Mercoledì 4 Luglio 2012, ore 21.00
Libreria Popolare, via Tadino 18, Milano
Daniele Giglioli, Paolo Giovannetti, Antonio Loreto e Paolo Zublena
presentano:
Polemiche Letterarie. Dai Novissimi ai lit-blog
(Carocci, 2012)
di Gilda Policastro
Sarà presente l’autrice
Coordina Alessandro Broggi
non ci posso credere !!!
Ho seguito, in rete, diverse discussioni con protagonista la Policastro, e io stesso ho partecipato ad alcune. La mia sensazione è che la stessa Policastro non ama gli interlocutori scomodi, quelli, per intenderrci, in grado di controbbattere alle sue prese di posizione. Dirò di più: la Policastro diventa intollerante fino a minacciare «querela», insultare dando del «matto» e, di recente, pubblicare – senza autorizzazione e in barba a ogni regola di decenza – l’indirizzo email dei malcapitati. Che pubblichi un libro di sue polemiche, ci può stare; quello che stupisce è i nomi dei critici che lo presentano. Ma davvero la Policastro gode di tanto credito? Misteri della comunità letteraria …
Un esempio, a testimonianza della mia tesi
Sono d’accordo sia col commento di db, perché nemmeno io posso credere che la Policastro abbia scritto un libro del genere proprio lei, e sono d’accordo con Stan, anzi, con Stan non sono d’accordo, gli posso praticamente fare da testimonio come si suol dire (ho assistito a tutti gli incidenti, ho pure deposto a caldo…), sempre se la parola di un troll di vecchia fame come me possa valere, ma non credo che sia permesso per legge silenziarla.
Mi scuso per aver occupato dopo tanto il suolo (pubblico?) di Nazione Indiana ma mi scappava proprio, di commentare.
l’auspicio è che lo stupore per la statura dei critici che interverranno a questa presentazione offra un primo incoraggiamento ad aprire il volume anche a chi, come quanti hanno finora commentato, a un qualunque giudizio sul merito ama talvolta anteporre – e, curiosamente ed insieme molto poco urbanamente, pubblicizzare – i propri asti personali pregressi. strategia di intervento, questa, che non mi sembra il miglior modo per salutare un lavoro invece importante.
@ Alessandro Broggi
Il mio commento è polemica in atto; per essere precisi, si riferisce alla metodologia della polemica. Il bersaglio è il modo usato dalla Policastro per polemizzare con alcuni interlocutori, dunque è del tutto attinente il libro; se me lo permette, riguarda la fase che precede la costruzione del libro stesso.
Nessun «astio personale pregresso», mi creda. Non ne ho proprio motivo.
Inoltre, a voler essere pignoli, l’argomento del libro riguarda anche «la polemica nei lit-blog»; mostrare come l’autrice si muove nei lit-blog non è andare fuori-tema, bensì contribuire ad allargare lo sguardo critico. Come credo che lei sappia molto bene, un libro non si compone solo di pagine, ma anche di contesto – e l’autore non è mai solo quello che scrive: è anche comportamento. Io, per altro, resto un materialista convinto: i comportamenti valgono molto di più delle parole.
E in ogni caso, da questo post non si capisce il perché dell’importanza di questo lavoro. A rigor di logica, io sono autorizzato a commentare sulla base del solo titolo e del nome dell’autore, giacché poco altro mi viene qui presentato.
@Broggi
Nun ce provà ché non attacca, nel senso che quello che cerchi di soggettivizzare (i nostri commenti modulati su un phantomatico livore pregresso), per facilitare la posizione assai zoppicante della Policastro, sono fatti, non ciance nate da antipatie personali. E ti dico di più, visto che io a differenza di Stan sono per le parole e non per le persone (in letteratura e in critica letteraria almeno), questi cui noi in questa sede ci riferiamo sono FATTI TESTUALI fin qui dalla Policastro prodotti in seno alle discussioni e alle polemiche dei lit(e)-blog. Fatti testuali, non personali.
