Il sorriso e il pescatore

Non più tardi di qualche giorno fa si ricordava in Italia, nelle piazze e nei porti, l’anarchico Fabrizio de Andrè. Nelle sue canzoni Fabrizio de Andrè si è sempre schierato dalla parte di chi fugge. La Stampa Nazionale, non più tardi di qualche giorno fa, si è schierata con Fabrizio de Andrè. Quando il pescatore, presidente del Brasile, Lula ha rimandato al mittente la richiesta di estradizione per Cesare Battisti, la Stampa Nazionale si è schierata contro il pescatore. I pescatori , non più tardi di qualche giorno fa, si erano schierati con Fabrizio de Andrè. La Stampa Nazionale ha lanciato la caccia ai pescatori. Signora (Stampa Nazionale) lei è una donna piuttosto distratta.

effeffe

Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino
fosse passato un assassino.

Ma all’ombra dell’ultimo sole
s’era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso

122 COMMENTS

  1. Molto coraggioso il tuo post, effeffe. Mi piace questa libertà di pensiero.
    Generosità e profunda umanità.
    Il fuggitivo paga la sua pena con l’impossibile ritorno, il sentimento di frattura con il paese natale.
    Un altra riva dà la speranza di cambiare di vita, di riscattarsi.

  2. Ragionamento coraggioso, senz’altro applicabile ai molti pescatori che spezzarono il pane e bevvero il vino con Carmine Alfieri, assassino.

  3. E’ così facile compiangere i morti, quasi come cantare una canzone,
    ma è davanti alla realtà che ognuno di noi, solo con la sua coscienza, sceglie ogni giorno la propria vita. Ed è così che il nostro Paese, solo con i suoi Media, sceglie ogni giorno di abdicare alla vita.
    Grazie per questo post, cominciare la giornata col sorriso di De André è un lusso!

  4. Lasciamo Fabrizio De Andrè fuori dalla sporcizia dei brigatisti, per cortesia.

    Non è proprio il caso di strumentalizzare a fini politici estremistici la figura di Fabrizio per difendere un assassino qual è Cesare Battisti, perché tale è stato riconosciuto dalla Legge Italiana. Quindi assassino è e assassino rimane, sin tanto che la Legge italiana non si esprimerà forse diversamente. Ma oggi Cesare Battisti in Italia, per la Legge, è un assassino. Le prove a suo carico ci sono. E non mi dite di leggere i Wu qualcosa, perché l’ho fatto e mi hanno convinto ZERO.

    Ma per cortesia si tenga fuori Fabrizio De Andrè da questo caso.
    E’ osceno, è vergonoso, è oltraggioso a dir poco che si strumentalizzi così Fabrizio De Andrè per un assassino, con 4 omicidi sulla coscienza.

    E’ una vergogna. Vergognoso il post.

    Se si voleva difendere un assassino, lo si faccia pure. Ma non si strumentalizzi il decennale, Fabrizio, l’anarchia. Non si confonda un assassino con Fabrizio. Tutto questo è inaccettabile.

    Schifato a dir poco.

    Passo e chiudo.

  5. Attento, pungente, puntuale, mirato, schietto, sì.
    Ma coraggioso, no, dài. Mi sembra eccessivo…

  6. E’ un assassino solo uno schifoso assassino e voi dovreste vergognarvi a fare post del genere e magari scrivendoli vi sentite anche tanto intelligenti….dov’è il commento di Iannozzi???? Lo avete cancellato??? Ma che bravi… ma io qui lo riporto e anche se censurete anche questo mio commento qualcuno prima lo avrà letto e questo mi basta-
    “Lasciamo Fabrizio De André fuori dalla sporcizia dei brigatisti, per cortesia.

    Non è proprio il caso di strumentalizzare a fini politici estremistici la figura di Fabrizio per difendere un assassino qual è Cesare Battisti, perché tale è stato riconosciuto dalla Legge Italiana. Quindi assassino è e assassino rimane, sin tanto che la Legge italiana non si esprimerà forse diversamente. Ma oggi Cesare Battisti in Italia, per la Legge, è un assassino. Le prove a suo carico ci sono. E non mi dite di leggere i Wu-qualcosa, perché l’ho fatto e mi hanno convinto ZERO.

    Per cortesia si tenga fuori Fabrizio De André da questo caso. E’ osceno, è vergognoso, è oltraggioso a dir poco che si strumentalizzi così Fabrizio De André a favore di un assassino, con 4 omicidi sulla coscienza.

    E’ una vergogna.

    Se si vuole difendere un assassino, si faccia pure. Ma non si strumentalizzi il decennale, Fabrizio, l’anarchia pacifista. Non si confonda un assassino con Fabrizio. Tutto questo è inaccettabile.

    Schifato a dir poco.”Iannozzi

    cinzia-

  7. cara Cinzia
    nessuna censura, nemmeno per le sue poco anarchiche pacifiche parole.
    Non penso che Fabrizio de Andrè le avrebbe apprezzate. Non strumentalizzo nulla, nemmeno il suo odio. Non c’è poesia nell’odio.
    effeffe

  8. Lascio la vicenda di Cesare Battisti al suo evolversi futuro. Ma quanto ai pescatori “redenti”, una cosa è glorificare i morti, altra cosa è prendere posizione su situazioni attuali, aperte, spinose. E questo senza andare a scomodare Davide Lajolo o i saggi anni ’70 sul “trasformismo degli intellettuali”.
    PS.: Tieni conto, però, effeffe, che una interpretazione dell'”assopimento” del pescatore è che sia stato ucciso.

  9. Non mi sembra che questo post metta in discussione il fatto che Battisti sia un assassino. E infatti tale è il personaggio di De André. Ma chi conosce davvero De André, sa anche che il testo de “Il pescatore” è mosso da pietas (cristiana nel senso più nobile) nei confronti dell’assassino, non certo da omertà o addirittura da complicità, come qualcuno qui scrive.

  10. Sì, nelle “canzonette” possiamo schierarci per “chi fugge”, ma nella realtà possiamo schierarci anche a favore di chi non può fuggire (come a Gaza).

  11. vedi cara cinzia
    sono andato nel retrobottega e tra i commenti in moderazione c’erano le preziose parole di Iannozzi Giuseppe. Io non censuro, ci mancherebbe altro, e la ringrazio per aver riportato il commento dandomi la possibilità di controllare e liberare il commento.

    Mi si permetta allora di replicare in questo modo.
    Voi (perchè a questo punto siete almeno in due) dite:
    E’ un assassino solo uno schifoso assassino

    Un assassino è un assassino, sicuramente schifoso, sicuramente con gli occhi grandi da bambino – le dico (mi rivolgo a Cinzia)

    voi dovreste vergognarvi a fare post del genere e magari scrivendoli vi sentite anche tanto intelligenti

    magari, Cinzia, o forse meno attrezzati di lei a dare un senso alle cose

    .dov’è il commento di Iannozzi???? Lo avete cancellato??? Ma che bravi… ma io qui lo riporto e anche se censurete anche questo mio commento qualcuno prima lo avrà letto e questo mi basta-

    (questione, la prima, risolta mi pare, per la seconda non si pone)

    Lasciamo Fabrizio De André fuori dalla sporcizia dei brigatisti, per cortesia.
    se provaste a formulare meglio questa cosa magari vi risponderò

    Non è proprio il caso di strumentalizzare a fini politici estremistici la figura di Fabrizio per difendere un assassino qual è Cesare Battisti, perché tale è stato riconosciuto dalla Legge Italiana

    Non vedo come potrei strumentalizzare a fini politici estremisti la figura di fabrizio de Andrè, non essendo né un estremista né uno strumentalizzatore.

    Non difendo un assassino. A giudicare un assassino ci pensano i tribunali, ad arrestarlo le forze dell’ordine, a raccontare i fatti i giornalisti. Non essendo né un giudice, né un poliziotto, né tanto meno un giornalista, mi rileggo le parole di un poeta che racconta di un pescatore, ovvero non un giudice, non un poliziotto, non un giornalista.

    Le prove a suo carico ci sono. E non mi dite di leggere i Wu-qualcosa, perché l’ho fatto e mi hanno convinto ZERO.

    nel brevissimo post da me curato si parla di un pescatore, di un assassino, e del presidente di uno stato democratico. Se poi i wu ming si siano candidati per le prossime presidenziali, questo non lo so, ma vado a controllare nel retrobottega di NI per controllare.

    Per cortesia si tenga fuori Fabrizio De André da questo caso. E’ osceno, è vergognoso, è oltraggioso a dir poco che si strumentalizzi così Fabrizio De André a favore di un assassino, con 4 omicidi sulla coscienza.

    In nessun caso (vd comunque punto 1) si dice in questo o altri post che fabrizio de Andrè avrebbe perdonato un assassino. Autore di uno, due, tre, cento omicidi. Per quanto mi riguarda, sicuramente vigliaccamente, non riesco a giudicare un altro uomo. Che si possa immaginare un mondo senza prigioni, tribunali,eserciti, banche, manicomi, mi sembra fondamentale per chiunque, come me e forse vigliaccamente, creda nelle grandi favole, nelle utopie, come altresì impensabile è allo stato attuale un mondo senza queste cose.

    Non si confonda un assassino con Fabrizio.

    appunto. mi viene da aggiungere.

    effeffe

  12. @ macondo
    dalla prima volta in cui l’ho ascoltata ho lasciato a quella possibile agghiacciante interpretazione secondo cui l’assassino avesse ucciso il pescatore, possibilità di esistere. ma ha sempre prevalso la prima.
    effeffe

  13. Ma non andate oltre con queste stronzate. Fabrizio almeno diffidava dei letterati e si considerva autore di canzoni. Fabrizio aveva la pietà che voi dimenticate nel vostro gioco ad essere difficile e intellettuali.
    Lui si sarebbe chinato sul corpo dell’orafo Torregiani e suo suo figlio, perchè riconosceva gli offesi. E Battisti non è un buon ladrone.
    Lascia stare Fabrizio, Effe Effe. Ripensaci e taci.

  14. ripensaci e taci – scrive Gabriele
    ci sto pensando da anni- ti dico. Espongo dei dubbi. Mi espongo. Perché dovrei tacerli?
    effeffe

  15. Fabrizio almeno diffidava dei letterati e si considerva autore di canzoni.
    come fai a esserne certo?
    e Spoon river? De andrade? Alvaro Mutis…

  16. Cortese effeeffe, che si considerasse autore di canzoni e non poeta o letterato l’ha detto in una intervista. Ma puoi andare avanti a parlare e scrivere quanto vuoi: l’invito a tacere è solo frutto della rabbia che fa anche a me veder usare le belle canzoni (che onorano la lingua italiana) di una persona bella (che ha fatto doni a tutti) per reggere la causa di un tristo individuo che non si rassegna a sparire e a pagare.

  17. E poi, riascolta la voce malinconica di FDA che parla di suo padre, di come avrebbe voluto che vedesse lui (Fabrizio) libero dall’abitudine del bere perchè , semplicemente, glielo aveva promesso prima che morisse.
    Quindi prova a ricordarti che tra le vittime di Battisti c’è un padre e che la protervia di Battisti offende ancora un figlio.
    FDA ha dato esempio (non insegnato, perchè non faceva il professore) di pietà per il genere umano. E tra i suoi personaggi c’era posto per tutti, certo. Anche per l’assassino Battisti. Ma allora mi viene più facile ricordare la bella (traduzione) della Ballata del Michè.

  18. forse non sono stato chiaro con il mio post e me scuso. la canzone non è dedicata a cesare battisti. ma a noi (me e voi). siamo noi che abbiamo bisogno di de André non cesare battisti. Bisogno per non infierire…
    effeffe

  19. Giusto. Ma se molti l’hanno preso per un equilibrismo intellettuale fastidioso che usa FDA a sproposito, qualcosa non funzionava.
    E poi, chi infierisce su Battisti?
    Stava a Parigi, si pubblicava i suoi gialli, ora sta in Brasile e andrà in spiaggia.
    Dov’è il dolore? La sua tragedia, per cui avrei rispetto e pietà, non si vede.
    Una volta ho ascoltato Pierluigi Concutelli sulla 7, un uomo fatto vecchio in galera, che diceva di esser stato in un cimitero e aver letto la lapide di uno ucciso da lui. La lapide lo chiamava “padre” e lui, Concutelli, ha detto al giornalista: da allora ho pensato che ero questo: uno che ha ucciso un padre.
    Fa una certa differenza dal sorrisetto di CB.

