Impegno

di Antonio Sparzani

Ebbene sì, non ve lo aspettavate, ma alla mia veneranda età ho deciso di impegnarmi in politica, non si può più — lo sento — esimersi da un così pressante dovere. E per chi non volesse crederci ecco qua il mio programma, chiaro e dettagliato, vedete un po’.

Non cosmo un tazio, non defello un stocco,
non respetto una ghidia impiastroccata,
quando póllano i gari del malocco
e sciamano le scuffie all’impazzata;

desto si fila il maloréte accosto
e si agghinda di appoppe perlinate,
ma senza vallio non gli vale il mosto
e le stanghe son fesse e sderenate.

Quando verrà, quando verrà l’ascessa
che manda un turzo a gellinare il bobo;
almen rimasse con l’appura dessa

e si sfatasse un po’ per il mar savio,
che dirrine non fa, ma sente il lobo
drezzare per la gora con aggravio.

15 COMMENTS

  1. eh eh eh. Sono con te Sparz (ora però non fare come tutti che non rispondi più al telefono eccetera :-) )

  2. Immagino che l’aver subdolamente indotto il buon Sparzani a commettere un cotale *errore* (e, per giunta, all’interno di un contesto di totale “disimpegno”, dove l’unico intento dichiarato era quello di “sgarrupare le forme date per vedere l’effetto che fa” – cfr. l’intero thread), sia anche la ragione (o una delle ragioni?) che ha spinto la Redazione a cancellare il mio link dal blogroll nazionale (in fondo, che vuoi che sia il “rilancio” di un centinaio di post indiani in quattro anni?).

    Se le cose stanno così, non posso che essere pienamente d’accordo con la decisione e chiedere umilmente scusa: sperando che almeno il buon Sparzani, non fosse altro che per ragioni di prossimità anagrafica voglia e possa perdonare la maldestra uscita del reprobo (le *tare* culturali, ne sono ben consapevole, sono e restano inemendabili).

    Saluti.

    fm

  3. Ancora perdono (ah, le tare…): dopo “anagrafica” ci va una virgola (dal latino *virgula*, diminutivo di *virga*).

    fm

  4. A volte, per dare inizio a un *gioco* (una delle attività di cui, malauguratamente, stiamo perdendo il senso – e il segno), basta poco, veramente poco: ad esempio, sostituire i pronomi coi nomi – a maggior ragione quando i nomi sono visibili, ben presenti.

    I *nomi* sono come il *rosso* – il colore che annulla le distanze.

    I *pronomi*, soprattutto in presenza dei *nomi*, le distanze le annunciano, le impongono, se ne nutrono, scavano solchi profondi, incolmabili – sempre più spesso.

    E’ scritto nelle loro lettere – nel vuoto e nella lontananza che ne testimoniano e giustificano l’esistenza – e l’utilizzo. Oggi più di ieri (e meno di domani – si spera).

    E allora, nell’attesa, non si può non chiedersi: “haec fierent si testiculi uena ulla paterni uiueret in nobis?”.

    Buone traduzioni.

    fm

    • A volte per trasformare il *gioco* in un focolaio di tensioni basta non comprendere la connotazione di un pronome.

      ci vuole la luce violenta di un rogo
      per accostare l’abisso di volti che migrano

      pinge duos anguis: ‘pueri, sacer est locus, extra
      meiite.’ discedo.

  5. O Sparzus,

    ci voleva proprio una lettura così stamattina! Torno ai miei tè praticamente solfeggiando.

  6. e sciamano le scuffie all’impazzata
    t’anna rà (traduzione: te la devono dare, la candidatura)
    effeffe

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato anche due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia, pubblicato presso Mimesis. Ha curato anche il carteggio tra W. Pauli e Carl Gustav Jung, pubblicato da Moretti & Vitali nel 2016. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.