Cento colpi di spazzole e Cacciari


Venezia,il jazz e gli ex sindaci-filosofi
di
Franco Bergoglio

Anni passati a studiare la semanticità della musica (cioè se le note abbiano un significato altro rispetto a quello acustico) e i rapporti tra il free jazz e la politica. A giudicare da quanto comparso in rete e sui giornali negli scorsi giorni, anni spesi male. Bastava leggersi una ordinanza del Comune di Venezia, vecchia di una decina d’anni -imputabile alla giunta Cacciari, come puntigliosamente nota Mario Gamba sul Manifesto del 21 settembre scorso- per rendersi conto dell’inutilità degli sforzi.

Riassumo la vicenda ad uso dei marziani capitati in Italia per diporto. Venezia notoriamente soffre dei problemi legati ad un ecosistema delicato. Il turismo di massa ne rappresenta la fonte di sopravvivenza, pur comportando una serie di disagi legati alla quotidiana invasione di orde fameliche di monumenti, di ponti, di fotografie, di gondole. Sarebbe bello avere i soldi dei turisti, risparmiandosi gli effetti collaterali: la loro presenza fisica, il vociare rumoroso, i rifiuti, i venditori ambulanti…Alt. Da quando gli effetti collaterali con i bombardamenti americani sono politically correct e Maroni ha previsto super poteri a super sindaci, tutto questo si può risolvere.


Ci teniamo i turisti ma con una ordinanza ad hoc spazziamo via quanto non sembra lucroso. Via i lavavetri da Firenze, il divieto di nomadismo ad Assisi, no al rovistare nei cassonetti a Roma. Niente ideologia: i sindaci sceriffi di destra sono più creativi, quelli del centrosinistra più burocrati, ma la fabbrica delle ordinanze gira a pieno regime (sic!). Alcune ordinanze avrebbero mosso a invidia un poeta surrealista: non si possono scavare buche nella sabbia sulla spiaggia di Eraclea o indossare zoccoli a Capri. Queste ordinanze puzzano di visione classista: i colpiti sono i migranti, i barboni, i poveri, gli artisti da strada, i giovani. Il leghista Tosi di Verona ha ordinato che agli accattoni vengano sequestrati i beni e inflitta una multa: non gli rimane che distribuire latte più e aizzargli contro la banda di Arancia Meccanica.

In un paese che non riesce a mandare in galera i corrotti, a far pagare le tasse ai dentisti o a far rispettare una fila, i sindaci vorrebbero normare l’universo. Gobetti ci aveva avvertito: un po’ di fascismo ce lo portiamo nel dna; sommato a un aberrante conservatorismo straccione. Magari il vicino di casa dell’assessore di Forte dei Marmi deve fare la pennichella di sabato e spunta il veto dell’amministrazione: non si può usare il tagliaerba nei pomeriggi festivi. In uno stato dove il Presidente del Consiglio dispone di un corpus di leggi ad personam, perché negarsi una ordinanza sindacale? Il vanto occidentale della libertà individuale si sbriciola nel Lombardo-veneto leghista. Non si può mangiare il Kebab a Cittadella o giocare a cricket a Brescia. Peccato che oggi il kebab si faccia anche con la carne di fassone piemontese e che il cricket, oltre a pachistani e indiani poveri piaccia anche a inglesi, sudafricani, e australiani. Torniamo a Venezia, dove una summa di divieti colpisce i “poveri” rei di voler cogliere le briciole del turismo. Divieto di elemosina, accattonaggio, portare borsoni (quelli dei venditori ambulanti) e fare pic nic. Sia il turista spartano che la famigliola borsafrigo devono farsi rapinare in un bar di Piazza San Marco.

E anche per il problema di inquinamento acustico la giunta Cacciari si era attivata. Il cruccio è reale, la soluzione trovata all’epoca una grottesca “ordinanza creativa” che regolamentava i generi musicali ammissibili in città, tanto che oggi, dopo una rivolta del web che ha rinfocolato lo sdegno per quel vecchio provvedimento mai decaduto, l’attuale assessore Tiziana Agostini ha promesso dalle pagine del settimanale La Nuova di Venezia di correggere il pasticcio: “La malattia era reale – l’inquinamento acustico – la medicina avvelenata: stiamo riscrivendo la delibera cancellando le prescrizioni di tipo culturale, figurarsi se mi sogno di proibire una musica rispetto ad un’altra”. Quali erano dunque le musiche proibite? Il rock, che non viene nominato tra i generi ammessi, cancellando con un colpo di spugna cinquant’anni di storia. Invece sotto la voce jazz/dixieland, accettato in via teorica, si legge:“E’ escluso il jazz sperimentale, quale il free jazz, che essendo dissonante potrebbe essere di disturbo”.

