Camera con vista sul male

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  1. L’ostia in divina il corpo sconsacrato.
    Corpo murato e dilavato.

    Anima feroce,
    facce contadine urbanizzate.

    Cantico vergine, mea culpa:
    funi, cric e coltelli/la malagrana.

    Lacrime ingravidano lo tzunami,
    svella radici l’uomo di dio.

    Occhi di luna suggono rugiada,
    a otturare le ferite mortali.

    Il sole penserà a occultare
    l’oscura rovina;

    e, la trama, benedirà
    i radiosi idilli,

    degli innamorati amori,
    i sospiri affranti.

  2. Era il vento, la pioggia, la stagione.

    Il ciclo naturale. Il fiume ha strappato

    la terra, l’acqua ha creato il demone

    delle ombre, è sempre lo specchio

    rovinato del mare. Il tormento.

    La bellezza delle case è di tragedia

    i colori non si guardano

    il viaggiatore amava l’estate

    l’altezza della roccia

    la vista di una barca

    la solitudine

    un punto

    ha immaginato cadere

    da una roccia verso il mare

    finisce il pensiero

    era un poeta, un pescatore,

    una ragazza tuberculosa,

    si pensava alla tragedia

    in un romanzo

    Ora è nella citta,

    la notizia cade : una catastrofe nelle cinque terre

    il mare sembra un oblio

    i paesi colorati sfilano

    ma non riconosce le case,

    la lingua,

    la terra, non è la sua,

    era solo un tempo di vacanza

    il tempo del dolore

    è solo gli occhi dell’anziana

    verso la sua terra

    quando il fratello era di ritorno della pesca.

    Agli abitanti delle cinque terre.

    Non ho ancora vistato le cinque terre, ma ho sempre

    sulla tavola, quando lavoro, la cartolina di Camogli,

    un ricordo.

  3. Effeffe strepitoso come sempre…ricordo Monterosso come uno dei luoghi più incantevoli che abbia mai visto. Ma mi chiedo, ricordando Libereso Guglielmi, il giardiniere di Calvino, queste alluvioni sono frequenti, si sono mai verificate in passato? e se sì, come mai non hanno avuto esiti (o li hanno avuti) così disastrosi?

  4. Anzi credo proprio che il grande Guglielmi potrebbe spiegarmi come mai…Chissà se mi risponde, grande informazione del web mobilitati!

  5. diomio, certo, Monterosso, Vernazza, un dramma che molti condividono perchè tutti conoscono quei posti. ma Borghetto Vara (5 morti), Rocchetta Vara, le frazioni sparse che non sono raggiungibili più nemmeno a piedi, completamente isolate perchè sono franate del tutto le strade, senz’acqua (che paradosso), senza luce nè gas, quei posti lì, appena dietro il mare, chi se li fila?

  6. cara caterina sono d’accordo con te. nel principio e nei fatti. e sul fatto che sui giornali possano essere lette le notizie, si possa cogliere la vastità di un dramma. e che senza estetizzare nulla nè concentrarsi su questo piuttosto che su quello, qui su NI abbia riportato quanto io e la mia camera abbiamo visto sul tragitto che da Spezia porta a Genova. Tu sei ligure come lo sono anch’io e sicuramente lo sono stato in quei giorni e nei giorni a venire. E sarebbe cosa buona e giusta che si sentissero come sta accadendo e che si continuino a sentire liguri tutti quanti effeffe

  7. (Commuove) e fa rabbia.
    Accumulata dalla rabbia natale dell’anno scorso, quando l’acqua si è presa Vicenza. Ma non è all’acqua che va la rabbia, è all’uomo.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017