Piccola storia di Dio

di Daniele Ventre

C’era una volta il cielo, con i suoi pianeti e il suo calendario prima lunare e poi solare. Insomma, la dea bianca sacerdotessa e poi l’eroe. O anche tutti e due, madre e pàredro, madre e pargolo, in varie forme. Servivano per varie cose: dal controllo delle nascite presso i cacciatori raccoglitori, alla misura dei cicli stagionali nel neolitico tardo e nell’età dei metalli, giù giù fino al tardo rinascimento. Più del sole e della luna, vicini all’uomo e alla terra e perciò umanizzabili o semidivini o dèi variamente incarnati sacrificati morenti e risorgenti, contavano i pianeti. I loro cicli e le loro orbite regolari li fecero apparire come dèi. Poi c’era anche tutto un corteggio di costellazioni di riferimento, da puntare con orologi di pietra sempre più imponenti e complessi: menhir, cromlech, piramidi, templi, tombe, cattedrali. Il tutto si inseriva in un sistema di atti psicomagici vòlti a costruire una tecnica del tempo e del controllo del tempo, in collegamento con la produzione e l’orientamento sul territorio (vie di canti, per mare e per terra, racconti degli aborigeni e odissee), o semplicemente con i tempi di attuazione delle tecniche elementari. Una rete di senso fatta di poesia, architettura, tecnologia, memoria, mappe del cielo e della terra, imperi universali (imperi di mezzo come la Cina) strutturati a volte su quattro direttrici e su quattro regioni (come l’impero tahuantisuyu degli Inca: “il regno delle quattro regioni prese insieme”, il dominio cosmico). La ierofania uranica declinata nelle sue varie forme, tende infine alla reductio ad unum. Gli dei sono ridotti ad angeli, il Dio degli dei (Elohim, Aton, Vishvadeva) ne assorbe le prerogative, in tutto o in parte. Anche quando il dio è plurale (Brahma Shiva Vishnu; Zeus Poseidon Hades, Tien, Tengri etc. etc.), le cose non sono mai così disseminate come sembra. Ovunque si impone, con diversi dialetti culturali locali, una forma di panteismo/pancosmismo, in cui si oppongono semplicemente il cielo “chiaro” (El) e la terra. Poi vengono le evoluzioni storiche: maestri ora mitologici ora reali, ma trasfigurati nel mito, da Mosè l’ariete a Cristo il pesce. Il dio è sempre lo stesso, le funzioni del suo mito cambiano nel tempo, ma i sacerdoti (non il dio), sono gelosi e non ammettono le vecchie versioni. Si mettono in politica, pretendono che il passato muoia d’autorità e se no gli si dà una mano ammazzando i fedeli del vecchio sistema di segni. L’universo/dio continua imperterrito a procedere sulle sciagure umane, sciagure umane rigorosamente autoprodotte dagli interessati. “Nate da noi le sciagure proclamano, mentre da soli,/ contro il destino, per loro follie, si procurano affanni”. L’universo/dio, ma potremmo ben parlare di natura/dea. La trinità alla fin dei conti (o meglio, all’inizio dei computi) è un’invenzione lunare. Forse è il caso di riflettere meglio sugli archetipi. Dopo aver fatto sparire dalla faccia della terra quelli troppo ignoranti per fermarsi a pensare un attimo, prima di premere il grilletto o lanciare scomuniche.

5 COMMENTS

  1. Meno male il vecchio modo di comunicare su NI è salvo presso alcuni (Ventre, Srtori…), con Eulalia non mi riesce a registrarmi…..

    Il Divino (con la mediazione della Madre Divina, recuperata dai cattolici nella figura della Vergine….), il cielo intermedio degli Dei, gli umani…Gli dei greci sono in parte riconoscibili nelle divinità dell’India. E’ un ginepraio molto complesso, sennò si rischia di aggiungere confusione a confusione…

    • OT: Carlo, per caso usi un iPad o un iPhone? So che in certi casi con quei dispositivi ci sono difficoltà a validare l’iscrizione. Se è così, prova a usare un normale computer per iscriverti, se hai ancora difficoltà dimmi pure.

  2. prima, ancora prima, la dea bianca, o nera, e l’eroe erano la madre e il figlio, la generazione: “servivano” (per varie cose) o erano (la sostanza della continuità)?
    poi (in una cronologia mentale e simbolica) occorrono le misure del tempo e dello spazio, e i diversi dii, luce, o respiro (allah, al ilahon), e soprattutto guida nella morte
    voglio dire che le “evoluzioni storiche” hanno appunto in sé una temporalità, che anche le “costruzioni” religiose hanno un’evoluzione, non si accostano, ma maturano, si evolvono
    la madre e il figlio, però, non tramontano…

  3. malgrado gli entusiasti zelatori, continuo a pensare che una storia che dura da quando abbiamo notizie di umanità non si riassuma in poche righe, e che ci siano più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.

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daniele ventre
daniele ventre
Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).