da In che luce cadranno / Gabriele Galloni
I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra all’Invisibile
***
Ai morti si assottiglia il naso. Quando
li sogni se lo coprono. È normale
vederli a volto coperto passare
dal corridoio al bagno alla cucina.
***
Si parlava dei morti. Sulla tavola
i resti sparsi della cena – quelle
bistecche appena cotte. Il frigorifero
in dialogo amoroso con le stelle.
***
I morti vanno in cerca di riposo
l’uno dell’altro facendosi carico
inutilmente; ché nel continente
si va un giorno in avanti e due a ritroso.
***
I morti hanno fiducia nella sorte.
A notte fonda salgono sugli alberi
del tuo giardino; li trovi che all’alba
non sanno come scendere dai rami.
Li vedi; non ti vedono. Li chiami
e non ti sentono. Li aiuti – scendono.
Ogni notte ritornano e dimenticano.
***
I morti seguono un apprendistato
severo. Per sei mesi sono semplici
ematomi; poi superfici lisce.
E se divengono quel che già sono
è solo merito loro (non scivolano).
***
I morti continuano a porsi
le stesse domande dei vivi:
rimangono i corsi e i ricorsi
del vivere identici sulle
due rive. In che luce cadranno
tornati alle cellule.
***
La pornografia dei morti
è un vuoto di finestra, un passo
tra la veranda e il giardino. È quello
che noi sogniamo tutto il pomeriggio.
***
Le catacombe
delle case bianchissime;
due morti fra i tanti,
due fratelli,
ci porgono le offerte che in virtù
di trapasso donarono gli amici.
In che luce cadranno / Gabriele Galloni. RPlibri, 2018
apparso nella collana L’anello di Möbius, sezione diretta da Antonio Bux
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