La Policastro, su LPLC e su NI, ha innumerevoli volte svilito le discussioni cogli interlocutori contrari alle sue tesi (peraltro spessissimo deboli e presentate con uno stile accademico specialistico poco accessibile – su internet si può scrivere come su un giornale o su un libro saggistico?), passando addirittura dal piano squisitamente dialettico-argomentativo, a quello personale, divenendo aggressiva e finanche scorretta come nel “giorno degli IP” dove la redazione è dovuta addirittura intervenire per placarla: questo, per una scrittrice della sua mole e per una critica letteraria che scrive per i blog aperti, per i blog che continuano sulla linea dei Novissimi, sono spaventosi scivoloni sulla buccia di banana, sono scivoloni molto pericolosi, con certe cascate c’è sempre il rischio di rompersi l’osso del collo… sono autogol micidiali, ma non perché la Policastro diventa bersaglio come persona, ma perché tutto questo ha un riscontro, diventa letteratura blogghistica archiviata, tra interni ed esterni, della Policastro. Ed è una letteratura che non depone certo a favore del suo profilo di scrittrice o di gestore giudizioso di una discussione su internet.
Da qui nasce il nostro scetticismo, sul fatto che, dato che del libro non si presenta altro che la locandina, noi potremmo chiederci se dalle stesse vene da cui derivano le sue tesi nei blog, derivi anche questo libro… libro che per me, lo dico come filologo cui interessano i testi e non le persone, può essere una grande sorpresa, un libro enorme su un argomento interessante… non ho pregiudizi sulla persona, ho delle riserve su quello che finora la Policastro ha scritto sul solco di questo tema.
mi rammarico abbiate avuto diatribe telematiche con l’autrice del volume.
(sono cose che capitano. forse anche noi ne stiamo avendo una :-)
tuttavia ritengo che la corrispondenza tra il piglio deciso e fors’anche severo altrove dimostrato da policastro in risposte a commenti per lo più al limite del flaming, e il vostro (pre)giudizio negativo su questo libro di storia della critica (che, tra parentesi – per quanto tratti di polemiche letterarie – è evidentamente tutt’altro format rispetto ai commenti “interni” a un lit-blog), libro invece di rilievo secondo molti osservatori informati, sia un non sequitur.
oltre ad apparire come una sottolineatura – in modo tanto più palmare quanto non neutra nei toni – davvero, e lo scrivo avendo la pubblicazione sotto mano, di scarso, quando non nullo interesse rispetto al merito del testo.
da parte mia, non credo di avere molto altro da aggiungere.
accolgo invece l’utile invito a fornire delucidazioni ulteriori riprendendo il risguardo di copertina del volume (in attesa, se ci sarà tempo e modo, di discutere con l’autrice le tesi del libro in un futuro post non meramente informativo):
La storia letteraria della seconda metà del Novecento italiano comincia nel 1961 con l’antologia “I Novissimi”, cui faranno seguito, a breve, la costituzione del Gruppo 63 e la nascita della neoavanguardia, animata, tra gli altri, da Edoardo Sanguineti e Nanni Balestrini. Fu un mutamento di idee, forme e linguaggi che investì la nostra letteratura in tutti gli ambiti, condizionandone a lungo il corso. Per ritrovare un’analoga vitalità polemica si dovranno attendere gli anni ottanta, con le accese discussioni sulla categoria di postmoderno, sulla dialettica tra canone e mobilità del presente, e sul mutamento dello statuto dell’intellettuale.
Ma a mostrarsi decisivo è l’avvento della rete, entro la quale il dibattito letterario, sopito negli anni novanta e fino ai primi anni zero, riparte vigoroso, sebbene alla figura e alla funzione del critico si opponga ora un illusorio e livellante imperativo alla comunicazione e all’accessibilità dei testi. In realtà anche nelle pratiche e nei fenomeni della rete appare fortissimo il condizionamento del mercato: il vero soggetto dominante del panorama culturale contemporaneo.
