura e politica, un nodo inestricabile. sembra che chi fa l’una voglia fare anche l’altra e viceversa, in un processo di nobilitazione infinito e reversibile. tempo fa qui ci si burlava delle velleità letterarie di veltroni, della sua scrittura dilettantistica, ma lui potrebbe dire lo stesso di chi lo sfotteva. lo scrittore aspira a fare l’intellettuale, la coscienza critica del paese, e il politico brama il blasone culturale.

  35. Anch’io ho trovato le considerazioni di marco totalmente condivisibili e giustamente demolitorie. E del resto cosa si merita una persona che esercita ogni giorno la più totale demagogia e che afferma genericamente ma violentemente “quelli di prima sono andati al ristorante e hanno lasciato il conto da pagare”, che dà una visione grottesca e falsa del partito in cui sta, pur ovviamente non lasciandolo , perché fuori dovrebbe ricominciare tutto da capo dopo aver perso la sua lieve vernice di rinnovatore di sinistra, una persona che ad ogni appuntamento pubblico tira fuori dal cappello cento proposte senza prendersi mai la briga di presentarne anche una parziale realizzazione?

    I punti ormai sono trecento, i primi cento nel programma elettorale, i secondi cento alla leopolda dell’anno scorso, e cento dedicati pomposamente all’italia, alla leopolda di quest’anno!

    Siamo insomma a quota trecento, una sorta di libro dei sogni, facile a farsi, che ci vuole a salire su un palco e per cinque minuti chiedere di tutto, tanto poi chi va a verificare cosa si è realizzato?

    La cosa che mi colpisce e preoccupa è come la grande stampa lo corteggi , la difesa di maria teresa meli del corriere da gad lerner è stata penosa, il povero ragazzo attaccatto da tutti i dirigenti del pd, a cui non può essere fatto nessun rilievo, mentre lui ogni giorno ne dice di tutti i colori dando lezioni di economia politica, di etica e di comportamento a destra e a manca.

    Matteo Renzi è stato presidente della provincia, adesso è sindaco di una grande e importante città, appare in televisione ogni giorno, fa costose kermesse di cui non rivela i nomi degli sponsor, mentre predica sui costi della politica mettendoci vergognosamente dentro anche l’attività che la cgil fa ogni anno per la presentazione della denuncia dei redditi di pensionati e lavoratori non certo ricchi, evidentemente questo sistema che lui considera tutto fa rifare, perlomeno a lui ha lasciato spazi e nemmeno tanto angusti!

    Rimane il mistero di come un uomo con idee di destra, il che è legittimo,si sia insediato in un partito di centro sinistra e che per di più non possa essere criticato senza che si gridi al conservatorismo politico e alla “vecchiaia” di chi vuole replicargli qualcosina!!

  36. OK.. A parte quelle righe su rughe, posture ed espressioni, che anche io ho considerato come un di più inutile all’articolo, e che mi hanno un po’ ricordato il servizio “del calzino blu”, le critiche sono tutte assolutamente vere, giustificate, sensate. Anche tutti i commenti e le considerazioni scaturite sono condivisibili e non fanno che avvalorare la tesi. Ma alla fine di tutto rimane la controparte inerte.. il PD. E allora di nuovo, tutto un gran criticare, niente all’orizzonte, tutto viziato, tutto il linguaggio fisico e non, è lurido.. va bene.. ma poi alla fine? Cioè nasce spontanea la questione no? Lo chiedo proprio con tutta l’ingenuità del mondo.. 5 stelle beppe grillo? Abbiamo deciso? Assenteismo? Facciamo il partito NI? Senza ironia eh?! Giusto per capire come si accorda questo coro di teste pensanti (di nuovo senza ironia)

  37. Condivido questo articolo Di Marco, e lo ringrazio pure, perché ha espresso cose e sentimenti che provo ogni volta che assito al dilagare mediatico di Renzi e il suo “nuovo”. A chi si domanda perché di questa benevolenza dei media nei suoi confronti, la risposta temo sia semplice. Dopo avere ripetuto per mesi e mesi che è necessaria la svolta nel partito, le facce nuove ecc, senza entrare mai nel merito dei contenuti veri, per cui tutto si riduceva a una demagogia sulla svolta generazionale – continuando a ripetere che bisogna confrontarsi sulle “idee” – ma quali idee? era unicamente un martellamento sulla rottamazione dei dinosauri e così via – ora si inizia a fare chiarezza.