  20. grande de andrè, che gli italiani non meritano, come non meritano pasolini e carmelo bene. nella nazione dove andare a puttane rischi la multa dove si paga ancora l’otto per mille alla chiesa gli operai fanno la fame e i politici rubano svariati euro per apparire in tv. non parliamo dei gay e dell’opus dei e del family day.
    bello l’accostamento ‘analogico’ :)

  21. Dall’invito reiterato a “tacere”, allo scialo dei termini “usare” e “uso” (di fotografie, di canzoni, di testi: per chissà quali innominabili scopi), N.I. pare sempre di meno riserva libera e sempre più territorio assoggettabile a censura. Chi la richiede, tra l’altro, in questo caso omette di coordinare l’indefettibile rispetto per la legge italiana (per la quale C.B. è un assassino, etc.) con quello per la legge brasiliana (per la quale C.B. medesimo non è passibile di estradizione). Brasile, forse, promosso in calcio (o carnevale, o samba) e bocciato in cultura giuridica?

  22. In effetti si dovrebbe commentare la “scomodità” del pensiero di Faber che, come sappiamo, si è sempre mosso in direzione ostinata e contraria.
    Il vecchio pescatore non si erge a giudice ma non è nemmeno omertoso in quanto i gendarmi gli chiedono informazioni e vedono solo che il vecchio s’è addormentato, forse morto, all’ombra dell’ultimo sole.
    Vederci collusione o omertà o qualunque altra forma di giudizio in queste parole è affrettato e pretestuoso e non tiene in considerazione l’estremo bisogno della poesia di svincolarsi dalle leggi, dalla morale, dalla cronaca.
    Faber ha sempre e solo scritto mosso dall’ispirazione e dalla grande attenzione e forse dal grande amore per il prossimo ultimo, che più ultimo non è possibile immaginare, quello che muore per “regalare una goccia di splendore”.
    Cesare Battisti non è affamato, non ha bisogno di pane o di vino, non si muove in direzione ostinata e contraria, non è un ribelle, non sarà impiccato con una corda d’oro per aver rubato cervi nel parco del re, non piange, non commuove nessuno perchè non ha emozioni nella sua vicenda umana.
    Per molti aspetti è una macchietta, uno che è già morto e non lo sa.
    Per lui non si addice una canzone come “Il pescatore”. Molto meglio l’ironica e impietosa “Il bombarolo”.

  23. 1. Ho postato il commento; ed è apparso senza coda di moderazione;

    2. un minuto dopo non era più visibile, ma appariva in coda di moderazione, segno evidente che si era pensato di oscurarlo;

    3. solo dopo che è internuta Cinzia il commento è riapparso;

    Qui nessuno è scemo e nessuno è cieco.

    Cesare Battisti si è dato alla fuga. Non una volta.
    Uno che fosse innocente non si sarebbe preso la briga di sfuggire alla giustizia per 30 anni.
    Per la Legge italiana è un assassino.

    Si lascino perdere i sofismi socratici, che qui mi pare abbondino più delle sardine.

    In questo post si difende Cesare Battisti, riconosciuto assassino dalla Legge italiana, attraverso la poesia di Fabrizio De André.

    In nessun caso (vd comunque punto 1) si dice in questo o altri post che fabrizio de Andrè avrebbe perdonato un assassino.

    Dunque, caro signor Forlani, se è così, non c’è bisogno davvero di portare Fabrizio De André, una vera anima, qui, per parlare di Cesare Battisti. Il fatto è: Lei ha chiamato in causa De André, il decennale, la sua poesia, strumentalizzando il tutto. Trovo tutto ciò a dir poco oltraggioso, vergognoso e disdicevole.

    Non spenderò un’altra parola per quell’assassino che è Battisti, dando la possibilità agli anonimi di spulciarsi la noia dall’ombellico, che credono di sapere cosa avrebbe pensato e come avrebbe agito Fabrizio De André.

  24. All’ombra dell’ultimo sole
    s’era assopito un pescatore
    e aveva un solco lungo il viso
    come una specie di sorriso.

    Venne alla spiaggia un assassino
    due occhi grandi da bambino
    due occhi enormi di paura
    eran gli specchi di un’avventura.

    E chiese al vecchio dammi il pane
    ho poco tempo e troppa fame
    e chiese al vecchio dammi il vino
    ho sete e sono un assassino.

    Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
    non si guardò neppure intorno
    ma versò il vino e spezzò il pane
    per chi diceva ho sete e ho fame.

    E fu il calore di un momento
    poi via di nuovo verso il vento
    davanti agli occhi ancora il sole
    dietro alle spalle un pescatore.

    Dietro alle spalle un pescatore
    e la memoria è già dolore
    è già il rimpianto di un aprile
    giocato all’ombra di un cortile.

    Vennero in sella due gendarmi
    vennero in sella con le armi
    chiesero al vecchio se lì vicino
    fosse passato un assassino.

    Ma all’ombra dell’ultimo sole
    s’era assopito il pescatore
    e aveva un solco lungo il viso
    come una specie di sorriso
    e aveva un solco lungo il viso
    come una specie di sorriso.

    Credo che effeffe volesse solo sottolineare la poesia di questo testo e del pensiero di De André nel sorriso di un pescatore che scopre anche nell’assassino lo sguardo intenso di un bambino.
    No è giustificare, ma è bagnarsi d’umanità con la serenità d’aver visto, anche nell’angolo pù buio, la luce di una perduta (?) purezza.

    ed in tema di canzoni/poesie, qui rimanderei ad un altro bellissimo testo di un altro grande cantautore, “uomini persi” di Baglioni.

    ciao effeffe.

    n.

  25. Bravo, Francesco! Sembra, a guardare la televisione di questi giorni, che tutti siano stati da sempre fan, seguaci, adepti, patiti, appassionati di De André. Tutti d’accordo con lui, non importa quale canzone o quale testo. Nazional-popolare! Cantautore unico! Basta prendere un bisturi, o un paio di forbici come quelle usate da FazioFabio per parlare per tre ore di De André poeta contro la guerra senza nominarne neanche una, di guerre in corso; di De André che difendeva persino gli zingari (dire palestinesi sembrava troppo) senza intervistarne almeno uno, di “zingari”; di De André poeta di Genova senza dire che un verso di De André – “anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti” – ha aperto manifestazioni di centinaia di migliaia di manifestanti per una cosa successa a Genova durante un omicidio chiamato G8.
    E adesso vieni tu, Effe Effe, a ricordarci quello che tutti cercano di dimenticare? Che le idee di De André erano carta vetrata per le coscienze borghesi, che ogni volta che ha espresso le proprie opinioni sono state opinioni sgradevoli, minoritarie, “ostinate e contrarie”: ad esempio, quando difese i banditi sardi che lo avevano rapito. O quando ha cantato dalla parte degli assassini e dei delinquenti: dal Miché agli impiccati di Villon, dal ladrone ai detenuti che organizzano una rivolta e sequestrano i secondini durante l’ora di libertà, dalle molotov del maggio ’68 fino a “Renato Curcio, il carbonaro”… Opinioni sue: ma astenersi dall’adulazione se non le si condivide, è una questione di coerenza, mica di censura. De André avrebbe schifato l’ipocrisia di chi lo ripulisce, lo riveste con l’abito buono per il ballo mascherato per poter dire “anch’io la penso come lui” e poi urla “vergogna”: è dopo una serata in compagnia di gente del genere che Faber si ripulì la bocca con una bottiglia di whisky e, ubriaco fradicio, scrisse “Amico fragile”. Fabrizio De André era una brutta persona, a cui piacevano brutte persone: di nuovo grazie per avercelo ricordato.

  26. Meglio astenersi in partenza, anziché mescolare piani diversi, cioé
    – una bella canzone
    – un cantante e autore della canzone convintamente anarchico
    – l’empatia personale e momentanea che può nascere nei confronti di un fuggiasco
    – un reale e sfrontato assassino
    – i doveri di una comunità nei confronti di un vero assassino

  27. effeffe perchè ti devi scusare e con chi? Non mi sembra che tu abbia offeso qualcuno dei commentatori, nè la memoria di De Andrè.
    Chi non è d’accordo con il contenuto (provocatorio) del post ha semplicemente espresso il proprio disaccordo. Legittimo e reale come il settemmezzo di Iannozzi, che c’ha sempre paura che gli si mischino le carte sul tavolo del blog. Commento vince, commento perde, me stai a fregà.

  28. Perché Cesare Battisti fu arrestato, nel 1979?

    Fu arrestato nell’ambito delle retate che colpirono il Collettivo Autonomo della Barona (un quartiere di Milano), dopo che, il 16 febbraio 1979, venne ucciso il gioielliere Luigi Pietro Torregiani.

    Perché il gioielliere Torregiani fu assassinato?

    Perché, il 22 gennaio 1979, assieme a un conoscente anche lui armato, aveva ucciso Orazio Daidone: uno dei due rapinatori che avevano preso d’assalto il ristorante Il Transatlantico in cui cenava in folta compagnia. Un cliente, Vincenzo Consoli, morì nella sparatoria, un altro rimase ferito. Chi uccise Torregiani intendeva colpire quanti, in quel periodo, tendevano a “farsi giustizia da soli”.

    Cesare Battisti partecipò all’assalto al Transatlantico?

    No. Nessuno ha mai asserito questo. Si trattò di un episodio di delinquenza comune.

    Cesare Battisti partecipò all’uccisione di Torregiani?

    No. Anche questa circostanza – affermata in un primo tempo – venne poi totalmente esclusa. Altrimenti sarebbe stato impossibile coinvolgerlo, come poi avvenne, nell’uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta in provincia di Udine lo stesso 16 febbraio 1979, quasi alla stessa ora.

    Eppure è stato fatto capire che Cesare Battisti abbia ferito uno dei figli adottivi di Torregiani, Alberto, rimasto poi paraplegico.

    E’ assodato che Alberto Torregiani fu ferito per errore dal padre, nello scontro a fuoco con gli attentatori.

    Perché dunque Cesare Battisti viene collegato all’omicidio Torregiani?

    Perché, per sua stessa ammissione, faceva parte del gruppo che rivendicò l’attentato, i Proletari Armati per il Comunismo. Lo stesso gruppo che rivendicò l’attentato Sabbadin.

    Cos’erano i Proletari Armati per il Comunismo (PAC)?

    Uno dei molti gruppi armati scaturiti, verso la fine degli anni ’70, dal movimento detto dell’Autonomia Operaia, e dediti a quella che chiamavano “illegalità diffusa”: dagli “espropri” (banche, supermercati) alle rappresaglie contro le aziende che organizzavano lavoro nero, fino, più raramente, a ferimenti e omicidi.

    I PAC somigliavano alle Brigate Rosse?

    No. Come tutti i gruppi autonomi non puntavano né alla costruzione di un nuovo partito comunista, né a un rovesciamento immediato del potere. Cercavano piuttosto di assumere il controllo del territorio, spostandovi i rapporti di forza a favore delle classi subalterne, e in particolare delle loro componenti giovanili. Questo progetto, comunque lo si giudichi (certamente non ha funzionato), non collimava con quello delle BR.

    Il magistrato Spataro, tra i PM del processo Torregiani, ha detto di recente che gli aderenti ai PAC non superavano la trentina.

    Ha cattiva memoria. Gli indagati per appartenenza ai PAC furono almeno 60. La componente maggiore era rappresentata da giovani operai. Seguivano disoccupati e insegnanti. Gli studenti erano tre soltanto.

    30 o 60 fa poca differenza.

    Ne fa, invece. Cambiano le probabilità di partecipazione alle scelte generali dell’organizzazione, e anche alle azioni da questa progettate. Teniamo presente che, se le rapine attribuite ai PAC sono decine, gli omicidi sono quattro. La partecipazione diretta a uno di questi diviene molto meno probabile, se si raddoppia il numero degli effettivi.

    Cesare Battisti era il capo dei PAC, o uno dei capi?

    No. Questa è una pura invenzione giornalistica, creata negli ultimi mesi. Né gli atti del processo, né altri elementi inducono a considerarlo uno dei capi. Del resto, non aveva un passato tale da permettergli di ricoprire un ruolo del genere. Era un militante tra i tanti.

    In sede processuale Battisti fu però giudicato tra gli “organizzatori” dell’omicidio Torregiani.

    In via deduttiva. Avrebbe partecipato a riunioni in cui si era discusso del possibile attentato, senza esprimere parere contrario. Solo con l’entrata in scena del pentito Mutti – dopo che Battisti, condannato a dodici anni e mezzo, era evaso dal carcere e fuggito in Messico – l’accusa si precisò, ma ancora una volta per via deduttiva. Poiché Battisti era accusato da Mutti di avere svolto ruoli di copertura nell’omicidio Sabbadin, e poiché gli attentati Torregiani e Sabbadin erano chiaramente ispirati a una stessa strategia (colpire i negozianti che uccidevano i rapinatori), ecco che Battisti doveva essere per forza di cose tra gli “organizzatori” dell’agguato a Torregiani, pur senza avervi partecipato di persona.

