Fosca Massucco,Per distratta sottrazione
di Clizia E. Guerrini
Il secondo libro di Fosca Massucco, dopo L’occhio e il mirino del 2013, si presenta con una grande apertura verso il territorio abitato dall’autrice: il Monferrato di Beppe Fenoglio, da sempre letto e riletto con incondizionato trasporto. Le impostazioni metriche da lei usate hanno l’andamento lirico di certe pagine di Una questione privata, quando nell’uno e nell’altro caso la poesia si spalanca alla luce perfetta di quelle colline. Ci sono segni del territorio natìo e precisioni scientifiche che fanno pensare a folte letture zanzottiane, anche se non sono particolarmente d’accordo con Elio Grasso, in sede di prefazione, quando avverte che l’opera del poeta di Pieve di Soligo potrebbe condurre Massucco a prove future ancora più profonde e salde. A me pare che possano essere differenti, e altrettanto importanti, i percorsi da affrontare e fare propri. Senza escludere, come suggerimento non casuale, il Sereni del Posto di vacanza. Non fosse altro che per le avvedute attenzioni verso la realtà, dei luoghi e dell’anima, e per le robuste abilità prosodiche. Le tre poesie, successive al libro, e recentemente pubblicate nel terzo Almanacco della poesia edito da Raffaelli sembrano confermare, nella loro tempestiva luminosità, questo mio pensiero. Forte delle sue competenze tecniche e scientifiche (l’autrice ha una laurea in Fisica e lavora come Tecnico del suono) i temi della raccolta vengono sviluppati secondo linee di conoscenza religiosa, uno spartiacque tra la visione per così dire esteriore del paesaggio e quella interiore dell’anima. La scansione delle sezioni rivela chiaramente come a Massucco interessi prima di tutto lo studio dei particolari nei testi sacri, e il metodo più conveniente a trasportare nella propria visione quotidiana il ricco fiume ideologico e devozionale. Immergendoci nelle pagine di Per distratta sottrazione si avverte una responsabile e autonoma volontà di ricerca, ogni premessa viene portata a compimento sia sotto forma di luce diretta sulle personali visioni sia sulle corrispondenze trovate nei prediletti autori. Questi non vengono mai citati, ma la sintonia del libro vale per la raffinata annessione che si avverte e di cui, mi sembra, si possa godere. Da un capo all’altro dell’opera, sorvolando la fin troppo estesa Prefazione, annidamenti e svelamenti conducono alla nobilitazione di quanto oggi cerchiamo nel vasto e controverso mondo della nuova poesia.
Bisogna avere grande prudenza,
è tutto un universo di avvisi.
“Lavori in corso” – “Caduta pietre da sinistra”
Prestare attenzione ai messaggi
ritardi annullamenti partenze
non attraversare i binari, non mangiare
con le mani, nessuna mano
nelle mutande, i congiuntivi.
Nessuna leggerezza, pericolo!
Si potrebbe perdere un’acca o l’ombrello,
un ricordo doloroso, la testa per un critico,
la garanzia che per un paio d’anni
qualcuno aggiusti gratis tutti i cocci
sostituisca i fusibili, speli i fili e le vene.
Cautela,
un dosso (o una cunetta)
la doppia croce di Sant’Andrea avverte:
passaggio a livello, reazione chimica
in colonna a sinistra
due concentrazioni di liquidi al centro
e in mezzo quella da raggiungere.
Concentrazione, sforzo sublime!
Ma ci vorrebbe pace, e quel fruscio
invariante delle foglie d’aprile.
“Animali selvatici vaganti”
li intravedo nei cespugli di erba sparta,
nascosti dagli steli fino a notte.
Poi stelle – e buona condotta.
(pericolo, onde elastiche!)
Meglio, ottima conduzione
che rende tenero il mio focolare –
su cui appendo stelle di porporina
con la perfezione del buio.
Fosca Massucco, Per distratta sottrazione, Raffaelli Editore, Rimini 2015, pp. 64, € 12,00