    Dopo la caduta, veramente grottesca, di Berlusconi e della sua corte di avventurieri, la parte del PD che deriva geneticamente dai miglioristi del vecchio PCI (altro che “nuovo!”) si appresta a prendere la sua parte di potere, per mettere in pratica il progetto liberista della finanza globalizzata. Col capo demagogo ggiovane Renzi sono schierati personaggi tosti e concreti, come Chiamparino. Il progetto è decisamente neoliberista, ancorché ammantato di buona educazione e buoni propositi etici (la patrimoniale e la tassa sugli alti redditi, anzi, altissimi, tipo l’Everest, propugnata anche da Montezemolo, il capitalista aristocratico“de sinistra”), ulteriori liberalizzazioni, privatizzazioni, “riforma del mercato del lavoro” (con accettazione dei licenziamenti, sia chiaro), trasformazione del sistema retributivo in contributivo (per essere di nuovo chiari: se col retributivo un pensionato percepisce 1000 euro col contributivo rischia di attestarsi sugli 800 e questo, cari giovani, sarà anche il vostro destino quando toccherà a voi), e quindi un ulteriore scaricamento sulle spalle delle pensioni dei costi della crisi. Insomma, una nuova generazione di tecnocrati dopo la tribù barbarica di Berlusconi & co che possa portare avanti il nuovo governo delle banche, convincendo gli elettori, ancora una volta, a votare per i propri affamatori.

    Ecco perché Renzi è così benvoluto dai media.

    Ma la sinistra cosa c’entra in tutto questo? Sono d’accordo col criticato intervento di Norma Rangeri otto e mezzo, questa non è più sinistra, costoro non hanno nulla a che fare con la sinistra, il che è legittimo, ma non lo è il fatto che siano all’interno di un partito che ancora si richiama a quei valori.

    Insomma, la Delta Force del neoliberismo dietro le linee della sinistra. Come potrebbero non essere amati dai media?

    P.S. Ringrazio anche Biondillo per avermi informato su Civati, che credevo più o meno sulla stessa lunghezza d’onda di Renzi, essendo da tempo non interessato a questo mondo di devastator con varie verniciature (destra, centristi, centro-sinistra), che ci porterà verso il mondo di Mad Max, è solo questione di tempo. Sempreché non riusciamo a fermarli prima…

  38. Marco, il movimentismo è fondamentale proprio se riesce a influire sull’istuzionale, perché il piacere di chiamarsi fuori lo reputo abusato: certo io non vado in trip con il PD ma so pure che la forza dei miei desideri vale meno di niente se non è capace di dialogare con la inesorabilità dei fatti per quanto demotivanti.

    Per carità: da qui a dire “A PD o morte” ce ne passa, e ben vengano tutte le energie sciolte che hanno una visione rivoluzionaria della società (rivoluzione nel senso di cambiamento totale, di ossigenazione, non di cassonetti bruciati e cortei con il pallino delle zone rosse) che non passa direttamente dalle Camere.

    Però, se si deve riflettere su un capetto PD che promette male in quanto parla benino, tanto vale aggiungere una parte costruttiva a quella distruttiva.

    Oppure no, certo.

    La fase distruttiva mi ha un po’ stuccato, da qui i miei interventi.