    Eppure, di tutti i crimini attribuiti a Battisti, quello cui si dà più rilievo è proprio il caso Torregiani.

    Forse si prestava più degli altri a un uso “spettacolare” (si veda l’impiego ricorrente di Alberto Torregiani, non sempre pronto, per motivi anche comprensibili, a rivelare chi lo ferì). O forse – viste certe proposte recenti del ministro Castelli, in tema di autodifesa da parte dei negozianti – era l’episodio meglio capace di fare vibrare certe corde nell’elettorato di riferimento.

    Comunque, chi difende Battisti ha spesso giocato la carta della “simultaneità” tra il delitto Torregiani e quello Sabbadin, mentre Battisti è stato accusato di avere “organizzato” il primo ed “eseguito” il secondo.

    Ciò si deve all’ambiguità stessa della prima richiesta di estradizione di Battisti (1991), alle informazioni contraddittorie fornite dai giornali (numero e qualità dei delitti variavano da testata a testata), al silenzio di chi sapeva. Non dimentichiamo che Armando Spataro ha cominciato a fornire dettagli – per meglio dire, un certo numero di dettagli – solo quando ha visto che la campagna a favore di Cesare Battisti rischiava di rimettere in discussione il modo in cui lui e gli altri magistrati coinvolti (Corrado Carnevali, Pietro Forno, ecc.) avevano condotto istruttoria e processo. Non dimentichiamo nemmeno che il governo italiano ha ritenuto di sottoporre ai magistrati francesi, alla vigilia della seduta che doveva decidere della nuova domanda di estradizione di Cesare Battisti, 800 pagine di documenti. E’ facile arguire che giudicava lacunosa la documentazione prodotta fino a quel momento. A maggior ragione, essa presentava lacune per chi intendeva impedire che Battisti fosse estradato.

    In tutti i casi, quello a Cesare Battisti e agli altri accusati del delitto Torregiani fu un processo regolare.

    No, non lo fu, e dimostrarlo è piuttosto semplice.

    Perché il processo Torregiani, poi allargato all’intera vicenda dei PAC, non fu regolare?

    Precisiamo: non fu regolare se non nel quadro delle distorsioni della legalità introdotte dalla cosiddetta “emergenza”. Sotto il profilo del diritto generale, il processo fu viziato da almeno tre elementi: il ricorso alla tortura per estorcere confessioni in fase istruttoria, l’uso di testimoni minorenni o con turbe mentali, la moltiplicazione dei capi d’accusa in base alle dichiarazioni di un pentito di incerta attendibilità. Più altri elementi minori.

    I magistrati torturarono gli arrestati?

    No. Fu la polizia a torturarli. Vi furono ben tredici denunce: otto provenienti da imputati, cinque da loro parenti. Non un fatto inedito, ma certo fino a quel momento insolito, in un’istruttoria di quel tipo. I magistrati si limitarono a ricevere le denunce, per poi archiviarle.

    Forse le archiviarono perché non si era trattato di vere torture, ma di semplici pressioni un po’ forti sugli imputati.

    Uno dei casi denunciati più di frequente fu quello dell’obbligo di ingurgitare acqua versata nella gola dell’interrogato, a tutta pressione, tramite un tubo, mentre un agente lo colpiva a ginocchiate nello stomaco. Tutti denunciarono poi di essere stati fatti spogliare, avvolti in coperte perché non rimanessero segni e poi percossi a pugni o con bastoni. Talora legati a un tavolo o a una panca.

    Se i magistrati non diedero seguito alle denunce, forse fu perché non c’erano prove che tutto ciò fosse realmente accaduto.

    Infatti il sostituto procuratore Alfonso Marra, incaricato di riferire al giudice istruttore Maurizio Grigo, dopo avere derubricato i reati commessi dagli agenti della Digos da “lesioni” a “percosse” per assenza di segni permanenti sul corpo (in Italia non esisteva il reato di tortura, e non esiste nemmeno ora, grazie al ministro Castelli e al suo partito), concludeva che la stessa imputazione di percosse non poteva avere seguito, visto che gli agenti, unici testimoni, non confermavano. Dal canto proprio il PM Corrado Carnevali, titolare del processo Torregiani, insinuò che le denunce di torture fossero un sistema adottato dagli accusati per delegittimare l’intera inchiesta.

    Nulla ci dice che il PM Carnevali avesse torto.

    Almeno un episodio non collima con la sua tesi. Il 25 febbraio 1979 l’imputato Sisinio Bitti denunciò al sostituto procuratore Armando Spataro le torture subite e ritrattò le confessioni rese durante l’interrogatorio. Tra l’altro, raccontò che un poliziotto, nel percuoterlo con un bastone, lo aveva incitato a denunciare un certo Angelo; al che lui aveva denunciato l’unico Angelo che conosceva, tale Angelo Franco. La ritrattazione di Bitti non fu creduta, e Angelo Franco, un operaio, fu arrestato quale partecipante all’attentato Torregiani. Solo che pochi giorni dopo lo si dovette rilasciare: non poteva in alcun modo avere preso parte all’agguato. Dunque la ritrattazione di Bitti era sincera, e dunque, con ogni probabilità, anche le violenze con cui la falsa confessione gli era stata estorta.

    Anche ammesso il ricorso alle sevizie in fase istruttoria, ciò non assolve Cesare Battisti.

    No, però dà l’idea del tipo di processo in cui fu implicato. Definirlo “regolare” è a dir poco discutibile. Tra i testi a carico di alcuni imputati figurarono anche una ragazzina di quindici anni, Rita Vitrani, indotta a deporre contro lo zio; finché le contraddizioni e le ingenuità in cui incorse non fecero capire che era psicolabile (“ai limiti dell’imbecillità”, dichiararono i periti). Figurò anche un altro teste, Walter Andreatta, che presto cadde in stato confusionale e fu definito “squilibrato” e vittima di crisi depressive gravi dagli stessi periti del tribunale.

    Pur ammettendo il quadro precario dell’inchiesta, c’è da considerare che Cesare Battisti rinunciò a difendersi. Quasi un’ammissione di colpevolezza, anche se, prima di tacere, si proclamò innocente.

    Può sembrare così oggi, ma non allora. Anzi, è vero il contrario. A quel tempo, i militanti dei gruppi armati catturati si proclamavano prigionieri politici, e rinunciavano alla difesa perché non riconoscevano la “giustizia borghese”. Battisti vi rinunciò perché disse di dubitare dell’equità del processo.

    Tralasciate violenze e testimonianze poco attendibili in fase istruttoria, il processo fu però condotto a conclusione con equità.

    Non proprio. Accusati minori furono colpiti con pene spropositate. Il già citato Bitti, riconosciuto innocente di ogni delitto, fu ugualmente condannato a tre anni e mezzo di prigione per essere stato udito approvare, in luogo pubblico, l’attentato a Torregiani. Era scattato il cosiddetto “concorso morale” in omicidio, direttamente ispirato alle procedure dell’Inquisizione. Il già citato Angelo Franco, pochi giorni dopo il rilascio, fu arrestato nuovamente, questa volta per associazione sovversiva, e condannato a cinque anni. Ciò in assenza di altri reati, solo perché era un frequentatore del collettivo autonomo.

    Secondo Luciano Violante, una certa “durezza” era indispensabile a spegnere il terrorismo. E Armando Spataro sostiene che, a questo fine, l’aggravante delle “finalità terroristiche”, che raddoppiava le pene, si rivelò un’arma decisiva.

    Spezzò anche le vite di molti giovani, arrestati con imputazioni destinate ad aggravarsi in maniera esponenziale nel corso della detenzione, pur in assenza di fatti di sangue.

    Ciò non vale per Cesare Battisti, condannato all’ergastolo per avere partecipato a due omicidi ed eseguito altri due.

    Al termine del processo di primo grado Battisti, arrestato in origine per imputazioni minori, si trovò condannato a dodici anni e mezzo di prigione. Le condanne all’ergastolo giunsero cinque anni dopo la sua evasione dal carcere. Ma qui è tempo di parlare dei “pentiti” e, soprattutto, dell’unico pentito che lo accusò. Per poi entrare nel merito degli altri tre delitti.

    Vediamo di capire che cos’è un “pentito”.

    Se ci riferiamo ai gruppi di estrema sinistra, vengono così chiamati quei detenuti per reati connessi ad associazioni armate che, in cambio di consistenti sconti di pena, rinnegano la loro esperienza e accettano di denunciare i compagni, contribuendo al loro arresto e allo smantellamento dell’organizzazione. Di fatto una figura del genere esisteva già alla fine degli anni ’70, ma entra stabilmente nell’ordinamento giuridico prima con la “legge Cossiga” 6.2.1980 n. 15, poi con la “legge sui pentiti” 29.5.1982 n. 304. Manifesta i pericoli insiti nel suo meccanismo sia prima che dopo questa data.

    Quali sarebbero i “pericoli”?

    La logica della norma faceva sì che il “pentito” potesse contare su riduzioni di pena tanto più elevate quante più persone denunciava; per cui, esaurita la riserva delle informazioni in suo possesso, era spinto ad attingere alle presunzioni e alle voci raccolte qui e là. Per di più, la retroattività della legge incitava a delazioni indiscriminate anche a distanza di molti anni dai fatti, quando ormai erano impossibili riscontri materiali.

    Esistono esempi di questi effetti perversi?

    Il caso più clamoroso fu quello di Carlo Fioroni, che, minacciato di ergastolo per il sequestro a fini di riscatto di un amico, deceduto nel corso del rapimento, accusò di complicità Toni Negri, Oreste Scalzone e altre personalità dell’organizzazione Potere Operaio, sgravandosi della condanna. Ma anche altri pentiti, quali Marco Barbone (oggi collaboratore di quotidiani di destra), Antonio Savasta, Pietro Mutti ecc. seguitarono per anni a spremere la memoria e a distillare nomi. Ogni denuncia era seguita da arresti, tanto che la detenzione diventò arma di pressione per ottenere ulteriori pentimenti. Purtroppo ciò destò scandalo solo in un secondo tempo, quando la logica del pentitismo, applicata al campo della criminalità comune, provocò il caso Tortora e altri meno noti.

    Pietro Mutti fu l’accusatore principale di Cesare Battisti. Chi era?

    Figurò tra gli imputati del processo Torregiani, sebbene latitante, e l’accusa chiese per lui otto anni di prigione. Fu catturato nel 1982 (dopo che Battisti era già evaso), a seguito della fuga dal carcere di Rovigo, il 4 gennaio di quell’anno, di alcuni militanti di Prima Linea. Mutti fu accusato di essere tra gli organizzatori dell’evasione.

    Di quali delitti Mutti, una volta pentito, accusò Battisti?

    Tralasciando reati minori, per tre omicidi. Battisti (con una complice) avrebbe direttamente assassinato, il 6 giugno 1978, il maresciallo degli agenti di custodia del carcere di Udine Antonio Santoro, che i PAC accusavano di maltrattamenti ai detenuti. Avrebbe direttamente assassinato a Milano, il 19 aprile 1979, l’agente della Digos Andrea Campagna, che aveva partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani. Tra i due delitti avrebbe partecipato, senza sparare direttamente ma comunque con ruoli di copertura, al già citato omicidio del macellaio Lino Sabbadin di Santa Maria di Sala.

    L’omicidio Sabbadin è quello di cui più si è parlato. In un’intervista al gruppo di estrema destra francese Bloc Identitaire, il figlio di Lino Sabbadin, Adriano, ha dichiarato che gli assassini del padre sarebbero stati i complici del rapinatore da questi ucciso.

    O la sua risposta è stata male interpretata, o ha dichiarato cosa che non risulta da alcun atto. Meglio tralasciare le dichiarazioni dei congiunti delle vittime, la cui funzione, nel corso della canea contro Battisti, è stata essenzialmente spettacolare.

    Cesare Battisti è colpevole o innocente dei tre omicidi di cui lo accusò Mutti?

    Lui si dice innocente, anche se si fa carico della scelta sbagliata in direzione della violenza che, in quegli anni, coinvolse lui e tanti altri giovani. Qui però non è questione di stabilire l’innocenza o meno di Battisti. E’ invece questione di vedere se la sua colpevolezza fu mai veramente provata, nonché di verificare, a tal fine, se l’iter processuale che condusse alla sua condanna possa essere giudicato corretto. In caso contrario, non si spiegherebbe l’accanimento con cui il governo italiano, con il sostegno anche di nomi illustri dell’opposizione, ha cercato di farsi riconsegnare Battisti dalla Francia.