Sovviene una delicata analogia: come ai padroni di cani si ricorda che è vietato calpestare le aiole e devono munirsi di apposita paletta per escrementi, i proprietari di sassofoni devono accertarsi che il suddetto, tenuto al guinzaglio, non valichi i limiti della musica tonale, disturbando il vicinato. Ma quale pirla non sa che il dixieland è morto da almeno sessant’anni? Che neanche una mummia stalinista come Breznev si sarebbe sognato di proibire il jazz con mezzi tanto perversi? Ma il Sindaco di Venezia non era quel Cacciari filosofo, mente pensante del Pd? Questo punto merita una riflessione specifica. Anche il suo collega di partito Veltroni parla di jazz. Una volta, più Kennedy del solito, fece un immondo paragone: il partito democratico è intenso e leggero come il jazz. Che sia intenso lo lascio agli estimatori, anche se personalmente trovo il concetto ardito per un partito dall’immobilismo conclamato. Leggero invece calza alla perfezione stante il continuo volteggiare delle opinioni che ne anima le correnti (d’aria).

Passiamo ad applicare i due aggettivi all’altro termine. Il jazz può essere intenso e leggero, ma anche spirituale, tragico, dolente, gioioso…La famosa ordinanza prescriveva per il jazz di essere soft! Veltroni e Cacciari si erano parlati? O uno dei due è stato il cattivo maestro dell’altro? Mario Gamba coadiuvato da musicisti attenti come Giovanni Maier, Piero Bittolo Bon e Claudio Cojaniz ha stigmatizzato l’ordinanza. Il parallelo immediato è con il bando alla musica degenerata voluto da Hitler nel 1938, che colpiva tanto il jazz “negroide” quanto la dodecafonia e altre forme espressive giudicate bolsceviche, giudaiche, depravate. Parallelo azzeccato anche per altri versi. In effetti gli zelanti esecutori dei gerarchi nazisti dopo la scomunica di Düsseldorf si diedero un gran daffare per vietare nelle esecuzioni dal vivo l’uso del sassofono, strumento “negro e degenerato” (nonostante fosse stato inventato da un Belga) che andava sostituito con il violino o il violoncello.

Pulizia etnica degli strumenti, attuata anche a Venezia: “i fiati sono presenti solo in qualità di solista e mai come sezione fiati (più fiati di accompagnamento)”. Un colpo di spugna contro lo swing? Un gesto di coraggioso revisionismo nei confronti di Duke Ellington o Benny Goodman, rei di avere troppi sassofoni e trombe in organico? Anche la batteria suscitava un sacro terrore alla Giunta Cacciari. Tutte quelle percussioni, quei clangori di piatti potevano turbare il sonno dei veneziani o la passeggiata dei turisti: “la batteria verrà suonata con le spazzole (spazzole di sottili fili di metallo per ottenere un suono attutito)”. La banalità del male: un aguzzino nazista proibisce i sassofoni e un sindaco perquisisce il batterista per assicurarsi che porti con sé solo le “spazzole”. Sul free jazz dissonante e disturbatore aprirei una parentesi.

L’analisi proposta da Gamba, Cojaniz e altri verte sul lato musicale. Temo che per interpretare correttamente la “dittatura estetica” voluta da Cacciari si dovrebbe ricorrere alla chiave psicoanalitica. Di fronte abbiamo un politico-filosofo e probabilmente nel suo inconscio hanno malamente lavorato rigurgiti di quel Platone che nella Repubblica condannava la musica, dannosa per i giovani, foriera di distrazioni. Nel suo regno ideale la musica doveva essere bandita per evitare il dominio del piacere e per mantenere quello della legge. Il capo della comunità protegge i concittadini come un padre, inflessibile nel mantenere la disciplina, nel difendere l’ordine, le leggi, i costumi e la morale. Casualmente sono punti forti nell’agenda della destra e forse travagli notturni per l’anima di un celebre ex sindaco barbuto. Certamente il free jazz, (termine che peraltro non identifica una musica di oggi, ma il movimento degli anni Sessanta) porta con sé implicazioni che invitano a sovvertire l’ordine musicale. Alcuni esponenti di questo genere negli anni Sessanta legarono le loro pratiche ai movimenti civili, alle fabbriche occupate, alla violenza razziale, al ripudio della guerra, alla violenza fascista, all’inumanità delle carceri.