    Un saluto in movimento!,
    Antonio Coda

  39. Concordo con Stalker (2 novembre, h. 19:41), e vado anch’io a raccogliere le braccia. Se una come Mila Spicola, che si è battuta per anni in difesa della scuola, arriva ad abbracciare l apolitica 2.0 di uno che nel suo programma infila sulla scuola due punti (82 e 83) presi pari pari dal manifesto della Compagnia delle Opere (=Comunione e Liberazione) “Una scuola che guarda al futuro” – che a sua volta ne riprendeva uno (l’82) dal “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli, ti viene su una bolla di acido dritta dritta dall’esofago.
    Poi però pensi che una come Mila Spicola ha avuto il grave torto di diventare popolare all’improvviso, nel PD, perché diceva cose mentre i grandi papaveri dicevano parole; e si è trovata relegata nella chambre de bonne (una volta quelli come lei li mandavano a dirigere le federazioni in Sicilia, così imparavano la lezione, ma con una siciliana…) per tema che la di lei popolarità facesse ombra a qualcuno (e il PD ofsse costretto davvero a occuparsi di scuola): e allora non scusi Mila Spicola (non io, almeno), ma ti viene da dire che quel partito lì, uno come Matteo Renzi se lo merita per davvero.
    Sottoscrivo anche le virgole del pezzo di Rovelli, e lo aggiungo a questo di Leonardo (Tondelli): http://leonardo.blogspot.com/2011/11/il-piu-grande-b-dopo-il-big-b.html.

  40. A chi piace veramente Renzi? Dico nell’arco di chi, come elettore, si riconosce nella sinistra più rosa pallido e istituzionale. O chi voterebbe Grillo e affini. Non ne conosco nessuno, ma magari è un caso. Se piace solo a destra non si tratta solo di banzai, ma anche – matematicamente – di un’idea del cazzo.
    Piace a chi vuole accozzarsi al cavallo dato per vincente – e non è una novità. E poi la cosa tragicomica mi sembra proprio nascere da un discorso Pdcentrico, portato avanti non solo da chi nel partito in qualche modo ci sta dentro, ma anche da chi lo segue e commenta dall’esterno. Michele Serra, per esempio, ha scritto una delle sue più grandi cazzate. Ha detto: forse Renzi è un berluschino, ma se CI VA BENE è invece un Tony Blair che giunge in Italia con 20 anni di ritardo. Spero che questa bella trovata non necessiti di altre chiose.
    Insomma, ho l’impressione che da dentro il PD e aree attigue dell’informazione, si voglia parlare tanto e principalmente bene di Renzi semplicemente perché sembra l’unico elettroshock che possa scuotere un partito comatoso, ma cionondimento colonna portante dello schieramento d’opposizione. Insomma, va bene qualunque cosa pur di rianimare il Pd (o sembrare di farlo).
    Non so se questa visione miope o anzi idiota si applica pure a Mila Spicola- temo di sì.
    Ah, sottoscrivo i distinguo di Gianni e altri su Civati.

  41. ottimo articolo condivido tutto.
    Renzi è il vecchio anagraficamente giovane: una condanna alle spalle; una visita ad Arcore; un padre politico; è in aspettativa nella sua azienda di famiglia che corordina le vendite de La nazione e in tanto fa politica dal ’94 (come B.)… rinuncerà a una delle due pensioni? mah…

  42. @Marco Rovelli
    “stavolta la retorica del nuovo si commuta in chiave generazionale”

    Son contento che lo dici. Io l’ho detto anche dei TQ.
    Li hai già scaricati?

  43. C’è tanto vuoto intorno che basta un Renzi per scaldare gli animi e i media.
    Ma ve lo ricordate quando lì al centro si entusiasmavano per Walterveltroni?
    Ancora fumo, senza carne e fuoco…

Comments are closed.

articoli correlati

La cultura delle élite vista da un disadattato

di Giorgio Mascitelli Il successo elettorale delle forze populiste ha prodotto  numerose riflessioni sulle ragioni della loro vittoria, tra le...

Il Mussolini di Scurati

di Roberto Antolini L'uscita in settembre di “M il figlio del secolo” di Antonio Scurati (Bompiani, 839 p., € 24,00)...

Su Pacific Palisades, dal libro alla scena

di Mario De Santis Avevo letto Pacific Palisades prima di vederne la mise en scene fatta con la regia e...

“Pacific Palisades”. Un testo al confine

di Stiliana Milkova Pacific Palisades, il nuovo libro di Dario Voltolini, è appena uscito da Einaudi. Pacific Palisades racconta una...

Esiste una scrittura maschile?

di Daniela Brogi Quando, mesi fa, ho accolto l’invito a partecipare a questo seminario, certo non immaginavo di aderire a...

Contro l’occhio. La scrittura del dolore vero

di Giacomo Verri In un piccolo volume del 2006, La Letteratura dell’inesperienza, Antonio Scurati rifletteva su quanto la società di...
marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.