    A parte le denunce di Mutti, emersero altre prove a carico di Battisti, per i delitti Santoro, Sabbadin (sia pure in ruolo di copertura) e Campagna?

    No. Quando oggi i magistrati parlano di “prove”, si riferiscono all’incrocio da loro effettuato tra le dichiarazioni di un pentito (nel nostro caso Mutti) e gli indizi indirettamente forniti dai “dissociati”.

    Cosa si intende per “dissociato”?

    Chi prenda le distanze dall’organizzazione armata cui apparteneva e confessi reati e circostanze che lo riguardino, senza però accusare altri. Ciò comporta uno sconto di pena, anche se ovviamente inferiore a quello di un pentito.

    In che senso un dissociato può fornire indirettamente indizi?

    Per esempio se afferma di non avere partecipato a una riunione perché contrario a una certa azione che lì veniva progettata, pur senza dire chi c’era. Se nel frattempo un pentito ha detto che X partecipò a quella riunione, ecco che X figura automaticamente tra gli organizzatori.

    Cosa c’è che non va, in questa logica?

    C’è che sia la denuncia diretta del pentito, che l’indizio fornito dal dissociato, provengono da soggetti allettati dalla promessa di un alleggerimento della propria detenzione. La loro lettura congiunta, se mancano i riscontri, è effettuata dal magistrato che la sceglie tra varie possibili. Inoltre è comunque il pentito, cioè colui che ha incentivi maggiori, a essere determinante. Tutto ciò in altri paesi (non totalitari) sarebbe ammesso in fase istruttoria, e in fase dibattimentale per il confronto con l’accusato. Non sarebbe mai accettato con valore probatorio in fase di giudizio. In Italia sì.

    Nel caso di Battisti mancano altri riscontri?

    Vi sono solo dei riconoscimenti di testi che lo stesso magistrato Armando Spataro ha definito poco significativi. Espressione a dir poco “benigna”. Nel caso dell’agente Campagna, i testi indicarono due autori dell’attentato: una donna e un uomo barbuto alto 1,90. Il pentito Mutti fornì i nomi per identificarli. Ebbene, Battisti è di bassa statura (e all’epoca non portava la barba, anche se naturalmente poteva averne una falsa). La “complice” accusata da Mutti fu completamente prosciolta nel 1994, per non avere commesso il fatto.

    Ma il pentito Pietro Mutti non può essere ritenuto credibile? Vi sono motivi per asserire che sia mai caduto nel meccanismo “Quanto più confesso, tanto meno resto in prigione”?

    Sì. Le denunce di Pietro Mutti non riguardarono solo Battisti e i PAC, ma furono a 360 gradi, e si indirizzarono nelle direzioni più svariate. La più clamorosa riguardò l’OLP di Yasser Arafat, che avrebbe rifornito di armi le Brigate Rosse. In particolare, elencò Mutti, “tre fucili AK47, 20 granate a mano, due mitragliatrici FAL, tre revolver, una carabina per cecchini, 30 chilogrammi di esplosivo e 10.000 detonatori” (mica tanto, a ben vedere, a parte il numero incongruo dei detonatori; mancava solo che Arafat consegnasse una pistola ad aria compressa). Il procuratore Carlo Mastelloni poté, sulla base di questa preziosa rivelazione, aggiungere un fascicolo alla sua “inchiesta veneta” sui rapporti tra terroristi italiani e palestinesi, e chiamò persino in giudizio Yasser Arafat. Poi dovette archiviare il tutto, perché Arafat non venne e il resto si sgonfiò.

    Ciò ha a che vedere con le armi, provenienti dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, mercanteggiate nel 1979 da tale Maurizio Follini, che Armando Spataro dice essere stato militante dei PAC?

    Questo Follini era mercante d’armi e, secondo alcuni, spia sovietica. Fu tirato in ballo da Mutti, ma in relazione ad altri gruppi. Conviene stendere un velo pietoso. Dopo avere notato, però, quanto le rivelazioni di Mutti tendessero al delirio.

    Mutti non sarà attendibile per altre inchieste, ma nulla ci garantisce che, almeno sui PAC, non dicesse la verità.

    Ho già detto che nel 1994 la Cassazione mandò assolta una coimputata di Battisti, anche lei denunciata da Mutti per il delitto Campagna. Parlo del 1994. Per dieci anni la magistratura aveva creduto, a suo riguardo, alle accuse del pentito. Ciò dovrebbe commentarsi da solo. Ma c’è da aggiungere che molte volte, nel corso dei processi, Mutti addossò a Battisti colpe proprie o di propri amici, salvo essere costretto a ritrattare di fronte all’evidenza dei fatti.

    Un esempio?

    Il delitto Santoro, materialmente eseguito dallo stesso Mutti e da un complice di nome Giacomin (che confessò). Sulle prime, il pentito addossò a Battisti la responsabilità di avere sparato. Successivamente, messo alle strette, declassò la funzione di Battisti a quella di autista.

    Armando Spataro parla di valide testimonianze a carico di Battisti.

    E’ vero. Peccato che resti sul vago, e non sappia indicarne nemmeno una.

    Anche ammesso che il processo che ha portato alla condanna di Cesare Battisti sia stato viziato da irregolarità e imperniato sulle deposizioni di un pentito poco credibile, è certo che Battisti ha potuto difendersi nei successivi gradi di giudizio.

    Non è così, almeno per quanto riguarda il processo d’appello del 1986, che modificò la sentenza di primo grado e lo condannò all’ergastolo. Battisti era allora in Messico e ignaro di ciò che avveniva a suo danno in Italia.

    Il magistrato Armando Spataro ha detto che, per quanto sfuggito di sua iniziativa alla giustizia italiana, Battisti poté difendersi in tutti i gradi di processo attraverso il legale da lui nominato.

    Ciò è vero solo per il periodo in cui Battisti si trovava ormai in Francia, e dunque vale essenzialmente per il processo di Cassazione che ebbe luogo nel 1991. Non vale per il processo del 1986, che sfociò nella sentenza della Corte d’Appello di Milano del 24 giugno di quell’anno. A quel tempo Battisti non aveva contatti né col legale, pagato dai familiari, né con i familiari stessi. E’ stato provato che, circa la nomina del difensore, lasciò mandati in bianco, poi compilati da altri.

    Questo lo dice lui.

    Be’, lo dice anche l’avvocato Giuseppe Pelazza di Milano, che si assunse la difesa, e lo dicono i familiari. Ma certamente si tratta di testimonianze di parte. Resta il fatto che Battisti non ebbe alcun confronto con il pentito Mutti che lo accusava. Si era sottratto al carcere, d’accordo; però il dato oggettivo è che non poté intervenire in un procedimento che commutava la sua condanna da dodici anni di prigione in due ergastoli, e gli attribuiva l’esecuzione di due omicidi, la partecipazione a svariato titolo ad altri due, alcuni ferimenti e una sessantina di rapine (cioè l’intera attività dei PAC). Questo era ed è ammissibile per la legge italiana, ma non per la legislazione di altri paesi che, pur prevedendo la condanna in contumacia, impone la ripetizione del processo qualora il contumace sia catturato.

    Riferisce Armando Spataro che la Corte dei Diritti umani di Strasburgo ha giudicato garantito l’imputato nella prassi italiana del processo in contumacia.

    Vero. Ma il magistrato Spataro si riferisce a una sola sentenza, e dimentica tutte quelle in cui la stessa Corte ha raccomandato all’Italia di adeguarsi alle norme vigenti nel resto d’Europa in tema di contumacia. D’altra parte è giurisprudenza costante della Corte dei Diritti umani ritenere legittimo il processo in contumacia solo se l’imputato è stato portato a conoscenza del procedimento a suo carico. Ciò nel caso di Cesare Battisti non è dimostrabile. E non basta nemmeno che il suo avvocato sia stato avvisato. Secondo l’art. 42 del codice di deontologia della Corte di Strasburgo, l’avvocato rappresenta effettivamente il cliente solo se 1) il primo si conforma alle decisioni del secondo circa le finalità del mandato a rappresentarlo; 2) l’avvocato si consulta col cliente circa i modi per perseguire tali finalità. Il punto 2), per quanto riguarda il processo d’appello del 1986, non è sicuramente stato applicato, e anche il punto 1) è dubbio. Nulla dimostra che Battisti abbia avuto notizia del processo che lo riguardava, e gli elementi esistenti tendono a provare il contrario.

    Questi sono cavilli che non dimostrano nulla, e che dimenticano la sostanza della questione seppellendola sotto forme giuridiche.

    Ma Battisti non è tenuto a provare niente! L’onere della prova spetta a chi lo accusa. Quanto alla sostanza della questione, vediamo di ricapitolarla: 1) un’istruttoria che nasce da confessioni estorte con metodi violenti; 2) una serie di testimonianze di elementi incapaci per età o facoltà mentali; 3) una sentenza esageratamente severa; 4) un aggravio della stessa sentenza dovuta all’apparizione tardiva di un “pentito” che snocciola accuse via via più gravi e generalizzate, cadendo in infinite contraddizioni. Il tutto nel quadro di una normativa inasprita e finalizzata al rapido soffocamento di un sommovimento sociale di largo respiro, più ampio delle singole posizioni.

    Inutile menare il can per l’aia. Cesare Battisti non ha mai manifestato pentimento.

    Il diritto moderno – l’ho già detto – reprime i comportamenti illeciti e ignora le coscienze individuali. Reclamare un pentimento qualsiasi era tipico di Torquemada o di Vishinskij.

    Battisti ha persino esultato quando è stato liberato.

    Non è un comportamento così bizzarro. Figurarsi come si può esultare all’uscita da una prigione, e per il rinvio di una trasferta forzata verso il carcere a vita. Ne sa qualcosa Paolo Persichetti, che da quando è stato estradato viene sbattuto da un penitenziario all’altro, e inizialmente si è visto persino negare gli strumenti per scrivere.

    Non si può liquidare così, in una battuta, un problema più complesso.

    Esatto. Non si può liquidare così il problema più generale dell’uscita, una buona volta, dal regime dell’emergenza, con le aberrazioni giuridiche che ha introdotto nell’ordinamento italiano.

  29. scusate la lunghezza del precedente commento, ma quando ci vuole ci vuole. il tutto è dovuto a valerio evangelisti, da carmilla, su cui c’è un ampio dossier sulla vicenda CB …

  30. Ho letto Evangelisti amico fraterno che difende a spada tratta l’assassino Cesare Battisti.
    Ho letto i Wu-e-qualcosa.

    Ho letto.

    Ho letto e non hanno convinto proprio nessuno, men che meno il sottoscritto.

    Ci sono invece prove concrete che è Cesare Battisti un assassino.

    Strumentalizzare De André è vergognoso.

    Tutti questi che parlano di Battisti sembra che fossero lì con lui 30 anni fa.

    Se era innocente non sarebbe scappato.
    E’ scappato. Perché?
    Certo, tutta l’Italia tramava contro Cesare Battisti, e come no.

    Non mi fate ridere.

    Ma non me ne frega più di tanto di Battisti qui.
    Mi interessa invece che si infanga la memoria di De André per difendere quello che è per la giustizia e la legge italiana un assassino.

  31. Iannozzi, nelle discussioni sarebbe opportuno che evitassi l’uso contundente del grassetto.

  32. @plessus effeffe perchè ti devi scusare e con chi? Non mi sembra che tu abbia offeso qualcuno dei commentatori, nè la memoria di De Andrè.

    ad essere offesa infatti è la memoria delle vittime e la giustizia del nostro paese, si offende la memoria quando si usano casi dolorosi e gravi per provocazioni intellettuali come se le storie altrui non ci riguardassero e le ideologie fossero più importanti delle persone. io salvo le persone sempre e comunque. salvo il figlio del padre morto. salvo la sua legittima voglia di giustizia. sono passati trent’anni, riuscite immaginarli? un tempo molto lungo per chi aspetta giustizia e l’applicazione delle leggi di questo paese che di certo non si accanisce contro i brigatisti e anzi li invita a tenere lezioni nelle università. qualche volta può capitare anche con buone intenzioni di fare un passo falso. questo è un passo falso.ammetterlo non sarebbe grave.