L’ordinanza pare invece volta a preservare l’ignaro cittadino veneziano dalla possibilità di incontrare sulla propria strada una musica che non sia “pacificata” come il bene accetto “revival cover melodiche anni Sessanta”, che non si capisce cosa sia se non un bolso amarcord della giovinezza. Dario Borso aveva scritto un libello, Il giovane Cacciari (Stampa Alternativa, 1995) per stigmatizzare le intemperanze teoriche del nostro, qui non si osa tanto. Però una piccola lezione sulla democrazia dobbiamo trarla: pensavamo di avere un sindaco filosofo e avevamo Paolo Limiti.

Post Jazzum
Ho chiesto a Mario Gamba di mandarmi l’articolo citato da Franco Bergoglio. Lui me lo ha mandato e io lo ringrazio con questa citazione. effeffe

“Se ne sono accorti tardi i musicisti e i pensatori critici in transito per strade e calli di Venezia. Eppure è dall’anno 2000 che l’ordinanza della giunta comunale è diventata operativa.
In questi giorni la bolla dell’autorità lagunare è riapparsa.
Affissa qua e là. Chi la legge e non è oscurantista nell’anima non crede ai suoi occhi.
L’ordinanza, approvata all’unanimità nell’anno 1999 (quindi con Cacciari sindaco), dovrebbe regolare l’organizzazione dei concerti dal vivo nei tanti locali del centro.
Si penserà che si tratti di consigli/obblighi in materia di insonorizzazione e cose simili. Magari.
L’ordinanza «entra nel merito», come si dice. Vieta tipi di musica, li espelle dal territorio. Un tipo di musica è compatibile con la civile convivenza, un altro no. Per decreto.

Ecco il passo più grottesco (o barbaro): «È escluso il jazz sperimentale quale il free jazz che essendo dissonante potrebbe essere sgradevole o di disturbo».
Il pianista compositore e direttore d’orchestra Claudio Cojaniz, un grandissimo del jazz italiano, commenta: «Vengono subito in mente gli editti del regime hitleriano sulla musica degenerata. È pazzesco».
Si sono messi in agitazione jazzmen come Giovanni Maier – che medita di usare il testo «per una pièce musical-teatrale tipo Welcome to the United States di Zappa» – e Piero Bittolo Bon, compositori di «contemporanea colta» come Luigi Ceccarelli.
Facebook ribolle di proteste invettive e dileggi, la musica definita «sperimentale» non è mai stata così popolare.
Vediamo il precedente storico, giustamente evocato da Cojaniz. Nel maggio 1938 con una mostra a Düsseldorf in occasione delle Giornate musicali del Reich veniva messa al bando tutta la musica innovativa, da quella atonale a quella dodecafonica al jazz e dintorni.
La musica di Schönberg, Berg, Webern, Krenek e persino Stravinskij (che cercò di ingraziarsi il regime) fu definita in vari modi: «degenerata», «bolscevica», «giudaica».
Certo è curioso questo esercizio di estetica disciplinare oggi a Venezia. Con l’arroganza di un misero potere rionale viene portato agli onori della regola assoluta il riflesso mentale secondo cui la dissonanza non è bene accetta dagli umani «normali».
Eppure si studia nei manuali d’armonia, anche quelli tradizionali.
C’è la consonanza e c’è la dissonanza, si trovano tutte e due in Brahms o Monk, mettiamo.
Tipi che «disturbano».”

Mario Gamba
Il Manifesto 21 settembre 2011

18 COMMENTS

  1. L’aspetto più grottesco di questa ordinanza è che proibisce non solo la musica eseguita a volume troppo alto (divieto che, per quanto discutibile, avrebbe un senso), bensì anche la musica “che essendo dissonante potrebbe essere di disturbo”, e poi concretizza tale proibizione con una ridicola casistica di generi musicali preclusi in quanto “dissonanti”.
    E pensare che Cacciari è stato anche amico e collaboratore di Luigi Nono…