Sarà antipatica e boriosa, ma ha scritto un bel romanzo, non un capolavoro, ma notevole. E questo nuovo testo incuriosisce. E chissà che non confermi la sua, spesso dichiarata, prevenzione verso NI.
Oh! Una bella polemica estiva, mi mancava proprio! ;-)
in una prefazione al libro di calvino “la formica argentina” e “la nuvola di smog” c’è riportata una sublime risposta dell’autore a una critica ricevuta.Spero sia menzionata in un’antologia sulle polemiche letterarie degne di questo nome
http://eshah.com/albums/us_and_them.mp3
Il tono con cui appaio nei commenti è «comportamento» o, per dirla con Brecht, «gustus»; il testo non è mai solo significato, insomma. Se, nel corso di una polemica, esco dall’argomento per minacciare querela o, peggio, pubblicando l’indirizzo email dell’interlocutore, ciò che ha rilevanza è proprio il senso del «gesto», che può anche trascendere il significato di quello che sto dicendo. Posso avere ragione, ma se ricorro a quel tipo di gesto sto scegliendo di percorrere una strada che non ha niente a che fare con la discussione; sto facendo – mi si passi la metafora – il questurino. In rete, il «testo» è un concetto ampio, fatto anche di modalità discorsive e di atteggiamento nei confronti dell’interlocutore; se il testo è sempre «relazione», in rete lo è ancora di più. Non è dunque in ballo la «persona» Policastro, bensì la modalità testuale che detta persona usa nei lit-blog. E la modalità testuale non è mai neutra, tutt’altro.
Broggi dice che i nostri commenti sono «di scarso, quando non nullo interesse rispetto al merito del testo». Ma qui il testo non c’è; non è dato neppure in forma di «indice». Ora, l’indice del libro della Policastro è interessante, ma l’indice l’ho trovato nel sito dell’editore; qui ho trovato un titolo, un sottotitolo, il nome dell’autore e una serie di nomi che lo presentano. Punto. Siccome il testo, in un modo tutt’altro che esplicitato, e dunque aperto a ogni possibilità, riguarda anche la polemica nei lit-blog, è legittimo commentare a partire da quella che è stata la propria esperienza.
In una intervista sul libro in questione [su Bartleby Cafè, 4 giugno 2012], la Policastro dice:
«La mia esperienza della rete, negli ultimi anni, è stata molto deludente: senza falsa modestia, credo di aver dato tantissimo alla rete, portando con me nei dibattiti il mio bagaglio di studi, ma non solo. […] In cambio ne ho ricevuto attacchi feroci, insistenze e accanimenti persecutori, e la costante messa in discussione del mio ruolo, della mia autorevolezza e persino della mia identità fuori dalla rete (paradossalmente, da parte di persone che rifiutavano di firmarsi per esteso nei dibattiti e che adottavano, vigliaccamente, dei nick).»
La mia esperienza dimostra esattamente il contrario: è la Policastro che ricorre insistentemente alla minaccia («querela»), all’insulto («ah, Basaglia!») e all’esposizione al pubblico ludibrio dell’interlocutore (pubblicazione dell’indirizzo email).
L’intervista, tra l’altro, che – lo ripeto – è attinente il libro qui presentato, dimostra che non siamo poi così fuori tema. Lo dico senza falsa modestia: chi abita la rete ne deve sapere parlare il linguaggio. Prosit.