  33. sono stato via per qualche ora. dico grazie a chi ha capito il senso di questo post. dico grazie a chi non ha capito questo post.
    si può?
    effeffe

  34. Cleto ed Evangelisti: chapeau, anzi: chapeaux.
    Nella canzone di De André si parla di un assassino (proclamato) e del pescatore assopito (ossia utilizzando una metafora che allude al suo silenzio consapevole, e in questo caso De André sarebbe solidale al silenzio del pedcatore, ma che è anche ambigua: il pedcatore potrebbe essere stato ucciso).
    Nella vicenda di Battisti ci sono dei dubbi che abbia commesso tutti i delitti a lui imputatigli. Quindi un presunto assassino.
    E allora, che motivo c’è di polemizzare?

  35. Ci fu un tempo in cui esplose la categoria “la banalità del male”. Non parlo, evidentemente della categoria morale usata da Hannah Arendt (ma visti questi chiari di luna occorre precisare…) E nessuno fece caso al fatto che si stessero diffondendo in modo capillare, le “banalità del bene, ovvero le Benalità. Come affermare che ci siano assassini puliti degni di canzoni e assassini sporchi degni di forca. ladroni buoni ladroni cattivi. Non credo proprio che Fabrizio de André, dovendo scegliere a chi tributare una poesia, si sarebbe rivolto ai ladroni buoni. dai fiori non nascono diamanti
    effeffe

  36. anche questo è de andrè.
    facciamo il gioco della censura,
    dove cominciamo a tagliare?

    Chi va dicendo in giro
    che odio il mio lavoro
    non sa con quanto amore
    mi dedico al tritolo,
    è quasi indipendente
    ancora poche ore
    poi gli darò la voce
    il detonatore.

    Il mio Pinocchio fragile
    parente artigianale
    di ordigni costruiti
    su scala industriale
    di me non farà mai
    un cavaliere del lavoro,
    io sono d’un’altra razza,
    son bombarolo.

    Nello scendere le scale
    ci metto più attenzione,
    sarebbe imperdonabile
    giustiziarmi sul portone
    proprio nel giorno in cui
    la decisione è mia
    sulla condanna a morte
    o l’amnistia.

    Per strada tante facce
    non hanno un bel colore,
    qui chi non terrorizza
    si ammala di terrore,
    c’è chi aspetta la pioggia
    per non piangere da solo,
    io sono d’un altro avviso,
    son bombarolo.

    Intellettuali d’oggi
    idioti di domani
    ridatemi il cervello
    che basta alle mie mani,
    profeti molto acrobati
    della rivoluzione
    oggi farò da me
    senza lezione.

    Vi scoverò i nemici
    per voi così distanti
    e dopo averli uccisi
    sarò fra i latitanti
    ma finché li cerco io
    i latitanti sono loro,
    ho scelto un’altra scuola,
    son bombarolo.

    Potere troppe volte
    delegato ad altre mani,
    sganciato e restituitoci
    dai tuoi aeroplani,
    io vengo a restituirti
    un po’ del tuo terrore
    del tuo disordine
    del tuo rumore.

    Così pensava forte
    un trentenne disperato
    se non del tutto giusto
    quasi niente sbagliato,
    cercando il luogo idoneo
    adatto al suo tritolo,
    insomma il posto degno
    d’un bombarolo.

    C’è chi lo vide ridere
    davanti al Parlamento
    aspettando l’esplosione
    che provasse il suo talento,
    c’è chi lo vide piangere
    un torrente di vocali
    vedendo esplodere
    un chiosco di giornali.

    Ma ciò che lo ferì
    profondamente nell’orgoglio
    fu l’immagine di lei
    che si sporgeva da ogni foglio
    lontana dal ridicolo
    in cui lo lasciò solo,
    ma in prima pagina
    col bombarolo.

  37. @ effeeffe io ti capisco e ti apprezzo in moltissime delle cose che fai, ma questa volta non condivido. credo che ci sia una materia che vada maneggiata solo quando smette di essere incandescente. questa ancora lo è perché per sua sfortuna non ha un finale. da giornalista ho parlato con molti parenti delle vittime, ho ascoltato come avrebbero voluto che la loro vita fosse diversa. chi uccide nega agli altri il lusso di una fuga: non si può scappare dalla realtà.

  38. “Cesare Battisti non è affamato, non ha bisogno di pane o di vino, non si muove in direzione ostinata e contraria, non è un ribelle, non sarà impiccato con una corda d’oro per aver rubato cervi nel parco del re, non piange, non commuove nessuno perchè non ha emozioni nella sua vicenda umana.
    Per molti aspetti è una macchietta, uno che è già morto e non lo sa.
    Per lui non si addice una canzone come “Il pescatore”. Molto meglio l’ironica e impietosa “Il bombarolo”.”

    Cito quest’ultima parte del commento di “Bruno” e ci metto pure la mia firma.

  39. ma allora erano fuggitivi pure i nazisti e gli stragisti e…..
    è proprio vero che la medre degli idioti è sempre incinta…

  40. Cleto: ma ti è mai passato per la mente uno che rimane paralizzato a vita e vede l’assassino di suo padre in libertà? provi a pensarci mentre rivolti i faldoni del processo di battisti? che se poi torregiani lo ammazzarono gli amici o i collegati a Battisti, non fa grande differenza: Sofri, che non ha ordinato di uccidere Calabresi, si sente colpevole.
    Tralascio di commentare il passaggio in cui ricordi che la banda di Battisti era fatta di operai: vale come giustificazione? vuoi dire che in Italia c’è stato qualcosa di simile all’Argentina?
    Consola leggere che l’intelligenza, con Agata Iannozzi e gli altri, resiste in un blog sempre più malato di intellettualismo

  41. Ora vedo i commenti e non capisco bene. quando ho letto il post di effeffe, ho solo capito che effeffe voleva mostrare forse la mancazza di logica delle media: da un lato l’omaggio a Fabrizio di Andrè e dell’altro la rabbia per ilc aso Battisti. Non ho visto nel post un paragone con la figura di Fabrizio di Andrè e quella di Battisti.

    Fabrizio di Andrè ha cantato l’umanità per uomini alla margine, sempre uomini nella solitudine e la riprovazione della società, ha cantato i banditi. Ciascuno ha bisogno di uno sguardo benevolo per salvare l’uomo bandito. Ciascuno porta in sè la rabbia, la follia, il dolore. E’ vero abbiamo anche i limiti al perdono; per me non posso perdonare all’uomo che fa violenza a un bambino, ma riconosco che quest’uomo puo esser visto diverso da un altro di me.

    Per Giuseppe, conosco la tua ammirazione per Fabrizio di Andrè e so benissimo che mi hai consigliato per un CD. Lo so che sei intervenito di buona fede. Ma penso che hai attribuito al post intento che non ha.

    Per il caso Battisti, l’ho incontrato per caso (verso 2000) in una piccola città de l’Aisne dove lavoravo, quando non parlevo nemmeno l’italiano.
    Era venuto per un atelier d’écriture. L’ho visto come un uomo con la voce un po’ spezzata, uomo con occhi irrequieti, ho sentito un senso della solitudine, dell’esilio, un po’ febrile. L’ho visto come un uomo solo.
    ^Penso che ha pagato con la paura di esser prigionato, dopo tanti anni, è tempo di lasciare le cose come stanno.

    Per Marina Petrella, la cosa mi ha più rivoltata, perché era questione di vita e di morte.

    Mi scuso in anticipo se ferisco qualcuno con il mio commento e accetto la critica.

  42. Battisti per la legge italiana è un assassino.

    Le chiacchiere di Evangelisti e Wu-qualcosa sono allarmanti, ma solamente per la posizione faziosa che esprimono, non di certo per le tesi che sostengono sull’innocenza di Battisti, una innocenza cucita addosso a Battisti in maniera faziosa, lo ripeto. E come ho già detto ognuno ha gli amici e i martiri che si merita, Wu ed Evan compresi. Che si tengano pure il loro assassino.

    Sono d’accordo con Franz: per certi versi è solo una macchietta, aggiungo io una macchietta molto ma molto ridicola che non merita né la poesia di De André né quella d’un becchino di provincia. Se non pagherà per le sue colpe oggi, se un dio c’è, domani sì.

    Ci sono delle vittime, delle vere vittime. C’è il Signor Alberto Torregiani che è rimasto paralizzato per colpa di Battisti e della lotta armata; al tempo era solo un ragazzino, ha visto uccidere il padre Pierluigi, è rimasto offeso dalle pallottole, è da una vita su una sedia a rotelle… Si dovrebbe avere un minimo, almeno un minino di rispetto, per quelle che sono delle vere vittime. E’ indecente che si difenda un assassino qual è Battisti, che lo si porti sull’altare; ed è indecente che venga difeso ad oltranza in maniera più che mai faziosa. Perché ovviamente tutta Italia è contro Cesare Battisti e soprattutto il Signor Alberto Torregiani si è inventato tutto. Sapete che vi dico? A uno come Battisti non ci credo manco morto, non ci credo perché le prove dimostrano che è colpevole, perché ci sono dei testimoni, perché ci sono delle vittime. Battisti è solo un vigliacco di prima categoria, un assassino, un brigatista, e niente di più: un uomo che merita l’ergastolo per tutto il sangue innocente che ha versato con le sue proprie mani.

    «In questi anni non è arrivato da lui un solo segno di pentimento, di ravvedimento. Non glielo chiederei. Non gli direi nulla. Vorrei vedere se riuscirebbe a reggere il mio sguardo per dieci minuti o se invece chiederebbe di essere riportato in galera. Anche se credo che in fondo a ognuno di noi, magari in qualche androne nascosto, ci possa essere un fondo di onestà. Si tratta di riuscire a tirarlo fuori. Ma ci si deve pensare di persona»: questa è una delle dichiarazioni del Signor Alberto Torregiani dopo aver appreso la notizia che Battisti sarà libero come uccel di bosco in Brasile.

    E’ anche sul mio blog questo invito che spero che gli uomini di coscienza e di anima portino al di là delle mura virtuale di NI con ogni forma e mezzo, così come io e altri stiamo facendo: Boicottare il Brasile per spingerlo all’estradizione di Cesare Battisti

    Riccardo De Corato, deputato del Pdl e vice Sindaco di Milano, lancia un appello per far sì che Cesare Battisti venga estradato in Italia. Eccola: “E’ necessario utilizzare tutte le forme democratiche consentite per spingere il governo brasiliano a mutare la decisione, consentendo l’estradizione del terrorista e pluricondananto Cesare Battisti. Boicottare i prodotti che arrivano da quel Paese, cancellarlo come meta vacanziera sono utili strumenti di pressione. Ma un segnale importante lo potrebbero dare i tanti lavoratori brasiliani che in Italia hanno trovato fortuna come calciatori, a cominciare dai campioni che vestono le maglie delle squadre milanesi, Inter e Milan. La decisone del governo brasiliano è poi fondata su presupposti errati di persecuzione politica, visto che in Italia non c’è la pena di morte e il sistema giudiziario è ipergarantista, come testimoniano i tre gradi di giudizio necessari a individuare un colpevole: una struttura pro reo di cui non tutti i Paesi dispongono”.

    L’invito forte e democratico che rivolgo anch’io è questo: boicottare tutti i prodotti che arrivano dal Brasile.

    Véronique, non ti rispondo per il semplice fatto che sei intervenuta ma solo con la passione del tuo cuore. E la passione non conduce alla verità. Ma non fa niente: dal tuo intervento capisco che sai poco o nulla della vicenda Battisti e che conosci ancor meno De André e il suo esser stato un anarchico pacifista gandhiano.

    Mi fa in ultimo piacere notare che malgrado tutto anche su NI c’è qualche voce che non è di parte e che gli assassini li giudica per quello che sono veramente.

  43. Giuseppe, di Fabrizio di André conosco soprattuto le canzoni d’amore e una che amo molto: Maggio francese. Ma penso che il cantatore dice tutto della fraternità con gli uomini, tutti gli uomini. Per la vicenda Battisti, conosco solo la parte francese.
    Non sono italiana, pero posso avere un sentimento delle cose, come l’ho sento con il cuore.
    Non sono intervenuta con la passione, ma in un sentimento di vicinanza con il post, di amicizia.
    Il cuore conduce a verità piu innocente e sorpredente della ragione.

  44. I fatti sono nudi e crudi: Battisti ha ucciso e ci sono dei testimoni, tranne nel caso si voglia credere alla faziosità di chi si inventa l’innocenza di Battisti per chissà quali fini… politici!!! Ci sono dei testimoni, ci sono delle vittime, di che altro c’è bisogno? Non di certo dell’intellettualismi sofistici di chi ha inventato una innocenza per un assassino. Ci vuole una gran faccia di tolla per difendere un assassino e dirlo innocente in base ad aria fritta: Battisti non è difendibile, perché colpevole, perché ha ammazzato, perché ci sono dei testimoni. Che i pochi difensori di Battisti ignorano bellamente. E questa è un’altra vergogna, ma lasciamo correre… tanto sono proprio in pochi a sostenere tesi faziose e che ha voglia di sostenerle per compromettersi e come uomini e come intellettuali. Non val la pena manco di prenderli in considerazione, foss’anche per un moto di noia.