  2. L’ordinanza – mai veramente esecutiva negli ultimi dieci anni, questo va detto – è oscena e il post qui sopra è senz’altro meritorio, e tuttavia si sbaglierebbe a farne unicamente una questione di (tardive) polemiche estetiche. I musicisti ovviamente sono parte in causa, e il loro interesse è del tutto proporzionato. Gamba invece ha come al solito esagerato tirando in ballo i nazisti – avrei pensato piuttosto ad un riflesso zdanoviano – ma non è nemmeno questo il punto.
    Che Cacciari sia un reazionario i non-veneziani lo scoprono solo adesso? Non ci posso credere. (restando in tema di quiete pubblica, vi invito a dare un’occhiata a questa testimonianza di Cacciari residente di Milano: http://www.youtube.com/watch?v=XLLKdwsgYbE). E’ ovvio come il ‘sindaco filosofo’, che peraltro ha una certa dimestichezza con le musiche dissonanti, vantando una lunga amicizia e collaborazione con Luigi Nono, non si sia mai occupato del testo in questione, redatto invece da un addetto stampa che tuttora traffica con la comunicazione degli “eventi” e che probabilmente sperava che l’ordinanza finisse dimenticata in qualche faldone.
    Non credo ci sia mai stata la volontà né il bisogno di “proibire il free jazz”, che comunque è ospitato con qualche regolarità da due o tre luoghi soltanto in tutta Venezia. Il punto è che classe dirigente cittadina non interessano per nulla i valori estetici, non se ne occupa. L’obiettivo è unicamente quello di vendere e/o affittare il culo della città, occultando la sua lenta e progressiva distruzione e conservando in qualche modo il consenso degli elettori. Se dall’altra parte c’è lo spauracchio Brunetta+Lega, lo sforzo per conservare il potere in una città tradizionalmente ‘rossa’ è piuttosto lieve. Gi ultimi indecisi si conquistano con le ordinanze ad hoc. L’intento è quello di dare una risposta demagogica ai residenti insonni, rendendo ancora più silenziosa una città in cui, tolti i pochi bar per gli universitari, chiude tutto ben prima di mezzanotte e la vita sociale è assediata da un flusso turistico abnorme, programmato dagli stessi amministratori.
    Poi certo, la trasformazione di Venezia in parco a tema è una realtà, ma la sua deliberata elaborazione estetica si limita per ora ai “grandi eventi” come il Carnevale ed è affidata a figure e strutture esterne (Davide Rampello, uomo Fininvest, tra gli altri). Il neopatriziato, cioè gli avvocati e i bottegai che siedono in Comune, si occupa di faccende incomparabilmente più grosse. I danni dell’era Cacciari (che comprende anche le giunte Costa e Orsoni, l’attuale) sono enormi, incalcolabili e questi personaggi verranno ricordati nei prossimi decenni come i responsabili della definitiva distruzione – sociale, prima ancora che ambientale – della città e della laguna.

  3. Attenzione, il sindaco-filosofo potrebbe vantare un precedente illustre. Provate a leggere un mio articolo (autocitazione consentita, in questo caso) intitolato ‘Gramsci e il jazz’ apparso in Belfagor 44, 1989, pp.450-54, che ha avuto l’onore di una citazione di consenso di Adriano Mazzoletti. Non è detto che il pensiero comunista, di sinistra, progressista, democratico, chiamatelo come volete, sia sempre prevedibile nel senso voluto, questo cento anni fa e appena ieri. Ma questa è solo una civetteria di studioso, comunque w il jazz.

  4. Gentile “gigi Spina”,
    conosco bene il suo lavoro su Gramsci e il jazz. Fin dai tempi della mia tesi di Laurea! In seguito l’ho ampiamente citato in uno studio sul jazz torinese degli anni Trenta pubblicato per l’isitututo storico della Resistenza di Biella-Vercelli. LO stesso studio si è poi ampliato più volte entrando alla fine anche nel mio libro Jazz!Appunti e note del secolo breve. Condivido la cautela dello studioso nello studiare il rapporto tra musica e politica. Sono contento di aver visto un suo commento positivo.
    Franco Bergoglio

  5. Caro Franco Bergoglio,
    non avevo collegato il nome dell’autore dell’articolo di NI a quello dell’autore di Una città…jazz!Pavese, Mila, Gramsci & Co: Intellettuali e Jazzofili a Torino, che conservavo in una cartella GramsciJazz, orgoglioso della citazione del mio lavoro (da filologo classico, ma anche jazzofilo e anche un po’ jazzista, temevo esiti spiacevoli del mio ‘sconfinamento’). Quindi è un piacere ri-leggerla e venire a conoscenza delle sue attività (io sono un antico lettore di MJ), che ora seguirò con grande interesse. Vedrà che tramite l’amico, comune, immagino, Francesco Forlani prima o poi ci incontreremo. Gigi Spina