@ Broggi (sul risvolto di copertina)
Mi risulta che le polemiche letterarie riprendano con vigore al principio degli anni novanta e non negli ottanta, a partire, se ricordo bene, dall’antologia Poesia italiana della contraddizione (1989), passando dalle riviste Allegoria, Baldus (91-93), etc.; non è una differenza di poco conto puntare su un decennio o su un’altro, cambiando radicalmente il contesto … Allo stesso modo, che nei lit-blog sia così evidente «il condizionamento del mercato» ho i miei dubbi, per lo meno se ci si riferisce ai maggiori lit-blog (Giap, Carmilla, Nazione Indiana, Vibrisse, Lipperatura); diversa la questione se ci si riferisce ai social network (Facebook, Twitter, aNobii). Ma sarebbe opportuno precisare, non crede? La frase del risvolto è talmente generica da rischiare di apparire, alla prova dei fatti, falsa.
non ci posso credere che si consumi carta preziosa per robetta già letta in rete (carocci comunque pubblica solo se finanziato)
Interrompo il mio lunghissimo silenzio solo per aggiungere la mia esperienza (Negativa, mi spiace) a quella degli altri. Non ho più voglia da tempo di fare polemiche e quindi non ne farò. Riconosco di avere avuto un carattere impulsivo e avere alzato i toni in qualche occasione, però, a differenza di tanti altri con i quali posso avere avuto divergenze di opinione o un diverbio ecc, pervenendo sempre, alla fine, ad un incontro pacifico e utile e salutare, raggiungendo magari una terza posizione diversa dalle 2 inziali e contrapposte, l’autrice è invece l’unica persona con la quale mi auguro seriamente di non avere mai più nulla a che fare. Conservo un ricordo molto spiacevole. Spero continuiamo a rimanere alla distanza sufficiente per seguitare ad ignorarci del tutto. Voglio dire soltanto che non provo alcun interesse a leggere o ad ascoltare chi non fa che chiedere carte di identità e un certo pedigree ai propri interlocutori. La prima domanda che mi ha sempre rivolto l’autrice è stata: “Maria (v) – chi?” e dopo avere firmato per esteso, ancora, da capo, un disco rotto: “Maria Valente, chi?”. Questo recinto letterario autoreferenziale e tanto compiaciuto di se stesso, non suscita in me la più piccola curiosità. Non si tratta di livore o invidia,(se avessi avuto una briciola di ambizione in tal senso, avrei fatto, secoli fa, almeno un passettino in una certa direzione) ma di vera e propria intolleranza nei confronti degli ambienti settari e gerarchici. La strada dei sig Nessuno sparsi per il mondo la trovo tanto più ricca e ariosa dell’asfissiante regno dei critici Blasonati di cui un lettore appassionato, sia detto in tutta franchezza, spesso e volentieri, non sa proprio cosa farsene. L’autorevolezze finisce appena un passo fuori dal circoletto, appunto. Chiusa parentesi. Ad ognuno il suo regno.
“Carocci pubblica solo se finanziato” è falso: chiunque abbia una qualche minima dimestichezza coi libri di editori universitari sa che quelli finanziati recano chiara l’indicazione del finanziatore (università o ente che sia: altrimenti perché dovrebbe finanziare, chicchessia, senza nessun tipo di riscontro?). E che io non abbia versato nemmeno un centesimo all’editore in questione, né abbia dal medesimo ricevuto alcun anticipo sui diritti d’autore, com’è prassi, invece, presso gli editori commerciali, bensì solo l’invito, accolto peraltro con grande entusiasmo, a pubblicare il libro in questione, è altrettanto un dato di fatto. Che chiamerò pubblicamente qui Carocci nella persona del suo responsabile editoriale a testimoniare, se del caso. Le chiacchiere sono legittime tutte, le menzogne no.
.. anche dopo il Medio Evo una persona di rango poteva spogliarsi di fronte ad altri con una certa noncuranza, e con altrettanta noncuranza, esercitare in pubblico le funzioni corporali …
Me la sono persa, accidenti! Oltre alla partecipazione dell’autrice a Fahrenheit, sono previste altre presentazioni in settimana?
http://www.leparoleelecose.it/?p=5861
quanto buontempo