    C’è solo un fatto incontrovertibile: Battisti è colpevole e non è difendibile.

    Io non sono un amico di un assassino e ci tengo a sottolinearlo con enfasi pleonastica.

    Per fortuna la Mitterand è stata abolita: un passo verso la civiltà che va ad onore della Francia, che con quella legge ha fatto più danni che altro.

  45. @ Franz
    Mi permetto di risponderti, in omaggio alla civiltà che hai dimostrato in un nostro recente scambio (anche se alcune cose non dovrei dirle a te: ma non rispondo con parole a chi argomenta sputando). Non ho intenzione di convincere nessuno, neanche di argomentare. Quello che avevo da dire su Cesare Battisti nel 2004 (e non ne cambio una virgola) è a disposizione, lo si trova stampato in un libro o in rete con un banale clic nell’archivio di Carmilla o attraverso Google: ma non è questo che mi interessa, ripeto. Chi “difende Cesare Battisti” non inneggia né ai PAC, né all’omicidio politico. Non troverai da nessuna parte un’affermazione come “se l’è cercata” riferita alle vittime degli omicidi attribuiti a CB. Chi lo ha difeso, attraverso un paziente lavoro di analisi delle sentenze, ritiene che il processo che lo ha condannato e lo ha bollato come “assassino” sia stato iniquo. Le ragioni sono, in parte, nel post di Cleto. Tre diversi organi giudiziari – uno francese, uno europeo, uno brasiliano – in momenti diversi hanno avallato questa lettura dei fatti: non pretendo che la verità sia per forza in quelle sentenze, ma almeno che ci sia un grano di ragione nelle nostre posizioni, questo dovrebbe dimostrarlo (altro che “sofismi socratici”, che non so cosa siano, e studio filosofia da trent’anni: ma forse qualcuno verrà a dirmi che ha letto dei libri di Socrate che a me mancano…).
    Non sei convinto? Non c’è problema, ne parleremo quando e come vuoi (magari quando sarà possibile farlo senza che i toni si alzino da soli, o attraverso i post delle nostre riviste): ma in modo civile. Civile: riconoscendo, ciascuno, all’interlocutore il beneficio della buona fede. Io non ti reputo un forcaiolo, non credo tu mi reputi un amico di assassini, o uno che “trent’anni fa stava con Battisti”. Per inciso, io trent’anni fa – trentatre, per l’esattezza – me lo ricordo dove stavo: a parlare con Fabrizio De André. Era lui che diceva a noi studenti di un collettivo con cui c’incontrammo che non credeva nello Stato, nella sua giustizia, nelle prigioni: poi l’ho reincontrato nel 1992, quando ho organizzato un suo concerto, e non ricordo che avesse cambiato idea: giusto per dire che un anarchico, uno vero, a certe cose non crede, e non si augura che qualcuno finisca in galera, mai. Mica obbligatorio essere anarchico, anzi: Leo Ferré, un altro di quelli buoni, come Brassens, diceva che siamo meno dell’1%. Ma che almeno ci si lasci in pace, tutti anarchici quando fa comodo? No, grazie. Tornando a Cesare Battisti: c’è voglia di parlarne? Bene. Non c’è voglia, si è sicuri della sua colpevolezza? Bene, non ne parliamo. Ma alla terza via, quella dell’insulto volgare e precostituito, proprio non ci sto: oltretutto non capisco la ragione di questo bisogno di vomitare contumelie, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica italiana è convinta che CB sia un feroce mostro assassino, è così fastidioso che uno sparuto gruppo di scrittori abbia delle ragioni diverse? Ma sai cosa trovo, al di là delle differenze, veramente squallido e sciacallesco? Che qualcuno usi la vicenda-Battisti come fosse un libro: se X e Y ne parlano bene io li attacco parlandone male, se ne avessero parlato male avrei fatto lo stesso parlandone bene. Dove c’è più rispetto per i morti: sputando sentenze senza neanche sapere come sono andati i fatti, o facendo un lavoro di ricerca?

  46. “Io non sono un amico di un assassino e ci tengo a sottolinearlo con enfasi pleonastica.”

    Oh, Battisti sarà dispiaciutissimo di sapere che Iannozzi non lo stima! Meglio farlo sedere, prima di comunicarglielo: potrebbe svenire.

  47. La possibile recensione del mio romanzo che ho chiesto alcuni giorni fa sarebbe andata a proposito in questa discussione, che riguarda il ’68 con le illusioni che ha prodotto, argomento all’ordine del giorno, ma, come sapete, è stata ampiamente disattesa.

    Iannozzi, tu che hai letto il libro, ti chiedo cortesemente di confermare. Grazie.

    Resta il fatto che questo blog ha perso un’occasione, nonostante i miei ripetuti appelli ai suoi redattori.

  48. Grazie Francesco! Incredibile, pensavo a questa ipocrisia da quattro soldi di chi si infarcisce di FDA senza averlo mai capito davvero e poi sputa addosso a Battisti, e tu l’hai materializzato qui! Fantastico.. Grazie a Giro che me l’ha segnalato e a Cleto, che hanno scritto quello che andava scritto.
    Grazie!!

  49. Fabrizio non parlava molto, tutt’altro. Ma oggi c’è chi… lasciamo perdere, che è meglio.

    La Francia se l’è levato dalle palle a Battisti e a quelli come lui: con un atto di grande civiltà, l’abolizione dell’infame legge Mitterand.

    Non è che in Brasile siano contenti, tutt’altro: buona metà, se non più, è contro lo status di rifugiato politico regalato a un assassino.

    Napolitano è indignato. Ha scritto a Lula.
    Tutti sono indignati per la decisione del Brasile, che è una decisione politica e non di giustizia. Dimostrazione ne è che il Brasile stesso è profondamente diviso. E se continua così guasterà di certo i rapporti con l’Italia. Cosa che comunque ha già fatto.

    Cesare Battisti è un assassino per la Legge italiana.
    La Francia ha cancellato l’infame legge Mitterand.

    Se qualcuno vuol tenere bordone a un assassino qual è Battisti, faccia pure.

    Ci sono dei testimoni, ci sono delle vittime, ma per qualcuno Battisti è un martire. Bella questa, ma non riesce a far ridere neanche il collo d’un pollo strozzato.

  50. Figurarsi, lo dice alla fine di ogni flame: me ne vado, non mi meritate, addio per sempre, poi sbatte la porta e la gente festeggia, ma mezzo minuto dopo è di nuovo qui.

    Vedrete come passerà il sabato sera.

    Io invece esco, ciao.

  51. Il commento è stato rimosso. Tutta la mia ammirazione per chi aveva steso quel capolavoro di mimetismo. Sembrava Iannozzi incarnato… :-)

  52. Non è affatto divertente, caro Domenico Pinto.

    Era davvero stupido come mimetismo: io non mi sono mai fatto pubblicità per le mie cose qui o altrove, ma solo sui blog e siti da me gestiti. E mai ho chiesto un’unghia a qualcuno: chi mi ha voluto pubblicizzare l’ha fatto di sua spontanea volontà.

    Quel commento era stupido, oltre ad essere di calunnie e di infamie per i motivi sopra esposti.

    Non credo le farebbe piacere se io mi spacciassi per lei. Vero?
    Né mai lo farò: io non mi abbasso a fare queste meschinità.
    Qualcun altro invece sì. Buon pro gli faccia!

    Grazie.

  53. @ mm

    no, purtroppo!!!

    sono anni che stiamo lì lì con la mano sul tappo e ogni volta, invariabilmente, torniamo a riporre la bottiglia…

  54. chissa se fabrizio de andrè, anzi fabrizio, come in molti lo chiamate come se ci avestre bevuto e cantato insieme, potesse ancora rispondere.

    magari ci manderebbe tutti affanculo
    chissà..

  55. Ci manderebbe sì tutti affanculo.
    Ma qualcuno non l’ha capito.
    Io in questo post non sarei intervenuto non fosse stato per la strumentalizzazione che si è fatta di Fabrizio in favore di un asssassino qual è Cesare Battisti.

  56. @Iannozzi, però non vorremo mai privare i lettori di quella gemma, cambiandone la paternità.

    Lo Pseudo Iannotii

    Esimio signor De Michele Girolamo, lei si dimostra proprio al mondo come con tutta probabilità mamma l’ha fatto: un intimidatore di professione. Infatti lei si riferisce a me come i capomafia, decidendo di non nominarmi e di ripetere di non nominarmi, mostrando ancora una volta il vero volto degli stalinisti. Già, ma queste non sono davvero cose nuove, da tanti anni lei e i suoi amici di Carmilla online siete artefici di un modo di operare che tutti hanno avuto occasione di vedere. Si strozzi con la sua sapienza e i suoi riferimenti a libri di Socrate, esimio De Michele, a me basta sapere che vale davvero davvero poco come scrittore di romanzi noir (anche se una volta ha avuto l’ardire di paragonarsi a Pasolini che proprio come Faber De Andrè che lei si vanta di avere conosciuto). Lei resta un difensore degli assassini. E adesso me ne vado da questo blog, per sempre. Chi avrà il benestare di leggere il mio romanzo “Morte ad Alba”, in vendita su lulu.com, potrà continuare a discutere con me da pari, se vorrà e lo desidera. Di questi volgari argomenti non ci sarà spazio né sul mio blog commenti né qui.

  57. si iannozzi, probabilmente ci manderebbe tutti affanculo, ma qualcosa mi dice che lei sarebbe il primo della lista

  58. un vero cul-t, grazie per la riproposta, Pinto, anche se la mia fidanzata, Amalia De Lana, sta letteralmente morendo d’invidia: nemmeno lei, con tutta la sua arte, avrebbe saputo fare di meglio.

    complimenti all’autore/autrice: solo anni e anni di allenamento sul campo possono consentire una tale mimesi sintattica e lessicale.

    melo o gia stambato.

  59. scusate ma non ci vedo tutta quest’arte e genialità. per imitare il non-stile di Iannozzi basta scrivere male, con ripetizioni unte e bisunte, espressioni finto-auliche e sintassi sul precario spinto.

  60. @Di Michele

    Caro Girolamo, mi sono fatto un’idea, non sono così stupido da sputare su chi non conosco, però.

    Sono disposto a cambiare opinione radicalmente, non sarebbe la prima volta. Ma ho bisogno di prove.

    Con stima.

  61. Tutta la difesa di Evangelisti in favore dell’assassino Battisti si basa su dei macabri “forse” e condizionali a iosa. Ne consegue che è del tutto invalida.

    >>> E’ assodato che Alberto Torregiani fu ferito per errore dal padre, nello scontro a fuoco con gli attentatori.

    Assodato da chi, Evangelisti?

    Tutto quello che dice Evangelisti è una gruviera. Con i “forse” e i “condizionali” di cui fa ampio abuso Evangelisti si costruiscono solo menzogne.

    Battisti = pluriomicida

  62. non entrerò nel merito delle verità giudiziali e se Battisti sia o non sia colpevole, non ho letto abbastanza, e ora per quello che voglio dire lo trovo ininfluente. E’ tanto importante per l’Italia perseguire ed incarcerare un assassino per la giustizia italiana dopo tanti anni? La società civile e la civiltà in Italia verrebbero sminuite, diminuite, offese dallo scegliere di ignorare e lasciare alla sua vita anche un assassino che non nuoce più? Abbiamo bisogno che dia un segno di ravvedimento o di grande umanità per avere la forza di non negare ferite e lutti e memoria e anche cercare ostinatamente le verità storiche e giudiziali e insieme non avere l’assoluta necessità della pena? Io non lo so, ma fosse anche un assassino ( e ormai innocuo) cosa ci cambia davvero se è libero anche di essere arrogante e urtante o relegato e sempre arrogante e urtante?