  6. Quando Franco scrive:

    L’ordinanza pare invece volta a preservare l’ignaro cittadino veneziano dalla possibilità di incontrare sulla propria strada una musica che non sia “pacificata”

    tocca a mio avviso un nodo strategico: l’esigenza di una critica della cultura della “pacificazione”, che che è essenzialmente una “rinnovata” cultura della restaurazione…

  7. Grazie rudy del tuo acuto commento. Nella coppia pacificazione/restaurazione riferita alla cultura hai saputo individuare uno dei nodi del ragionamento, da sviluppare con più accuratezza. In nuce: l’idea che certa politica tenti di sbarazzare la strada del cittadino-elettore da qualsivoglia possibilità di imbattersi in pensiero o arte “critica” (secondo me) rappresenta uno dei temi più preoccupanti di questi ultimi anni. Bisogna riconquistare una capacità di fare massa critica verso questa cattiva politica che pretenderebbe di ridurci al ruolo di bambini obbedienti a parole d’ordine poverissime e prive di reali contenuti.
    Grazie quindi Rudy e consiglio a tutti di farsi un giro sul tuo blog dove di filosofia, pensiero critico etc, etc, se ne può attingere a piene mani
    http://incidenze.blogspot.com

  8. Mi pare che nessuno abbia riportato il testo integrale della delibera. Eccolo:

    Comune di Venezia

    Estratto dal registro delle deliberazioni della giunta comunale. Seduta
    del 14 giugno 1999

    Presenti: Prof. Massimo Cacciari (sindaco),Sig. Michele Vianello
    (vicesindaco, assessore), Sig. Claudio Orazio (assessore), Dott. Pietro
    Rosa Salva (assessore), Sig.ra Mara Rumiz (assessore), Prof. Giuseppe
    Santillo (assessore).
    Assenti: Dott. Gianfranco Bettin (assessore), Prof.ssa Franca Bimbi
    (assessore), Prof.ssa Maria Bergamin (assessore), Arch. Roberto
    D’Agostino (assessore), Avv. Alessio Vianello (assessore).

    Presiede la seduta il Sindaco: Prof. Massimo Cacciari. Partecipa il
    Vice Segretario Generale: Dott. Antonio Scafidi

    Prot. Gen.le 77241

    Delibera N. 926 – Manifestazioni nei locali pubblici a Venezia ˆ
    Criteri cautelativi

    LA GIUNTA COMUNALE

    Su proposta dell’Assessore alla Cultura (Rumiz);

    Premesso che:
    – da alcuni anni diversi locali pubblici di Venezia durante tutto
    l’anno sono luogo di ritrovo e di intrattenimento prevalentemente
    musicale, con organizzazione di concerti e spettacoli di vario genere
    per giovani a cura degli esercenti locali e altri soggetti, al chiuso e
    all’aperto;
    – in considerazione del notevole incremento della popolazione
    studentesca residente nel Centro Storico, e’ aumentata la richiesta di
    tale forma di intrattenimento;
    – ciò comporta un cambiamento della routine di questa città anche in
    riferimento al periodo invernale, specificatamente alla vita sociale
    serale;
    – questa crescita d’interesse per la socializzazione ha dato adito ad
    uno sviluppo collaterale di attività economiche, che producono e
    favoriscono l’occupazione non solo giovanile;
    – incoraggiando lo sviluppo di tali attività si incentiva la crescita
    professionale dei giovani artisti veneziani, in genere soggetti
    privilegiati delle scelte dei gestori dei locali;
    – portando tali manifestazioni nei diversi punti della città si
    valorizza la conoscenza e la frequentazione di particolari zone sovente
    poco conosciute.