  63. Invito i il sig Iannozzi che non ho mai avuto l’onore di conoscere a discutere , a Torino, in luogo e in data a lui congeniali le questioni sollevate con questo post. A scusarsi pubblicamente per le accuse portate al sottoscritto, in merito alla censura che avrei praticato ai suoi commenti e soprattutto per aver invitato dal suo fondamentale e imprescindibile blog i numerosissimi suoi lettori a intervenire così:

    “Invito i gentili lettori di questo blog ad esprimere la loro indignazione sul blog Nazione Indiana, censura permettendo, ma soprattutto facendo circolare la notizia attraverso post, messaggi su forum, social network, mailing list (ML), messaggi, e-mail. Fate circolare la voce che su Nazione Indiana si strumentalizza Fabrizio De André, la sua musica, la sua poesia, il decennale della sua morte, a fini bassamente politici.”
    http://www.jujol.com/2009/01/17/de-andre-strumentalizzato-a-fini-politici-da-nazione-indiana-per-difendere-cesare-battisti/

    Essendo le informazioni contenute in questo invito false e tendenziose avviso il noto blogger in questione che a differenza di lui non mi rivolgerò a nessun avvocato o tribunale come parte lesa e offesa da tali calunnie, ma al solo buon senso dei suoi lettori, sicuramente attenti e sensibili, che avranno modo di leggere attraverso il post e i commenti la natura del mio intervento e soprattutto di decidere se quanto affermato dal sig Iannozzi corrisponde a verità o meno.

    effeffe
    ps
    Ne approfitto per complimentarmi con l’autore del fac-simile citato dal collega dott. Domenico Pinto (detto Mimmo) della cui prodezza stilistica e letteraria ho potuto prendere atto soltanto ora, essendo stato impegnato nelle stesse ore in uno spettacolo arringa dal titolo : Jack lo squartatore, uno di voi!

  64. Invito i il sig Iannozzi che non ho mai avuto l’onore di conoscere a discutere , a Torino, in luogo e in data a lui congeniali le questioni sollevate con questo post.

    Si intenda qui, a discutere pubblicamente, in una tavola rotonda o rettangolare, in sala gremita o vuota, e senza nessun altro strumento che non sia la parola e l’argomentazione.

    effeffe
    ps
    la precisazione è fondamentale in merito a fatti successi in passato di cui, a distanza di qualche mese provo ancora rammarico

  65. Senti, Iannozzi, potremmo andare avanti all’infinito senza cavarne nulla. In ogni caso, il tuo ultimo commento rivela o la tua malafede o la tua completa ignoranza sulla questione CB. Infatti, se ti fossi solo letta una intervista al figlio di Torreggiani, saresti venuto a conoscenza del fatto che lo stesso non ha mai accusato CB di essere responsabile della propria invalidità, ma anzi, in totale onestà, ammesso che a ferirlo sia stato il padre. Sei troppo accecato dall’odio per prendere la questione con la delicatezza che servirebbe.

    A mai più

    Cleto

  66. Invito declinato, signor Effeffe.
    La ringrazio, ma no, grazie.
    Non intendo aver il dispiacere di conoscerla.

    Siamo in un paese libero e democratico, sino a prova contraria: sono quindi libero di dissentire e di esporre la mia opinione e la mia indignazione, così come ho fatto in maniera democratica.

    Si complimenti con chi vuole: qui è più trollaggio che altro. Gente che si spaccia per me, gente che cancella un commento per poi farlo replicare uguale uguale da un Domenico Pinto, forse lui stesso o un fake. Che giochetti!

    Quando si arriva a simili bassezze, non val la pena neanche di invitarvi con le buone o con le cattive a smetterla.

    L’indifferenza è l’unica vendetta. E’ l’unica giustizia.

    @ CLETO

    No. Io ho letto. Forse lei no.
    E’ accaduto quello che è accaduto e per colpa di Cesare Battisti.
    E’ più chiaro adesso?

    CHIUSO

  67. @girolamo di michele

    Nessuno, o almeno io, ha sputato sentenze su Battisti. Lei dice che è innocente, che il processo è iniquo? Allora che questo signore torni in Italia, che mobiliti la stampa, che chieda la revisione del processo, che si faccia sentire da tutti, a voce forte. Ha contatti internazionali, non sarà mai un semplice detenuto, non subirà mai l’inferno di un qualunque povero diavolo in galera (a cui, sono convinto, è stata dedicata “Il pescatore”). Sarà un detenuto d’eccellenza e forse avrà la giustizia che chiede. In caso contrario avrà salvato la dignità delle sue idee e della sua stessa esistenza.
    In poche parole: prenda esempio da Adriano Sofri.
    Se non sei disposto a morire per le tue idee o non vali niente come uomo o non valgono niente le tue idee.

    @franz
    grazie.

  68. @ bruno

    Non mi riferivo a lei sugli sputi. Non ho usato l’espressione “innocente”, nessuno è tenuto a dimostrare di esserlo n un processo: ho parlato di processo iniquo. Una delle conseguenze della modalità con cui è stato condannato (modalità che col codice penale e il rito processuale in vigore in Italia dal 1992 non ammetterebbero condanna: qualcosa vorrà dire) è che non c’è alcun modo, stante l’inquinamento degli elementi di prova, di stabilire come andarono per davvero le cose. E in ogni caso, un’eventuale riapertura del caso richiederebbe la presenza di Pietro Mutti, le cui parole, peraltro più volte smentite nel corso dei processi, sono l’unica prova a carico di Battisti: ma Mutti è introvabile, ha un’identità segreta e un domicilio forse neanche italiano.
    Battisti non può tornare in Italia e chiedere la revisione del processo, perché la sentenza è definitiva. Non essendo informato né dei nuovi capi di imputazione originati dalla deposizione di Pietro Mutti, e neanche della condanna, Battisti non ricorse in appello. Nel suo caso la corte decise, nonostante l’assenza e l’impossibilità di comunicargli le nuove imputazioni, di non stralciare la sua posizione.
    Battisti non è un detenuto speciale o d’eccellenza, e non ha alcun privilegio internazionale, se non quello di avere un avvocato che patrocina la sua causa: tutti dovrebbero averne uno, mi pare.
    Non capisco perché Adriano Sofri debba essere un esempio per qualcuno, o perché si debba essere obbligati a fare come lui: Emile Zola e Victor Hugo, ad esempio, fuggirono.
    La frase di Pound che Lei mette in calce al suo post la trovo fascista. Non dico che lo sia Lei perché la usa, ma il senso della frase lo è, e lo era anche il suo primo enunciatore, peraltro grandissimo poeta, che si guardò bene dal metterla in pratica. De André tradusse una canzone di Brassens il cui senso era l’esatto opposto.

  69. Tutta la difesa di Evangelisti in favore dell’assassino Battisti si basa su dei macabri “forse”…
    Evangelisti usa (in un testo di 25.000 battute) il “forse”, nelle risposte, una sola volta, e in modo corretto, perché esprime una valutazione soggettiva di quel che può aver pensato una persona terza (altre due volte nelle domande).
    …e condizionali a iosa…
    Evangelisti usa il condizionale una sola volta, in modo corretto, perché sta esponendo il procedimento della deduzione giuridica (più una seconda volta, in forma retorica, col senso di rafforzamento dell’affermazione).
    Ne consegue che è del tutto invalida
    Ne consegue che si scrive senza sapere quel che si dice.

    Bella questa, ma non riesce a far ridere neanche il collo d’un pollo strozzato
    L’intera blogsfera si chiede da ieri cosa mai, invece, possa far ridere il collo d’un pollo strozzato. Dev’essere scritto in uno dei libri di Socrate, forse come esempio controfattuale di “sofisma socratico”.

  70. @g. di michele
    Quello che lei dice è ovviamente una parte dei fatti ma ne prendo atto. Resta di fatto che c’è una condanna per fatti gravissimi e a quella dobbiamo attenerci tutti. Forse se non fosse scappato avrebbe potuto difendersi meglio. Proclamarsi innocente non basta, davanti a una sentenza che, in verità, non appare frettolosa.
    Ribadisco che preferisco mille volte Sofri (con tutto il rispetto per Zola e Hugo) a un fuggiasco che, ripeto, non otterebbe certo lo stesso trattamento carcerario di un disperato tossicomane o rapinatore. E a questo mi riferivo quando parlavo di detenuto eccellente. Lo stesso Sofri, riconosciutogli un valore di persona, gode di alcuni benefici carcerari che gli rendono la vita meno infernale.
    In quanto alla frase lei è libero di ritenerla come vuole, ma sta di fatto che, all’epoca dei fatti, la fermezza delle convinzioni di Battisti e molti come lui richiederebbe oggi un coraggio e una dignità diversi dalla semplice e forse pure comoda latitanza. Molti suoi compagni di lotta hanno pagato con la vita e con il carcere e oggi, se possono, cercano di ridare un senso alla propria esistenza.
    Si vede che Battisti ha trovato il suo senso nella propria libertà e nell’indifferenza del giudizio dei suoi contemporanei e della storia.
    In questo caso, come detto, un testo così grande come quello di De Andrè non può essere stato scritto per una persona così piccola.

  71. In questo senso mi ri-associo a Bruno.

    Ma staremo a vedere: ribadisco a Girolamo Di Michele che sono onestamente pronto a cambiare idee, sensazioni (anche quello hanno il loro valore, se filtrate attraverso un ragionamento)

    La storia giudiziaria di ogni paese è piena di innocentisti e colpevolisti; io mi piazzo in una no man’s land, come con Dio; ci credo ma con riserva. Con Dio è pure più difficile, perchè la prova della sua esistenza la troverò da postero.

    E insomma Cesare Battisti torni qui, faccia vedere a tutti che è innocente, se lo è.

    In fondo, questo paese fa sconti di pena da discount della giustizia a gente ben più “provata” negli errori (anzi negli omicidi).

  72. Franz, Bruno, forse vi siete persi qualche puntata, ma non è colpa vostra, assolutamente: Battisti non intende tornare in Italia né intende dimostrare che è innocente, colpevole a metà o del tutto colpevole. Evangelisti sulle colonne di Carmilla l’invitava a “correre”, a scappare. Fatto questo di per sé grave… ma lasciamo correre i tremila carmillini o quel che sono.

    Ho chiesto anch’io, diverse volte, che se Battisti è innocente come vuol far credere e come i suoi amici vorrebbero farci credere, allora che torni in Italia e lo dimostri. Ma la risposta è stata…

    Adesso vedrete che forse qualcuno si degnerà di raccontarvi perché è giusto che Battisti non torni mai più in Italia.

    Detto papale papale, d’accordo con Bruno, in maniera stringatissima: chi è innocente dovrebbe far di tutto per dimostrare la sua innocenza. A Battisti questo pensiero non gli sfiora neanche l’angoletto più remoto della testa. Gliene frega un bel niente: è un assassino e senza dignità, non ha una briciola di onore che pure un assassino dovrebbe avere in minima misura. No, lui non ce l’ha: è talmente vigliacco che di dimostrare qualcosa, innocenza o colpevolezza agli uomini di oggi e ai posteri non gli tange, né gliene frega di passare alla storia con l’epitaffio di assassino pluriomicida. Insomma, è un omarino senza spina dorsale né altro, la cui unica priorità è tirare a campare per 10 20 30 anni ancora e morta lì. Ovviamente ci tiene anche a spacciarsi per scrittore, ma chiunque l’abbia letto ha letto che è un somaro patentato in qualsiasi lingua tenti di scrivere. Appena il Brasile gli ha regalato lo status di rifugiato, Battisti che fa? Dichiara che adesso finirà di scrivere il suo libro. Questa è la priorità di questo omarino. Un vigliacco nasce tale e muore peggio. Un assassino un minimo di dignità ce l’ha. Battiisti è un assassino ma è anche un vigliacco della peggior specie, per cui è tutto detto.

  73. Iannozzi, hai scritto quindici commenti su novanta sputando in ognuno fiele, veleno e odio allo stato puro, senza nessun contraddittorio e senza che l’oggetto della tua ossessione possa in nessun modo replicare.

    ti ergi a legislatore, tribunale, giudice e giuria senza l’ombra di un dubbio, senza un ripensamento, senza quel “ma” o quel “se” che potrebbero, da soli, riportare qualsiasi argomentazione, anche la più delirante, a una dimensione più vicina all’umano…

    e cerchi di convincere anche gli altri delle tue verità – tu che scrivi con sillabe di ferocia pura, e poi minacci a destra e a manca se qualcuno ironizza scherzosamente sul tuo “stile”… ma ti rendi conto delle tracce che lasci, qui e altrove?

  74. @ Bruno
    No, Sofri non è a piede libero perché gli è stato riconosciuto un particolare valore di persona. La legge italiana non lo consentirebbe. Lo è perché è malato, e nel suo caso la detenzione aggraverebbe le sue condizioni di salute aggiungendo una pena non prevista dal codice a quella comminatagli. Resta che anche lui, pur di fronte ad una condanna definitiva, si proclama innocente, perché ha la soggettiva certezza di non aver commesso ciò di cui è accusato. È per questo che un imputato si proclama innocente: non a seconda del peso e della forza giuridica delle accuse. Se crede, o sa, o ritiene di non aver fatto la tal cosa, si dichiara innocente: perché non dovrebbe bastare?