    Ritenuto che:
    – vada comunque tutelata la legittima esigenza di quiete e di riposo di
    una parte della popolazione residente;
    – la particolare conformazione del territorio del Centro Storico
    Veneziano potrebbe originare conflitti tra le esigenze degli abitanti e
    tali manifestazioni;

    Preso atto pertanto del rischio che può derivare dalla mancanza di
    regolamentazione e programmazione coordinata di tali attività,
    soprattutto in determinati periodi;

    Ritenuta a questo proposito altamente positiva l’esperienza condotta in
    precedenza con l’USL, che ha dato adito ad una serie di controlli sui
    volumi musicali e di indirizzi preordinati per garantire gli aspetti
    culturali delle iniziative;

    Considerata:
    – la necessità di un filtro istituzionale delle attività proposte e
    confermando in questo ruolo l’Assessorato alla Cultura, che dovrà
    garantire a tal proposito la qualità e la conformità delle scelte
    musicali in coerenza con quanto sopra descritto, il coordinamento delle
    attività, il controllo e la rispondenza ai criteri preordinati ed il
    rispetto della calendarizzazione delle manifestazioni, con conseguente
    comunicazione preventiva degli eventi programmati;
    – la necessità di contenere il disturbo nelle aree già congestionate e
    di capillarizzare e decentrare le attività in vari locali della città,
    laddove esista una concentrazione di locali pubblici nei quali si
    effettuano intrattenimenti musicali e/o altri eventi di spettacolo;
    – la discrezionalità di cui viene investito l’Assessorato alla Cultura
    ad operare il controllo della situazione a mezzo della valutazione
    preliminare di schede tecniche prodotte dai richiedenti, per prevenire
    ogni eventuale disturbo che possa essere provocato dalle emissioni
    sonore, parallelamente alla concentrazione di un pubblico numeroso in
    luoghi spesso non attrezzati alla bisogna.

    Atteso che:
    – qualora venga accertato da parte degli organi di controllo disturbo
    documentato della quiete pubblica nelle zone circostanti i luoghi di
    pubblico spettacolo, indotto dall’attività autorizzata, si procederà
    alla revoca delle autorizzazioni concesse;
    – ne consegue la necessità di vagliare a tal uopo programmi definiti di
    utilizzo dei locali suddetti.

    Valutata:
    – la necessità di fissare un orario di chiusura che in nessun caso può
    andare oltre le ore 23, convenzionalmente considerate come inizio
    dell’orario deputato al riposo;
    – le difficoltà tecniche di procedere alla regolazione preliminare dei
    volumi di esecuzione musicali, e di intervenire durante le
    manifestazioni;

    Vista la nota allegata in atti del SIST (Servizio igienico e sanitario
    del territorio) del Dipartimento di prevenzione dell’AULSS 12
    Veneziana, rilasciata, su richiesta dell’Amministrazione;

    Preso atto che la scelta preliminare dei generi musicali e delle
    modalità di esecuzione, che vengono di seguito elencati, costituisce di
    per se stessa rispetto al criterio di selezione un presupposto di
    sufficiente garanzia di mantenimento di livelli accettabili di
    emissione sonora:

    JAZZ/DIXIELAND
    Musica acustica o semiacustica d’ascolto con particolare attenzione ai
    suoi stili più soft, con strumenti quali tastiere, chitarra
    semiacustica, contrabbasso o basso elettrico, batteria e voce. I fiati
    sono presenti solo in qualità di solista e mai come sezione fiati (più
    fiati di accompagnamento). E’ escluso il jazz sperimentale quale il
    free jazz, che essendo dissonante potrebbe essere sgradevole o di
    disturbo. L’amplificazione e’ utilizzata esclusivamente per equilibrare
    i livelli degli strumenti. La batteria e le percussioni non sono in
    nessun caso amplificate e accompagnano in secondo piano il tema
    musicale.

    ETNICA/FOLK/BRAZILIAN
    Musica popolare da varie parti del mondo con strumenti acustici, che
    non richiedono amplificazione, se non eccezionalmente per equilibrare
    alcuni strumenti. Per esempio musica indiana con sitar e voce, musica
    flamenca o brasiliana con chitarra acustica e voce, musica irlandese
    con fisarmoniche e voce, etc.

    REGGAE E DUB
    Musica giamaicana melodica e piacevole, positiva e gioiosa, con voce,
    chitarra, basso, batteria, tastiere e percussioni. Il genere, con
    particolare attenzione alla struttura della città di Venezia e’ stato
    arrangiato in maniera semiacustica in modo da ottenere dei livelli
    sonori comunque limitati e in ogni caso verrà eseguito solo in Campo S.
    Luca, alternato con proposte di musica reggae registrata e diffusa solo
    all’interno del locale che ospita le serate;

    ACID JAZZ
    Musica di fusione fra il jazz, la musica soul, il pop. E’ un genere
    melodico e allegro della cultura nera americana. E’ proposto con voce,
    tastiere, chitarra semiacustica, basso, batteria e percussioni. In
    questo caso la batteria verrà suonata con le spazzole (spazzole di
    sottili fili di metallo per ottenere un suono attutito), il basso e la
    chitarra semiacustica saranno amplificati non con un impianto bensì con
    piccoli monitori personali (del tipo che viene usato a casa per
    esercitarsi), e la voce e la tastiera saranno sonorizzate per livellare
    i volumi e per equilibrare le frequenze basse e acute che potrebbero
    arrecare disturbo.

    REVIVAL ITALIANA D’AUTORE E COVER MELODICHE ANNI ’60
    Musica italiana di cantanti, cantautori ed autori italiani noti, e’ un
    genere d’ascolto, melodico e piacevole proposto con una voce solista e
    strumenti d’accompagnamento quali tastiera o piano, chitarra acustica o
    semiacustica, basso e in alcuni casi batteria e percussioni, in nessun
    caso amplificate. Vi potranno essere anche riproposizioni di musiche di
    film noti del periodo anni ’60 eseguite da orchestrine di due, tre o
    quattro elementi. Saranno amplificate solo voce, chitarra semiacustica,
    basso e tastiera per equilibrare frequenze e volumi.

    BLUES
    Genere di origine nera americana, derivante dagli spiritual, e eseguito
    da orchestrine di due, tre o quattro elementi. Questi piccoli ensemble
    nelle varie formazioni possono comprendere voce, chitarra, basso,
    batteria con spazzole, e un fiato oppure una tastiera. Saranno
    amplificate solo voce, chitarra semiacustica, basso e tastiera per
    equilibrare frequenze e volumi.

    POP
    Musica inglese di facile ascolto e soft, viene eseguita con voce,
    tastiere, chitarra semiacustica, basso, batteria e percussioni. In
    questo caso la batteria verrà suonata con le spazzole (spazzole di
    sottili fili di metallo per ottenere un suono attutito), il basso e la
    chitarra semiacustica saranno amplificati non con un impianto bensì con
    piccoli monitori (del tipo che viene usato a casa per esercitarsi), e
    la voce e la tastiera saranno sonorizzate per livellare i volumi e per
    equilibrare le frequenze basse e acute che potrebbero arrecare
    disturbo.

    – Visto il parere di regolarità tecnico-amministrativa, del
    Responsabile del Servizio nonché del Responsabile di Ragioneria ai
    sensi dell’art. 53 Legge 142/90.

    A voti unanimi

    DELIBERA

    1) di confermare i criteri cautelativi di cui in premessa, già
    sperimentati dall’Assessorato alla Cultura, di concerto con i promotori
    delle iniziative.
    2) di delegare all’Assessorato alla Cultura al coordinamento e
    programmazione delle manifestazioni in oggetto in accordo con i locali
    promotori, con i Presidenti dei C.d.Q. competenti per territorio, con
    gli altri organi di prevenzione e vigilanza di cui si avvale
    l’Amministrazione, nonché di verifica della corrispondenza dei
    requisiti tecnici delle manifestazioni con il presente provvedimento;
    3) di fissare il termine degli spettacoli non oltre le ore 23;
    4) Dichiarare la presente deliberazione immediatamente eseguibile ai
    sensi dell’art. 47 3° comma L. 142/90

    La presente delibera non comporta per l’Amministrazione oneri di spesa.

    (Prot. Gen. n. 77241/8253 Rag. 99)