    @ Tino S. Fila
    Se quella bottiglia che hai invano tratto dalla cantina è ancora lì ne berrei un bicchiere con te volentieri, che a furia di passare dal caldo al freddo e viceversa il vino, dio non voglia, potrebbe andare a male.

  75. Mi rendo conto che io non difendo un assassino.

    Evan e Wu possono cercare di convincere le masse che Battisti è innocente e io non posso dire la mia? Ma dove stiamo di casa?

    In una nota del Quirinale per la lettera di Napolitano a Lula:”Nella lettera che richiama i lineamenti dell’ordinamento costituzionale e giuridico italiano e le garanzie che esso ha offerto e offre nel perseguire anche i responsabili di reati di terrorismo, il Capo dello Stato si rende interprete della vivissima emozione e della comprensibile reazione che la grave decisione ha suscitato nel paese e tra tutte le forze politiche italiane”.

    Tino S. Fila va’ a farti una passeggiata.

  76. Ho potuto accedere solo ora al back office del sito e “liberare” due commenti.
    Non entro nel merito di quelle parole. Mi conforta solo l’affermazione di uno dei due commentatori che più o meno indirettamente mi da dell’idiota. Appartenendo alla categoria da tempo, sulle orme del buon soldato Schveik, lo leggo come un complimento. E dedico a tutti i radio ascoltatori cotesta icona (Painting Juke-box) perchè dia da riflettere e non da pensare che sia mia intenzione considerare Caravaggio come un fiancheggiatore. Ma un pescatore, sicuramente si.
    effeffe

  77. @ Girolamo

    sarà sempre un piacere bere un bicchiere, e l’intera bottiglia, con te.

    per quanto riguarda il *resto*, vale anche per me la formula di Cleto (cfr. 18 Gennaio 2009 alle 11:27), che uso in funzione apotropaica: “A mai più”.

  78. Per quelli che vogliono fare un posto nel cuore:
    Contemplare la pittura di Caravaggio,
    Rileggere la pagina della Bibbia sul personaggio di Marie Madeleine,
    Dostovieski Crime et Châtiment,
    Ascoltare la chanson de l’auvergnat,
    Avere la sua idea e rispettare l’opinione degli altri: tolleranza.

    Effeffe libera i commenti in uno spirito aperto, rispetta i commentatori; penso che lo stesso rispetto dalla parte da qualche commentatore sarebbe appropriato.

  79. Verò,
    non c’è più rispetto!!
    ma se Tino e Girolamo ci invitassero a bere un bicchiere mi sentirei ripagato
    effeffe

  80. :-)
    effeffe
    ps
    Gianni guarda che se versi il vino e spezzi il pane con noi, minimo minimo boicotteranno i tuoi libri…
    effeffe

  81. anche se di mestiere faccio il fornaio, sono pur sempre un tino, ce n’è per tutti, quando volete

  82. “Mi conforta solo l’affermazione di uno dei due commentatori che più o meno indirettamente mi da dell’idiota. …”

    certi insulti restano ancorati alle labbra di chi li pronunzia.

  83. Non ho alcun bisogno di aspettare.

    La cosa, più bella che mi è capitata i giorni scorsi è stata quella di aver versato il vino e spezzato il pane con Effeffe. Nella sua Napoli.
    Dopo aver visto con lui “Le sette opere della Misericordia” di Caravaggio.

    L’ho anche sentito cantare, a Caserta, il suo “Autoreverse”. E vi giuro che è stato bellissimo.

    Ciao Francesco, grazie.

  84. @girolamo
    Lo so che Sofri è libero perchè malato. Ma quando era detenuto si occupava di insegnamento e progetti vari di recupero dall’interno del carcere. A questo mi riferivo quando parlavo di benefici.
    Sul resto nulla più da aggiungere.

  85. @ Bruno
    Battisti, quand’era rifugiato in Francia, si occupava delle vite concrete del condominio in cui lavorava per 800 euro al mese, della propria famiglia… Ma, in base all’equazione Francia=Ville Lumiére=champagne+cotillons, è stato definito scrittore salottiero dedito alla bella vita, ecc.
    Come che sia: anche ammesso che Sofri sia uno spirito altruista (cosa di cui io dubito) e Battisti uno stronzo, si può essere altruisti e colpevoli, e stronzi e innocenti. La prova della colpevolezza non deve avere nulla a che fare col fatto che non ci piace la faccia, il sorriso, la mimica dell’imputato: altrimenti si cade nel rito inquisitorio.

  86. Scusa Girolamo. Ma che c’entra? Faceva la sua vita normale. Come me. Ma io non ho bisogno di farla a Parigi.

  87. @ Franz Krauspenhaar: correggimi se sbaglio, ma Battisti è stato dipinto come uno che faceva “la bella vita”, il buon riscontro dei suoi libri è stato descritto come un trionfo della cattiva coscienza e il suo arresto lo hanno strombazzato come una vittoria del governo Berlusconi contro il terrorismo. Invece pare facesse una vita normalissima, da portinaio. I suoi libri (almeno quelli che ho letto io, “L’ultimo sparo” e “Le cargo sentimental”) contengono una riflessione e presa di distanze sul passato pari a quella del congratulatissimo Sofri (che tra un poco lo fanno santo!), e Battisti la lotta armata l’ha abbandonata da trent’anni, viveva in Francia dal 1990 da cittadino onesto, è innocuo e inoltre ci sono molte, moltissime ombre sul suo processo…. Tuttavia, ormai è diventato il più facile capro espiatorio per gli anni di piombo. Io credo di non avere mai, mai, mai visto così tanto odio riversato da così tanta gente su un uomo solo per giunta innocuo. E’ spaventoso.

  88. Mediti, Grassini, se vuole, su una pratica di cui molti “indignati speciali” e “strenui difensori” (non necessariamente di Cesare Battisti) che viene chiamata “doppiopesismo”.

  89. Mi scuso, riarticolo:

    Mediti, Grassini, se vuole, su una pratica di cui molti “indignati speciali” e “strenui difensori” (non necessariamente di Cesare Battisti) sono specialisti, e che viene chiamata “doppiopesismo”.

  90. @ Franz
    sacrificare la libertà o la vita per la legge presuppone, da Socrate in poi, una scala di valori che mette la Legge al di sopra della libertà. O, nel caso di Sofri, una qualche testardaggine a non darla vinta al mondo. Della quale testardaggine, faccio notare, ha fatto le spese Ovidio Bompressi. Sofri, per dire, l’ha fatta troppo facile nel dire che lui rispondeva solo alla sua coscienza: era l’ex leader di LC, e secondo me avrebbe dovuto farsi carico di quella responsabilità anche a 10 anni di distanza dallo scioglimento di LC, nei confronti di un militante che non aveva modo di disgiungere il proprio destino da quello che Sofri si stava scegliendo con una condotta processuale molto discutibile (come lo fu quella di Socrate: e il destino di Santippe e dei suoi figli?).
    Ma se, per dire, uno ha come valore supremo la Libertà? Se ha la convinzione di essere innocente, perché dovrebbe rinunciarvi?
    Ma stiamo ragionando sui massimi sistemi, su quello che altri dovrebbero fare se fossero noi… Il punto che noi di Carmilla abbiamo sempre tenuto è un altro: abbiamo riserve fortissime sul processo in sé, riserve di carattere tecnico e giuridico prima ancora che politico. E su queste non mi sembra che siano ancora arrivate obiezioni di merito. Come nel caso Sofri, per altro, io discuto a partire da una certa conoscenza degli atti processuali, e mi accorgo che gli interlocutori non hanno la stessa conoscenza. E non sembrano volerla acquisire. Allora il dialogo diventa un ping pong inutile. Forse vuol dire che ci sono cose più importanti da discutere (e sono d’accordo, per inciso).

  91. “Ma resta sempre il fatto che Sofri scriveva da una cella, Battisti non mi risulta.”

    Adesso andare in galera è un valore??
    Ai miei tempi era una cosa da evitare.

  92. saluto tutti preliminarmente essendo la prima volta che scrivo su nazione indiana.
    sono stata avvisata da un amico che qui si (s)parlava di de andrè, ed essendo una delle tante fan, così si dice ora, del faber mi sono catapultata a leggere che si diceva. solitamente leggo prima gli ultimi post per capire qual’è il senso del discorso a cui si è arrivati, e in verità credevo di aver sbagliato discussione e addirittura sito! solo andando a ritroso e arrivando a leggere il primo post mi sono rassicurata avendo capito di essere nel posto giusto.
    con mia profonda meraviglia ho notato che partendo da de andrè si è arrivati a parlare del caravaggio, passando da battisti e sofri, si è fatto anche un accenno a brassens, che non guasta mai quando si parla di de andrè, senza dimenticare i reati penali che sono stati sfiorati come l’ingiuria e la diffamazione accompagnati dalla censura.
    mi complimento anzitempo con colui che ha dato il via a tutto ciò lodandone, per lo meno, la capacità di proporre argomenti che consenstono voli pindarici, che si sà, fanno sempre bene alla mente.
    tengo a commentare per parte mia, quanto più brevemente possibile, il post iniziale che ha dato vita a tutto ciò:
    egregio signor effeffe ho inteso che la sua meraviglia, nei giorni in cui noi tutti ricordavamo de andrè nel decennale della sua scomparsa, scaturisse dal fatto che nonostante mezza italia, o poco più, lodasse il lavoro svolto dal cantatutore in questi anni non solo relativo ai testi che oggi cantiamo tutti ma anche relativamente ad un modo di pensare e di vivere, quasi automaticamente dimenticavamo i cardini di questo pensiero, ossia la pietas per chi sbaglia e il disagio nei confronti del potere.
    questo è vero: si sa che diventiamo molto smemorati ed egoisti in certi momenti.
    però attenzione! non si deve cadere nell’errore di pensare che de andrè perchè ha dedicato molte delle sue canzoni ai derelitti e ai perseguitati perdonasse loro gli atti che li avevano portati ad essere giudicati tali. tutt’al più li capiva e non li condannava ad occhi chiusi, provava cioè nei loro confronti quella pietas, prima greca e poi cristiana (almeno dovrebbe essere cristiana) e concedeva loro una sorta di salvezza terrena, un appoggio intelletivo, un’immedesimazione ecco.
    de andrè canta di Tito, del bombarolo, del blasfemo, dello spacciatore di lenti e di tanti altri, del giudice che riesce a riscattarsi facendo del male a sua volta dopo e del giudice che rimane incastrato con un gorilla e che negli inetervalli gridava mamma come a quel tale a cui prima aveva fatto tagliare il collo.
    quello che non è piaciuto a iannotti, mi sembra di capire sia stato utilizzare il senso della pietas di de andrè per parlare di battisti, venuto alle cronache ultimamente per il diniego di espatrio del brasile.
    ma non si voleva certo paragonare la figura di de andrè con quella di battisti, penso si volesse semplicemente sottolineare che è difficile, o quanto meno improbabile, riuscire a condurre una vita esattamente aderente ai principi e alle idee che invece ci piace tanto cantare.
    e questo è vero.
    ma de andrè perdona i suoi carcerieri e non i mandanti del suo sequestro, de andrè è presente in tribunale quando viene data la condanna, de andrè risponde a raffaele cutolo ma non dice mai che non è giusto che stia in galera, de andrè in una delle sue più belle canzoni, a mio avviso, addirittura mette a tacere maria che insieme ad altre due madri piange suo figlio, perchè il pianto della madre di tito, equivale al suo o è addirittura più sacro, perchè suo figlio non risorgerà e non passerà alla storia come un prescelto, ma solo come un ladrone, e maria risponde che piange di lui ciò che gli è tolto e non il figlio di dio.
    ecco ci tengo che sia ben chiaro che la forza di de andrè sta proprio, beato lui, nel riuscire a farci pensare che non sempre un assassino è un uomo sbagliato o atroce, ma che può essere uno come me, o come voi che state leggendo, che si è perso, che non ce l’ha fatta.
    che non si dovrebbe mai condannare nessuno a priori per il male che ha fatto agli altri o a sè, e che bisognerebbe sforzarsi di capirlo e di perdonarlo per quanto è possibile. alle aule di tribunali e alle sentenze il resto.

  93. Quel che io chiedo a un blog è un punto di vista originale sulle cose. Nazione Indiana ne offre tanti, e ogni giorno, di punti di vista. Grazie. Post intelligente.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017