  9. Rimasi allibito quando lessi per la prima volta la delibera, tanto che il 18 luglio 1999 ne inviai via email il testo integrale (in un messaggio dal titolo: “jazz che essendo dissonante potrebbe essere sgradevole”) a operatori culturali, organizatori di concerti e festival, intellettuali, giornalisti, critici jazz, musicisti, radio, riviste e giornali (Auditorium, Blow Up, Musica Jazz, Il Manifesto), preceduto da queste parole: «Cari amici, vi invio copia di una delibera del comune di Venezia, che ho trovato davvero sconcertante. Sarebbe anche molto divertente, se non fosse vera. Certo che, se avessero detto prima di avere la risposta, non ci sarebbe stato bisogno di dibattere per anni sulle teorie dei generi: bastava chiedere al comune di Venezia (chi volesse sapere a che cosa mi riferisco
    salti tutta la prima parte e cominci direttamente la lettura da “Preso atto che la scelta preliminare dei generi musicali”)».
    Non mi cagò nessuno, se mi passate il francesismo.
    O meglio: mi risposero privatamente in quattro [uno dei quali dicendo: «Sto incoraggiando anch’io la diffusione del testo della delibera musicologica del Comune di VE, confidando che presto il benemerito risotto li seppelisca. Il retroscena, per chi non lo sapesse, è la proposta di un’agenzia musicale che è stata presa pari pari e travasata nella delibera a mo’ di preambolo tassonomico. Questo spiega e toglie molto del fascino surreale del documento, in particolare a certe consegne (ad es. che il reggae possa “essere eseguito soltanto in Campo S.Luca”) ma illumina sulle procedure e la serietà del competente assessorato. Alla cultura. Di Venezia»] ma né radio né giornali né riviste si occuparono della cosa.
    Poi dodici anni filati di silenzio, dopo i quali la delibera ricomincia a circolare via email ma con modalità un po’ da catena di sant’antonio (per esempio: erano spariti la data, i nomi dei proponenti e dei deliberanti ecc.), tali da farla sembrare approvata ieri.
    Il 19 settembre 2011, chi me l’aveva inoltrata scrive (a me e a 34 altri indirizzi, tutti leggibili, evidentemente in omaggio agli spammer): «è arrivata smentita da parte dell’assessora alla cultura di Venezia. ora resta di scoprire se questa roba è falsa o se proviene da altro comune o dalla giunta provinciale di Venezia». E io la sera stessa rispondo: «Da quel che (ri)trovo nel mio archivio, parrebbe trattarsi non di un falso ma di una delibera del 1999».
    Non ho saputo più nulla fin quando Franco mi ha inviato il link a questo suo intervento, dal quale ho appreso anche dell’articolo di Gamba, che m’ero perso.
    Sono contento che finalmente si parli e si discuta di quell’ignobile e ridicola delibera ma perché farlo dodici anni dopo e non all’indomani dell’approvazione?

    [e comunque il rumore dei tosaerba è insopportabile; peccato che sia insopportabile anche la fauna umana di Forte dei Marmi]

    Alessandro

  10. …a proposito di musica degenerata e dunque bandita a quei/questi tempi…, peccato che Il Signor GOEBBELS avesse una Jazz Big Band intitolata a suo nome, con la quale allietava i festini del Terzo Reich…
    Questa cosa l’ho scoperta con grande stupore qualche anno fa a casa di un amico tedesco, grande chitarrista ed educatore, che si chiama Christian Rover, il quale una conoscenza assoluta della materia e della storia ad essa correlata.
    Stavo dando un’occhiata alla sua immensa discoteca e videoteca musicale(sicuramente non comparabile a quella del Sindaco Filosofo Cacciari o dell’Onorevole Veltroni..), quando leggo su un DVD, Goebbels BIG BAND… allora, attonito chiedo: “..GOEBBELS BIG BAND ?..” e lui candidamente; ” e’ un video della big band di Goebbels che era un grande amante del Jazz e che soleva fare esibire l’orchestra durante le feste a palazzo”
    Potrei continuare dicendo con Romano Mussolini, figlio di Benito.., (pianista di Jazz scomparso qualche anno fa), il quale mi disse personalmente che si appassiono’ a questa musica grazie ai dischi di Jazz di cui la casa era fornitissima, grazie al fatto che Papa’ facesse arrivare i dischi dagli Stati Uniti.
    Insomma…Jazz ad personam..

  11. La massima di Henry David Thoreau seconda la quale “il governo migliore è quello che governa meno” si attaglia perfettamente ai nostri sindaci e ovviamente al governo (quale?!) del nostro disastrato, politicamente e culturalmente, paese. Solo la musica (jazz!) ci può salvare!
    Il pezzo di Franco Bergoglio è da antologia: bravissimo!!

  12. Siamo sicuri che il Goebbels in questione non fosse Heiner e la big band la Sogenanntes Linksradikales Blasorchester…?
    Scherzo, eh: in realtà il dvd in questione esiste ed è acquistabile nei tanti negozi online ma viene presentato così: “Even as the Nazis campaigned against degenerate jazz music, persecuting musicians and throwing swing kids into concentration camps, behind the scenes Joseph Goebbels and his Propaganda Ministry were creating a jazz orchestra that would serve up Nazi propaganda backed by the latest swing music (…). Combining hit-parade savvy with pro-Nazi, anti-Semitic lyrics, the orchestra specialized in cover versions of the latest swing sensations”, il che — ne converrete — non è esattamente come dire che anche le merde avevano un cuore ovvero che anche tra i nazi e fasci c’era chi amava il jazz…

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017